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Post n°35 pubblicato il 02 Gennaio 2012 da maldamore
E poi lentamente, molto lentamente, dimentichi. Le persone, quelle che sembravano indelebili sbiadiscono a poco a poco. Dimentichi. Li dimentichi tutti quanti. Persino quelli che dicevi di amare e quelli che amavi veramente. Sono gli ultimi a scomparire. E una volta che hai scordato abbastanza, puoi amare qualcun altro. -G. Zevin.. per approfondimenti: http://www.maldamore.it/dimenticare_un_amore.asp
Post n°34 pubblicato il 02 Gennaio 2012 da maldamore
Tag: donne difficili Sono le donne difficili quelle che hanno più amore da dare, ma non lo danno a chiunque (o magari capita di darlo a un chiunque travestito da qualcuno). Quelle che parlano quando hanno qualcosa da dire. Quelle che hanno imparato a proteggersi e a proteggere (...mai abbastanza). Quelle che non si accontentano più. Sono le donne difficili, quelle che sanno distinguere i sorrisi della gente, quelli buoni da quelli no (ehm.. vabbè). Quelle che ti studiano bene, prima di aprirti il cuore (per quello che serve...) Quelle che non si stancano mai di cercare qualcuno che valga la pena. Quelle che vale la pena. Sono le donne difficili, quelle che sanno sentire il dolore degli altri. Quelle con l’anima vicina alla pelle. Quelle che vedono con mille occhi nascosti. Quelle che sognano a colori. Sono le donne difficili che sanno riconoscersi tra loro. Sono quelle che, quando la vita non ha alcun sapore, danno sapore alla vita.” Alma Gjini per approfondimenti: http://www.maldamore.it/donne_in_rinascita.htm
Post n°33 pubblicato il 09 Luglio 2009 da maldamore
E' IN VENDITA ONLINE ED IN TUTTE LE LIBRERIE
http://www.maldamore.it/le_voci_del_maldamore.pdf
Post n°32 pubblicato il 18 Dicembre 2008 da maldamore
"NEI film d'amore lui la rincorre, sale i gradini di una scala antincendio con una rosa in bocca e, sfidando vertigini e pregiudizi, le chiede di sposarlo. E anche quando non ha l'intraprendenza di Richard Gere, il protagonista delle commedie romantiche non riesce comunque a dimenticare la sua lei e vaga sconsolato per le strade di Notting Hill. Secondo gli psicologi specialisti in relazioni familiari dell'Università Heriot Watt di Edimburgo tutto questo fa male all'amore: le commedie romantiche danno una visione edulcorata della realtà e di conseguenza poco sana per la vita di coppia. Una conclusione che farà felice lo psicoterapeuta statunitense Gary Salomon, il primo nel 1997 a parlare di cineterapia, secondo il quale i film hanno un effetto preciso sui nostri equilibri mentali.
per approfondimenti: www.maldamore.it
Post n°31 pubblicato il 03 Ottobre 2008 da maldamore
Per delineare le differenze fra un’amicizia ed un amore riporto le riflessioni di Jean de la Bruyère (1645-1696) tratte dal suo libro I caratteri. Seppur scritte nel lontano 1688 sono ancora oggi attuali e significativi.
L’amicizia fra persone di sesso diverso può durare, mantenenendosi anche immune da qualsiasi indelicatezza. La donna tuttavia considera sempre l’uomo come un uomo; e analogamente l’uomo considera la donna come una donna. Questa relazione non è né passione, ne pura amicizia: costituisce una categoria a sé.
L’amore nasce improvviso, senza riflessione alcuna, per istinto o fragilità: un bel lineamento ci conquista, ci determina. L’amicizia, invece, si forma a poco a poco, col tempo, con la frequentazione, con un lungo scambio. Quanta intelligenza, quanta bontà di cuore, quanto attaccamento, quanti servigi e quanta compiacenza , fra amici, per fare in parecchi anni ben meno di quanto ottenga talvolta in un istante un bel viso o una bella mano !
Il tempo, che rafforza le amicizie, indebolisce l’amore.
