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anni80 una riflessione storica

Post n°15 pubblicato il 28 Novembre 2009 da marovich

Gli anni del Riflusso: veramente gli anni 80 son un decennio riconducibile ad una definizione?

di Giovanni Marotta

Chiunque si avvicini da storico al periodo che va dal 1981 al 1990 definisce quel periodo come Riflusso, poiché entrano in crisi alcuni riferimenti della società italiana, ed anche europea come l’impegno politico, e si fa strada a livello ideologico l’edonismo, definito dal presidente USA che domina il decennio Edonismo Reganiano.

Si cerca quindi di definire un decennio da un qualcosa che aviene e che lo caratterizza, così, gli anni 60 sono stati quelli del boom e della contestazione giovanile, gli anni 79 quelli di piombo, e quindi gli anni 80 furono definiti gli anni del Riflusso.

Un’intera generazione, quella del Baby boom degli anni 60, non ha un evento caratterizzante come potrebbe essere politica, qualcosa di assorbente, che determina le scelte anche estreme di una persona.

Si va verso un atteggiamento più critico e più individuale, si rifiuta una catalogazione che determini una generazione, anche se pii venne data come generazione del Riflusso, perché sfuggiva a tutte le categorie politiche e sociologiche fino a quel momento in voga.

Avviene in quel momento un qualcosa che mette in crisi la lettura della società, questo qualcosa e la determinazione di nuovo e con maggior rigore di ciò che è pubblico e cià che è privato, ma anche la varietà delle forme d’impegno, ed una ricerca di senso della vita che fa sorgere il risveglio religioso.

Siamo di fronte a tre fattori importanti che caratterizzeranno il decennio, insieme ad altre novità, tipo la crisi della fabbrica fordista, l’avvento di nuove tecnologie, e soprattutto la disoccupazione di massa, la generazione del Baby- boom fu la prima ad avere problemi con il lavoro.

Tutto questo fu motivo di un ripensamento post- ideologico della realtà, la quale non proponeva grandi soluzioni, e aveva distrutto tutti i sogni, o meglio gli incubi del decennio ideologico 1968-1978.

Si scopre e si critica le ideologie politiche, ovvero i racconti e le soluzioni della società, per la loro inadeguatezza e la loro pretesa di essere valide comunque e di essere pervasive ed invasive in ogni momento della vita e della giornata.

La politica entra in crisi, perché non riesce a rispondere ai problemi della società e soprattutto dei giovani che si affacciavano al mondo del lavoro, e perché era in atto agli interni dei partiti, il processo oligarchico delle élite politiche.

Il Terrorismo aveva fatto allontanare molti dallo scontro ideologico, e dal dibattito sui massimi sistemi politici, aveva seminato un’idea della politica come scontro armato tra terrorismo e stato.

La maggioranza dei giovani sceglie lo stato, ma sceglie anche la legalità democratica, si riscopre quell’idea di legalità e di onestà, che si vede sempre meno nel quadro politico il quale diventa sempre più succube della economia e della corruzione.

Si apre anche una forte critica alle ideologie totalitarie, ed al comunismo in modo particolare, sulla scia di Bernard Henry Levi, André Glucksman e il gruppo dei nuovi filosofi francesi, ma non è solo limitato a quello, questa critica è portata avanti anche nei confronti dei partiti democratici che sembrano aver perso la loro spinta ideale.

Ogni tentativo di cambiamento della società è frustrato, un poco dalla paura del declinante terrorismo, un poco anche dalla mancanza di una risposta e di un aiuto da parte dei partiti, i quali si chiudono in un dialogo fra loro tagliando fuori le masse.

La politica o l’iscriversi ad un partito diventa così una possibilità tra tante un’opzione, ma non una cosa permeante e pervasiva come nel decennio precedente.

Questo porta ad una serie di risposte, la prima anche se non la più numerosa, ma quella che ha avuto sui media più ascolto è la fuga nell’edonismo e quindi nel consumismo, la seconda veramente rilevante è la grande forza del volontariato che diventa un aspetto rilevante di tutta una generazione.

