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In nome di quale legge…
Post n°201 pubblicato il 18 Ottobre 2010 da maiden.casoria
Tag: Blog Venerdì mattina, fa caldo, la finestra aperta sulla scrivania per assaporare quel poco di vento che, quando spira, ti rinfresca mentre sei intento a studiare. I rumori della strada ti arrivano chiari e distinti, perché dalle nostre parti c’è l’abitudine di parlare e schiamazzare ad alta voce. La vecchia vicina che litiga con il fratello perché viene a trovarla troppo di rado; il fruttivendolo che ti promette la frutta più fresca e genuina dell’estate a soli due euro, accorrete tutti, ma state attenti perché arriva da Acerra dove la terra è coltivata a diossina e pesticidi, ma non fa niente, in questo modo ci facciamo gli anticorpi. In effetti ci vogliono proprio gli anticorpi per vivere in una terra come la nostra dove la gente nasce marcia e forse siamo tutti guasti prima ancora di nascere, ma tiriamo a campare e morire mangiando un po’ di frutta fradicia è forse il male minore. Si perché da noi è molto più facile morire ammazzati, o semplicemente è molto più facile morire e basta, a volte senza sapere nemmeno il perché. Anche la vita sembra stufa di trascinarsi dietro così misera. Poco male chi può se ne va, chi è costretto a restare peggio per lui. Ma a volte chi resta lo fa per scelta, allora ancora peggio. Provate a spiegare a qualche vostro amico che vive fuori da questo borgo selvaggio, che mentre stavate studiando avete sentito dei colpi di mitra, parecchi colpi, e quasi non ci avete fatto caso, ma poi alzando gli occhi avete visto le armi, quegli strumenti per cui provate profonda repulsione, e la consapevolezza ha iniziato a farsi strada, la chiara visione che a pochi passi da voi qualcuno stava rischiando la vita per pochi euro al mese e che qualcun altro stava giocando con l’esistenza altrui per qualche euro in più, ma sempre pochi per pagare una vita strappata. Quattro banditi, due guardie giurate ed i poveri malcapitati passanti che si trovano in mezzo. I protagonisti non hanno bisogno di nomi perché potremmo essere tutti noi. Allora viene normale chiedersi come sia possibile che in pieno centro, in mezzo a tanta gente, si possa pensare di tirare fuori dei mitra e mettersi a sparare come nel far west. Chi è così pazzo da farlo dovrà aver avuto i suoi motivi o semplicemente ha il cervello marcio di droghe. Ma nessuna giustificazione regge, siamo tutti coinvolti, quando succedono cose del genere abbiamo perso un po’ tutti. Quando iniziamo ad aver paura delle nostre strade quando non ci sentiamo sicuri nemmeno in casa nostra allora ci siamo veramente arresi. La paura ci fa tremare di fronte ad un’arma puntata, ci fa scappare davanti a qualcuno che ci sbarra la strada, ci rende arrendevoli e vittime predestinate di chi con la forza cerca di imporre la legge della violenza, che non salvaguarda nessuno. Ma la lezione ci sfugge ancora, avremmo dovuto apprendere qualcosa, ci saremmo dovuti fare delle domande, eppure ci sembra quasi di essere indifferenti perché ormai queste cose accadono sempre più spesso, allora ci si abitua, ci si adatta, si scuote un po’ la testa, ci si indigna, ma poi la legge che resta in vigore è sempre la stessa, per tutti: cittadini ed istituzione. Chi comanda questa terra sono gli altri, quelli che fermano il traffico di un venerdì mattina, scendono da un auto di colore blu, puntano i fucili e sparano. Perché questa terra è la loro e noi siamo solo ospiti, a volte vittime e selvaggina da caccia. La legge che ci affatichiamo a studiare conta per gli altri, è quella cavillosa dei tribunali, la legge che non da giustizia, ma dispensa pene e condanne che non soddisfano nessuno. La legge resta quella dei pochi che la piegano a proprio vantaggio, di quelli che la amministrano contro qualcuno. Per tutti gli altri che tentano di applicarla o di vedere riconosciuti i propri diritti c’è solo la magra speranza della giustizia divina per chi ci crede. Allora si abbassa la testa ma non in segno di resa, ma solo di attesa perché sotto la testa c’è l’unica arma che può battere “gli altri”: un foglio, una penna, un libro tutto quello che serve a chi sceglie di restare e raccontare con la speranza che qualcuno voglia ascoltare… Emilio Polizio
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Inviato da: emilio
il 08/11/2010 alle 21:29
Inviato da: icthus
il 08/11/2010 alle 10:53
Inviato da: icthus
il 08/11/2010 alle 10:51
Inviato da: igor
il 17/06/2010 alle 20:01
Inviato da: josecarlostita
il 16/05/2010 alle 15:53