Finché dura, l’amore si alimenta di se stesso, e talvolta di cose che sembrano doverlo spegnere: capricci, crudezze, lontananza, gelosia. L’amicizia invece ha bisogno d’aiuto: si esaurisce per mancanza di attenzioni, di fiducia e di compiacenza.
E’ più comune vedere un amore estremo che una perfetta amicizia.
Amore e amicizia si escludono vicendevolmente.
Chi ha vissuto un grande amore, trascura l’amicizia; e chi s’è consumato nell’amicizia, non ha fatto ancor nulla per l’amore.
Nulla è più simile a una viva amicizia di quei legami che l’interesse del nostro amore ci fa coltivare.
In amore, per permalosi che si sia, si perdonano più colpe che nell’amicizia.
Post n°30 pubblicato il 15 Settembre 2008 da maldamore
Il seminario, nasce dal successo del sito www.maldamore.it - Sito sulle Seminario a CHIAVARI (GE) l'8 novembre 08 presso Associazione "BENE INSIEME" (http://www.beneinsieme.it/)
Post n°29 pubblicato il 13 Giugno 2008 da maldamore
"Per loro la finalità dell'amore non era il piacere (Milan Kundera) leggi gli altri racconti su
Post n°28 pubblicato il 12 Maggio 2008 da maldamore
Nuovi ed interessanti articoli sulle problematiche e dipendenze affettive e relazionali pubblicate sul sito www.maldamore.it PAURA DELL'ABBANONO E DELLA SEPARAZIONE http://www.maldamore.it/Paura_dell_Abbandono_della_Separazione.asp AMORE OSSESSIVO NON CORRISPOSTO: EROTOMANAIA O SINDROME DI DE CLERAMBAULT I TRE VOLTI DELL'AMORE: ANTEROS, HIMEROS E PHOTOS GELOSIA PATOLOGICA: GELOSIA OSSESSIVA, SINDROME DI MAIRET, SINDROME DI OTELLO GELOSIA POST-DISTACCO TESTIMONIANZE SULLA GELOSIA
Post n°27 pubblicato il 05 Maggio 2008 da maldamore
http://www.iltuopsicologo.it/test_ansia1.php
Post n°26 pubblicato il 21 Aprile 2008 da maldamore
http://www.maldamore.it/Testimonianze_Dipendenze_affettive_verso_i_figli.htm
Post n°25 pubblicato il 07 Aprile 2008 da maldamore
Segni con quale delle seguenti affermazioni concorda nella considerazione delle sue modalità d’attaccamento col partner. Lo stesso test può essere effettuato retroattivamente, vale a dire per valutare le stesse modalità coi partner con cui la relazione è finita.
Per valutare il test si rifaremo agli aspetti emozionali della relazione individuati dai psicologi che studiano la teoria dell’attaccamento. Le prime due affermazioni sono inerenti alla dimensione del contatto. Si desidera appunto il contatto inteso come vicinanza col proprio partner e non con un altro. Le seconde due affermazioni sono inerenti alla dimensione rifugio sicuro. Viene cercato il partner quando si ha un problema, si soffre psicologicamente e fisicamente. Lo stesso partner viene considerato rassicurante in tal senso. Le successive affermazioni sono inerenti alla dimensione ansia da separazione. Questa dimensione è legata all’ansia provata nel momento che il proprio partner è lontano o quando lui non c’è. Le ultime due affermazioni sono inerenti la dimensione base sicura. E’ il senso di sicurezza che veicola il partner. E’ la sensazione che possiamo avventurarci nel mondo anche perché abbiamo una persona sui cui sappiamo di poter contare. Il partner perfetto non è quello che risponde a tutte le affermazioni. Potrebbe tranquillamente rispondere ad alcune di esse. Dipende dalla nostra età, dallo status sociale, dalle situazioni contingenti. Il test è solo uno spunto di riflessione sulle modalità d’attaccamento che ci caratterizzano o ci hanno caratterizzato col nostro partner. Per gli altri test sul MALdAMORE vai al seguente link http://www.maldamore.it/Tests_sul_MALdAMORE.htm
Post n°24 pubblicato il 19 Marzo 2008 da maldamore
