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« Il castello dei sussurri »

Post N° 6

Post n°6 pubblicato il 03 Luglio 2006 da mai.esistita
Foto di mai.esistita

Ti tradirò perché...

 

Lo guardava e pensava a quanti anni erano che lui usciva ogni martedì ed ogni giovedì per andarsene al circolo a giocare a biliardo... sei, sette anni.. forse di più... ormai era un'abitudine consolidata... il suo unico vizio in una vita fatta di lavoro, casa, e di Lei...

Tutte le altre sere le condivideva con lei, e con lei condivideva i sabati pomeriggio fatti di passeggiate ancora mano nella mano, le domeniche fatte di gite in luoghi mai troppo lontani... condivideva i sogni e le speranze, condivideva i pensieri e le passioni...

Forse...

Sicuramente fino a qualche mese prima... poi improvvisamente una sera lei lo aveva guardato con occhi diversi, o forse era proprio lui che le era sembrato diverso... aveva uno strano luccichio negli occhi mentre sorridente come al solito le diceva: "vado a lucidare la punta, non aspettarmi alzata farò un po' più tardi del solito" e si richiudeva la porta alle spalle. La punta era ovviamente quella della stecca da biliardo... la trattava come se fosse una cosa preziosa, limava il puntale di carbonlegno che doveva essere sempre perfetto, lo faceva ogni sera poco prima di uscire... quella sera no... non quella sera.

Nelle sere successive lo aveva osservato ogni volta che usciva, e la sua aria era stranamente euforica, i suoi piedi mentre cenavano si muovevano impazienti sotto il tavolo, la sua testa sembrava seguire strani uccelli dalle piume di cristallo che si alzavano in volo sopra il soffitto della cucina... qualcosa non andava... qualcosa era cambiato...

Sebastiana si fece prendere da una strana smania, controllava le tasche di suo marito dove non trovava mai niente di sospetto, controllava i colletti della camicia ogni volta che lui tornando le gettava nel cesto della biancheria sporca, non trovando mai quelle tracce di rossetto che pensava di poter trovare, controllava e controllava sapendo di non controllare niente... la situazione le stava sfuggendo di mano eppure Lui non aveva cambiato minimamente comportamento nei suoi confronti.

Passò qualche mese... senza che nulla turbasse la nuova euforia  del marito... mentre in lei subentravano sempre più dubbi, le domande la assillavano, ma si sentiva sciocca e fuori posto a chiedere qualcosa... che cosa poteva dirgli: " come mai sei così allegro quando vai a giocare al biliardo?" lo conosceva troppo bene e già sapeva quale sarebbe stata  la risposta...

Poi... quel mercoledì mattina mentre stancamente riponeva i pantaloni neri che il marito usava sempre per andare al biliardo si ritrovò in mano quel bigliettino stropicciato: "Celia 3403547755 Corso Vittorio Emanale 221" ed il suo mondo si infilò in lavatrice e fece la centrifuga... e girava.. girava.. girava...

Una statua di cera, non riuscì a dire una parola al marito né quel giorno, né il giorno successivo.. e venne finalmente l'attesa sera del giovedì.. la resa dei conti... il suo mondo stava per finire il ciclo di lavaggio e forse poteva tirarlo fuori dalla centrifuga e metterlo fuori sul filo ad asciugare... sarebbe stato stropicciato.. ma non si poteva fare altrimenti.. i panni sporchi non possono restare troppo dentro il cestello altrimenti rischiano di prendere cattivi odori, rischiano di ammuffire...

Lui uscì puntuale come sempre da tanti anni, gli stessi pantaloni neri, la solita camicia bianca e quella strana espressione da rapace affamato pronto a scendere in picchiata sulla preda.. e lei lo seguì... lo seguì a distanza di qualche metro... con le sue scarpe da ginnastica bianca e la sua tuta stazzonata.. lo seguì con i capelli raccolti in una coda di cavallo che le solleticavano la nuca e le ricordavano che non era nel suo nido.. lo seguì fino a quel portone... fino a quell'appartamento dalla porta socchiusa al secondo piano.. lo seguì fino in quella stanza da cui proveniva una musica malinconica, profonda, sottile, decisa, morbida, insinuante...

Non c'era tempo per fermarsi, non c'era tempo per pensare, non c'era tempo per capire... c'era solo il tempo per aspettare... c'era solo tempo per guardare... per guardare quelle mani che incrociavano altre mani.. per guardare quelle gambe che si intrecciavano in altre gambe.. per guardare quegli occhi rapaci che incontravano altri occhi rapaci... per guardare quei corpi che al ritmo struggente di quella musica si univano per poi dividersi, si allontanavano per poi cercarsi... suoni ovattati, suoni profondi, suoni molesti, sguardi torbidi, mani veloci, corpi sinuosi, odore di fumo, profumo intenso, rossi, bianchi, neri... TANGO....

E lui sentì il suo sguardo, lasciò a mezzo quel passo arabescato... si voltò lentamente e le sorrise.. un sorriso aperto.. un sorriso luminoso.. un sorriso fatto di peccato e di purezza e le disse: "finalmente... finalmente posso dirtelo... mi sono innamorato...  mi sono innamorato di un Tango... amalo con me!"

 
 
 
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Un blog di: mai.esistita
Data di creazione: 30/03/2006
 
 

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