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Marinella

Post n°274 pubblicato il 08 Aprile 2024 da m0n0lite
 

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7 aprile 2024

 

 

Marinella

La realizzazione

 

L’uomo si mosse rapido all’interno della sua casa, conscio di aver composto il brano sulla sua Compagna, in un ambiente di assoluta libertà intellettuale e psichica. L’artista aveva atteso 16 anni per immortalare in partitura l’immagine che lui aveva dentro di sé della Donna che lo aveva risignificato ed era convinto di esserci riuscito. Lei, così bella… Così sensibile e delicata, e, al contempo, forte, nel suo spirito rivoluzionario… Il compositore si svegliò quel giorno di domenica di inizio Aprile, dopo aver terminato le fasi di lavorazione del brano. Era stato contento di aver dato il buongiorno all’eterna ragazza di cui era innamorato in modo totalizzante. Fra i due c’era molta tenerezza. Il pezzo scritto si intitolava come il nome della sua Compagna: «Marinella». Sottotitolo: «La realizzazione», dacché, era con lei, dentro la sua psiche rigogliosa di Donna, in un eterno abbraccio, che l’uomo si era risvegliato da un incubo durato anni, che si era manifestato in tempeste terrifiche, e momenti di perdita del proprio retto sentire. Nella musica, infatti riecheggiavano le ore funeste di mareggiate destinate a far soccombere gli uomini, affidate, nella descrizione musicale, a momenti di parti atonali, pensate per creare tensioni altissime, per poi sfociare in un cosmo fatto di Bellezza e Libertà. C’erano attimi di sconfinata dolcezza, nella musica. Nei peggiori frangenti della loro vita, loro due erano rimasti insieme, in attesa di un raggio di sole che squarciasse le tenebre. La loro era stata, fin dall’inizio, la storia d’amore di due dissidenti. Non avevano mai mollato, tenendosi sempre la mano, consci della loro forza, corroborata da un amore infinito. Avevano attraversato lutti e tragedie immani, come la perdita di tutti e quattro i loro genitori. Avevano visto un popolo allo sbando, sotto le sferzate di media e politici il cui unico scopo era assoggettare il maggior numero di individui per renderli schiavi e lasciarli morire nella dimensione ontica dell’annichilimento. La sua Compagna aveva una visione nitida sulle cose, che lui seguiva ragionandoci sopra, e trovando sempre le sue tesi sempre lucide. «Questa musica - pensò - rappresenta una lotta fra una Donna che vuole vivere bene ed un sistema che intende sottometterla». Il compositore aveva usato un Coro, per indicare nuove melodie nell’ambito della musica stessa. Il pezzo era bello, almeno così lo intendeva il suo creatore. La musica procedeva con passo sicuro. C’era tenerezza. Amore. Slancio, e una conoscenza dell’altro che voleva superare i limiti, per procedere verso l’infinito… «Ho usato molto gli archi - pensò l’uomo - e questi strumenti esprimono tutta la dolcezza che ho nel cuore». Erano trascorsi tanti anni di battaglie: loro non erano stati amputati dalla violenza degli eventi, dacché erano riusciti a tutelarsi. Non si erano lasciati addomesticare da un sistema di pensiero corrotto e malvagio. Non erano diventati gregge, ma lupi di steppa… La loro virtù e forza erano state il ragionamento. Avevano analizzato tutte le principali dinamiche dominanti. Erano giunti alla conclusione che il mondo stesse male. In severo scompenso. Alla deriva. Occorreva quindi proteggersi dalle bordate di una società psicotica, che aveva smarrito il retto sentire. «Questa musica, “Marinella”, intende rappresentare l’indomita forza di una guerriera che non si è mai arresa, e ha fatto sempre tendere il suo braccio verso la luce, anche quando sarebbe stato più facile mollare tutto e diventare una schiava» riflesse l’autore, che era sempre più fiero della sua Compagna e delle sue rappresentazioni acustiche di lei, alla quale, nel tempo, aveva dedicato montagne di suoni. Il mondo non stava bene. Era in collasso psicotico, si parlava con molta