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IL DIO NILO

 Dio NILO
"O CUORP e NAPULE"  
(Tag.Leggenda - post N°68)

 

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"DONNA MARIANNA 'A CAPA 'E NAPULE"

 

CHIESA DI SANTA LUCIA

 

CHIESA DI S. MARIA DELLE CATENE

 

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FONTANE ANTICHE

Post n°77 pubblicato il 20 Luglio 2009 da maniamicheass.vol
 
Foto di maniamicheass.vol

FONTANA della SIRENA:
Il gruppo marmoreo rappresenta la Sirena Partenope tra delfini e cavalli marini che fa bella mostra di se in piazza Sannazzaro, collocata nella prima metà del 1990 proveniente dalla piazza Garibaldi dove fu eretta alla fine del 1800.

 
 
 

FONTANE ANTICHE (Particolare storico)

Post n°76 pubblicato il 18 Luglio 2009 da maniamicheass.vol
 

Le risorse idriche della città di Napoli, dalle origini a tutt'oggi, sono state sempre al limite del soddisfacimento.
In origine erano sufficienti le risorse provenienti dai fiumi (Sebeto-Rubeolo) ed acque sorgive. Quest'ultime erano alimentate dalla circolazione di acque superficiali che filtravano attraverso terreni incoerenti superiori, s'introducevano nelle numerose fenditure e seguendo percorsi sotterranei intercettavano le acque sorgive.
Le sorgenti principali erano site in vari luoghi, delle quali una presso l'attuale piazza Bovio chiamata "Acquia", a testimonianza è la via degli Acquai sulla sinistra del palazzo della Borsa. Poco distante una seconda di fronte all'Università Federico II nel monastero di S. Pietro Martire, oggi facoltà di lettere e filosofia. Una terza sorgente in prossimità della chiesa del Gesù Vecchio nel monastero di S. Marcellino e Festo.
Una quarta presso il monastero di S. Maria La Nova, una quinta in via Mergellina nella piazza del Leone ed infine la sorgente di S. Lucia purtroppo soppressa dalla speculazione edilizia.
In epoca romana, con l'incremento demografico, ed un maggiore fabbisogno per richieste di approvvigionamento ai ricchi palazzi e sontuose ville, sorse un grande acquedotto che convogliava le acque dalla località del Serino alla Neapolis attraverso Sarno-Palma Campania e Somma Vesuviana. In epoca Costantiniana, intorno al
IV secolo D.C. sorse un secondo grande acquedotto detto della Bolla le cui acque venivano captate dall'area del Vesuvio. (Il termine Bolla pare derivasse dal gorgoglio dell'acqua risalente come se ribollisse). Infine in epoca spagnola, quando l'acquedotto del Serino era inutilizzato, sorse ad opera di un privato un terzo grande acquedotto detto del Carmignano che convogliava in città le acque provenienti dalla località di
S. Agata dei Goti.
Purtroppo fino alla metà del 1800 i due grandi acquedotti della Bolla e del Carmignano soddisfacevano solo i 2/3 della popolazione, l'altra doveva far ricorso alle acque sorgive e ad alcune fontane. Solo nel 1880 fu ripristinato l'acquedotto del Serino fornendo una quantità d'acqua sufficiente al fabbisogno dell'intera città.
Le fontane inizialmente ebbero un funzione prettamente utilitaristica perché adibite ad abbeveratoio e lavaggio dei panni. In seguito furono realizzate fontane con funzioni solo decorative commissionate a grandi scultori e collocate nelle piazze o nelle ville.
Una particolarità delle grandi fontane è sempre stata la continua dislocazione, forse perchè connessa a problemi di viabilità.

 
 
 

RITORNO ALL’INFERNO

Post n°75 pubblicato il 16 Giugno 2009 da maniamicheass.vol
 

Storia di Semret, ragazza eritrea di 17 anni fuggita dal suo
Paese e dal servizio di leva a vita con la traversata del
deserto del Sudan. Sognava l’Europa. Non ce l’ha fatta.


                                                       

Semret era su uno dei barconi provenienti dalle coste africane,
intercettati il 7 maggio scorso dalla Guardia costiera italiana in
acque internazionali. È stata fatta salire sulla motovedetta e riportata
indietro, in ossequio ai "respingimenti" decretati dal ministro
dell’Interno Maroni. Ma che ne è stato dei respinti? Un volontario
italiano è riuscito a raggiungerla. E ha ascoltato la sua storia, una
di quelle che nessuno, da noi, vuole sentire. È l’avventura di una
piccola eritrea di 17 anni, cristiana, ultima di cinque figli.

I suoi fratelli maggiori sono stati costretti a prestare servizio militare
a tempo indeterminato. Non si fanno più sentire da anni e la famiglia
ha perso le speranze di rivederli. In Eritrea le cose funzionano così:
il Governo affigge un foglio nella piazza del paese con i nomi di
ragazzi e ragazze che devono presentarsi per la leva. Chi non lo fa
viene arrestato per renitenza. Molti giovani scappano appena leggono
il loro nome. Allora i soldati hanno preso l’abitudine di aspettarli
direttamente all’uscita di scuola.

Semret viene fatta salire su una jeep, ma salta giù insieme ad altri
studenti. Alcuni di loro si feriscono e vengono ripresi. Semret e due
amiche riescono a fuggire verso il Sudan. Lungo la strada una di loro
muore di stenti e la seppelliscono nella sabbia del deserto. Le due
superstiti raggiungono Khartoum dove lavorano come donne delle
pulizie, cercando di mettere da parte qualche soldo. La loro
speranza è l’Europa, di cui tutti parlano come della sola salvezza dai
mali dell’Africa. Nemmeno il Sudan, infatti, è un posto accogliente.
I profughi vivono in una zona della città dove è facile individuarli.

