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Ho scoperto che mi trovo a scrivere i miei commenti sugli spettacoli che vedo, sempre dopo qualche giorno. E' come se avessi bisogno di pensarci, ma in realtà non ci penso. La verità è che ho bisogno di dimenticare i dettagli per cogliere le emozioni generali e poterne scrivere senza perdermi in inutili descrizioni di scene che non hanno significato se non si è visto lo spettacolo.
Come prima stagione di Teatro alla quale ho assistito con assiduità, non sono andata tanto sul leggero. Chiacchierando con le mie amiche, abbiamo notato che sul cartellone di quest'anno del TST ci sono pochissimi spettacoli comici o leggeri.
L'ultimo che ho visto, "Processo a Dio" di Ottavia Piccolo, è il più bello finora.
Un unico atto, con un'unica scena sempre sullo stesso sfondo. Storicamente siamo nella prima notte dopo la liberazione dei campi di sterminio tedeschi, gli ebrei sono ancora la campo e finalmente lo esplorano e raccolgono le risorse per intraprendere il viaggio verso casa. Un'attrice riesce a comprarsi dai Russi che hanno liberato il campo dalle SS, uno dei comandanti del campo. Nel magazzino organizza un processo a Dio, poichè, alla luce di tante cose che ha scoperto al campo, lei può avanzare 5 accuse a Dio, a danno del popolo ebraico. L'impuato è rappresentato dal comandante, che resta muto al centro della scena. La giuria è rappresentata dagli unici due anziani sopravvissuti della sua sinagoga, l'avvocato è il rabino, l'usciere il figlio del rabino. Tutti accettano di partecipare, nonostante appare essere un vaneggiamento dell'attrice. Ha inizio un vero processo, con tanto di prove, trovate al campo e verdetto finale.