facilità di bombe atomiche, come fossero una soluzione. L’ex ricco Occidente viveva nella tenebra e l’autore aveva voluto dipingere con i suoni queste tempeste micidiali che si stavano abbattendo sulla popolazione inerme, rendendola sempre più paurosa e alienata. L’Umanità, invece, aveva bisogno di luce. Amore. Slanci. Vitalità e Bellezza. La sua Compagna aveva intravisto il generale declino del mondo occidentale ben prima che esso si manifestasse in tutta la sua portata distruttiva. L’uomo le riconosceva una naturale vocazione a pronunciare parole profetiche. Intorno a lei, fra i suoi conoscenti, non le credeva nessuno. Erano destinati ad essere dissidenti con una causa. Ribelli. Guerrieri. L’amore li aveva uniti. La visione delle cose li aveva corroborati, nella loro sostanza di esseri umani retti. Il loro era un connubio psichico, in una travolgente passione di due menti che si cercano sempre. L’uomo vide un petalo di ciclamino cadere dalla pianta. Pensò fosse bello. «Non voglio tornare indietro, alle mareggiate. Voglio restare con lei tutta la vita». La sua Compagna era una forza della Natura. La sua potenza era stata quella di rimanere salda nella sua identità di ricercatrice, sempre, senza farsi tentare da accomodanti posizioni che ne avrebbero alterato la natura e la ricerca dell’identità. Il compositore ritenne doveroso il suo omaggio in suoni alla sua Musa, che aveva reso possibile l’improbabile. «In questa Musica c’è Amore. Tatto. Gentilezza e lotta. Passione e tensione emotiva. Tenerezza e quello spirito indomito che non permette alle Persone di arrendersi». L’autore era molto soddisfatto del proprio operato. Le parti atonali si distinguevano da tutto il resto, e le mareggiate erano nitide, in partitura. L’uomo amava la propria Donna in modo totalizzante. Era lei il genio, sempre pronta ad analizzare in modo corretto una azione, una dichiarazione, un evento. Avevano visto lo squallore diffondersi in tutti i luoghi dove l’intelligenza interpretativa era stata messa al bando. Ostracizzata. Ghermita ed offesa, ma la sua Compagna aveva riconosciuto i segni della disfatta dell’Occidente anni prima. Insieme, i due erano valorosi. Vivevano un’intima vittoria. «Andrà tutto come deve andare» pensò il compositore, mentre ascoltava gli ottoni muoversi in accordi solenni. La loro vita era stata davvero carica di significato. Emblematica: dalle mareggiate furiose all’Identità sicura di esseri umani che non vogliono più cedere al male. Avevano visto Persone perdersi. Avevano visto il male trionfare in certe latitudini. Non si sarebbero mai pentiti della bontà del loro cammino, che li aveva condotti ad essere Creature di Luce, in un mondo nel quale regnava, caotica, la tenebra. «Questo Pezzo è per chi combatte!» riflesse il compositore. Avevano combattuto tanto lui e la sua Donna. Una vita di combattimento. Una esistenza volta al Bene. Anni e secoli di liberazione da tutto quello che voglia rendere una vita un incubo. Era stata una vera battaglia, dacché il male è ovunque, pronto a seminare la propria zizzania nei cuori di chi, per solo un attimo, si arrende. L’uomo e la sua Compagna avevano visto il Male in faccia. Non credevano più alle sue lusinghe, alle sue malie, spacciate per verità, atte solo alla distruzione di quanto di più bello esista al mondo: l’intelligenza e la propria capacità di sanare le ferite di un’anima lesa. L’uomo era stato guarito. La sua Compagna, con arte maieutica, aveva visto l’uomo nel bambino sofferente e aveva tratto in salvo entrambi. Quindi l’uomo sapeva di essere una Creatura di Luce con un bambino al suo interno che desiderava giocare. La Donna, dal canto suo, si era subito sentita amata dal suo uomo, ed insieme erano stati in grado di vivere bene. «Questa Musica è per chi ha attraversato il deserto!» disse sottovoce il compositore. L’uomo ambiva alla realizzazione dell’Umanità. Era un concetto semplice: tutti uomini e tutte donne liete di essere se stessi. Non distruttivi. Non