L’ambasciatore eritreo organizza retate per riportarli in patria, alla
guerra e alla morte. Appena Semret teme che scatti la trappola,
fugge su un container fino a Tripoli. Di quello che avviene nei campi
libici non vuole parlare, nemmeno con sé stessa. Dopo il dramma
dei campi, arriva il suo turno per salire su una carretta del mare.
Salpano dalla Libia, ma la notte incontrano le tre motovedette italiane
che li riportano indietro.

Nel porto di Tripoli, Semret viene avvicinata da un volontario italiano.
Non le era mai successo che qualcuno si interessasse alla sua
storia, alla sua vita. L’uomo l’ascolta, poi le chiede se vuole firmare
una carta, una lettera da presentare a Strasburgo. Non serve tanto
per lei, quanto per quelli che verranno dopo: ci vorranno mesi perché
l’Europa si muova. Semret dice di sì. Decidono di rivedersi nel centro
di raccolta tripolino. Il volontario riesce a entrare corrompendo una
delle guardie, e si presenta con i fogli delle procure. Raccoglie 24
firme e impronte digitali. Sono tutte di eritrei e somali. Chiede
insistentemente di Semret, ma lei sembra svanita nel nulla. Solo
una ragazza, forse la sua amica del cuore, sussurra una frase
frettolosa: «Appena è calato il sole è scappata, scavalcando le reti».

Ahmad Gianpiero Vincenzo
   
   

I DIRITTI NEGATI DEI RIFUGIATI POLITICI 
Quando i guardiacoste e i finanzieri italiani hanno
intercettato i profughi diretti a Lampedusa, avevano già
l’ordine di riportarli indietro. Li hanno fatti salire sulle loro
tre motovedette e li hanno contati. Era l’unica cosa che
potevano fare: 187 uomini e 40 donne,di cui almeno tre in
attesa. Alcuni dei marinai devono aver avuto ungroppo in
gola a vedere i volti di quei disperati. Tante volte li
avevano soccorsi, salvati dal mare grosso, dall’avaria delle
carrette del mare,addirittura aggrappati alle reti per i tonni
dopo un naufragio.
La stessa Onu ha premiato i marinai italiani per il coraggio e
l’umanità. Molti di loro sapevano che probabilmente stavano
facendo qualcosa di sbagliato, ma dovevano obbedire agli
ordini.
In effetti, tra quei 227 migranti pescati nello Stretto
di Sicilia, almeno 24 erano profughi provenienti dal
Corno d’Africa, e come tali avevano diritto a chiedere asilo
politico in Italia.
L’articolo 4 delIV protocollo del 1963 della Convenzione
europea dei diritti dell’uomo impedisce i respingimenti
collettivi, senza identificazione dei profughi, tanto più se
avvengono verso Paesi come la Libia, che
non hanno sottoscritto la Convenzione di Ginevra del 1951
sui rifugiati e che permette violenze e torture nei suoi
centri di detenzione. L’Unione forense per la tutela dei
diritti dell’uomo, Ong italiana che lavora per diffondere la
conoscenza e il rispetto dei diritti umani, in accordo con il
Cir (Consiglio Italiano per i rifugiati), ha già inoltrato una
lettera informativa alla Corte europea dei diritti dell’uomo
di Strasburgo.
LA PARTE GIUSTA DEL MEDITERRANEO 

Vivere a Nord del Mediterraneo è più facile. È la parte
giusta, quelladei diritti acquisiti e della tranquillità, almeno
apparente. Una condizione difficilmente migliorabile, che
al più si può temere di perdere.
Soprattutto perché nell’altra riva del mare, la parte
meridionale, la stessa sopravvivenza sta diventando
sempre di più un miraggio. Guerre, dittature, carestie,
sfruttamento da parte di multinazionali stanno
costringendo milioni di persone a lasciare leloro terre.
Un flusso di disperati che cerca un modo per continuare
a vivere, di scampare alle pallottole e ai colpi di macete.
L’Africa è soprattutto la triste patria delle guerre
dimenticate,come quella in Somalia. La responsabilità
spesso è anche di quelli che abitano sulle altre sponde del
mare. Nella primavera del 2006 le Corti islamiche, con
l’appoggio della popolazione, avevano assunto il controllo
politico di Mogadiscio, dopo 17 anni di guerra civile.
All’inizio dell’anno successivo, l’intervento dell’Etiopia,
appoggiata dagli Stati Uniti, rigettava il Paese nel caos.
Nel 2007 si sono registrati quasi un milione di profughi.
Ancora oggi Mogadiscio è zona di guerra. Solo nel maggio
di quest’anno, altri 40 mila profughi si sono allontanati dalla
regione, andando ad aggiungersialle migliaia che vagano
per l’Africa. Alcuni di questi arrivano sulle coste del
Nord Africa e vengono intercettati dai trafficanti di esseri
umani, che gestiscono la tratta verso l’Europa.
Chi ha qualche soldo da parte viene messo su di un
barcone, per quelli senza averi, c’è il lavoro forzato e la
prostituzione.
 
Famiglia Cristiana n. 24 del 14-6-2009 - Ritorno all'inferno
Origine: www.stpauls.it

 

 

 
 
 

Sant’Agostino degli Scalzi

Post n°74 pubblicato il 14 Giugno 2009 da maniamicheass.vol
 

 

Associazione di Volontariato           
      ANTEAS”Mani Amiche
Sede: Via BELLINI,49-80135 (NAPOLI)
   
         Tel..Fax:-081/5449766
              C.F.-95085810683
  
      http://blog.libero.it/maniamiche 
       
   E.mail: maniamiche-ass.vol@libero.it
               

 

 

                                                                        

L’Associazione  di Volontariato
“ANTEAS  Mani Amiche
in collaborazione con i
Padri Agostiniani Scalzi e
con la Sopraintendenza alle Belle Arti :
( Dott. ssa Luciana Arbace) e (Dott.ssa Eliana Creazzo)

In occasione del Maggio dei Monumenti 2009.

