Creato da: maiden.casoria il 02/05/2008
Quindicinale di informazione e cultura a cura dell'Associazione Culturale degli Universitari

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Un nuovo obiettivo: la decrescita, per ritrovare la felicità

Post n°214 pubblicato il 10 Febbraio 2011 da maiden.casoria
 

Nei giorni scorsi il primo ministro inglese David Cameron ha comunicato di voler utilizzare un nuovo parametro per misurare il benessere del suo paese in alternativa, se non in aperta contrapposizione, al tradizionale strumento del Prodotto Interno Lordo: quello della felicità.

E’ interessante innanzitutto riflettere sui risvolti derivanti dall’adozione di uno strumento attendibile in grado di compiere un tale censimento. Dalle future indagini sull’indice di felicità dei popoli potrebbero emergere risultati sorprendenti: potremmo ad esempio scoprire che il benessere, oltre che dai quattrini, è generato dalla presenza di minor inquinamento, da ritmi di vita meno frenetici, dalla partecipazione in attività sociali, dalla disponibilità di maggiore tempo libero, dalla crescita culturale e così via.

Inoltre, in linea di principio, un’idea di benessere svincolata da meccanismi puramente economici ha il potere seducente di liberarci dal fardello della produttività senza scrupoli, della crescita irresponsabile, del consumismo. Insinua in noi quell’idea maliziosa di “decrescita”, di cui sentiamo sempre più spesso parlare e che per le generazioni più giovani, ma anche per quelle che hanno ricostruito il paese nel dopoguerra, pare una bestemmia o uno scherzo. Da quando siamo bambini in grado di ragionare i condizionamenti sociali e familiari ci esortano ad andare avanti a qualunque costo allo scopo di accumulare di più, per possedere di più, e ora invece ci raccontano che la crescita non genera necessariamente benessere? Sembra proprio un’idiozia. Tuttavia - come nota il filosofo Serge Latouche nel suo ormai famoso “La decrescita serena” - le società occidentali che hanno perseguito l’ideale di sviluppo ad oltranza, si trovano oggi a dover fare i conti con tanti problemi: lo sfruttamento eccessivo delle risorse ambientali, l’aumento dei rifiuti, la schiavitù del consumismo che spinge a consumare più del necessario per non rallentare i ritmi dell'economia di mercato. Inoltre, la crescita globale non è riuscita a ridurre la povertà ed ha anzi aumentato le disuguaglianze tra paesi. Se consideriamo, poi, che il mondo ha risorse esauribili e uno spazio limitato, l’idea di uno sviluppo infinito è facilmente attirata nel triangolo delle Bermuda di ogni senso logico. La decrescita serena e consapevole dei paesi più avanzati è la strada migliore per aumentare il benessere di tutti. Tale percorso si attua, come spiega il filosofo, ritrovando il rispetto per la natura, producendo energia rinnovabile, consumando prodotti locali per ridurre l’inquinamento, incrementando i rapporti sociali, lavorando di meno, ponendo un limite alla produzione e al consumo per non far gravare il nostro costo ambientale sul resto del mondo e ridistribuendo più equamente le risorse tra i paesi.

Al di là dei possibili dibattimenti sulla validità concreta della proposta delineata da Latouche, che appare per certi aspetti utopistica, dobbiamo riconoscere che già il mondo viaggia, anche se molto timidamente, in questa direzione. Da alcuni anni, e sempre con maggiore attenzione, ci viene chiesto di modificare il nostro stile di vita in direzione di un minore spreco di energia e danno all’ambiente. Ci viene chiesto di non eccedere con l’utilizzo dei sistemi di riscaldamento o di raffreddamento degli ambienti, di adoperare apparecchi e lampade a basso consumo, di differenziare la spazzatura, di riciclare il più possibile, di acquistare auto poco inquinanti. Tutti accorgimenti che una ventina di anni fa erano sconosciuti. Anche se con lentezza, il nostro paradigma di vita sta già cambiando in direzione di un ridimensionamento, di una “decrescita”, che potrebbe renderci felici riconducendo le nostre attività nei limiti della capacità dei nostri ecosistemi.

Il nostro stile di vita e l’idea di sviluppo irresponsabile sono insomma diventati già oggetto di ‘decostruzione’. Uno dei valori del mondo occidentale più radicati, il mito della crescita, e le nostre abitudini quotidiane sono ora analizzati da un punto di vista diverso e in maniera critica. Tuttavia, da qui ad accettare di sacrificare il nostro superfluo per realizzare una ridistribuzione equa delle risorse sul pianeta consentendo alle popolazioni povere di condurre un’esistenza migliore, il passo è ancora lungo.

Ma forse cominciamo ad abituarci all’idea che è possibile essere felici anche conducendo un’esistenza ecologicamente accettabile e più rispettosa della vita stessa.

