Creato da: maldamore il 31/08/2006
Blog sulle dipendenze affettive e relazionali e sul Mal d'Amore in generale - vedi sito www.maldamore.it

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« AMARE E' UNA  DROGAPHILOFOBIA - PAURA D'AMARE »

DIPENDENZA AFFETTIVA

Post n°2 pubblicato il 31 Agosto 2006 da maldamore

"Non siamo mai così privi di difese, come nel momento in cui amiamo " S.Freud.

Freud ha ragione, sopratutto se consideriamo il "mal d'amore" nella manifestazione di "dipendenza affettiva" e vedremo come essa presenta parecchie caratteristiche delle dipendenze in generale. La differenza sostanziale è che questa forma di dipendenza si sviluppa nei confronti di una persona e ciò la rende più subdola e difficile da combattere.

Una premessa è d'obbligo: è normale che in una relazione, sopratutto durante la fase dell'innamoramento o quella più passionale, ci sia un certo grado di dipendenza, altrimenti non sarebbe neppure possibile godere dell'intimità e della profondità del rapporto stesso.

Ma nella dipendenza affettiva, intesa come forma patologica dell’amore, l’individuo dedica completamente tutto il suo corpo e tutta la sua mente all’altro, al fine di perseguire esclusivamente il suo benessere e non anche il proprio, come dovrebbe essere in una relazione "sana". I dipendenti affettivi, solitamente donne, nell’amore vedono la risoluzione dei propri problemi, che spesso hanno origini profonde quali "vuoti affettivi" dell'infanzia. Il partner assume il ruolo di un salvatore , egli diventa lo scopo della loro esistenza, la sua assenza anche temporanea da la sensazione al soggetto di non esistere (DuPont, 1998). Chi è affetto da dipendenza affettiva non riese a cogliere ed a beneficiare dell'amore nella sua profondità ed intimità. A causa della paura dell’abbandono, della separazione, della solitudine, si tende a negare i propri desideri e bisogni, ci si "maschera" replicando antichi copioni passati, quegli stessi che hanno ostacolato la propria crescita personale. Si tende ad instaurare una relazione simbiotica coll'altro

Proprio per questi motivi spesso questo tipo di personalità dipendente si sceglie partner "problematici", portatori a loro volta di altri tipi di dipendenza (droghe, alcol, gioco d'azzardo). Ciò sempre al fine di negare i propri bisogni, perchè l'altro ha bisogno di essere aiutato. Ma è un'aiuto "malato" in cui si diventa "codipendenti", anzi si rafforza la dipendenza dell'altro, perchè possa essere sempre "nostro". In questi casi la persona non è assolutamente in grado di uscire da una relazione che egli stesso ammette essere senza speranza, insoddisfacente, umiliante e spesso autodistruttiva. Inoltre sviluppa una vera e propria sintomatologia come ansia generalizzata, depressione, insonnia, inappetenza, maliconia, idee ossessive. Quasi sempre c'e incompatibilità d'anima, mancanza di rispetto, progetti di vita diversi se non opposti, bisogni e desideri che non possono essere condivisi, oltre ad essere poco presenti momenti di unione profonda e di soddisfazione reciproca A questo riguardo rinvio all'articolo sulla CODIPENDENZA

Chi è affetto da tale tipo di dipendenza s'identifica con la persona amata.La caratteristica che accomuna tutti i rapporti dei dipendenti da amore è la paura di cambiare. Pieni di timore per ogni cambiamento, essi impediscono lo sviluppo delle capacità individuali e soffocano ogni desiderio e ogni interesse.I dipendenti affettivi sono ossessionati da bisogni irrealizzabili e da aspettative non realistiche. Ritengono che occupandosi sempre dell'altro la loro relazione diventi stabile e durataura. Ma, immancabilmente, le situazioni di delusione e risentimento che si possono verificare li precipitano nella paura che il rapporto non possa essere stabile e duraturo, ed il circolo vizioso riparte, a volte addirittura "amplificato". Non ci si rende conto che l’amore richiede onesta e integrità personale perché l’amore è un accrescimento reciproco, uno scambio reciproco tra persone che si amano.Gli affetti che comportano paura e dipendenza, tipici della dipendenza affettiva, sono invece destinati a distruggere l’amore.

