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Un blog creato da ben68enr il 07/02/2008

parole per fare

rivolta alla frustraziione

 
 

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Water, close.

Post n°12 pubblicato il 15 Aprile 2008 da ben68enr

In cui la perdita della 'l' tra la 'a' e la 't' è dovuta ad un lapsus non freudiano ma personale.La grande novità mi pare quella di 'Caro amico ti scrivo ...' di Lucio Dalla con la conclusione che non solo qualcosa ma molto ancora qui non va e non andrà.

Comunque, come diceva mia nonna, mal voluto non è mai troppo.

Per conto mio torno ad occuparmi di fiori, monti e boschi, acque limpide e cascate con il bel tempo, senza quindi preoccuparmi troppo dell'arcobaleno.

 
 
 

Essere o malessere

Post n°11 pubblicato il 28 Marzo 2008 da ben68enr

Per non precipitare - ci dicono - bisogna aumentare la produttività, naturalmente a spese di chi lavora: soltanto così ci può essere più ricchezza da distribuire.

Intanto per adesso poco importa la distribuzione - rimando qui alla favola del leone, l'asino, la vacca e non ricordo più il quarto - o redistribuzione; mi interessa l'altra contraddizione legata al godimento dei frutti della maggiore fatica.

Come esseri umani, togliendo tutte le altre infrastrutture come ad esempio la salute, siamo condannati a scontrarxci, per le nostre esigenze esistenziali, con due paletti: uno fisso e irremovibile, il tempo, l'altro fino ad un certo punto variabile, lo stress, nel senso che per vivere bene abbiamo bisogno del tempo necessario per godere i frutti del nostro lavoro e che abbiamo necessità di una condizione psicofisica che ci consenta di godere.

Ho detto tutto: Più tempo diamo al lavoro e meno ce ne resta per realizzare i nostri desideri, più siamo affaticati e meno siamo in grado di trovare la condizione giusta per assaporare le delizie del benessere.

Semplice, no? Troppo semplicistico? Provate a rifletterci mentre siete nel solito ingorgo per tornare tra le accoglienti mura di casa dopo la giornata di lavoro.

 
 
 

Dal sol dell'avvenire ...

Post n°10 pubblicato il 28 Marzo 2008 da ben68enr

Dove doveva sorgere il sol dell'avvenire? Qualcuno diceva nella steppa, ma non è andata così perchè dopo la semina, il raccolto è stato requisito da una masnada di eredi del vecchio sistema autoritario che si sono sistemati tra loro a spese naturalmente di chi lavora.

Un po' come oggi, anche se il nostro guinzaglio è telescopico e sembra permetterci una certa libertà dsi movimento.

Comunque, per non cadere in vaniloqui e per restare ai fatti, ci sono state burrasche e temporali tremendi nei novant'anni dall'Ottobre del '17, con qualche sporadica schiarita , la più forte delle quali nel Sessantotto ha fatto intravedere una possibilità diversa, nuova e sconvolgente: raggiungere gli obiettivi per la prima volta senza armi, quasi porgendo l'altra guancia, vincere moralmente, trionfare sulla meschinità e sui suoi tronfi sostenitori.

Questa però. non avendo scorciatoie, è una strada lunga, faticosa, un lavoro da formiche che devono togliersi dal groppone le simpatiche cicale che in apparenza invitano a godere, lasciando ceneri ammorbate dalle quali nessuna araba fenice potrà mai rinascere.

Ebbene, come dopo ogni temporale che si rispetti, prima che il sole torni padrone del cielo, laggiù, nell'arco opposto, esplode l'arcobaleno.

Questo è l'annuncio che la tempesta è passata, questo è il segno di riconciliazione davanti a quelle due figurine, neppure degne dell'album Panini, che ci chiedono di restare tra le nubi sempre minacciose della finanza e dell'economia.

