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Domenica 6 agosto –Meknes

Post n°3 pubblicato il 26 Agosto 2006 da maroccolowcost

Non ci fermiamo a Casablanca ma ci dirigiamo subito verso Meknes, la terza per importanza fra le città imperiali. Dall’aeroporto partono i treni per Casa Voyagers (cari: 70 dirham a testa per circa 30 minuti di viaggio) e da li prendiamo il treno per Meknes.

Prendiamo una stanza in un albergo proprio dietro la stazione consigliato dalla Lonely Planet, l’hotel Majestic. Gli spazi comuni dell’albergo, degli anni’30, si danno un certo tono, con le scale dal mancorrente di legno levigato, una terrazzina comune e soprattutto l’elegante sala per la colazione (compresa nel prezzo). La stanza che prendiamo (quella che costa meno) è piccolina e senza bagno: 200 dirham.

Preso possesso della stanza e fatta una doccia ci dirigiamo verso la medina e i bastioni della città vecchia, a circa 15 minuti di cammino. Una piazza enorme, place el Hedim, inondata di sole, con l’imponente porta Bab Mansour, dal cui caldo fuggiamo per cercare rifugio nel suq. Suq selvaggio e fuori dal tempo, con montagne ordinate di olive di vari tipi, camaleonti nelle gabbie, dolci a mala pena riconoscibili sotto uno strato nero e brulicante di api, e per finire galline e polli vivi. Usciamo di gran carriera dopo aver sentito l’inquietante rumore di una gallina che viene spennata in qualche modo che preferisco non sapere qual è. Tutta la medina sembra essere un unico mercato di ogni tipo di merce (tutto il Marocco sembra essere un unico mercato), poi ci imbattiamo nella Medersa Bou Inania. Qui subito ci aggancia un tizio che ci vuole fare da guida: non siamo ancora abbastanza allenati e ci vuole un po’ prima di togliercelo di torno. Le medersa, ci spiega, sono le scuole adiacenti alle moschee, e si possono visitare il cortile centrale decorato, il primo piano dove si trovano le minuscole stanzette dove venivano alloggiati gli studenti e la terrazza da cui si vede la Grande Moschea e i tetti di tegole verdi. Ancora un po’ confusi dal primo impatto con il Marocco, accettiamo di seguire la pseudo guida per i vicoli della medina: ci fa entrare nelle botteghe dei panettieri e nell’hammam (io, perché è l’ora riservata alle donne). Sul retro dell’hammam c’è una stanzetta buia e caldissima: qui c’è un signore anziano dal viso scuro scavato che continuamente butta segatura dentro una fornace. Noi siamo abbastanza impressionati, ma l’uomo continua il suo lavoro con gesti sempre uguali e la guida ci fa annusare la segatura: è legno di cedro, profuma. Diciamo alla falsa guida che continuiamo per conto nostro, ma lui come ogni falsa guida che si rispetti vuole portarci da un suo amico, che manco a dirlo vende tappeti. Ci spinge su per le scale della bottega, diciamo che non siamo interessati ma il negoziante inizia in ogni caso a srotolarci tappeti davanti agli occhi. Il nostro sguardo però deve essere abbastanza spento per convincerlo dopo poco a desistere e a salutarci. Naturalmente dobbiamo dare una mancia alla falsa guida (la prima e ultima del nostro viaggio).

 

 
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