Spesso, anche se non sempre e necessariamente, la persona amata è irraggiungibile per colui o colei che ne dipende. Anzi, in questi casi si può affermare che la dipendenza si fonda sul rifiuto, anzi, se non ci fosse, paradossalmente, il presunto amore non durerebbe. Infatti la dipendenza si alimenta dal rifiuto, dalla negazione di sè, dal dolore implicito nelle difficoltà e cresce in proporzione inversa alla loro irrisolvibilità. A questo riguardo Interessanti sono anche le considerazioni della psichiatria Marta Selvini Palazzoli. A suo parere quello che incatena nella dipendenza affettiva è l' IBRIS, vale a dire la ingiustificata, assurda, sconsiderata presunzione di farcela. La presunzione di riuscire prima o poi a farsi amare da chi proprio non vuole saperne di amarci o di amarci nel modo in cui noi pretendiamo

La dipendenza affettiva colpisce, sopratutto il sesso femminile, in tutte le fascie d'età .Sono donne fragili che, alla continua ricerca di un amore che le gratifichi, si sentono inadeguate.Sono donne che hanno difficoltà a prendere coscienza di loro stesse e del loro diritto al proprio benessere che non hanno ancora imparato che amarsi è non amare troppo, che amarsi è poter stare in una relazione senza dipendere e senza elemosinare attenzioni e continue richieste di conferme.Nelle relazioni affettive, queste persone elemosinano attenzioni e continue conferme poiché tutto ciò aiuta a sentirsi sicuri e forti, contrastando così l'impotenza, il disagio, il vuoto affettivo che percepiscono a livello personale.

Attualmente, la dipendenza affettiva, non è stata classificata come patologia nei vari sistemi diagnostici psichiatrici, come il DSM IV e si cerca di farla rientrare nei vari disturbi contemplati in essi, anche se ricerche svolte in questo campo, come quelle di Giddens, la vorrebbero vedere come un disturbo a sé stante. Secondo quest'ultimo la dipendenza presenta alcune specifiche caratteristiche: L’"ebbrezza" (il soggetto affettivamente dipendente prova una sensazione di ebbrezza dalla relazione dei partner, che gli è indispensabile per stare bene).La “dose” - il soggetto affettivamente cerca “dosi” sempre maggiori di presenza e di tempo da spendere insieme al partner. La sua mancanza lo getta in uno stato di prostrazione. Il soggetto esiste solo quando c’è l’altro e non basta il suo pensiero a rassicurarlo, ha bisogno di manifestazioni continue e concrete. L’aumento di questa “dose”non di rado esclude la coppia dal resto del mondo. Se la dipendenza è reciproca la coppia si alimenta di se stessa. L’altro è visto come un’ evasione, come l’unica forma di gratificazione della vita. Le normali attività quotidiane sono trascurate quotidianamente. L’unica cosa importante è il tempo trascorso con l’altro perché è la prova della propria esistenza, senza di lui non si esiste, diventa inimmaginabile pensare la propria vita senza l'altro. Tutto ciò rivela un basso grado di autostima, seguito da sentimenti di vergogna e di rimorso. In alcuni momenti si è "lucidi" su questo tipo di relazione con l’altro, s'intuisce che la dipendenza è dannosa ed è necessario farne a meno. Ma subentra la considerazione di essere dipendenti e ciò rafforza il basso livello d'autostima personale e quindi spinge ancora di più verso l’altro che accoglie e perdona, ben felice, talvolta, di possedere. Quindi ogni tentativo di riscatto dalla propria dipendenza muore sul nascere.

A queste caratteristiche comune a tutte le dipendenze, elaborate da Giddens, nè aggiungerei, a mio parere, un'altra, non presente nelle altre dipendenze: la PAURA. Paura ossessiva e fobica di perdere la persona amata, che s'alimenta a dismisura ad ogni piccolo segnale negativo che si percepisce. A volte basta rimanere semplicemente soli per avere paura di un'abbandono definitivo.