Vivien Buonocore

 
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Molto fumo e niente arrosto

Post n°213 pubblicato il 08 Novembre 2010 da maiden.casoria
 

Non è mai troppo tardi per essere polemici, purché non si tratti di essere polemici a tutti i costi. Per l’appunto. Da cittadina casoriana avrei voluto salutare il lieto evento dell’inaugurazione della Biblioteca Comunale senza polemiche nonostante le inspiegabili lungaggini, ma (ahimé) è un privilegio che non mi è stato concesso. Venerdì 29 ottobre è stato il gran giorno:  molti hanno detto un giorno da ricordare. Piuttosto per i demeriti che per i meriti, aggiungo io. L’ obiezione più grande è per il nostro Primo Cittadino, il suo Vice e gli altri esponenti politici della maggioranza: tutti lì a celebrare “l’Amministrazione del fare” (cito testualmente) con parole che francamente sarebbe ingiusto non definire di circostanza se non addirittura propagandistiche. In primo luogo, oso chiedere al Signor Sindaco, che certo mi userà la gentilezza di rispondere, se “fare” per lui e i suoi sodali significhi, nel caso di specie, dare ai suoi cittadini - che a questo punto immagino presuma essere una massa di stolti privi di alcun senso critico - dei locali vuoti e fregiarli del titolo di biblioteca senza che di una biblioteca degna del termine vi sia alcuna traccia. Abbiamo inaugurato una struttura spoglia: senza libri, senza scaffali e librerie pronti ad ospitarli, senza postazioni di lettura che possano dirsi pronte all’uso, senza computer nella sala informatica. Quello che c’era era solo molto fumo negli occhi. Forse esiste un vocabolario in cui le espressioni buttare fumo negli occhi e fare sono sinonimi e sono io a non averlo letto. Me lo presta Lei questo vocabolario, Sindaco? Perché, sa, mi piacerebbe essere informata dell’evoluzione della lingua italiana, della nostra bellissima lingua madre di cui la maggior parte della classe dirigente della mia città sembra essere a digiuno non avendo avuto la capacità di dire quattro parole di senso compiuto staccandosi dal foglio o, se staccatisi dal foglio, di averle dette senza rispettare le più elementari regole grammaticali. C’è da rimanere a bocca aperta soprattutto se a fare questi strafalcioni è l’attuale assessore alla Pubblica Istruzione nonché ex assessore alla cultura. Se anche volessi stendere un velo pietoso su quanto già detto, resterebbe pure dell’altro su cui proprio la mia coscienza di cittadina non può transigere: anche ad uno sguardo distratto o ad un occhio miope sarebbe stato impossibile non notare l’inopportunità con cui l’evento – che è o dovrebbe essere una conquista per la cittadinanza tutta, quale che sia il simbolo che sbarra con una croce sulla scheda elettorale – è stato trasformato nel trionfo di una specifica parte politica. Altrettanto non casuale è che la biblioteca porti il nome di Paolo Borsellino: è di macroscopica evidenza il richiamo al circolo di quella specifica parte politica che si autocelebrava con “fanatismo leghista”, quasi fossimo ad Adro, Comune le cui vicende hanno fatto molto discutere. Poco ci mancava che anche nella nostra Biblioteca Comunale fossero apposti simboli, bandierine, loghi o quant’altro.

Un’ultima perplessità prima di concludere: non ho potuto fare a meno di notare con quanta insistenza sia stato sottolineato l’obiettivo dei millecinquecento volumi (preferito ad ogni altro obiettivo di buon funzionamento e di crescita della biblioteca), soglia indispensabile per avere accesso ai contributi regionali. Quando questi contributi arriveranno, chi vigilerà, chi darà conto alla cittadinanza della trasparenza con cui di essi verrà fatto uso? Perché non indicare a quali finalità saranno deputati, data la bramosia con la quale li si desidera? Saranno pure domande maliziose, ma l’Amministrazione di Casoria  certo saprà di avere dei doveri di responsabilità nella gestione della cosa pubblica: il consenso è difficile conquistarlo, ma molto di più lo è mantenerlo. E allo stato dei fatti saranno molti a pentirsi e dolersi con tutto il cuore di aver eletto questa maggioranza. Questo articolo è evidentemente zeppo di veleno: lo stesso veleno che ho dovuto mandare giù insieme a tanti altri venerdì pomeriggio quando, a mo’ di sfottò,  sono stata esortata a guardare il tutto come se fosse una conquista mentre non potevo che essere ancora una volta delusa ed indignata per come è stata maltrattata la mia città che sono ventitre anni che cerco di amare in modo diverso da questo amore amaro senza che nessuno mi abbia aiutato mai a vedere il suo lato buono, la sua bellezza, il suo orgoglio, i suoi talenti messi da parte per dare spazio a spocchiosi in cerca di onorificenze. E se non l’aveste capito, l’ultima frecciatina è proprio per i membri del Comitato Direttivo dal quale sono stati escluse più meritevoli personalità che il nostro territorio ha prodotto, nonostante tutto, a favore invece di qualcuno che, non avendone i meriti, un domani sarà costretto a sdebitarsi, e lo farà in termini elettorali, nei confronti di coloro a cui debbono un incarico per il quale non avevano i necessari requisiti.

