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4 NOVEMBRE 2008

Post n°45 pubblicato il 18 Novembre 2008 da mariapiaiaquinti

Ore 3.40.
L'ospedale è buio e silenzioso. Poi ad un tratto un vagito:

è nato LEONARDO RICCI!!

3,2 Kg per 49 cm; come Alessandro, anche lui bello e sveglissimo.
Ma andiamo con ordine.
Le contrazioni sono iniziate lunedì pomeriggio intorno alle quattro. Ale era a casa con me a causa della varicella. Tuttavia, non più inesperta, ho scelto di rimanere a casa, almeno fino a quando le contrazioni non fossero diventate così frequanti e regolari da non lasciare dubbi. La sera alle otto ho comunicato al mio attonito marito che era ora di andare in ospedale: una contrazione ogni cinque minuti. Così caricate borse e borsoni in macchina, lasciato Ale da nonna Anna e nonno Franco, siamo andati di volata al Casilino. Non racconterò la pessima impressione avuta; dico solo che quando la ginecologa mi ha comunicato che la struttura non aveva letti a disposizione nè in reparto nè al day hospital, sono stata ben felice di firmare  e scapper via. E siccome ero senza cena, abbiamo fatto un pit stop a casa dei miei suoceri (nel frattempo partiti per il Casilino), dove zio'Berto mi ha preparato una buona tazza di latte e caffè.
Saziato il languorino, siamo ripartiti, ma questa volta per il ben noto ospedale S.Giuseppe di Marino. Fatta l'accettazione in pronto soccorso, mi hanno portato direttamente in sale travaglio: sola con due ostetriche, una delle quali, Desirè, in verità laureanda in ostetricia, non mi ha lasciato neppure un secondo, aiutandomi con la respirazione, suggerendomi posizioni per favorire la contrazione e incoraggiandomi costantemente. Chi invece mi ha lasciato al mio destino è stato Simone che, alle due, dopo aver saputo che il parto era  aperto ancora di soli due cm, se ne è andato in macchina a schiacciare un pisolino. Devo però aggiungere che il poverino la mattina si era alzato all'alba per andare a lavorare! In brevissimo tempo le cose sono precipitate. Dopo un'ora ho perso le acque e il parto era completamente aperto! In preda al panico, ho iniziato a chiamare freneticamente Simone, affinchè corresse in sala parto, ma niente: la tecnologia ti abbandona sempre quando ne hai più bisogno. Il suo cell non prendeva! Non so quante volte ho provato a comporre il numero inutilmente; poi il ginecologo mi ha tolto il cellulare dalle mani dicendomi -Ora del papà non ci importa niente, pensiamo al bambino. E mentre iniziavo a spingere, rassegnata a dover dare alla luce questo figlio da sola, Simone, frastornato e incredulo, appariva alla porta. Il solito camice verde e via, pronto anche lui per partecipare alla nascita di Leonardo. La fase del parto vera e propria è stata più difficile di quanto ricordassi (addirittura mi dicevano che spingevo "male"!!) e di nuovo sono ricorsi all'episiotomia. Alla fine alle 3.40 Leonardo Ricci è venuto al mondo. Simone gli ha tagliato il cordone, poi me lo hanno messo sul seno. Occhi aperti e bocca spalancata: i miei figli nascono affamati!
Il pediatra che lo ha visitato ci ha comunicato che il bimbo stava bene: 9 e 10 i punteggi di Apgar che gli aveva attribuito. Forte di aver messo al mondo un leoncino, certo non mi aspettavo quello che sarebbe successo.

 Durante la poppata delle 5 mi accorgo che Leo aveva delle evidenti difficoltà respiratorie che gli impedivano di succhiare serenamente al seno. Lo faccio presente alle puericultrici. Alle 8, tornata al nido per allattere di nuovo, non trovo più Leonardo nel suo lettino. Mi viene detto che il pediatra aveva deciso di mettere il bimbo nella culletta termica e di tenerlo in osservazione per almeno 24 ore. Niente più poppate per quel giorno. Mi suggeriscono di tirarmi il latte: esperienza frustrante, soprattutto perchè fatta in compagnia delle altre mamme che felicemente allattavano il proprio bambino. Alle 11 il pediatra mi fa chiamare: ipotizzava che Leo avesse inalato del liquido amniotico durante il parto e che ora ci voleva un po' di tempo affinchè questo si riassorbisse. Quando finalmente me lo fanno vedere, Leo era nudo in questa scatoletta termica (molto simile ad una incubatrice) con un braccialetto al piedino per misurare l'ossigenazione dei tessuti periferici e un cuoricino sull'addome per rilevare la temperatura corporea. Mi si è stretto il cuore, ma ero fiduciosa. Il giorno successivo, il 5 novembre, il pediatra dispone che il bimbo resti ancora in osservaione, ma autorizza me ad allattarlo. La respirazione tuttavia continuava a non essere fluida.
Finalmente il 6 novembre mi comunicano che Leo sarebbe uscito dalla culletta termica e rimesso al nido insieme agli altri bimbi.
Neanche il tempo di tirare un sospiro di sollievo, perchè arrivano i risultati dell'ecocardigramma a cui era stato sottoposto: Leonardo aveva il dotto di botallo aperto. Lo avrebbero trattenuto all'ospedale fino al martedì successivo per ripetere di nuovo l'esame: il pediatra era CERTO che si sarebbe chiuso da solo.
Non la sto a tirare troppo per le lunghe. Martedì 11 novembre, ripetuto l'ecocardio, finalmente lo dimettono: il dotto era chiuso!

FINALMENTE A CASA!!

Il povero Ale, in tutta questa confusione, ha vissuto ramingo tra casa nostra, casa di mamma e casa dei suoceri. Avevamo tutti bisogno di tornare alla normalità!

 
 
 
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Un blog di: mariapiaiaquinti
Data di creazione: 09/05/2006
 

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