 

È lieta di annunziare la riapertura al pubblico della Chiesa
di Sant’Agostino degli Scalzi
(ex Santa Maria della Verità) già S. Maria dell’Oliva,
per darela possibilità di effettuare visite guidate e
gratuite,  ed ammirare la meravigliosa architettura
e i bellissimi dipinti in essa conservati ed ancora
in fase di restauro.
Si ringraziano tutti coloro che si sono prodigati e
continuano a prodigarsi per i restauri e per mettere
in ordine un cosi importante tassello di storia,
cultura,arte e religione Partenopea.                                                        
Chiesa di Santa Maria della Verità
                (già S. Maria dell’Oliva)

.

    
Scorcio della facciata (in fase di ristrutturazione)   

 
            

 Scorcio dell'interno (in restauro), con le decorazioni
a stucco che ricoprono tutte le strutture portanti

La chiesa di Santa Maria della Verità, già S. Maria dell’Oliva

(comunemente detta Sant'Agostino degli Scalzi) è un luogo
di culto di interesse storico ed artistico di Napoli.Fu eretta
negli anni
1603-27 da Giovan Giacomo di Conforto (già
operativo nella vicina
chiesa di Santa Teresa) e fu restaurata
nel
1688 da Arcangelo Guglielmelli e da Giuseppe Astarita
nella seconda metà del
Settecento. Abbandonata per svariati
anni,intorno al
2000 sono iniziati i lavori di restauro
architettonico della struttura e di recupero artistico delle opere
in deposito.Nell'interno, un rivestimento di stucco del
XVII secolo copre tutte le strutture portanti dell'edificio;
la zona absidale è stata ridecorata sui disegni del Guglielmelli.
I dipinti furono affidati ad alcuni pittori napoletani, come:
Massimo Stanzione, Giacomo del Po, Andrea d'Aste,
Domenico Antonio Vaccaro, ma alcune opere, per motivi di
sicurezza sono state trasferite al
Museo di Capodimonte,
come due tele di
Luca Giordano e Mattia Preti.
 Le opere scultoree in
marmo e in stucco sono di
Bartolomeo Granucci e Nicola Mazzone, Giulio Mencaglia e
Bartolomeo Ghetti, che ha realizzato la balaustrae l'altare
maggiore su disegno del
Guglielmelli. Di notevole interesse
è il pulpito condecorazioni realizzate da
Giovanni Conte,
detto Il Nano.Nell'ipogeo della chiesa, vi è custodita una
cripta nella quale venivano sepolti i corpi dei religiosi.

La chiesa riapre al pubblico dopo vari decenni a causa del
terremoto del 1980  che la danneggiò in alcune sue parti e
ne provocò uno stato di quasi assoluto abbandonodi cui,
negli anni, approfittarono ladri e malviventi trafugando
paliotti d’altare, acquasantiere, suppellettili sacre. 
Fondata nel 1592 dai padri Agostiniani si affacciava
anticamente su uno slargo, creando una quinta di notevole
effetto scenografico, completamente scomparsa dopo
lunghe e complesse vicende urbanistiche, che hanno
ridotto notevolmente il godimento della facciata.
All’interno l’edificio si presenta caratterizzato da pianta a
croce latina e navata unica fiancheggiata da tre cappelle
per lato, alternate a coppie di lesene, con cupola.
Tra le meraviglie di questa chiesa bisogna innanzitutto
elencare la volta interamentestuccata nel primo Settecento
grazie alla finissima opera di 
Domenico Antonio Vaccaro
che realizza qui forse il miglior saggio e testimonianza di
stucchi e decorazioni tardo-barocche nel napoletano.
L’altare monumentale, cosi come le sei cappelle della chiesa,
si può vantare di decorazioni marmoree da autentico
capogiro realizzate dal genio di
Cosimo Fanzagoe dai suoi
allievi che combinando marmi dai più svariati colori hanno
creato composizioni floreali di unica cromaticità. Tra i maggiori
dipinti appartenenti alla chiesa ci sono due tele di
Mattia Preti e una di Luca Giordano custodite, si spera solo
per poco, al Museo di Capodimonte, nella zona dell’altare
spiccano le tele di Giacomo Del Po eseguite nel 1693 e
nel 1695 e di Andrea d’Aste, che completa nel 1710
una "Nascita di Gesù" ed una "Adorazione dei Magi" di
pregevole fattura. Per il resto sono ritornate, numerose
tele, accuratamente restaurate, di pittori ritenuti minori,al
cospetto di tanti grandi, che popolano il secolo d’oro;
sono opere di Agostino Beltrano, di Giuseppe Marullo,
di
Francesco Di Maria.
Per concludere e’ doveroso citare altre due curiosità di
questa chiesa come il pulpitointeramente in radica di
noce sorretto da un maestoso grifone dagli occhi vitrei,
esempio unico in Campania  e forse anche in Italia, e un
quadro raffigurante un crocifisso di notevoli dimensioni,
ancora non attribuito, ma di chiara scuola caravaggesca,
che è stato completamente recuperato attraverso uno
scrupoloso ed accurato restauro.
Testo di Ilario D’Amato

 SI RINGRAZIANO TUTTI GLI ADDETTI AI LAVORI

R.U.P.---Direttore  Lavori………Dott.ssa  LUCIANA ARBACE

                                                   Dott.ssa  ELIANA  CREAZZO

Coordinatore Sicurezza …………Arch.  CIRO  COMPAGNONE

Impresa Esecutiva…………………DAFNE   RESTAURI  S.N.C.

