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maremare

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Rotola l'onda, si infrange...

Rotola l'onda, si infrange,
una musica gorgoglia
vivace una bava si espande
nel silenzio stanca si spegne:
è il mare che vive e respira.

Quali mari, quali maree
quali flutti echeggiano in noi
chi passeggia o corre
per i nostri deserti lidi?

Oh quante scie si alzano
si disperdono lontane
quanti approdi e partenze
alla banchina del vuoto
estremo delle cose!

Che ci rivelano le solitudini
delle immense distese azzurre
e del cielo in alto muto:
muri conoscitivi inespugnabili
eretti nello scorrere del tempo
oltre il fascino e il terrore
che si incidono nel cuore!

Si ritireranno il sole e la vita
e ancora non sapremo niente
lanceremo come un sasso in aria
le nostre domande e non udremo
mai il tonfo di una risposta
appiattiti vivremo ancora
schiacciati e umiliati
dalla nostra insignificanza
ossidati dalla nostra ignoranza.

Angelo Michele Cozza

 
 

OMERO

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Orbene poi che noi fummo discesi alla nave ed al mare, per prima cosa al mare divino spingemmo la nave, e nella nera nave ponemmo albero e vele, e prese le bestie, su le facemmo salire, e noi stessi montammo angosciati versando pianto copioso.

Allora dietro la nave dalla prora turchina Circe dai bei capelli, terribile dea cantatrice, a noi favorevole vento mandava che gonfia le vele, compagno eccellente. E noi dopo avere disposto lungo la nave ogni singolo attrezzo, stavamo a sedere; ed il vento e il pilota guidavan la nave.

Di essa, che andava sul mare, per tutto il giorno le vele eran state distese. Il sole s'immerse e tutte le strade s'empivano d'ombra, ed essa giungeva ai confini là dove scorre con l'acque profonde l'Oceano.

Omero, X secolo a.C.

 

 

IL PESCATORE


All'ombra dell'ultimo sole
s'era assopito un pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso.

Venne alla spiaggia un assassino
due occhi grandi da bambino
due occhi enormi di paura
eran gli specchi di un'avventura.

E chiese al vecchio dammi il pane
ho poco tempo e troppa fame
e chiese al vecchio dammi il vino
ho sete e sono un assassino.

Gli occhi dischiuse il vecchio al giorno
non si guardò neppure intorno
ma versò il vino e spezzò il pane
per chi diceva ho sete e ho fame.

E fu il calore di un momento
poi via di nuovo verso il vento
davanti agli occhi ancora il sole
dietro alle spalle un pescatore.

Dietro alle spalle un pescatore
e la memoria è già dolore
è già il rimpianto di un aprile
giocato all'ombra di un cortile.

Vennero in sella due gendarmi
vennero in sella con le armi
chiesero al vecchio se lì vicino
fosse passato un assassino.

Ma all'ombra dell'ultimo sole
s'era assopito il pescatore
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso
e aveva un solco lungo il viso
come una specie di sorriso.

 

 

MARE


M'affaccio alla finestra, e vedo il mare:
vanno le stelle, tremolano l'onde.
Vedo stelle passare, onde passare:
un guizzo chiama, un palpito risponde.
Ecco sospira l'acqua, alita il vento:
sul mare è apparso un bel ponte d'argento.
Ponte gettato sui laghi sereni,
per chi dunque sei fatto e dove meni?

Giovanni Pascoli, 1892

 

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RISPETTIAMO IL NOSTRO MARE!!!!!!!!!!

Quando arriva l'estate, noi umani ci sentiamo attratti dal mare. 
Moltitudini di persone si riuniscono sulle spiagge, cercando un contatto con le onde marine che diano piacere e riposo. 
Però il piede umano lascia la sua orma fatale sulle spiagge sabbiose. 
Milioni di borse di plastica di tutti i tipi vengono abbandonate sulla costa ed il vento o le maree si incaricano di trascinarle in mare. 

Una borsa di plastica può navigare per molti anni senza decomporsi. 
Le tartarughe marine le confondono con le meduse e affogano tentando di mangiarle. 
Anche migliaia di delfini si confondono e muoiono affogati. 
Non possono riconoscere i rifiuti umani, si confondono semplicemente, dopo tutto: "Ciò che galleggia nel mare si mangia". 

Il tappo di plastica di una bottiglia, più duro di una borsa, può navigare per i mari inalterato per più di un secolo. 
Il Dr. James Ludwing, che si trovava sull'Isola di Midway, nel Pacifico, molto lontano dai centri abitati, a studiare gli albatros, ha fatto una scoperta spaventosa. 
Quando ha cominciato a raccogliere il contenuto dello stomaco di solo otto pulcini di albatros morti, ha trovato: 42 tappi di plastica, 18 accendini che, per la maggior parte, erano piccoli pezzetti di plastica. 
Questi pulcini erano stati nutriti dai loro genitori che non erano stati in grado di riconoscere i rifiuti nella scelta del cibo. 

La prossima estate, quando andrai sulla tua spiaggia preferita, potrà capitarti di trovare nella sabbia, spazzatura che qualcun'altro ha lasciato. 

Non è la tua spazzatura, però è la TUA SPIAGGIA, è il TUO MARE, è il TUO MONDO e devi far qualcosa. 

C'è solo questa terra, questa natura, una vita in cui possiamo evitare di distruggerla... 
Non aspettare che lo facciano altri

 

 

 

 

 
 
 

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