Nella scelta del partner non cerchiamo, principalmente, qualcosa, di più o meno rimosso, della nostra primaria figura affettiva: madre, padre o altra figura d’accudimento Ma nell’amore noi non vogliamo solo trovare qualcosa dell’amore originario verso i nostri genitori, ma perseguiamo anche una compensazione di ciò che non abbiamo avuto o di cui ci si è stato privato durante l’infanzia da genitori non attenti alle nostre esigenze affettive, o talvolta addirittura “ostili” o qualche volta anche “cattivi” nei nostri confronti. Conseguentemente chiediamo al nostro amore, in maniera più o meno conscia, di provvedere a riempire i vuoti affettivi del nostro passato o a porre rimedio alle ferite affettive infertici. Alcune volte queste richieste vengono poste come l’altra faccia di una medaglia: cerchiamo di sopperire o guarire lui , per sopperire o guarire noi. Ciò avviene, per esempio, nella codipendenza. Riepilogando il processo amoroso potrebbe essere rappresentato come l’aspirazione a due possibili desideri, fra loro contrapposti:
Raggiungere un buon equilibrio fra queste opposti desideri può rendere un amore felice. La mancanza d’equilibrio, invece conduce a diverse soluzioni di compromesso, più o meno dolorose fra le quali la dipendenza affettiva e la codipendenza. Potremmo sintetizzare il tutto con una mia metafora. E come se in ogni amore adulto mettessimo in atto un copione cinematografico (affettivo e relazionale) che abbiamo già visto e vissuto ripetutamente nella nostra infanzia, di cui non abbiamo gradito lo svolgimento ed il finale, e speriamo di cambiare quest’ultimi nella nuova storia d’amore. Ma, purtroppo, svolgimento e finale cambiano per pochi, e solo per quelli che avendone consapevolezza non pretendono di cambiarli del tutto, ma solo di modificarli parzialmente. Dott. Roberto Cavaliere vedi anche link: http://www.maldamore.it/origini_di_una_dipendenza_affettiva.htm
Post n°22 pubblicato il 11 Marzo 2008 da maldamore
La gelosia è un sentimento che parte dall’idea che ciò che io ho di più “caro” potrei, da un momento all’altro, perdere. Essa si lega al concetto di possessività, alla possibile perdita di ciò che si ritiene proprio. Entrambi i sentimenti pretendono l’ “altro”, vogliono la sua presenza in termini esclusivi e personali. Parlo di pretendere l’altro perchè lo si considera un “oggetto” piuttosto che un “soggetto”. Spesso chi ne è affetto manifesta la sua gelosia in assenza di qualunque fatto, di qualunque circostanza che possa giustificare un vissuto del genere. Una doverosa premessa: bisogna distinguere fra gelosia “normale” e gelosia “patologica”. La gelosia normale è inseparabile dal’amore per il partner, ed è sempre presente a livelli accettabili. Anzi se non ci fosse si potrebbe addirittura dubitare se è vero amore. Inoltre serve a far sentire l’amato veramente amato, perchè attraverso la gelosia manifestiamo la paura di perderlo. Invece parleremo di gelosia “patologica” quando essa assume le seguenti caratteristiche: paura irrazionale dell’abbandono e tristezza per la possibile perdita; sospettosità per ogni comportamento relazionale del partner verso personedell’altro sesso;controllo di ogni comportamento dell’ “altro”;invidia ed aggressività verso i possibili rivali;aggressività persecutoria verso il partner;sensazione d’ inadeguatezza e scarsa autostima di noi stessi.La gelosia, quella patologica è, dunque, il timore di perdere qualche cosa che si ritiene essenziale per il proprio benessere e che questo qualcosa, che si ritiene essenziale, altri possano impossessarsene. Essa si manifesta anche in assenza di qualsiasi motivo valido. Spesso proprio la gelosia è in alcuni casi la causa della rottura di una relazione. Anzi si teme tanto che una relazione possa finire che, senza volerlo, la si fà finire per davvero. La gelosia patologica prende origine da sospetti o circostanze infondate, affondando la sua vera natura in un’angoscia che prende forma nella mente senza nessun riscontro nella