Nel volontariato si esprime la voglia di cambiare la società attraverso l’aiuto a chi ha più bisogno, oppure per la diffusione della cultura o altro, esprimendo con questo piccolo è bello e controllabile, un disegno di cambiare il mondo dal basso e senza una ideologia pervasiva.

Il volontariato soddisfaceva due esigenze, la prima quella di fare qualcosa di concreto per cambiare la società, la seconda quella di controllare l’azione e l’ambito un cui si agisce, ma fa nascere anche la dicotomia e la frattura tra ciò che è l’ambito del sociale e la politica.

La frattura tra sociale e politica è, se si guarda bene, qualcosa di artificioso, poiché la politica è la maniera più alta di azione sociale, e qualsiasi aziione nel sociale si faccia anche indipendentemente da una nostra volontà di essere apolitici diventa essa stessa politica, ma comunque questo è il dato di fatto.

La politica non veniva vista come azione incisiva e sociale, ma solo come cosa riservata ai partiti, quindi non era la politica in se ad essere in crisi, quanto la rappresentazione della stessa che ne davano i partiti, da qui nasce lo scisma tra sociale e politica.

I partiti a loro volta ebbero un’involuzione oligarchica delle loro classi dirigenti, le quali si chiusero in una specie di campana di vetro alimentando il distacco tra la politica e i cittadini.

Anche i temi trattati dai partiti erano trattati come scontro politico tra oligarchie, e la spia di questo era il politichese, un linguaggio che doveva essere decrittato per poterlo capire, ci voleva insomma il traduttore come per una lingua straniera.

A questo va aggiunta anche la crisi e la critica operata da un’intera generazione delle ideologie del XIX secolo, se in Francia abbiamo i nuovi filosofi, come Bernard Henry Levi, e Andre Glucksman, in Italia la critica al comunismo ed anche alla politica è un fatto meno eclatante ma di massa.

Si elabora così il concetto di legalità democratica e grazie al Presidente Pertini, quello di difesa della Costituzione e della sua divisione dei poteri, ciò mette in moto anche una forte pressione e aiuta l’antimafia per esempio, fa si che il terrorismo sia di destra che di sinistra, inaridisca il suo orto e via dicendo…

A questo bisogno di legalità democratica i partiti rispondono con la corruzione che in quegli anni si diffonde nella classe politica italiana, con forti commistioni tra industria e politica.

Si altresì la crisi delle ideologie, e soprattutto del comunismo, che vede in Gorbaciov e nel suo viaggio a Roma un innovatore, e non colui che liquiderà lo stesso l’anno dopo imploderà il comunismo nell’Est Europa e due anni dopo imploderà l’URSS e questa è una cosa rivoluzionaria.

Il PCI fino alla Bolognina, ormai a cose avvenute, non comprenderà come mai quel sistema sia imploso, ed il perché di una crisi anche se la lezione di Berlinguer vi era stata, non fu facile chiudere i conti con la Rivoluzione di Ottobre.

Si ebbe sempre la sensazione di un PCI che pur cercando di recidere molti legami con la casa madre sovietica, poi cercasse di ricucirli e di non strappare mai del tutto il rapporto, tale ambiguità si avrà sia nel voto sugli euromissili, sia sulla strumentalizzazione del pacifismo in funzione anti- americana che caratterizzeranno l'epoca Natta(1983-1988).

Possiamo affermare che in questo periodo la lezione di Berlinguer che avrebbe fatto veleggiare il PCI verso i lidi socialdemocratici, fu accantonata per una visione più tradizionale, favorita anche da Gorbaciov e dalla sua voglia di innovare il comunismo

Il crollo del muro di Berlino fu per molti comunisti uno Choc, e l’implosione dell’URSS una tragedia alla quale non si erano preparati, così con la bolognina Occhetto salvò salvabile.