Martiantonietta Milano

 
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Due giorni di sicurezza

Post n°212 pubblicato il 08 Novembre 2010 da maiden.casoria
 

E' emergenza criminalità in provincia di Napoli. A Casoria alla filiale dell'Unicredit banca ci è scappato il morto. Si è cominciato con la rapina di Lunedi 25 Ottobre ad Afragola, con 200 colpi tra pistole e mitragliette lasciati sul terreno. In questo caso, per fortuna, nessun ferito nel conflitto a fuoco prima tra i vigili urbani ed i rapinatori poi con la Polizia che ha inseguito per la città i criminali.

Martedi 26 Ottobre, invece, la tragedia a Casoria, intorno alle 10:30, in pieno centro cittadino in via Principe di Piemonte, angolo via Marconi. Un morto, Gerardo Citarelli, 43 anni padre di due figli, vigilantes dell'Ipervigile di Nocera che mentre si accingeva ad entrare in banca è stato sorpreso da un rapinatore spuntato da un cespuglio dei giardinetti di fronte la filiale dell'Unicredit. Una tragedia che colpisce ancora i lavoratori del servizio alle banche. Feriti anche un'altro vigilantes in pattuglia con il defunto collega, Pino Lotta di 32 anni ed un cliente sempre 43enne. Erano in 5 i rapinatori, uno di loro all'interno della banca. Il terzo vigilantes a bordo del furgone invece è riuscito a scappare sotto choc recandosi al vicino comando dei Carabinieri. Le rapine ed i tentativi di rapina in queste settimane sono vertiginosamente aumentate. Afragola, Boscoreale, Casoria gli obiettivi preferiti nelle ultime settimane.

Casoria è da tempo una città pericolosa. L’amministrazione comunale è però occupata ad inaugurare il ponte delle tre luci, a partecipare a questa o a quella manifestazione. Nulla di concreto.

Ad Agosto l’ultima drammatica vicenda, l’omicidio dell’edicolante Antonio Coppola, reo di aver redarguito alcuni ladri d’uva. Oggi, dopo poche settimane di apparente calma, siamo ancora a discutere di un territorio che oramai non appartiene a nessuno. Terra di conquista di gruppi criminali organizzati o di giovani teppistelli in cerca di facili bottini che lasciano dietro di sé una lunga scia di sangue che non potrà essere lavata via.

Il sindaco Ferrara rende noto di aver indirizzato circa un mese fa una lettera al ministro Maroni per rappresentare la grave situazione di disagio ed insicurezza della popolazione, in relazione all’ordine pubblico ed alla sicurezza sociale, a causa dell’escalation di reati contro la persona ed il patrimonio accompagnati da episodi non sporadici di micro-criminalità. E’ stata chiesta, in particolare, la messa in moto di un piano radicale di intervento per l’ordine pubblico e nel contempo, quale primo intervento urgente, il rafforzamento dell’organico della locale Stazione dei Carabinieri di Casoria; una richiesta motivata, anche dalla contiguità con la periferia di Napoli nord ad alta densità criminale e dalla presenza di un campo Rom, fonte di forte preoccupazione per i cittadini, oltre che dalla presenza di extracomunitari non regolari, privi di una occupazione e di una stabile dimora.

Intanto a dieci giorni dall’assalto alla diligenza del 26 Ottobre sembra essersi già dissolta la presenza delle forze dell’ordine. Due giorni, tanto è durata la task force di controlli a Casoria. La circumvallazione esterna pullulava di auto dei carabinieri. E’ stata l’occasione per poter sfoggiare gioielli e rolex d’oro, stante la sicurezza che si avvertiva. Purtroppo le cose belle, si sa, durano ben poco ed i preziosi gingilli sono tornati nuovamente nelle casseforti, in attesa di essere nuovamente indossati al prossimo evento drammatico. 