realtà. Quest’angoscia produce delle vere e proprie rappresentazioni mentali in cui si “costruisce” il “rivale” e le “prove d’infedeltà” e la realtà effettiva viene interpretata erroneamente.Tutto ciò può arrivare a dei veri e propri “deliri di gelosia” che spesso sono all’origine di veri e propri fatti di cronaca come i delitti passionali. La gelosia patologica, il più delle volte, affonda le sue origini nell’infanzia in una cattiva relazione che il geloso ha instaurato con i propri genitori. Quest’ultimi non hanno adeguatamente rinforzato il bambino nella fiducia per sè stesso e nell’autostima contribuendo così a determinare un adulto geloso perchè non conscio delle sue possibilità e del suo valore, profondamente insicuro. Ciò porta a pensare che il proprio partner potrebbe amare un altro perchè più degno, a non essere sicuro del suo amore. Ma la gelosia patologica può tradire anche un desiderio di possesso assoluto del partner. Ciò avviene, anche in questo caso, per una cattiva relazione affettiva costruita con i propri genitori, sopratutto quello di sesso opposto. C’è la presenza di un’affettività che non ha trovato correspensione durante l’infanzia, e si pensa di riscattarla da adulti, attraverso il possesso assoluto dell’altro. VEDI ANCHE http://www.maldamore.it/la_Gelosia.htm
Post n°21 pubblicato il 07 Marzo 2008 da maldamore
http://www.maldamore.it/Letteratura_e_Mal_d_Amore.htm Conosco delle barche che restano nel porto per paura che le correnti le trascinino via con troppa violenza. Conosco delle barche che arrugginiscono in porto per non aver mai rischiato una vela fuori. Conosco delle barche che si dimenticano di partire hanno paura del mare a furia di invecchiare e le onde non le hanno mai portate altrove il loro viaggio è finito ancora prima di iniziare. Conosco delle barche talmente incatenate che hanno disimparato come liberarsi. Conosco delle barche che restano ad ondeggiare per essere veramente sicure di non capovolgersi. Conosco delle barche che vanno in gruppo ad affrontare il vento forte al di là della paura. Conosco delle barche che si graffiano un po’ sulle rotte dell’oceano ove le porta il loro gioco.
Conosco delle barche che non hanno mai smesso di uscire una volta ancora ogni giorno della loro vita e che non hanno paura a volte di lanciarsi fianco a fianco in avanti a rischio di affondare. Conosco delle barche che tornano in porto lacerate dappertutto, ma più coraggiose e più forti. Conosco delle barche straboccanti di sole perché hanno condiviso anni meravigliosi. Conosco delle barche che tornano sempre quando hanno navigato fino al loro ultimo giorno, e sono pronte a spiegare le loro ali di giganti perché hanno un cuore a misura di oceano. (Jacques Brel)
Post n°20 pubblicato il 04 Marzo 2008 da maldamore
Nietzsche dedica alcuni aforismi di Umano, troppo umano alla donna, al suo www.maldamore.it
Post n°19 pubblicato il 03 Marzo 2008 da maldamore
Invito a visitare la sezione di Psicologia scolastica e dell’età evolutiva ( http://www.iltuopsicologo.it/Psicologia_scolastica_e_dell_et%C3%A0_evolutiva.asp) del sito www.iltuopsicologo.it curata dalla dott. Rosalia Cipollina. Gli articoli pubblicati ed i relativi link sono i seguenti http://www.iltuopsicologo.it/Disturbi_scolastici_e_%20dell_infanzia.htm http://www.iltuopsicologo.it/Disturbi_dell_apprendimento.asp http://www.iltuopsicologo.it/Amore_materno.asp http://www.iltuopsicologo.it/autismo_infantile.htm http://www.iltuopsicologo.it/balbuzie_infantile.asp http://www.iltuopsicologo.it/Bullismo.asp http://www.iltuopsicologo.it/cyberbullismo_o_bullismo_online.asp http://www.iltuopsicologo.it/depressione_infantile.asp http://www.iltuopsicologo.it/essere_genitori.asp http://www.iltuopsicologo.it/Mutismo_selettivo.asp http://www.iltuopsicologo.it/Paure_infantili.htm http://www.iltuopsicologo.it/hikikomori.htm http://www.iltuopsicologo.it/Problemi_emotivi_dell_alunno.asp http://www.iltuopsicologo.it/Intervista_di_Repubblica_alla_dott_Cipollina.ht http://www.iltuopsicologo.it/anche_le_pupe_diventano_bulle.asp http://www.iltuopsicologo.it/IL%20BULLISMO.ppt http://www.iltuopsicologo.it/L%27Autostima%20e%20l%27Assertivita.ppt http://www.iltuopsicologo.it/il%20percorso%20evolutivo%20dal%20bambino%20all http://www.iltuopsicologo.it/Disturbi_psicologici_dell_eta_evolutiva.ppt