Riepilogando i sintomi della dipendenza affettiva sono (l'elenco è lungi dall'essere esaustivo):

Paura di perdere l’amore
Paura dell’abbandono, della separazione
Paura della solitudine e della distanza
Paura di mostrarsi per quello che si è
Profondo senso di colpa e/o rancore e rabbia
Senso d'inferiorità nei confronti del partner
Coinvolgimento totale e vita sociale limitata
Gelosia e possessività

Si potrebbero riassumere le caratteristiche della dipendenza affettiva nella massima del poeta latino Ovidio: "Non posso stare nè con tè, nè senza di tè". Non posso stare con tè per il dolore che provo in seguito alle umiliazioni, maltrattamenti, tradimenti e quant'altro si subisce. Non posso stare senza di tè perchè è indicibile la paura e l'angoscia che si prova al solo pensiero di perdere la persona amata.

Personalmente ritengo che chi soffre di tale dipendenza è così attento a non ferire l'altro, da non rendersi conto che così ferisce gravemente sé stesso

Significativo è un pensiero del poeta Kahlil Gibran che, pur non "occupandosi" di dipendenza affettiva, esplica molto bene le considerazioni fatte: "Amatevi, ma non tramutate l'amore in un legame. Lasciate piuttosto che sia un mare in movimento tra le sponde opposte delle vostre anime. Colmate a vicenda le vostre coppe, ma non bevete da una sola coppa, scambiatevi il pane, ma non mangiate da un solo pane. Cantate e danzate insieme e insieme siate felici, ma permettete a ciascuno di voi d'essere solo."

Infine, vorrei concludere con una mia personale considerazione:

Un'amore autentico nasce dall'incontro fra due unità e non due metà.

LEGGI ANCHE L'ARTICOLO SULLE ORIGINI DI UNA DIPENDENZA AFFETTIVA

"Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, o li consideriamo conseguenze di un'infanzia infelice e cerchiamo di diventare la sua terapista, stiamo amando troppo.

Quando non ci piacciono il suo carattere, il suo modo di pensare e il suo comportamento, ma ci adattiamo pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuosi lui vorrà cambiar per amor nostro, stiamo amando troppo.

Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo." 

(Robin Norwood)

Conseguente a queste citazioni della Norwood è la rifessione su di una metafora. Chi soffre di tale tipo di dipendenza ha la speranza, come nella favola della Bella e la Bestia, che un giorno riesca a trasformare la bestia in un bellissimo Principe, tutto dedito a noi. Ma a differenza del lieto fine della favola, nella realtà della dipendenza affettiva si rischia che, a furia di salvare la bestia senza nessun esito, si diventa come lui. Correndo, anche, il rischio di perdere l'occasione di abbracciare qualche altro principe che, da qualche parte, ci stà aspettando. Perdonatemi la "crudezza" della metafora ma è necessario avere consapevolezza anche di ciò.

Dott. Roberto Cavaliere

 
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Lyra82
Lyra82 il 01/09/06 alle 09:49 via WEB
ho letto il libro Donne che amano troppo quando sentivo tale, devo dire che mi ha aiutato parecchio a uscire dal tunnel mio mentale. Ho letto tutto il tuo articolo obbiettivamente non c'è niente da dire è la pura e cruda realtà, c'è da dire che almeno io quando stavo male ero consapevole di tutto ma è dura da accettare. Concordo sul fatto che noi donne sembriamo delle crocerossine.. e ci illudiamo, fantastichiamo per cambiare una persona che non cambierà mai, ma anche se lo sappiamo non finisce qui .. ci mettiamo in testa che il problema non è che lui non cambierà mai ma siamo noi che abbiamo qualcosa che non va..
(Rispondi)
 
 
maldamore
maldamore il 01/09/06 alle 15:19 via WEB
T'invito a mettere a disposizione la tua personale esperienza sulle dipendenze affettive all'interno del sito www.maldamore.it e del sui forum.
(Rispondi)
 
aironeazzurrochevola
aironeazzurrochevola il 10/04/07 alle 00:10 via WEB
VORREI RICORDARE A TUTTI CHE PER IL PROBLEMA DELLA DIPENDENZA AFFETTIVA (CO-DIPENDENZA) ESISTONO GRUPPI DI SOSTEGNO (AUTO-AIUTO) GRATUITI DOVE GARANTISCONO L'ANONIMATO. PER ULTERIORI INFORMAZIONI VISITARE IL SITO WWW.CODIPENDENTI-ANONIMI.IT
(Rispondi)
 
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