Direttore Tecnico…………………Dott.ssa  AGATA  FINOCCHIARO

                                                               
         Il Presidente        
“ANTEAS Mani Amiche       Il Superiore/Rettore dei
   
Salvatore Costigliola         Padri Agostiniani Scalzi
                                          
P.Celestino Leonardo Iannilli
Si Consiglia di visitare il Blog: http://blog.libero.it/maniamiche

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 

Passeggiando per Napoli

Post n°73 pubblicato il 31 Maggio 2009 da maniamicheass.vol
 
Foto di maniamicheass.vol

PASSEGGIANDO PER NAPOLI -2-

              SPETTACOLO CULTURALE               

Conduce MARIO TOTO con la collaborazione del poeta
ALBERTO ARRICHIELLO e la voce e la chitarra di
FRANCO MANUELE

                    Sabato 6 giugno 2009     alle ore 19°°
                               nel Teatro Parrocchiale
       di S.Giuseppe dei Vecchi e Immacolata di Lourdes
                Via Salvatore Tommasi, 20 - Napoli
                           Tel. 081 549 6529

 "Passeggiando per Napoli -2-" vuole essere un piccolo contributo
per rinverdire quel ricordo, riproponendo la cultura napoletana ai
napoletani.

 
 
 

EVENTI CALAMITOSI

Post n°70 pubblicato il 03 Aprile 2009 da maniamicheass.vol
 

Il popolo subiva anche gli effetti devastanti delle guerre durante l'avvicendarsi delle dominaziono straniere. Infatti nel 1442 si gridò al miracolo quando l'infante aragonese che dal mare bombardava il castello del Carmine, colpì con una bombardacha del Carmine Maggiore, il Crocifisso di legno che rimase illeso in quanto reclinando il capo schivò il colpo.
L'avvenimento impressionò il re Alfonso D'Aragona che insediatosi nel regno di Napoli, come primo atto, fece erigere un baldacchino a protezione del Crocifisso che è tutt'ora nella chiesa del Carmine e che si espone alla devozione dei fedeli nelle festività Natalizie di ogni anno.
Si gridò al miracolo anche quando la lava del Vesuvio avanzava minacciosa verso la città, e la statua di S.Gennaro portata in processione in località del ponte della Maddalena, arrestò l'avanzata della lava di fuoco. Un busto del Santo è stato apposto sul luogo dell'avvenimento.
Il maremoto del 1343 ci viene descritto dal Petrarca che durante il regno Angioino, era ospite dei monaci Francescani nel convento di S.Lorenzo Maggiore, ed il suo racconto ricco di particolari, manifesta il suo terrore in quella infausta notte nella quale paventava la fine del mondo.
Dal testo di "Carlo Raso"(guida letteraria del centro antico di Napoli) trascrivo lo scritto del Petrarca:
(una catastrofe davvero singolare e mai udita nei secoli.......mi colse qui a Napoli, in questo mio tedioso indugiare........nulla è mai accaduto di più terribile e furioso...torno a casa al primo tramonto...indugio dunque a una finestra volta ad occidente...vado anch'io a letto, allora, per prendere un sonno ritardato.
Ero ancora nel dormiveglia quand'ecco, di colpo, tremare con orribile fragore le finestre e le mura, pur costruite a volta su salde fondamenta di pietra; e il lume da notte, che ho sempre l'abitidine di tenere acceso mentre dormo, si spegne.
Balziamo dal letto e al posto del sonno ci invade la paura della morte vicina.
Mentre nel buio ci chiamiamo a vicenda e alla terribile luce dei lampi riusciamo appena a vederci e a farci forza con voce tremante, i monaci di cui siamo ospiti e il loro santissimo priore David (che nomino per fargli onore), levatisi secondo l'abitudine per recitare le notturne lodi a Cristo, atterriti da quello improvviso cataclisma, armati di croci e reliquie di santi e implorando a gran voce la misericordia divina, irrompono nella mia camera portando avanti le fiaccole.
Mi rincuorai un poco. Ci affrettammo tutti verso la chiesa, e qui giunti, genuflessi, pernottiamo nel pianto, certi ormaiche la fine fosse imminente e che ogni cosa attorno rovinasse......E quando finalmente, dopo una notte che per magico prodigio ci parve doppia, giungemmo in tale stato all'aurora e riuscimmo a indovinare più con il cuore che dalla luce il prossimo spuntare del giorno, vestiti dei sacri paramenti i sacerdoti celebrarono la Messa, e noi, senza ancora osare di guardare il cielo, ci prosterniamo sull'umida e nuda terra).

 
 
 

EVENTI CALAMITOSI

Post n°69 pubblicato il 25 Febbraio 2009 da maniamicheass.vol
 

Il popolo Napoletano dalla fondazione ai nostri giorni, nell'arco di 2500 anni, ha subito le dominazioni straniere e sofferto per le calamità naturali.
In origine a turbare la tranquillità della Napoli greca, furono i Sanniti, bellicoso popolo proveniente dai monti della Campania. Seguirono i Romani che non imposero la propria cultura assimilando molto bene quella greca.
Cessato il dominio romano, subentrarono i Bizantini che dal IX al XII secolo consentirono ai Napoletani una certa autonomia. Seguirono infine varie dominazioni straniere, dai Normanni agli Svevi; dagli Angioini agli Aragonesi; dagli Spagnoli ai Borboni fino all'unità d'Italia.
Ad esclusione di un lungo periodo di governo autonomo, la città dovette soccombere alle dominazioni straniere assimilandone usi e costumi, e subire le secolari sopraffazioni di un assolitismo monarchico che favoriva sia l'indebito arricchimento di classi diririgenti affiancati a ricchi feudatari, che l'impoverimento del ceto popolare, quel popolo la cui atavica miserevole condizione sociale doveva subire ulteriori emozioni per le calamità naturali ( eruzioni vulcaniche, terremoti, carestie e pestilenze). Delle calamità, quelle che maggiormente lasciarono il segno in un popolo debole ed indifeso furono:
Il maremoto del 1343; il terremoto del 1456; terremoto ed eruzione vulcanica del 1538 che vide la nascita del monte Somma; il catastrofico terremoto del 1631 e quello del 1688 durante il quale crollò il pronao dell'antico tempio di Castore e Polluce; le carestie del 1506 e 1560; le pestilenze del 1461, del 1526 e soprattutto la peste del 1656 che decimando la popolazione e riducendola del 50%.
Si ricorda infine l'epidemia colerica del 1884 che dette origine al risanamento della città attraverso lo svetramento dei quartieri di Mercato-Pendino e Porto di cui i principali artefici furono Nicola Amore primo sindaco d'Italia dopo l'unità, e il Duca di S. Donato. Non possiamo tra l'altro ignorare che il risanamento risolse solo il problema igienico sanitario, in quanto se da un lato furono abbattuti fondaci e vecchi edifici con abitazioni sovraffollate, in cui vivevano in totale assenza delle più elementari norme igieniche; dall'altro ci fù la cancellazione di memoria storica per la demolizione nell'ambito dello sventramento di antiche chiese ed antichi edifici non solo, ma le nuove costruzioni ( vedi Corso Umberto come era lecito aspettarsi) , non ospitarono il ceto meno ambiente, evacuato dallo sventramento,il quale fu costretto ad affollare le abitazioni piu prossime che non erano state abbattute ( cosi come avvenne per gli abitanti di S.Lucia).