Post n°18 pubblicato il 27 Febbraio 2008 da maldamore
Il testo teatrale “Casa di bambola” , scritto dal norvegese Henrik Ibsen nel 1879 , rappresenta una forte messa in discussione dei tradizionali ruoli dell'uomo e della donna nell'ambito del matrimonio durante l'800, mantenendo la sua validità ancora oggi. Ibsen, scrive, in un suo preludio alla commedia,: "ci sono due tipi di leggi morali, due tipi di coscienze, una in un uomo e un'altra completamente differente in una donna. L'una non può comprendere l'altra; ma nelle questioni pratiche della vita, la donna è giudicata dalle leggi degli uomini, come se non fosse una donna, ma un uomo". Sin dall’inizio della commedia, la protagonista femminile potrebbe essere rappresentata come una donna che si comporta come una bambina capricciosa che gioca e si diverte tutto il giorno e si rattrista per banali motivi come quando il marito le ordina di non mangiare dolci zuccherati. Il mutamento e la presa di coscienza di Nora avvengono improvvisamente quando finalmente capisce che suo marito non era in realtà quella nobile creatura che lei sperava che fosse. Nora comprende che il suo ruolo in quel matrimonio durato 8 anni, è stato quello di una semplice e bella marionetta costretta a vivere in una casa di bambola, come aveva d'altronde sempre fatto fin dalla nascita. Helmer la chiama incessantemente "lucherino", considerandola alla stessa stregua di un vivace ed assordante animale domestico. Nora subisce un ricatto da Krogstad a causa di un prestito illecito che lei aveva contratto, falsificando la firma del padre, per salvare la vita di suo marito. Quando suo marito Helmer scopre il fatto, viene assalito dall'ansia e dal tormento di perdere la propria reputazione. Quest'angoscia annebbia ogni altro pensiero e, in preda alla disperazione, dichiara a Nora che allontanerà quella che ora egli considera una indegna moglie dalla cura dei suoi figli, senza riconoscere che il gesto anche se compromettente, era stato dettato dall'amore per lui. Grazie all'intervento di un'amica di Nora, che dichiara a Krogstad di volersi sposare con lui, il ricatto che minacciava la famiglia della protagonista viene annullato. Helmer, appena appresa la felice notizia, prorompe esclamando "sono salvo!", e perdona all'istante sua moglie. Per Nora, però, la vita non può ritornare ad essere quella di prima: è troppo tardi. Tutte le sue illusioni sono state tradite e le sue certezze infrante. Ella decide, quindi, di abbandonare suo marito in cerca della sua vera identità e, come dice lei stessa ad Helmer, per "riflettere col mio cervello e rendermi chiaramente conto di tutte le cose". Riflessione che Ibsen così descrive: "Depressa e confusa dalla sua fede nell'autorità, perde la sua fede nella sua correttezza morale e nella sua capacità di crescere i suoi figli. Una madre in una società contemporanea che proprio come certi insetti che fuggono e muoiono quando compiono i loro doveri nella propagazione della loro razza." Di seguito un passaggio significativo della commedia: “NORA: Tu non pensi e non parli come l'uomo di cui possa essere la compagna. Svanita la minaccia, placata l'angoscia per la tua sorte, non per la mia, hai dimenticato tutto. E io sono tornata ad essere per te la lodoletta, la