Domenico Bovienzo

 
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Non scoraggiamoci

Post n°211 pubblicato il 08 Novembre 2010 da maiden.casoria
 

E dopo 15 giorni eccoci arrivati al nostro appuntamento con l’angolo della serie A. Iniziamo con una nota dolente: infatti, nel momento in cui mi accingo a scrivere, il Napoli ha appena perso in casa del Liverpool. E considerando gli scarsi risultati ottenuti anche dalle altre squadre italiane che militano nelle competizioni europee, c’è da riflettere su quanto sia basso il livello del nostro calcio attualmente. Comunque noi tifosi partenopei non ci dobbiamo scoraggiare, la qualificazione al turno successivo è ancora possibile ed in campionato nonostante risultati altalenanti siamo ancora nelle parti alte della classifica. Classifica che per ora continua ancora a vedere in testa la Lazio; gli uomini di Reja continuano a macinare risultati su qualunque campo si trovino impegnati e stavolta ci ha pensato Dias con un'incredibile prodezza personale a far continuare il sogno degli aquilotti. Domenica ci sarà un importante prova di maturità per Mauri e compagni; il derby arriva nel momento più adatto per saggiare le potenzialità della squadra. La Roma non è comunque una squadra in formissima, ma match del genere, lo sanno anche i muri, esulano dal banale discorso legato prettamente a questioni di classifica, anche se oggi diventa doppiamente importante dando un'occhiata alla stessa. Chi osserverà con attenzione la sfida dell'Olimpico, saranno, Inter, Milan e Juve. I nerazzurri sono andati a vincere su un campo abitualmente difficile, anche se stavolta è dovuto scendere in campo l'unico giocatore del pianeta Terra con l'autorizzazione di cambiare maglia di partita in partita senza che nessuno muova la minima protesta: Kulovic!!! L'idea di chi scrive, in termini di Inter, è comunque la solita: se continua a fare punti adesso che a far legna c'è solo Eto'o, o eventualmente il suddetto Kulovic quando il “Re Leone” sciopera, dove sarà capace di arrivare la creatura di Benitez nel momento in cui tutto comincerà a funzionare alla perfezione e ritorneranno in forma i vari Cambiasso, Milito e Maicon?

La scena principale della recita settimanale è stata girata comunque a San Siro, lì dove Milan e Juventus hanno dato vita ad uno spettacolo più che piacevole; il Milan ha fatto la partita, la Juve si è difesa come sa fare una squadra di Delneri, e ha colpito quando c'è stato da colpire ferendo il Diavolo a morte con un gol di Quagliarella  e l'ennesima perla di Alessandro Del Piero. Così la Juventus si è portata a casa i tre punti, resta ora da trovare un po’ di continuità di risultato. Per quanto riguarda il Milan c’è tanto da lavorare sia in difesa che in avanti perchè è impossibile avere il pallino del gioco lungo tutto l'arco del match, ma non essere mai capaci di scagliare la freccia vincente se non in un momento praticamente ininfluente per l'esito della gara.

In zona Uefa anche la Sampdoria nonostante l’ultima cassanata. Che l’idillio tra il talento di Bari vecchia ed il presidente Garrone sia finito? Non escludo nulla, con l'ex romanista di mezzo non c'è nulla da trascurare anche che potrebbe essere venduto nella prossima finestra di mercato e magari andare alla Juve e ritornare così di nuovo alla corte di Delneri.

Fabio M.Pelella

 
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Istruzione in bilico

Post n°210 pubblicato il 08 Novembre 2010 da maiden.casoria
 

Ancora una brutta tegola colpisce la nostra città. La mattina del 4 novembre sono stati evacuati d’urgenza gli edifici del Madrinato San Placido che accolgono da qualche anno la scuola elementare San Mauro per un problema di agibilità. Sembra proprio che il primo circolo didattico della nostra città non possa trovare pace. Sono trascorsi due anni da quando il plesso che accoglieva la prima scuola elementare di Casoria fu chiuso a causa di presunti cedimenti strutturali. Da allora molte chiacchiere, tante promesse ma nulla di fatto. La procedura per l’affidamento dei lavori di messa in sicurezza dovrebbe essere conclusa ma l’apertura del cantiere tarda ad arrivare. Nel frattempo l’incuria e l’abbandono stanno facendo danni più ingenti di quelli patiti nel corso degli anni dall’edificio storico sito in via San Mauro. Ma la situazione è preoccupante per tutti i siti scolastici cittadini. Sono anni che non vengono effettuati lavori di manutenzione nelle scuole ma mai nessuno ha provveduto ad un attento monitoraggio. La situazione rischia di diventare drammatica visto che nessun plesso scolastico attualmente soddisfa i canoni richiesti per ottenere l’agibilità. E’ per questo che chiediamo al Sindaco Stefano Ferrara di indire una conferenza stampa a cui prendano parte tutti i Presidi delle scuole elementari del territorio, l’assessore alla pubblica istruzione Carlo Tizziani ed il dirigente ai lavori pubblici, dato che l’assessore del settore è ancora da nominare dopo le dimissioni di Gennaro Esposito, per fare il punto sulla situazione. Ci auguriamo che il nostro Primo cittadino, sempre solerte nel convocare la stampa anche per inaugurare l’aria, non tardi a soddisfare la nostra richiesta e ci possa dare risposte soddisfacenti e veritiere che tranquillizzino le centinai di famiglie preoccupate per l’istruzione dei propri figli.