 
 
 

Il Megaride

Post n°68 pubblicato il 21 Febbraio 2009 da maniamicheass.vol
 
Foto di maniamicheass.vol

Sull'antico scoglio di Megaride, attuale Castel dell'Ovo, si respira l'atmosfera mitologica della Sirena Partenope, quella Sirena che non riuscendo ad ammaliare col suo canto il mitico "Ulisse", per un segno del destino muore tuffandosi nelle gelide acque marine dallo scoglio dei "Li Galli" (di fronte a Positano) e trasportata dalle onde, raggiunge l'isolotto di MEGARIDE ( Castel dell'Ovo )sul quale nasce l'antica città Partenope, e sulla quale presumibilmente sorse l'antico tempio dedicato alla Sirena, che per alcuni era sita sul promontorio di Pizzofalcone, per altri, nell'aria dell'attuale chiesa di S.Lucia, per altri ancora, sull'Acropoli della Neapoli greco-romana in locapità "S.Aniello a Capo Napoli". La leggenda popolare individua nel ritrovamento della testa di marmo conosciuta da tutti "A Capa e Napule" una parte del corpo della statua della Sirena, quella testa di marmo che per secoli, sfidando il tempo, è stata collocata su un piedistallo in Via S. Giovanni a Mare e tuttora è sita sulle scale del Palazzo S. Giacomo in Piazza Municipio. Ma la fantasia popolare va oltre se riesce ad immaginare la Sirena che allunda il suo corpo fino ad abbracciare l'intera città. La testa è ad oriente (S.Aniello a capo Napoli), il corpo al centro del Decumano Inferiore (la statua del Nilo) denominata ("O Cuorp' é Napule") e i piedi ad occidente, verso Mergellina ai piedi della grotta (Piedigrotta).

 
 
 

E RIECCOMI QUA'

Post n°67 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da maniamicheass.vol

RIPRENDIAMO CON QUALCHE CURIOSITA' SULLA STORIA DI NAPOLI.
MA PRIMA UN CARO SALUTO ED UN ABBRACCIO A TUTTI VOI.

 
 
 

CURIOSITA'

Post n°66 pubblicato il 11 Febbraio 2009 da maniamicheass.vol
 

Con l'affermazione del cristianesimo, vennero edificate le prime chiese cristiane sui ruderi degli antichi templi pagani, o addirittura risultati dall'adattamento e trasformazione di questi ultimi. Un esmpio è la chiesa costantiniana di S. Restituta
nella cattedrale del Duomo, edificata sui ruderi dell'antco tempiodedicato ad Apollo.Presumibilmnte due colonne di spoglio della chiesa costantiniana sono site in  piazza Vittoria in direzione del mare, e in piazza dei Martiri. In particolare: la colonna di piazza Vittoria fu offerta in occasione del morbo della peste di Napoli, ai monaci teatini per apporre la statua di S. Gaetano nell'omonima piazza. Purtroppo il progetto non fù eseguito per l'opposizione dei proprietari di un palazzo vicino, i quali temevano che in caso di terremoto, tale opera gli potesse crollare addosso. Per cui, fù realizato ad opera dello scultore Andrea Falcone, un basamento a sostegno della statua di S.Gaetano. Abbandonata l'idea, dopo molto tempo, nel 1914 la colnna fù eretta in piazza Vittoria in ricordo dei caduti del mare. La colonna di piazza dei Martiri è circondata dalle statue marmoree dei quattro leoni che simboleggiano il martirio dei
napoletani durante le rivoluzioni contro i borboni: il leone morente simboleggia la rivoluzione del 1799;quello che trafitto da una spada si volge per morderla, i morti del 1820; l'altro che appare non ancora domato, la rivolta del 1848 ed infine l'ultimo che si erge minaccioso, l'epopea garibaldina del 1860. Il generale romano Lucio Licino Lucullo (106-57 A.C.), personaggio di spicco del patrizziato romano, al termine della sua carriera di combattente, si insediò con la sua corte e le sue ricchezze nell'antica città di Palepoli, che si estendeva dal promontorio
di Pizzofalcone fino all'isolotto di Megaride. In questo luogo incantevolee gaudente, Lucullo, dalla Persia e dalla località di Cerasunto (in Asia Minore) introdusse i semi di due sconosciuti ma deliziosi frutti il cui appellativo dialettale " Perzeche e Cerase" fanno riferimento alle località di provenienza.