 

 
 
 

Il voto utile

Post n°9 pubblicato il 17 Marzo 2008 da ben68enr

Pisciare nel mare secondo voi serve a qualcosa oltre ad alleggerire la vescica? Personalmente mi riesce difficile anche farla nei bagni pubblici.

Mi sembra di perdere l'identità mescolando ciò che è mio così alla cieca o spargendolo senza sapere dove andrà a smarrirsi.

Con questo non voglio dire che non mi piace perdermi, anzi, ma non in fumo o in erba o peggio, mi piace perdermi consapevolmente, pagare il conto di persona se ho sbagliato e ripartire: è un po' il senso della vita dei non noiosi, quelli che seguono il cuore senza perdere la testa.

Invece ci sono due finti riparatori di non so quale torto ( fasulli perchè il meccanico si riconosce dalle mani sporche di olio, l'imbianchino dal vestito sporco di gocce di vernice, loro da un sorriso ebete per tutte le stagioni, anche ai funerali, pur compunti, devono far assumere alla bocca la propensione al sorriso) che c'invitano non ad essere bravi, non ad essere buoni, non a cercare di essere felici, ma ad essere utili.

Ricordo che a scuola m'insegnavano che l'utilitarismo era una corrente di pensiero che metteva in primo piano gli utili, intesi come profitti materiai, non il dilettevole, ignobile aspirazione di povere menti malate e sub-umane, l'utile perchè dall'utile nasce il progresso, inteso come avere la vita piena di strumenti inutili ed effimeri, di vuoti a perdere e di foreste abbattute, di cemento, di asfalto e di bellissimi prati sintetici che non fanno affaticare nello sfalcio dell'erba.

Se in questo modo l'acqua pura diviene impura non importa, si depura e, se disturba il palato (non importa se l'intestino, perchè è il gusto che si percepisce come sensazione), c'è un ulteriore depurazione per riportarla al simile insapore originale; se è l'aria a divenire poco respirabile, che importa ci sono le mascherine anti-polveri sottili, e poi se non ci sono più uccelli insettivori ci sono gli insetticidi e, avanti di questo passo, se non c'è più petrolio c'è l'energia nucleare e in qualche modo i nostri figli o i nostri nipoti risolveranno, in modo utile e con buon profitto per qualcuno, i loro problemi di sopravvivenza in un mondo denaturalizzato oppure uno di quei due di cui dicevo sopra, quello per intenderci che ha già fatto un passo avanti con l'innesto di fili di plastica al posto dei capelli, può darsi che riesca, data la sua semieternità, a farli sopravvivere in una realtà virtuale in cui le illusioni danno il senso della vita e chi muore in una fiction ha buone probabilità di rinascere in un'altra puntata o in un remake.

Tornando a me, in tutta sincerità mi sento inutile; m'incanto davanti a un fiore, ad un bosco in primavera e in autunno, ad  un tramonto, ad un arcobaleno. 

 
 
 

Allora

Post n°8 pubblicato il 13 Marzo 2008 da ben68enr

Mi guardo intorno

tra le macerie dei sogni

del sessantotto di ritorno

dall'esilio per non dire

extraplanetario come

se dall'universo parallelo

fosse piovuta l'acidità

del rimpianto.

                      Mi guardo

nello specchio d'acqua

in un riflesso d'autunno

tra i tronchi anneriti

dall'alito dello sviluppo

insostenibile a garanzia

di far sopravvivere

la libertà d'impresa

in un contesto di pesci

a pancia all'aria.

                          Mi vedo

di riflesso sul ponte

con al collo l'angoscia

per il tuffo nel vortice

dove i cadaveri sfilano

a mia immagine e somiglianza

con la stessa violenza

dell'immaginazione al potere

nell'epoca dei cloni

quando non restano aperti

pascoli per i poeti.

                              Ma non

mi arrendo all'evidenza

fintanto l'erba mangia

i margini dell'asfalto

e cancello gli orrori

con un tratto di penna

ridisegnando le carte

per giocare al castello

nel palazzo d'inverno.

 
 
 
 

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