Emilio Polizio

 
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Touch generation. Come la tecnologia ci cambia

Post n°209 pubblicato il 08 Novembre 2010 da maiden.casoria
 

Siamo ormai già da un po’ nel secondo millennio. Nel duemiladieci ci pare di aver raggiunto l’avamposto del futuro e, a ben guardare, gli ultimi anni dello scorso millennio sono davvero lontanissimi in termini di stile di vita e abitudini quotidiane. Gli anni novanta – con i loro oggetti ancora ‘wired’, ancorati ad antiestetici fili, con i cellulari grandi e pesanti come mattoni, con le enciclopedie in dodici volumi, le cartine autostradali in auto nelle tasche dei sedili anteriori, con gli elettrodomestici senza problemi di consumo e le tv a tubo catodico – sono rubricati nella nostra mente come anni appartenenti ad un’altra epoca, cui volgiamo sguardi nostalgici e fieri insieme. Gli ultimi anni dello scorso millennio erano teneri sì, ma ingenui. Anni in cui la nostra vita era assai più reale che virtuale, in cui i gesti erano più meccanici che digitali. Internet, poi, verso la fine degli anni novanta, ha cominciato a farsi strada nelle case della gente e allora tutto è stato diverso. Internet ha segnato la prima vera rivoluzione tecnologica dopo la diffusione massiccia del pc.

Negli ultimi tempi però, senza che ce ne rendessimo troppo conto – come spesso accade per eventi rivoluzionari che modificano a poco a poco un paradigma esistenziale – abbiamo oltrepassato un’altra soglia che ci ha condotto in una nuova era tecnologica. Siamo entrati nell’i-time. Con l’i-pod introdotto nel duemilauno è cambiato il nostro modo di ascoltare la musica, che è diventata ‘touchable’ attraverso lo scorrimento delle immagini sul display dell’oggetto. Nel duemilasette, attesissimo, è arrivato l’i-phone che con un uso sapiente della metodica del touchscreen ha rivoluzionato il mercato della telefonia e il nostro concetto di cellulare. Questo strumento è nato dal successo dell’i-pod e paradossalmente, in un certo senso, ne ha anche sancito la morte commerciale. Con la diffusione dei cosiddetti smartphone che possono in pratica fare di tutto, il gadget per la musica è infatti messo fuori gioco. Ad ogni modo, la strada del touchscreen multifunzione si è dimostrata quella vincente. Con i nuovi telefoni bastano pochi gesti con le dita per copiare e incollare parti di testo, per ingrandire o rimpicciolire immagini ed eseguire qualunque altro comando. Ed ecco, con queste innovazioni abbiamo trasferito un’altra grossa fetta del nostro vivere quotidiano in uno spazio sempre più virtuale: molte delle nostre movenze non sono più vincolate agli oggetti con le quali esse sono riprodotte e noi, di conseguenza, ci muoviamo in uno spazio comportamentale non codificato da elementi tangibili. Ad esempio, ormai da tempo conduciamo conversazioni telefoniche senza telefono in mano (con l’ausilio del blue tooth) gesticolando da soli come matti, digitiamo tasti su tastiere virtuali, eseguiamo di continuo strane danze con le mani sul display dei nostri telefoni di ultima generazione.

L’ultima frontiera è quella dell’i-Pad, la tavoletta magica sul mercato da pochissimo tempo che può sostituire, e molto probabilmente in futuro sostituirà, il computer portatile. Il principio alla base è lo stesso: l’utilizzo di un’interfaccia intuitiva, il tocco dello schermo, che ormai è sempre più diffusa. L’abbandono delle strumentazioni ‘fisiche’ a favore di quelle ‘touchable’ è ormai decretato, e i nostri gesti quotidiani sono sempre meno meccanici e sempre più virtuali. Siamo ormai una touch-generation, oppure, considerando che tutte le recenti innovazioni hanno il medesimo prefisso, siamo una i-generation. Speriamo che questa piccola i che in inglese significa io, non ci releghi in un futuro tecnologico sempre più di autoisolamento e di autoreferenzialità.