 
 
 

SCUSATEMI MA HO TROPPO DA FARE               A PRESTO

Post n°65 pubblicato il 16 Gennaio 2009 da maniamicheass.vol
 
Tag: SCUSE

PRESTO CONTINUERO' A SCRIVERE. UN ABBRACCIO A TUTTI VOI:
Salvatore 

 
 
 

CURIOSITA'

Post n°61 pubblicato il 28 Novembre 2008 da maniamicheass.vol
 

Con l'affermazione del cristianesimo, vennero edificate le prime chiese cristiane sui ruderi degli antichi templi pagani,o addirittura risultanti dall'adattamento e trasformazione di quest'ultimi.
Un esempio è la chiesa Costantiniana di S.Restituta nella cattedrale del Duomo, edificata sui ruderi dell'antico tempio dedicato ad Apollo.
Presumibilmente due colonne di spoglio della chiesa Costantiniana sono site in piazza Vittoria in direzione del mare,e in piazza dei Martiri.
In particolare: la colonna di piazza Vittoria fu offerta in occasione del morbo della peste a Napoli, ai monaci Teatini per apporre la statua di S.Gaetano nell'omonima piazzetta.
Purtroppo il progetto non fu eseguito per l'opposizione dei proprietari di un palazzo vicino, i quali temevano che in caso di terremoto tale opera potesse crollargli addosso.
Per cui fu realizzato un basamento a sostegno della statua di S.Gaetano dallo scultore Andrea Falcone.Abbandonata l'idea, dopo molto tempo, nel 1914 la colonna fu eretta in piazza Vittoria in ricordo dei caduti del mare.
La colonna di piazza dei Martiri è circondata dalle statue marmoree dei quattro leoni che simboleggiano il martirio dei napoletani durante la rivoluzione contro i Borboni: Il leone morente simboleggia la rivoluzione del1799; quello che trafitto da una spada si volge per morderla, i morti  del 1820; l’altro che appare non ancora domato,la rivolta del 1848 ed infine l’ultimo che si erge minaccioso, l’epopea garibaldina del 1860.
Il generale romano Lucio Licino Lucullo (106-57 A.C.), personaggio di spicco del patriziato romano, al termine della sua carriera di combattente, si insediò con la sua corte e le sue ricchezze nell’antica città di Palepoli, che si estendeva dal promontorio di Pizzofalcone fino all’isolotto di Megaride.
In questo luogo incantevole e gaudente, Lucullo dalla Persia e dalla località di Cerasunto (in Asia Minore) introdusse i semi di due sconosciuti ma deliziosi frutti il cui appellativo dialettale (Perzeche e Cerase) fanno riferimento alle località di provenienza.
Ricerche di Mario Toto e foto di Salvatore Costigliola

 

 
 
 

PARTICOLARE  STORICO

Post n°59 pubblicato il 21 Novembre 2008 da maniamicheass.vol
 

I progenitori dei napoletani furono i Greci di Cuma, i quali fondarono l'antica Partenope insediandosi sul grande scoglio di Megaride (attuale Castel dell'Ovo),che si estendeva dall'attuale Piazza Municipio ad oriente, al promontorio di Pizzofalcone.
Successivamente nel 470 A.C. fu scelta un'area compresa tra via Foria, via San Giovanni a Carbonara e S.Anna dei Lombardi per fondare la nuova città denominata Neapolis, Dopo 2500 anni dalla fondazione di Neapolis, nonostante le trasformazioni operate dall'uomo e le calamità naturali, sono ancora visibili  alcune antiche testimonianze.
Ed ecco apparire ai nostri occhi,tracce delle murazioni dell'antica città greca, in piazza Bellini (nei pressi del Conservatorio di S.Pietro a Maiella), nel largo di via Pietro Colletta(presso il teatro Trianon e all'interno del teatro stesso), in via Maria Longo e via S.Aniello a Capo Napoli (nei pessi dell'Ospedale "Incurabili"), in via S.Domenico (nelle fondamenta del palazzo Corigliano) e in via Mezzocannone (nel cortile dell'Università Federico II ).
La città divenne poi dominio dell'Impero Romano, e l'attento passante può ammirare alcune vestigia dell'antica epoca romana.
I resti dell'acquedotto del Serino (in via Ponti Rossi); il Ninfeo Luculliano(sul monte Echia); la villa imperiale di Vedio Pllione ( a Posillipo); le due colonne del vecchio tempio di Castore e Polluce davanti alla facciata della chiesa di S. Paolo Maggiore nella piazza S. Gaetano,(uniche superstiti, del disastroso terremoto del 1688 che fece interamente crollare il pronaco della chiesa, costituito da otto colonne corinzie e solo la solerzia, l'amore per l'antichità e la volontà di non cancellare il passato, consentirono di collocare le due colonne davanti alla facciata della chiesa; ed ancora le botteghe dell'antico foro romano (negli scavi di S.Lorenzo Maggiore), che si possono ammirare seguendo un breve percorso alla profondità di 7 - 8 metri, il cui calpestio è costituito da un selciato romano(antico cardine); la colonna(nello spigolo di un palazzo in via S.Biagio dei Librai); gli archi in laterizio con funzione di contrafforti dell'antico teatro in (via Anticaglia).
Infine tracce del complesso termale in via Terracina, la strada che conduce a Pozzuoli.
Il percorso era molto lungo, all'inizio s'inerpicava lungo la collina del Vomero per poi ridiscendere verso Fuorigrotta attraverso la via Terracina, ed alla fine del 1° secolo A.C. l'architetto Lucius Cocceius, fece perforare la collina di Posillipo con una galleria lunga 705 metri"Cripta Neapolitana" che rendeva meno ripidoil percorso che conduceva a Pozzuoli attraverso via Terracina. Lungo questo tratto i romani crearono una sosta con la realizzazione delle terme delle quali si possono ammirare splendidi mosaici a pavimento.
E' ancora possibile scorgere qualche testimonianza dell'epoca bizantina, a tal'uopo si consiglia la visita della chiesa di S.Giorgio Maggiore, sita all'incrocio di via Forcella con via Duomo, essa è una delle quattro basiliche dell'epoca Vescovile, fondate intorno al 500 D.C. (S.Maria Maggiore,in piazzetta Miraglia- S. Giovanni Maggiore presso via Mezzocannone - e SS.Apostoli in piazzetta SS.Apostoli), entrando in chiesa da via Forcella si noto l'Abside dell'antica basilica bizantina.
L'epoca ducale è testimoniata dal campanile della Pietra Santa in via Tribunali ed ancora una testimonianza del XIII secolo è la colonna di Corradino, visibile nella chiesa del "Purgatorio e Santacroce al Mercato". Tale colonna fu eretta dai commercianti del Mercato a ricordo di Corradino di Svevia, decapitato in piazza Mercato dagli Angioini per sancire la fine della dominazione Sveva.
Queste pochissime tracce del passato possono essere sufficienti ad esercitare quel fascino che alimentando la già ricca fantasia del popolo napoletano, gli consente di immaginare usi e costumi di personaggi di epoche passate.                  

