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Pecunia non olet

Post n°128 pubblicato il 15 Aprile 2013 da amata.fui
Foto di amata.fui

 

Non so se il regista di questo mondo, di qualunque genere faccia parte, voleva che cogliessimo dalle scene cui assistiamo quotidianamente proprio questo senso di impotenza nei confronti degli episodi di intolleranza sempre più frequenti, o se siamo noi spettatori a non avere le conoscenze necessarie per darne una corretta lettura. Fatto sta che di avvenimenti frutto dell'insofferenza di cui sopra sono pieni le cronache come chi si picchia per un posto auto soffiato o si accoltella per uno sguardo troppo insistente. Se poi qualcuno si avvicina allo sportello per chiedere un'informazione, mentre stiamo in fila alla posta, c'è subito chi urla a gran voce che è un maleducato e se qualcun altro per strada chiede l'elemosina quanto meno viene mandato a quel paese o gli si consiglia di trovarsi un lavoro, manco fosse facile. In questo paese allo stremo, dove anche chi ha conservato il posto di lavoro è un sopravvissuto che si barcamena tra le bollette in scadenza e le spese giornaliere, sempre più spesso ci si dimentica di essere comunque più fortunati di altri e che si potrebbe essere almeno un po' più disponibili. Non mi riferisco alla solidarietà espressa attraverso beni materiali, sempre più in calo proprio perchè le risorse sono sempre meno per tutti, ma almeno a quella d'animo. I clienti dei supermercati e le cassiere che vi lavorano appartengono alla categoria degli “ancora salvi”, anche se non si sa per quanto ancora. Poi ci sono quelli già fregati, quelli che il lavoro l'hanno perso per incapacità propria o altrui, per malagestione, fallimenti o perchè le aziende aspettano i rimborsi dallo stato, poco importa, e vale sia per quelli freschi che per quelli disoccupati da anni. Capita così che tra i clienti in fila alla cassa di un supermercato si ritrovi anche il barbone che di solito vi staziona davanti, sperando in qualche monetina. A buon bisogno, ci avrà messo tutta la giornata a racimolare quei quattro-cinque euro in monetine da pochi centesimi. D'altronde, non c'ha niente da fare tutto il giorno. Lui. Non ha dove dormire, dove lavarsi, cosa mangiare, ma mica deve andare in ufficio la mattina. Può pure farne a meno. Chiaramente ha capelli e barba incolti, abiti sporchi e logori e un odore decisamente pungente. Ciononostante, visto che sulla vetrina del negozio, oltre al divieto di accesso ai cani non ce ne sono altri, ed essendo possessore di moneta, decide di entrare a fare acquisti anche lui. Non gli interessano altro che le confezioni di vino in tetrapack, probabilmente il miglior carburante sia per il corpo che per l'anima, in grado di procurargli un senso di sazietà e calore, nonché la capacità di stordirsi e sognare il letto in cui dormiva una volta , sostituito adesso da una panca di legno o dai gradini gelidi di una stazione. Si mette in fila ed aspetta il suo turno. Le persone dietro di lui indietreggiano un po', evidentemente disturbati dalla sua fragranza, ma non dicono niente. Finalmente è il suo turno. La cassiera passa gli articoli davanti al lettore di codici a barre e comunica il conto: cinque euro e settanta. Il barbone tira fuori dalle tasche una manciata di monete e le deposita nell'apposito spazio. A questo punto, la cassiera estrae da sotto al bancone una bomboletta di deodorante per ambiente alla lavanda e la scarica addosso al barbone, con lo stesso sguardo schifato di chi compie questo gesto con dell'insetticida all'indirizzo di uno scarafaggio. Ne basterebbe anche molto meno per ottenere l'effetto desiderato, ma l'accanimento è necessario per cancellare il senso di ribrezzo che certi soggetti generano e che si legge chiaramente sul volto della cassiera. Dopodichè conta le monetine e le incassa. Quelle, a quanto pare, non puzzano. Il barbone la guarda con un'aria ferma, di attesa. Sicuramente dello scontrino. Non dimessa, non offesa, occhi negli occhi e sotto ai baffi quasi un mezzo sorriso di compassione. Sembra voler dire :”Vabbè, pure oggi tocca a me”. Appena lui esce, lei ricomincia a spruzzare e a intossicare tutti di lavanda. Sembra sia molto meglio. Quando poi tornerà a casa si dimenticherà presto del barbone. Si toglierà la divisa, la butterà in lavatrice e si farà una bella doccia, calda e profumata. Poi aprirà il frigo e sceglierà cosa prepararsi per cena. Dopo mangiato si sistemerà sul divano col telecomando in mano a guardare un po' di televisione. Lei.

 
 
 
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Un blog di: amata.fui
Data di creazione: 02/03/2009
 

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