Vivien Buonocore

 
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Crisi di mezza età

Post n°208 pubblicato il 28 Ottobre 2010 da maiden.casoria
 

Il 14 ottobre scorso il Consiglio Comunale di Casoria ha vissuto un momento importante con l’elezione del nuovo Presidente del Consiglio dopo le dimissioni del predecessore, Gennaro Nocera. Il neo consigliere regionale, che da più parti era stato subissato da critiche, per una direzione del consesso civico definita, anche dalla stessa maggioranza, come poco incline al dialogo e soprattutto non rispettosa del regolamento, ha lasciato il suo incarico conquistato ad inizio della consiliatura per far posto al consigliere Emilia Navas eletta alla seconda votazione con una larghissima maggioranza. In un passaggio del suo discorso Nocera ha ammesso di avere non poche colpe dichiarando di non essere stato un presidente super partes, così come il regolamento richiederebbe a colui che deve garantire il regolare svolgimento dei lavori del Consiglio, perché espressione solo del centro destra. Infatti la sua elezione era arrivata dopo la terza votazione con una maggioranza semplice di 16 voti. L’avvicendamento è in linea con gli accordi prelettorali che hanno consentito a Nocera di occupare una poltrona nel Consiglio Regionale. Ma i conti comunque non tornano; i 22 voti raccolti dalla Navas sono comunque il frutto di una maggioranza che ormai si è allargata a dismisura accogliendo i numerosi transfughi dell’opposizione. L’ultimo in ordine di tempo ad effettuare il salto di barricata è stato il consigliere Francesco Blasotti che ha lasciato il PD per entrare a far parte del PdL. Si vocifera che anche gli altri 3 consiglieri ormai ex PD: Salvatore Graziuso, Antonio Verre e Francesco Russo stiano facendo passi di avvicinamento in direzione della casa delle libertà. Così la schiera dei fuoriusciti si allunga dopo gli ex PSE Giovanni Del Prete, Mauro Ferrara, Enzo Ramaglia, Andrea Capano e Gennaro Casolaro (proveniente dall’Idv) che hanno assottigliato il gruppo consiliare dei socialisti fino a farlo quasi estinguere, infatti girano voci di corridoio che danno per certo anche il cambio di bandiera di Ludovico Russo spinto da amorosi sensi verso il centro destra. Lo stesso Tommaso Casillo, leader del partito socialista, starebbe meditando il passaggio nell’Api, fondato da Rutelli. I rischi sono sicuramente per i partiti che si caricheranno il peso, ma soprattutto il prezzo, di questi passaggi. Possiamo scommettere che a breve fioccheranno incarichi e deleghe per ringraziare quanti mantengono in piedi la maggioranza. Ma con tutti questi nuovi innesti è ancora possibile parlare di una maggioranza così come voluta dalle urne? Per onore di cronaca ricordiamo ancora una volta che il centro destra a Casoria, alle scorse elezioni comunali non era riuscito ad ottenere la maggioranza dei consiglieri comunali. Oggi sono ben 5 i consiglieri che provengono dalle fila dell’opposizione. Chi potrebbe pensare che questo via vai abbia giovato all’amministrazione è prontamente smentito dai fatti. Il Sindaco Ferrara alla continua ricerca di un equilibrio instabile ha tralasciato i problemi della città rincorrendo i numeri più che i fatti. La corsa per accaparrarsi il proprio pezzettino di potere ha scontentato tutti, anche gli appartenenti all’originaria maggioranza, che si sono visti scavalcati nei loro privilegi dai nuovi venuti. La conferma che questa sia solo una maggioranza apparente che si tiene unita più per la volontà di occupare cariche piuttosto che per la seria attuazione di un programma di governo, ci arriva alla conclusione della riunione del Consiglio. Infatti l’ordine del giorno dell’assise prevedeva anche l’approvazione di alcuni debiti fuori bilancio. Ma appena si sono palesate le responsabilità di governo la pseudo maggioranza si è sciolta come neve al sole dimostrando tutta la sua fragilità. L’abbandono dell’aula da parte di molti consiglieri non fa che testimoniare l’insorgere di una  ennesima crisi come confermato dalle parole del consigliere Luca Scancariello. Noi ci chiediamo se questa volta veramente si aprirà una discussione seria sullo stato comatoso dell’amministrazione oppure nuovamente tutto verrà archiviato come una crisi di mezza età?