 
 
 

Che cosa è il Volontariato

Post n°58 pubblicato il 12 Novembre 2008 da maniamicheass.vol
 

PREMESSA IL Volontariato è un'attività libera e gratuita svolta per ragioni
di solidarietà e di giustizia sociale. Può essere rivolta a persone in difficoltà,
alla tutela della natura e degli animali, alla conservazione del patrimonio
artistico e naturale. Nasce dalla spontanea volontà dei cittadini di fronte a
problemi non risolti (o non affrontati) dallo stato e dal mercato. Per questo
motivo il volontariato si inserisce nel "terzo settore" insieme ad altre
organizzazioni che non rispondono alle logiche del profitto o del diritto
pubblico. Il volontariato può essere prestato individualmente in modo più
o meno episodico, o all'interno di una organizzazione strutturata che può
garantire la formazione dei volontari, il loro coordinamento, la continuità
dei servizi.In Italia la Legge 266/91 regola il volontariato organizzato e,
unica in Europa, istituisce delle strutture - presenti in ogni regione - per lo
sviluppo e la crescita del volontariato ( i Centri Servizi per il Volontariato,
C.S.V.)che forniscono gratuitamente alle Organizzazioni di Volontariato
servizi nel campo della promozione, della consulenza,della formazione e
della comunicazione. La posizione del Volontario: Il volontario, si mette
in un atteggiamento d'interesse ed attiva partecipazione con le
organizzazioni di volontariato impegnandosi in posizioni che la Costituzione
ha riservato ai corpi temporanei e alle associazioni di Cittadini.
Le Associazioni: Per la legge Italiana il volontariato organizzato nelle
ha le caratteristiche previste dalla Legge 266/1991 che sono: gratuità
assoluta delle prestazioni fornite dai volontari in modo personale e
spontaneo, divieto assoluto di retribuzione degli operatori soci delle
associazioni. La stessa Legge prescrive che le associazioni debbano
presentare democraticità della struttura, l'elettività e la gratuità delle
cariche associative.Le associazioni di volontariato più conosciute sono:
*Corpo nazionale Giovani Esploratori ed Esploratrici Italiani.
*Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani.
*ANPAS-Associazione nazionale Publiche Assistenze. *Arciragazzi -
*Associazione Insieme nel Mondo. *Aquilone blu Associazione per la
lotta alla
pedofilia e abusi all'infanzia. *AIAS-Associazione Italiana
Assistenza agli Spastici
. *AUSER-*AVIS-*ANTEAS-*AVULS-*Misericordia-*
Telefono Amico-*Telefono Donna-*Telefono Azzurro
-etc.etc... Esistono
tanti enti che non sono giuridicamente organizzazioni di volontariato perchè
non sono enti autonomi ( sono parastatali o controllati dalla Chiesa e quindi
le cariche non sono elettive e la struttura non è definibile come democratica),
ma all'interno vi sono pure persone che prestano attività volontaria, accanto
a persone retribuite. Ad Esempio: Caritas Italiana - Croce Rossa. Poi vi sono
enti che non prevedono il vincolo assoluto della gratuità della prestazione e
quindi retribuiscono i propri soci, ma possono anche avere volontari che
affiancano il personale retribuito, operando gratuitamente. Ad Esempio:
ACLI - ARCI - Fondazione Banco Alimentare - Legambiente -
Associazione Europea Vigili Volontari.
Poi vi sono Organizzazioni Non Governative - (O.N.G.).
Una Organizzazione Non Governativa è una organizzazione che è
indipendente dai governi e dalle loro politiche. Possono essere:
Organizzazioni per campagne socio/ politiche. *The Social capital Foundation.
*AIESEC. *Amnesty International. *Greenpeace.
Organizzazioni internazionali di Sviluppo e Soccorso:
*Croce Rossa e Mezzaluna Rossa Internazionale. etc.etc........ --------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------Detto quanto sopra, si evince che lo spazio in cui opera il volontariato è immenso
e intrigato. Troviamo persone dedite al volontariato, non soltanto
proveniente dall'ambito Religioso Cattolico, ma anche da altre culture,
stati sociali,altre Religioni ed anche Atei. Questo dimostra, che al di là
della fede che si professa, ogni uomo ha in sé quel seme di Solidarietà
che lo porta ad aiutare il proprio simile(questo, in misura minore, lo si
può notare in qualche specie animale). Ma noi professiamo il Cristianesimo
e quindi è giusto che prendiamo come punto di riferimento Gesù Cristo,
cercando di imitarLo in quanto Suoi seguaci. In questo, ci danno un valido
aiuto i Santi, che con le loro opere e preghiere ci dimostrano che talune
cose sono possibili anche a noi umani. Ognuno, poi predilige venerare uno
o più Santi in funzione al modo in cui hanno espresso la Loro Santità e in
che cosa si sono distinti.Io, per esempio, in riferimento al volontariato,
vedo come esempi da imitare: Santa Elisabetta Regina d'Ungheria,don Milani,
S.Giuseppe
Moscati, S Giovanni Bosco, Madre Teresa di Calcutta, senza
togliere meriti e venerazione a tutti gli altri Santi. Ma troviamo altri
personaggi che pur non essendo Cristiani Cattolici si sono distinti in grandi
opere di volontariato. Grandi personaggi che possono essere presi come
esempio sono:Mahatma Gandhi, Martn Luther King, Dalai Lama e tanti altri
ancora. Il Volontario è colui che dimostra di essere libero, e manifesta la sua
libertà nel prodigarsi in tutte quelle azioni che portano benefici al singolo e
all'intera comunità.Il vero amore è:
DONARE TUTTO SE STESSO SENZA
CHIEDERE NULLA IN CAMBIO.
Anche nel pensiero Epicureo viene evidenziato che:
IL PIACERE PIU' GRANDE E' QUELLO DEL DONARE E NON TANTO QUELLO
DEL RICEVERE.
Comunque, la prima carta giuridica sui DIRITTI SOCIALI
fu scritta dopo la rivoluzione Francese, allora ,anche i promotori di quella
rivoluzione possono essere inseriti nel volontariato,e quindi anche i Partigiani,
e quelli che difendono la Pace nel Mondo e tutti coloro che hanno combattuto
e che combattono contro l'oppressione e la repressione di Etnie e Popoli.
Per finire, il volontario è colui che: difende il debole difende la libertà,
aiuta il bisognosi promuove i valori morali civili e sociali, è attento alla
difesa dell'ambiente,insomma, cerca di avere cura e rispetto di tutto il
Creato. Solo cosi manifesta, in tutta la sua grandezza l'amore che Dio ha
inculcato nell'uomo facendolo a Sua Immagine e Somiglianza.Salvatore