bambola da portare in braccio. Forse da portare in braccio con più attenzione perché t'eri accorto che sono più fragile di quanto pensassi. Ascolta, Torvald; ho capito in quell'attimo di essere vissuta per otto anni con un estraneo. Un estraneo che mi ha fatto fare tre figli...Vorrei stritolarmi! Farmi a pezzi! Non riesco a sopportarne nemmeno il pensiero! HELMER: Capisco. Siamo divisi da un abisso. Ma non potremmo, insieme... NORA: Guardami come sono: non posso essere tua moglie. HELMER: Ma io non ho la forza di diventare un altro. NORA: Forse, quando non avrai più la tua bambola.” E’ evidente che la commedia anticipa tanti dei temi che saranno oggetto di discussione nelle problematiche e dipendenza affettive e relazionali. Dott. Roberto Cavaliere
Post n°17 pubblicato il 25 Febbraio 2008 da maldamore
OSSESSIONE D’AMORE (tratta dal libro “Rimedi per il mal d’amore” di A.Todisco – Oscar Mondatori) Il maestro mi dice di cancellarla dalla mente, di fare il vuoto. Non ci riesco. Mi impongo che il fantasma di lei non penetri nella mia coscienza. Mi mobilito a erigere schermi, barriere contro la sua invasione, ma il fantasma passa attraverso ogni più piccola distrazione della guardia: e me la ritrovo davanti più vivo e reale delle persone fisiche che posso toccare con la mano. Il maestro mi dice di dimenticarla. e io che da sempre ho la memoria labile, non perdo, invece, una molecola di ciò che la riguarda. Mi sento posseduto dalla sua immagine come gli indemoniati. Non ho nessun potere di allontanarla. Quando mi lascia in pace per poco, di sua iniziativa, io vivo, e quando rientra da padrona eludendo la mia guardia io non vivo, mi distruggo. C'è qualcosa nella mia testa che agisce sul ricordo di lei come l'acqua sopra i mosaici archeologici appannati da secoli, che restituisce loro i vividi colori originali. Se appena la sua figura si affievolisce ecco che automaticamente un getto liquido del mio cervello la investe e la rinvigorisce. Quando smetto di pensare a lei, provo la riposante sensazione di entrare in un bunker dove mi riparo dall'inferno di fuoco che fuori imperversa. Ma la tregua dura poco. Come l'ago della bussola volge forzosamente al Nord, così l'ago magnetico del mio pensiero non può fare a meno di puntare su Parigi. La mia lotta contro il suo spettro e senza requie. Più cerco di fugarlo, più trova mille vie per farsi avanti. Le astuzie delle quali si serve per aggirare la mia sorveglianza sono inesauribili. Per esempio, basta la mappa della previsione del tempo che la sera vedo in tv con le nuvole che passano sulla Francia a evocare trepidamente il cielo di Parigi, la felicità del suo nuovo amore. L'altro giorno sono andato a trovare una amica che non vedevo da tanto tempo. La bottoniera del vecchio ascensore invece della lettera T del piano terra, portava la lettera R, iniziale di rez-de-chaussèe: ed è stato sufficiente perchè il pensiero di Parigi mi cadesse addosso come una pioggia torrenziale. La rete che fa scattare le più diverse memorie legate alla sua persona, si fa sempre più fitta e assediante. Non posso vedere un cielo azzurro intenso, senza ricordare con struggimento il cielo del sahara, meta preferita dei nostri viaggi invernali in Africa. Dura ogni giorno la fatica di disfare la tela dei sentimenti che mi legano a lei così tenacemente. Quel poco che di giorno ci riesco, di notte si ricompone e la mattina me la ritrovo intatta, quasi fossi una Penelope all'incontrario. Sono preda di un paradosso insensato. Ciò che mi impedisce di districarmi dalla sua ombra è la forza dell'attaccamento troppo forte che lei non vuole perchè la fa sentire oppressa, e che ha incentivato la sua fuga. E io, anche ora che è lontana, invece di sciogliermi mi ci stringo dentro sempre di più, con la logica dannata del