belligeranti. Solo uomini e donne dotate della capacità di essere creativi ed amare. L’autore aveva a lungo riflettuto su quei concetti, sorretto dalla lettura di grandi maestri del passato, ed era giunto alla conclusione secondo la quale esistesse una Possibilità per tutti di stare bene e vivere in pace. Lui lo credeva fermamente. Il sentiero per la Bellezza era lì, per ogni Persona che lo volesse intraprendere. Il cammino era splendido. Non c’erano più menzogne, solo Amore. Non c’erano più i ricatti del sistema, solo infinita tenerezza e slancio verso chi, come sé, aveva iniziato a muovere i suoi primi passi verso la Pulcritudine. La Compagna dell’uomo era di una intelligenza suprema e questo l’uomo intendeva dipingere con i suoi suoni attraverso la musica che aveva composto. Non c’era spazio per il sistema, ormai psicotico e putrefatto. Nessuno cui raccontare menzogne. Nessuno da irretire. Nessuno da prendere in giro, con i soliti giochini dei media, che erano parte importante della rovina dei paesi occidentali. «Solo chi ha affrontato la prova del fuoco può concepire la portata di questa Musica» si sorprese a riflettere l’autore, che era sempre più consapevole della portata rivoluzionaria del proprio lavoro, cui aveva sempre dedicato le sue energie migliori, in un crescendo senza soluzione di continuità. L’uomo era nel proprio studiolo a vergare parole di ribellione, certo che qualcuno, prima o poi, le avrebbe lette, trovandole buone. «Questa composizione - riflesse l’uomo - è per chi ricerca, per chi non si è accontentato della superficie patinata delle promesse di un Occidente che non può permettersi più il lusso di essere considerato la bussola etica dell’intero mondo, avendo le mani insanguinate in tutti i peggiori conflitti del pianeta». La sua Compagna era lì con lui. Gli sorrideva con quella sua aria da bambina sognante. L’uomo era stato molto fortunato, davvero, se ne rendeva conto ogni mattina, quando si svegliava e ringraziava per tutto quello che aveva. «Gli ottoni svolgono una funzione primaria» pensò l’uomo. La sua composizione, «Marinella» era, probabilmente, uno dei brani più complessi della sua intera produzione. L’aveva scritta in quattro giorni di intensa attività compositiva. L’aveva terminata il giorno prima con l’aggiunta delle dinamiche e il missaggio dei volumi generali delle tracce. Questa composizione era per 40 strumenti reali, formalmente molto complessa. Il compositore l’aveva trattata con massima attenzione, dedicandole ore febbrili di composizione e cesello. Era nella fase di riascolto e tutto gli sembrava bello. «Giungerà una Nuova Era di Luce - pensò l’uomo - nella quale le Persone potranno essere felici, in pace, dedite alle loro attività creative, amandosi, in totale libertà, per ciò che saranno, Creature di Luce, dimensione che permetterà loro di non cedere più a nessun inganno, che sarà bandito dalla società umana, capace di accogliere il diverso nella propria portata di foriero di ricchezza, la quale verrà tenuta in massima considerazione da tutti i membri del Genere umano, che non dovrà più avere paura, temendo le reazioni spropositate dei potenti, che saranno posti nella condizione di non ledere più a nessuno, in una continuità disarmante di Bellezza, Giustizia e Pace». Questo pensava l’uomo. Ciò lo sorreggeva nell’ora delle prove. Andò dalla sua Compagna. La baciò sul collo, lei gli sorrise con quella sua aria di bambina gioiosa. Avevano impiegato 50 anni ad imparare a tornare bambini, con la struttura di personalità da uomo e donna sani. Ora loro sapevano. Ora non potevano più essere ingannati. Ora era il tempo di vivere. Abbracciare chi era come loro, lungo il sentiero che conduce alla Bellezza. Condividere. Festeggiare con chi era sopravvissuto alla macchina delle menzogne di un sistema dedito allo sterminio del pensiero altro. L’uomo era lieto. Sapeva che avrebbe vissuto con la propria Musa, in armonia…  

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