 
 
 

"Donna Marianna 'a capa 'e Napule"

Post n°55 pubblicato il 06 Novembre 2008 da maniamicheass.vol
 

 In palazzo San Giacomo, sul pianerottolo dello scalone centrale, è esposta una  testa di donna  in marmo, replica di una scultura antica di epoca classica, ritrovata nel Seicento nella  Piazza Mercato. Si tratta di uno dei monumenti piu suggestivi e misteriosi della città di Napoli. Secondo un'antica tradizione riportata da Carlo Celano nel suo volume Notizie del bello, dell'antico  e del curioso della città di Napoli e da Giovanni  Antonio Summonte nella sua Historia della città e Regno di Napoli, che vissero all'epoca del ritrovamento, l' antica testa femminile raffigura  la Sirena Partenope. In realtà la  scultura Napoletana rappresenta una divinità pagana, Afrodite/Venere, e doveva essere collocata come statua di culto all'interno di un tempio della Neapolis romana. Durante i moti insurrezionali guidati da Masaniello la statua fu deturpata mediante l'asportazione  del naso; successivamente un patrizio napoletano, tale Alessandro di Miele, la fece sistemare su una base di piperno nei pressi della Chiesa di Sant'Eligio. Nel vissuto quotidiano, la Capa 'e Napule non godeva di buona fama; infatti, chiunque  avesse la testa grossa e informe era solitamente schernito dalle popolane con il detto:Me pare Donna Marianna, 'a Capa 'e Napule. Non è chiaro quando la  "Capa di Napoli" sia stata soprannominata "Donna Marianna", secondo alcuni l'appellativo le fù dato nell'Ottocento, quando venne collocata di fronte alla Chiesa di Santa Maria dell'Avvocata. Qui era conservato anche un busto della Santa commemorata durante la festa di Sant'Anna; per quest'analogia con il busto e con la Santa, forse 'a capa 'e Napule divenne "Donna Marianna". Durante la festa religiosa di Sant'Anna, le popolane avevano il compito di abbellirla con fiori e nastri  per poi inscenarvi   danze e balletti tutt'intorno. Il restauro nel 1879 la riportò alla  sua originale fisionomia, ridonandole il naso. Nel 1961 Donna Marianna entrò a far parte della Collezione del Museo Filangieri. Dopo poco fu trasferita a Palazzo San Giacomo. Mentre,il 24 giugno 2003, sull'entrata della Chisa di San Giovanni a Mare  fu posta una copia dell'originale, cosi "Donna Marianna" torna nel suo quartiere.    Ricavato dalla biblioteca del Comune di Napoli

 
 
 

FINE DEI DETTI

Post n°54 pubblicato il 04 Novembre 2008 da maniamicheass.vol
 

Per il momento, i detti napoletani sono finiti. Il prossimo Tag sarà "ANTICHE TESTIMONIANZE"

 
 
 

"O caccavo'  'e Santa Maria 'a Nova"

Post n°53 pubblicato il 04 Novembre 2008 da maniamicheass.vol
 

I frati del convento di "S.Maria La Nova" preparavano i pasti per i poveri in un enorme pentolone ('o Caccavo).Il detto è un modo per indicare l'insaziabilità delle persone. Come dire non basta il contenuto di un enorme pentolone per sfamarti.

 
 
 

"A' casa d'o ferraro 'o spit'e lignamme"

Post n°52 pubblicato il 04 Novembre 2008 da maniamicheass.vol
 

Come dire che nella casa del ferraio (fabbro),lo spiedo è di legno.Il riferimento è a persone dalle quali ci si attenderebbero risposte adeguate al loro ruolo, invece poi, i risultati non corrispondono alle aspettative.

 
 
 

"A cca 'a pezza e 'a cca' 'o sapon"

Post n°51 pubblicato il 04 Novembre 2008 da maniamicheass.vol
 

Anticamente lo scambio tra le pezze (stracci) ed il sapone avveniva con i rigattieri detti "saponari" i quali davano sapone in cambio di pezze. L'espressione è usata quando si vuole dichiarare che non è possibile fare credito.

 
 
 

"Nun tene' manc'a capa' e zì Vicienz"

Post n°50 pubblicato il 04 Novembre 2008 da maniamicheass.vol
 

Tale espressione era riferita ad una persona indigente. Risalendo all'epoca romana, una persona senza reddito era esente dal pagamento delle tasse (caput sine censu) questo ultimo termine latino, per corruzione dialettale ,divenne: "Capa' e zi Vicienz". Quindi:"Nun tene' manc'a capa' e zì Vicienz".

 
 
 
 
 

INFO


Un blog di: maniamicheass.vol
Data di creazione: 28/09/2008
 

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