Nel mondo economico o meglio nell’economia politica abbiamo la fine della fabbrica fordista, la crisi del sistema economico Keynesiano ed un ridimensionamento dell’intervento dello stato in economia.

Reagan il grande presidente repubblicano degli USA era ritornato alle teorie neoclassiche per dare impulso all’economia del suo paese e del mondo, e si ebbe quindi una forte dialettica tra neo liberisti, che si rifacevano alle teorie di Nash, Nozick e Hayek e gli economisti Keynesiani, ma soprattutto ci fu una forte discussione su che ruolo dovesse avere lo stato in economia.

Questo dibattito era accompagnato dalla fine del fordismo e quindi dalla IV rivoluzione industriale basata sull’elettronica che trasforma anche nella scolarità la classe operaia rendendola simile ai colletti bianchi, e la nuova forte centralità dei servizi in economia.

Ciò mette in crisi il ruolo del sindacato che ha una dura sconfitta nella vertenza FIAT con la marcia dei 40000 colletti bianchi, ma che anche non sa rispondere ad un lavoro che si sta trasformando, e quindi richiede una nuova visione del lavoro stesso.

Questo mette anche in crisi lo stato sociale, che dovrebbe andare incontro anche alle nuove esigenze di un lavoro che da quel momento si fa flessibile e che richiede una formazione continua non solo assistenza e previdenza viene richiesto ma anche formazione continua.

Si entra in un mondo del lavoro in cui a causa delle nuove tecnologie che tendono a rivoluzionare in maniera continua il lavoro e che hanno un’obsoloscienza rapida,

Chiedendo quindi un aggiornamento continuo del lavoratore.

Anche questo è vissuto dalla generazione degli anni 80 che tra l’altro è la prima dopo anni a subire l’impatto della disoccupazione di massa e dell’attesa per tempi mediamente lunghi di un lavoro, il lavoro quindi diventa il tema principale della generazione.

Il Riflusso viene visto come puro e semplice rinchiudersi nel privato il che non è vero come abbiamo già, visto, con lo sviluppo forte del volontariato sociale, e si scorda invece che il privato è diventato un’esigenza, per cercare di stabilire dei confini tra sfera pubblica e sfera privata, che gli anni 70 con l’ideologia della politica totalizzante (tutto e politica) avevano eliminato anche i confini più naturali tra le due sfere.

La politica era stata dal 1967 fino al 1980 una specie di mostro che ingoiava tutto, ed eliminava anche la giusta propensione privata delle persone, tutto doveva essere visto sotto l’ottica della politica persino il rapporto di coppia era visto come un rapporto politico in cui la politica era anche come si faceva sesso.

La cosa che non andava alle generazioni dei fratelli maggiori era che non si seguisse una strada tracciata da loro e che quindi quello che loro avevano compiuto fosse solo una parentesi e si ritornasse su vie più canoniche.

Per questo coloro che hanno fatto il 68 e gli anni 70 hanno contrapposto i due periodi ergendo il loro periodo ad una specie di età aurea della rivoluzione e quello dopo ad una restaurazione conservatrice, questo alimentato anche da leader come Mario Capanna che fece uscire nel 1988 Formidabili quegli anni costruendo la mitologia delle leve contestatrici contro quelle del "Riflusso".

Ci fu e chi può negarlo una forte dose di edonismo nel ritorno al valore del privato e del divertimento fine a se stesso, ma controbilanciava l’edonismo intellettuale degli anni precedenti, e il gusto narcisistico di parlare in maniera intellettualoide, magari non capendo neanche di che cosa si parlava.

Un altro evento che determina questo decennio è il risveglio religioso, sia della ricerca consumistica , come i movimenti New Age, sia delle religioni tradizionali come il Cristianesimo, in primis il cattolicesimo sotto la guida di Karol Woityla Giovanni Paolo II.

