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Presto /
anche noi (…) saremo /
perduti in fondo a questo fresco /
pezzo di terra: ma non sarà una quiete /
la nostra, ché si mescola in essa /
troppo una vita che non ha avuto meta. /
Avremo un silenzio stento e povero, /
un sonno doloroso, che non reca /
dolcezza e pace,
ma nostalgia
e rimprovero
PIER PAOLO PASOLINI
 

 

 

 

 

Cazzarola!

 

 

Messaggi di Novembre 2018

 

LA GRAN BRETAGNA, IN CRISI ECONOMICA, TRATTIENE L’ORO ALTRUI…

Post n°2053 pubblicato il 29 Novembre 2018 da massimocoppa
 

LA GRAN BRETAGNA, IN CRISI ECONOMICA, TRATTIENE L’ORO ALTRUI…

A conferma del fatto che, dopotutto, Dio esiste, apprendiamo che l’altezzosa Gran Bretagna, dopo aver votato in un referendum l’uscita dall’Unione Europea, dopo aver visto un certo ambiente politico sciovinista protestare perché la premier May sarebbe troppo soft nell’attuare il risultato elettorale, mentre invece ci vorrebbe una “hard Brexit”, ebbene, dopo tutto ciò, emerge che tutti i tipi di uscita dall’Unione saranno negativi per l’economia britannica.

Ma ancora peggio sarà se il parlamento boccerà l’intesa del governo per un’uscita morbida, ordinata e dilazionata nel tempo. La Banca centrale britannica ha reso note le proprie proiezioni. In caso di Brexit rude il Pil si ridurrà dell’8 per cento entro un anno, che è una grandezza enorme; nel contempo la sterlina perderà il 25 per cento del suo valore e gli immobili si deprezzeranno del 30 per cento.

Insomma, un disastro.

Chissà se quelli che hanno votato per abbandonare l’Europa si stanno rendendo conto del guaio che hanno combinato. E chissà se noi italiani trarremo insegnamento da quanto sta accadendo…

Il governo May ha confermato queste stime, anche perché gli conviene dipingere un quadro tenebroso, per strappare il consenso delle Camere al piano di uscita messo a punto in accordo con Bruxelles.

Tuttavia, a certificare che la situazione sia obiettivamente delicata arriva un dettaglio che sembra provenire da un romanzo di fantapolitica: la Gran Bretagna non intende restituire le riserve d’oro che custodisce per conto terzi.

Il Venezuela, Paese in gravissime difficoltà economiche, ha chiesto ad agosto di riavere, con cortese urgenza, 14 tonnellate di lingotti d’oro. Siamo ormai a dicembre ed il prezioso metallo è ancora a Londra. Come rivela il “Sole 24 Ore” di oggi, la cosa sconcertante è che esisterebbe una clausola che consente alla Gran Bretagna di “non restituire l’oro sovrano in custodia e di impedirne anche la visione”. Quale Paese può aver firmato un accordo del genere? O la clausola è stata aggiunta successivamente? Ed è stata approvata dai “clienti”? C’è da dubitarne.

Stante la persistente crisi economica mondiale, pare che diversi Paesi abbiano chiesto di tornare a disporre del proprio tesoretto aureo: l’oro, infatti, sta tornando prepotentemente a rappresentare un bene rifugio ed un ancoraggio solido delle economie nazionali, come lo è stato per centinaia di anni. Ma la Gran Bretagna non sta ridando niente a nessuno.

Anche l’Italia, purtroppo, ha ben 300 tonnellate d’oro depositate a Londra ed altrettante ne custodisce la Federal Reserve americana. Speriamo di non averne mai bisogno, perché rischiamo di non recuperarli…

Pure gli Stati Uniti hanno il vizietto di far finta di niente: la Germania ha dovuto minacciare una crisi diplomatica per riavere il proprio oro, e ha dovuto sbraitare per un anno.