laccio. Questo lato di me che continua a pensarla senza tregua, senza la forza di staccarsene, non può che essere un mio nemico, un mio torturatore, un mio persecutore. Per quale disguido del mio essere questo testardo si ostina a impedire che la parte consapevole di quanto è assurdo rimanere incollato emotivamente a una donna che non mi vuole, che dà la felicità a un altro, si faccia valere? Purtroppo, nemmeno il mio rapporto con Gaetana serve a togliermela dalla testa. Gaetana è bella,mi piace, mi vuole bene, ma non ne sono coinvolto. In un altro momento della mia vita mi sarei potuto innamorare di lei, ma l'esperienza dolorosa che sto attraversando è già molto se mi lascia qualche spiraglio. Io, pur comprendendo che vale, non ne sono preso. Non sono spinto a guardarla con la parzialità con cui guardo Costanza, non mi sbilancio favore sfumandone i difetti fisici e portando alle stelle i suoi pregi. Guardo Gaetana con occhio neutrale, non mi nascondo gli aspetti che non mi vanno tanto a genio, la bocca un pò troppo tumida, la pelle non perfettamente glabra, eccetera. Gaetana mi distoglie da Costanza, non mi toglie da lei. Mi trovo nella situazione paradossale per cui il ricordo degli anni che ho vissuto con Costanza è così vividamente presente che, al confronto, le cose reali mi sembrano un pallido sogno. Il mio persecutore, con una perfidia che mi spaventa, riesce a manipolare le cose in questo modo: impedisce che le nuove esperienze che vado facendo scaccino i fantasmi della memoria – come sarebbe naturale - e arriva a far sì che questi fantasmi trasformino a loro vantaggio i contenuti emotivi della mia vita attuale. Da una delle finestre della casa di Gaetana, dove spesso mi fermo a dormire, si domina un bel paesaggio di montagna con cime aspre e solitarie, declivi ed altro. Per me è una visione forte e inconsueta che sembra fatta apposta per distrarmi. Ma non è così. La mattina presto, quando mi alzo, mi affaccio alla finestra col desiderio di godere di quadro incontaminato: ma mentre ho gli occhi affondati in esso, ecco che il ricordo di lei sale e lo avvolge come una nuvola di tristezza. Così, un pò alla volta, il paesaggio che non aveva niente a che fare con lei, il paesaggio assolutamente "vergine", viene contaminato, viene caricato, per sovrapposizione, della sua immagine. Il vederlo, che dovrebbe portarmi via da Costanza, diventa un'esca per ricordarla. Con un simile gioco di rimbalzi, temo che le mie nuove esperienze non mi portino a nessuna via di uscita. Tutto il mio futuro può diventare una prigione. Non so cosa darei per liberarmi dalla tirannia dello spettro. Il maestro mi dice: non pensare a lei, raccogliti presso di te, allenati alla solitudine. Ma lo stare solo con me non vuol dire stare solo, vuol dire stare dolorosamente con il ricordo di lei, che entra nella mia solitudine come una lama.
Post n°16 pubblicato il 19 Febbraio 2008 da maldamore
http://www.maldamore.it/loveaddiction.htm
http://www.maldamore.it/corso_di_formazione_per_esperti_in_problematiche_affettive.asp
http://www.maldamore.it/i_numeri_di_maldamore.htm
http://www.maldamore.it/Terapie_sulle_dipendenze_affettive.htm
http://www.maldamore.it/elogio_del_tradimento.htm
Post n°15 pubblicato il 22 Novembre 2007 da maldamore
SEGNALO I SEGUENTI SIGNIFICATIVI ED INTERESSANTI ARTICOLI SULLE TEMATICHE INERENTI IL MAL D'AMORE PUBBLICATI SUL SITO www.maldamore.it http://www.maldamore.it/Dipendere_da_un_amore_impossibile.asp
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Inviato da: elbirah
il 26/01/2009 alle 18:20
Inviato da: cometrue
il 03/12/2008 alle 08:51
Inviato da: fiorealgiorno
il 07/03/2008 alle 17:18
Inviato da: ario.leonardis
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Inviato da: solosolesucupido
il 21/08/2007 alle 16:58