Emilio Polizio

 
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Ombre sul governo cittadino

Post n°207 pubblicato il 28 Ottobre 2010 da maiden.casoria
 

Da giorni non facciamo altro che vedere, per le strade di Casoria, gigantografie del sindaco Ferrara che esalta le sue “doti” di amministratore per aver risolto l’annoso problema del CPR3. Il credito, vantato dal Consorzio CPR3 sarà interamente pagato dallo Stato. Si sono sprecate parole di elogio per questa amministrazione che è riuscita ad evitare l’aumento delle imposte, la limitazione dei servizi pubblici e tanti altri disastri. Tutto questo è stato possibile perché un benefattore di nome STATO ITALIANO è intervenuto e si è fatto carico del debito. Ma ad un tratto, fermandomi a riflettere alcuni secondi, mi sono sentito un po’ preso in giro. Ma noi cittadini di Casoria siamo per caso un nucleo estraneo all’Italia? Non paghiamo forse le tasse al sistema fiscale italiano? Beh, a meno che Ferrara non sia riuscito nella secessione prima di Bossi, allora il nostro Parlamento nazionale ha ancora la sede a Roma. Questo vuol dire che quei soldi che lo Stato così benevolmente ha elargito o elargirà al CPR3, altro non sono che i soldi dei contribuenti residenti sullo territorio Italiano. Per un semplice sillogismo, quel debito lo abbiamo pagato noi, nonostante si sia fatto di tutto per farci credere che attraverso le alte competenza Amministrative si sia sciolto il difficile nodo senza conseguenza alcuna. Che furbacchione che è Ferrara insieme alla sua Giunta. Che gran Comunicatore. Niente da invidiare al Silvio Nazionale. Quello delle promesse, del contratto con gli italiani. L’inadempimento è palese tanto per il Silvietto Casoriano che per quello di palazzo Grazioli.

Mi fermo ancora a pensare e mi viene in mente il concorso bandito dal Comune di Casoria in data 03.07.2009. 15 nuove assunzioni: Istruttore Tecnico Geometra (posti 4), Istruttore Contabile (posti 2), Istruttore Direttivo Contabile (posti 2), Funzionario tecnico (1 Architetto - 2 Ingegneri), Funzionario Area di vigilanza (posti 2), Funzionario Amministrativo (posti 2). Rifletto ancora e ricordo che il Sindaco Ferrara definisce la sua amministrazione con un bel “governo del fare”. Se non sbaglio ad oggi 10 OTTOBRE 2010 di quel concorso non si sa niente. Le centinaia di domande presentate sono state momentaneamente accantonate. Trovo più adatta questa definizione per l’amministrazione Ferrara: “il governo del ronfare”.

Alcuni malpensanti riferiscono che verranno riaperti i termini di presentazione delle domande per permettere a qualcuno di parteciparvi. Ma non ci crediamo. Oppure no? Boh? Beh sta di fatto che una cosa simile è stata fatta per la nomina dei dirigenti. Riapertura termini e nomina di chi presentò poi successivamente la domanda. Un caso? Ma possibile che si deve essere sempre in malafede? “A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre ci si azzecca”(cit. Andreotti).

Domenico Bovienzo

 
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La quiete dopo la tempesta

Post n°206 pubblicato il 28 Ottobre 2010 da maiden.casoria
 

Dopo quello con l'Utrecht, il Napoli europeo colleziona un altro 0-0 interno che ne complica un po' il cammino in Europa League: dopo questo con il Liverpool adesso i pareggi sono tre, in altrettante gare, un bottino un po’ misero per gli uomini di Mazzarri. Primi segnali incoraggianti, invece, per il Liverpool che dopo l'acquisizione da parte della New England Sport Ventures cercava un punto al San Paolo e lo ha conquistato con personalità e tenacia.

Il Napoli si mette il vestito della festa, per celebrare al meglio la suggestiva sfida contro una delle squadre più blasonate d’Europa e Mazzarri manda in campo la sua squadra migliore, schierando tutti i suoi titolari; dall’altra parte, il traballante Hodgson dà fiducia ai suoi giovani, permettendosi il lusso di rinunciare a Gerrard e Torres, rimasti in Inghilterra, e lasciando in panchina pure Fabio Aurelio, Joe Cole e Maxi Rodriguez, senza contare l’infortunato Kuyt.

Partita con un inizio molto tattico, con squadre compatte e molto poco propense a sbilanciarsi. Le punte azzurre non trovano spazi nella tenaglia delle linee dei Reds e i rifornimenti sono carenti. Sul versante del Liverpool si denota una buona organizzazione, ma senza i guizzi dei fuoriclasse davanti la manovra è sterile. Apprezzabile la fisarmonica degli uomini di Hodgson: un 4-4-2 in difesa che diventa 4-2-3-1 in attacco con il giovane Shelvey, solo 18 anni, che mostra qualità, muscoli e carattere. Il Napoli, nonostante la spinta dei 65000, fatica a produrre gioco e pare quasi in soggezione davanti al blasone dell’avversario: le imprecisioni e le palle perse nell’arco di tutti i novanta minuti non si contano nemmeno con venti pallottolieri. Con un tiro da centrocampo provato da Cavani ed una cavalcata solitaria di Lavezzi che produce l’ammonizione di Skrtel passa la prima mezz’ora senza alcun emozione. Il Liverpool controlla con maestria e dà la sensazione che se volesse affondare maggiormente, potrebbe creare alla retroguardia azzurra grattacapi ben maggiori dei traversoni su cui interviene De Sanctis con smanacciate inguardabili. Per sbloccare la situazione e rompere la monotonia serve una giocata da fuoriclasse: la trova Cavani al 45’, che brucia la difesa dei Reds sullo scatto e serve nell’area piccola ad Hamsik la palla dell’1-0 che è respinta sulla linea da Konchesky. Resterà l’unica occasione del primo tempo.