Per tutti gli anni 60 e 70 del XX secolo si era parlato del sacro come di un fattore in eclissi o meglio in declino nella società contemporanea, famoso il libro di Sabino Acquaviva "L’eclissi del Sacro nella società contemporanea" nel quale si affermava come il passaggio da una società contadina ad una società industriale portasse alla scomparsa o alla riduzione del sacro ad una dimensione puramente privata gli anni 80 portano alla ribalta invece il contrario.

Questo non vuol dire che negli anni 60 e 70 nonostante il Concilio Vaticano II (1962-1965) non si sia assistito ad un forte ridimensionamento del sacro tra le giovani generazioni, soprattutto con il disorientamento del Post concilio, e della contestazione.

Anche fra la gioventù cattolica in alcuni settori si pensava che essere cattolici, bisognava fare come Camillo Torres, e questo da il senso del disorientamento e dell’eclissi del sacro nella società contemporanea e nell’Italia di quegli anni.

Con l’elezione del cardinale Karol Woityla che prende il nome di Giovanni Paolo II si ha un risveglio del sacro e delle sue tematiche tra le nuove generazioni, quindi inizia una forte riscoperta della Bibbia, molti gruppi biblici o liturgici si radunano sul testo sacro del Cristianesimo, ma anche al motore di questo pontefice noi abbiamo una nuova presenza dei cattolici nella società e quindi una nuova cittadinanza ai temi cari al cattolicesimo, che spaziano dalla famiglia al lavoro.

La religione diventa quindi di nuovo un fenomeno sociale e quindi pubblico, che disorienta coloro che volevano limitarla solo a qualcosa di privato e magari confinabile all’infanzia e alla pre- adolescenza, un qualcosa per bambini e vecchi sul crinale della vita, ma che doveva stare fuori dai temi che si dibattevano nella società.

È una vera rivoluzione il risveglio del cattolicesimo operato da Giovanni Paolo II che non viene compreso e quando è compreso, lo si vede come una minaccia, eppure questo risveglio e anche un risveglio di senso della vita e di una ricerca che non sia solo materiale ma anche spirituale.

Sono anni rivoluzionari gli 80 poiché da una parte nasce la televisione commerciale, anche con appoggi politici, dall’altra si ha la rivoluzione informatica operata dalla comparsa del Personal Computer ce porta nelle case di tutti uno strumento sofisticato, e poi con INTERNET sia ha la possibilità di conoscere il mondo da seduti riducendo anche se virtualmente le distanze tra un capo e l’altro del mondo.

Insieme al risveglio del cristianesimo in tutte le sue forme il Pc. Diventa un elemento della rivoluzione culturale e sociale dell’epoca che noi stiamo qua descrivendo.

Si ha la prima grande generazione che ha usufruito della scuola di massa e in cui i diplomati sono più di coloro che hanno la Licenza Media ciò porta anche ad un maggior consumo di cultura, quindi si riempiono i teatri di prosa e lirici, si comprano più libri e dischi si riscopre i Cinema, le mostre diventano in quegli anni eventi di massa.

La Cultura è più fruita e che durante tutta l’epoca della contestazione e la stessa non è vista con occhi ideologici, e quindi non si legge quello che è contrario alla mia visione del mondo, ma si ha un approccio pragmatico e aperto.

Tutto questo fa si che un’intera generazione venisse tacciata per la generazione dl Riflusso, forse perché nei suoi mille rivoli e nelle sue mille azioni non poteva essere riportata ad un denominatore comune, e si è cercato di imporgliene uno appunto il Riflusso.

Gli anni 80 non sono anni di Riflusso, in un certo senso sono anni rivoluzionari, che hanno cambiato la faccia del nostro paese e del mondo.

 

 

 

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Commenti al Post:
marioneo58
marioneo58 il 02/12/09 alle 18:08 via WEB
mi piace il tuo occhio storico!!!perche non vieni a scrivere nel forum di r101 ci sono poche persone che sappiano di storia...e altre che sanno tutto di musica!!!amano cmq tutti gli anni80:-D ciao
 
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