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Presto /
anche noi (…) saremo /
perduti in fondo a questo fresco /
pezzo di terra: ma non sarà una quiete /
la nostra, ché si mescola in essa /
troppo una vita che non ha avuto meta. /
Avremo un silenzio stento e povero, /
un sonno doloroso, che non reca /
dolcezza e pace,
ma nostalgia
e rimprovero
PIER PAOLO PASOLINI
 

 

 

 

 

Cazzarola!

 

 

Messaggi di Settembre 2014

 

Quella caparbia volonta’ del premier di distruggere i diritti dei lavoratori…

Post n°1969 pubblicato il 22 Settembre 2014 da massimocoppa
 

QUELLA CAPARBIA VOLONTA’ DEL PREMIER DI DISTRUGGERE I DIRITTI DEI LAVORATORI…

Mi devo correggere di corsa. Mi piacerà pure l’atteggiamento del premier Renzi di opposizione alla dittatura europea del bilancio in pareggio, in un’ottica di ritorno a vitali politiche keynesiane (vedi post precedente a questo), ma non mi piace per niente la sua caparbietà nel voler distruggere definitivamente l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori (atteggiamento per niente keynesiano) e nel voler introdurre in Italia la totale liberalizzazione del mercato del lavoro, che si traduce immediatamente in piena libertà di licenziamento.
Perché, in effetti, di questo si tratta: Renzi procede con il suo programma di turbocapitalismo alla cinese, ed ha ragione la leader della Cgil, Susanna Camusso, a tacciarlo di thatcherismo.
L’ex sindaco di Firenze, dal canto suo, reagisce nel più scontato dei modi: si appella direttamente agli italiani con un messaggio video, secondo la più vieta telecrazia moderna e proseguendo i metodi demagogici di Berlusconi; inoltre accusa di conservatorismo chiunque la pensi diversamente, a partire dalla minoranza del Partito Democratico.
È un atteggiamento di incredibile arroganza che in me suscita grande irritazione: Renzi si ritiene un unto del Signore, che agisce solo per il meglio e che, unico, conosce quale sia la strada da far seguire all’Italia. Tutti gli altri non capiscono niente, nella migliore delle ipotesi, o seguono interessi innominabili o difendono il vecchio.
Peraltro, questo atteggiamento in Italia non è nuovo: data almeno a partire da Mussolini…
Qualche giorno fa, sul “Corriere della Sera”, la ex ministra Fornero, colei che ha già smantellato quasi totalmente l’art. 18, ha detto che l’Unione Europea non capisce questa fretta italiana di liberalizzare il mercato del lavoro. Persino la Confindustria (incredibile!) ritiene che l’argomento non sia così urgente ed importante e che, al contrario, potrebbe provocare grosse tensioni sociali.
Allora perché Renzi si è così intestardito? Secondo la Fornero lo fa perché ricattato dal Nuovo Centrodestra. In effetti Alfano batte da mesi su questo tasto, dimostrando di essere veramente diverso da Berlusconi: il Cavaliere, in venti anni di politica, non ha mai seriamente messo in discussione nessuna conquista sindacale, limitandosi tutt’al più a sbraitare. Ed è un dato di fatto che egli, in Mediaset, non abbia mai licenziato nessuno.
Ecco: costringerci a rivalutare Berlusconi è un altro capolavoro di Matteo Renzi, un personaggio diventato capo del governo senza essere mai passato al vaglio dell’elettorato. E pur avendo alle spalle questo gravissimo peccato originario, è ben deciso a distruggere i diritti dei lavoratori affermando che questo modo di procedere è una cosa veramente di sinistra… Nel contempo quei perfetti sconosciuti e yes-men che compongono il suo governo alzano la manina ad ogni proposta, anche la più scellerata, e si sbracciano in tv a confermare quanto sia bravo e bello il premier, quanto sappia guardare lontano e quanto sia rivoluzionario.

 
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Tornare a Keynes: Renzi, vai così!

Post n°1968 pubblicato il 10 Settembre 2014 da massimocoppa
 

Toh, col suo “no” all’austerity a tutti i costi, il premier mi sta piacendo!
TORNARE A KEYNES: RENZI, VAI COSI'!

Mi rendo conto che questo post potrà sconcertare chi mi segue da tempo. Si sa che sono fortemente critico sulla figura di Renzi, sulle sue capacità, sulle sue intenzioni, sul modo con cui è arrivato al governo, su quanto sta facendo.
Però, in tutta onestà, devo dire che concordo totalmente con la sua presa di posizione contro l’austerity a tutti i costi, contro un’Europa prona ai voleri della Germania, contro il feticcio del bilancio in pareggio a cui tutti ci stiamo impiccando: in Italia siamo arrivati addirittura a metterlo nella Costituzione, un’assurdità clamorosa!
Nonostante alcuni provvedimenti turbocapitalistici, tra i quali la riforma del mercato del lavoro con l’introduzione della totale libertà di licenziamento (perché si vuol far credere che la Spagna, così facendo, sta risolvendo i suoi problemi economici), Renzi sorprende per una battaglia che, nell’Europa delle istituzioni, dopo la breve accondiscendenza della Francia, lo vede solo: no al diktat del bilancio, sì alla spesa pubblica volta a sostenere la domanda.
E’ Keynes, bellezza!
Per formazione universitaria sono keynesiano: credo, cioè, nel pensiero dell’economista britannico John Maynard Keynes, le cui ricette consentirono agli Stati Uniti (e quindi al mondo intero) di uscire dalla “Grande Depressione”, la spaventosa crisi economica del 1929 che, a quanto pare, resta insuperata ancora oggi.
L’economia non è una scienza esatta, per cui la bontà di una teoria si valuta solo se ha successo: le teorie keynesiane sono state testate nel fuoco della crisi ed hanno dimostrato la loro validità.
Nonostante la recessione che attanaglia l’Occidente dal 2008, in Europa gli Stati più forti vogliono continuare ad insistere sulla teoria economica contrapposta: quella secondo cui aumentando le tasse, abolendo lo Stato sociale, tagliando la spesa pubblica e pareggiando infine il bilancio tutto andrà magicamente a posto, l’economia ripartirà, si avrà la piena occupazione e tutti vivremo felici.
Questo mondo perfetto, diceva il mio professore all’università, esiste solo nella fantasia di alcuni economisti, quelli della scuola liberale; aggiungo che questa filosofia, contro tutte le evidenze storiche ed attuali, è al potere in Europa.
Se non si sostiene la domanda per beni ed investimenti, se non si consente l’aumento del potere di spesa delle persone, se non si persegue la piena occupazione, potremo avere i bilanci in ordine, va bene, ma saremo disoccupati, ci trascineremo nell’indigenza, saremo lasciati soli dallo Stato ed i servizi pubblici spariranno: questa è l’Europa che vuole la Germania? Questo è il mondo sognato dai burocrati dell’Unione Europea? Le esigenze degli esseri umani calpestate dalla dittatura dei bilanci?

Spero che Renzi continui a combattere per un’idea di economia che riporti il denaro al servizio dell’uomo, e non il contrario, contro gli interessi e l’ottusità di alcuni poteri for
ti e della Germania.

 
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