Malumori fiscali
TASI, LA TASSA CHE MANDA IN TILT PROPRIETARI E INQUILINI
Grazie ad Enrico Letta (chiariamolo subito: è un parto avvenuto durante il suo breve e sfortunato governo) fra qualche giorno praticamente tutti gli italiani saranno chiamati a pagare una nuova tassa che sostituisce l’IMU e che ingloba anche diversi servizi locali, tra cui l’illuminazione pubblica.
La TASI riguarda tutti perché coinvolge sia i proprietari che gli inquilini, sia che paghino un affitto sia che risultino “ospiti” e detengano l’immobile in comodato. Per la prima volta nella pur variegata e fantasiosa storia delle tasse italiane, un tributo su un immobile riguarda pure chi ci vive senza esserne proprietario.
Il 16 ottobre scadrà la prima rata; il 16 dicembre la seconda.
Assurdamente, però, i Comuni non sono tenuti ad effettuare i calcoli e ad inviarli agli inquilini (nello stile della TARI, la nuova tassa sui rifiuti): in pratica l’inquilino deve calcolarsela da solo e pagarla.
Il proprietario, infatti, pur volendo non può anticiparla e farsela restituire. La legge è chiara: ognuno deve pagare il suo, separatamente e indipendentemente. Se non si paga, si va incontro alle penalità e, al limite, al recupero forzoso del credito, come succede per tutte le tasse per cui non si adempia all’obbligo di pagamento.
Questa TASI è una delle tasse più odiose ed irritanti che siano mai esistite: non tanto per il principio che coinvolge pure chi non ha alcun potere sull’immobile in oggetto, ma per il metodo farraginoso che la riguarda. Si tratta, per l’inquilino, di pochi Euro; pochi, ma spinosi.
Il proprietario potrebbe (non è un obbligo) comunicare all’inquilino quanto pagare, vedendoselo calcolato dal proprio commercialista come quota (dal 10 al 30 %) della propria IMU. Ma come fa l’inquilino a sapere che il commercialista del proprietario non si sia sbagliato?
È questa, cioè, una tassa che l’affittuario deve pagare senza avere possibilità di controllarne il calcolo!
Leggiamo cosa il cittadino che vive in affitto dovrebbe fare, secondo il sito “Fisco e Tasse”: “Tocca all’inquilino (famiglie, uffici, capannoni, negozi…), a condizione che il contratto d’affitto duri almeno sei mesi, procurarsi la rendita catastale del locale affittato, calcolare l’imponibile, applicare l’aliquota prevista (quella dovuta dal proprietario) e verificare la quota a lui spettante in base alla delibera comunale (dal 10 al 30%)”.
Quindi, come si vede, nella maggior parte dei casi l’inquilino dovrebbe ricorrere ad un commercialista: considerato che un professionista del genere prende da 40 a 150 Euro per un’operazione come questa, si capisce che costa molto di più la consulenza che la tassa!
È un capolavoro nella specialità italiana di rendere difficile la vita al cittadino! Complimenti vivissimi a Letta ed anche a Renzi che non ha mosso un dito per modificare questa mostruosità fiscale, nonostante proclami continuamente di voler semplificare il fisco!