Questi atteggiamenti sono sconvolgenti: è come se la nostra banca non volesse più ridarci i nostri soldi o ci impedisse di accedere alle nostre cassette di sicurezza. Allora chiediamoci: perché uno Stato moderno, civile, avanzato e democratico si comporta così? L’unica spiegazione è: perché ha paura della crisi economica e cerca di conservare oro finché è possibile, anche se quell’oro… non è suo. Da qui a pensare che ne abbia già disposto in qualche modo e, quindi, non ce l’abbia più in custodia, avendolo utilizzato e speso, il passo è breve: e fa venire i brividi.

 
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IL DILEMMA DEI TERMOVALORIZZATORI NELL’EPOCA DELLE FAKE NEWS

Post n°2052 pubblicato il 19 Novembre 2018 da massimocoppa
 

 

IL DILEMMA DEI TERMOVALORIZZATORI NELL’EPOCA DELLE FAKE NEWS

Nel governo giallo-verde fa scandalo che si litighi ogni giorno. I Grillini affermano una cosa, i leghisti ribattono duramente. E viceversa. In realtà il fatto è meno inedito e problematico di quanto sembri: la storia repubblicana italiana è piena di governi di coalizione dove le maggiori forze politiche si sono contrastate, anche apertamente; eppure siamo andati avanti lo stesso.

Tuttavia, quando le posizioni sono diametralmente opposte, nel cittadino si crea sconcerto, anche perché, in un’epoca deteriore, superficiale ed analfabeta come la nostra, dove le opinioni e le fake news contano come i fatti acclarati, diventa quasi impossibile capire dove sia la realtà e dove la mistificazione. Ancora peggio accade quando l’argomento in oggetto è utilizzato a scopi politici, in quello stile demagogico che ormai è in uso anche nelle più avanzate democrazie del mondo.

Lo scontro tra Di Maio e Salvini sugli inceneritori per i rifiuti, o termovalorizzatori che dir si voglia, ne è un esempio lampante.

È nota la questione di fondo: da almeno vent’anni la Campania ha il gravissimo problema dello smaltimento dell’immondizia, aggravato da una percentuale di differenziamento abbastanza scarsa.

Nel governo si stanno affrontando le due posizioni classiche sul tema: per i Grillini la soluzione non è il termovalorizzatore, ma bisogna insistere sul riciclaggio; per Salvini ci vorrebbe un bruciatore per ogni provincia, così da risolvere definitivamente il problema e ricavarne gas, calore ed elettricità.

Quel che è certo è che all’estero i rifiuti sono considerati oro: solo qui in Italia non sappiamo che farne.

Il problema di fondo è la presunta pericolosità degli impianti. Inquinano o no? Sono pericolosi per la salute o no?

Purtroppo sulla questione non c’è una risposta certa; soprattutto, non c’è una risposta serena e sincera. Gli studi si accavallano: alcuni promuovono i termovalorizzatori, altri li bocciano.

Come uscire da questo terribile dubbio?

Bisognerebbe usare il buonsenso, come in tutte le cose.

Che senso ha bandire i termovalorizzatori in Campania, in un posto, cioè, dove i rifiuti si ammassano selvaggiamente ovunque e poi vengono bruciati abusivamente, appestando l’aria?! In un caso come nell’altro il danno per la salute è un dato certo.

Che senso ha fare la guerra a questi impianti perché (forse, non è sicuro, gli studi danno risultati contrastanti) magari fanno male alla salute? E il traffico automobilistico non fa male alla salute?! Perché nessuno parla di bloccare il traffico nel mondo?

Diciamo che, come qualsiasi impianto industriale, sicuramente un termovalorizzatore inquina. Ma premesso che non parliamo più degli inceneritori rozzi di una volta, tutto sta nel capire “quanto” inquina. Una volta lessi che il famoso impianto di Brescia inquina come otto automobili sempre accese: se ciò fosse vero, sarebbe nulla, di fatto, rispetto al traffico che c’è in Lombardia!

Quindi credo che, nel rapporto costi-benefici, se si chiarisce bene questo aspetto, si può ragionare più serenamente. Ma nessuno vuole farlo, perché è più comodo – come sempre – lanciare slogan.

 
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