La ripresa, dopo che Roy Hodgson ha fatto entrare pian piano i suoi uomini migliori, regala qualche emozione in più. Al 10' Reina blocca un tiro centrale di Cavani e al 15' la bella fiondata di testa dell'uruguaiano sfiora il palo. Ma nel momento migliore del Napoli è il Liverpool a costruire la palla goal più nitida di tutta la partita. De Sanctis para con il piede un piattone piazzato di Babel che, dopo un errore della difesa azzurra, si era ritrovato a tu per tu con il portiere. Al 35', Ngog dopo aver mandato a vuoto Cannavaro ha il tempo di girarsi in area e concludere, ma la schiena di Aronica, il migliore dei sui insieme a De Sanctis, evita un gol certo. Nel finale il fiato si fa corto per tutti, la lucidità viene meno, il Napoli ci prova ma arranca e il Liverpool non trema più.

Alla fine lo 0-0 resta lo specchio più fedele di quanto si è visto in campo ed a fine partita i fischi di tutto lo stadio sono più che giustificati per il poco spettacolo offerto da ambo le squadre.

In definitiva possiamo definire questa partita come la quiete dopo la tempesta visto i ritmi sonnacchiosi del match dopo le tensioni dei giorni passati causate dalle aggressioni subite dai supporters inglesi per mano di quelli partenopei, episodi questi che non vorremmo mai raccontare e che ci dovrebbero far riflettere su quanto sia “malato” il calcio moderno.

Fabio Maria Pelella

 
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21 ottobre

Post n°205 pubblicato il 28 Ottobre 2010 da maiden.casoria
 

Fatti un passo più vicina per farmi vedere cosa c’è che non va. Conto ancora i giorni perché tu possa farti finalmente più vicina. Davanti ad un foglio bianco che piano piano diventa fitto, sono davvero tuoi gli occhi color gatto che mi mancano nel frattempo che il tempo passa senza che nessuno ti chieda se c’è un modo per te di premere “pausa”? Quando ti hanno chiesto di smettere di fare la mamma? Perché tu non mi hai chiesto di smettere di fare la figlia. Non si smette mai di essere figli, per tutta la vita, me lo stai insegnando tu. Per fortuna.

C’è che casa non basta per essere casa. C’è che vorrei poterti parlare in un’altra lingua per spiegartelo meglio, una lingua che distingua gli affetti dal luogo in cui abitano. C’è che aspetto la tua voce a telefono. C’è che devi annunciare “torno!”, anche solo per qualche giorno. C’è che non dovrebbero aspettarsi di più da noi. C’è che il cd di Massimo Ranieri aspetta solo te per essere riascoltato in macchina. C’è che voglio il tuo ordine, la tua pulizia. C’è che voglio la tua pasta. Le tue mani da donna di casa. La tua sveglia prima della sveglia. La tv che resta accesa quando tutti siamo oramai a letto e tu resti assopita ancora un po’ appoggiata al tavolo. I tuoi scherzi a papà. Il respiro ritmato che ti regala l’allergia. C’è che tu sai prevedere tutto e non hai previsto tutto questo. C’è che tu fai sempre più del necessario, più di quello che ti viene richiesto, c’è che il tuo dovere non lo manchi mai.

C’è che vorrei domenica.

C’è che ho preso 26.

C’è che telefonano per chiedere di te.

C’è che andrà avanti ancora a lungo.

C’è che zia è malata e noi non possiamo aiutarti ad aiutarla.

C’è che ti pesa quel che credi ci dia peso.

E a noi dà peso che tu stia in pensiero.

C’è che un domani vorrei essere per la mia famiglia ciò che tu sei per noi.

Dovremmo farci una passeggiata, lunghe chiacchierate, certo qualche risata oltre qualche lacrima. Ti devo qualche racconto, tu mi devi una marea di consigli.

C’è che eri partita col sole dell’estate che resisteva e adesso è arrivata la stagione di una coperta più calda.

C’è che gli ultimi giorni non scorrono mai in fretta: sono sempre i più lunghi da passare.

C’è che c’è tutto questo.

Il 21 ottobre è arrivato mentre tu eri via da casa e noi tutti qui a domandarci se qualcuno si è ricordato di chiederti se anche tu hai voglia di tutte quelle cose che neanche ci stanno nell’elenco di poche righe fa, proprio come noi. Mi farò sempre più grande e andrò per chissà quali strade del mondo ma non smetterò mai di cercarti, di volerti, di chiamarti mamma.

Mariantonietta Milano

 
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