E' reputato autore dell'opera, salvo prova contraria chi č in essa indicato come tale, nelle forme d'uso, ovvero č annunciato come tale, nella recitazione, esecuzione, rappresentazione e radiodiffusione dell'opera stessa.
Valgono come nome lo pseudonimo, il nome d'arte, la sigla o il segno convenzionale, che siano notoriamente conosciuti come equivalenti al nome vero.
Legge 22 aprile 1941 n. 633
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Un Fiore
Post n°166 pubblicato il 19 Novembre 2019 da SoloxMassimo
Perse la testa. L'aveva tra le mani, ma quella puttanella si dimenava come una tigre inferocita. Urlava, mentre la stringeva a se come una morsa. Mordeva sul collo, tirava calci dove poteva. Era inevitabile perdere la testa per quella insignificante donnetta che non si concedeva. Sgranava gli occhi, dove lui vedeva solo odio, non paura, quell'odio lo sfidava. Sulle labbra il sangue dei morsi che gli aveva provocato, bruciava la pelle lacerata, ma continuava a stringere e sussurrare con voce decisa, non ti muovere stupida, fai come ti dico e nessuno si farà male. L'ennesimo urlo, l'ennesimo sputo dritto negli occhi. La prese alla gola con tutte e due le mani, strinse forte, ancora più forte, fino a che gli occhi di lei non si dilatarono, la lingua usci dalla bocca spalancata nel tentativo disperato di trovare aria. Gli graffiava il viso matido di sudore. Ormai rantolava con un ultimo gemito si accasciò tra le braccia. la lasciò andare a terra come un panno vecchio, poi prese a guardarla con interesse per la prima volta. I capelli ricci corvini sparsi sul paviemento, per metà le coprivano il volto. La mani sporche di sangue, il corpo di una magrezza preoccupante. Il vestito rosa, sollevato sulle cosce mostrava una piccola porzione delle mutandine. Occhi, bocca spalancati, i segni bluastri delle mani sul collo. Tirò un lungo respiro. Si sedette sulla poltrona, accese una sigaretta. Ora sentiva tutta la fatica del dramma appena consumato. Dolevano morsi e graffi, mani e spalle per lo sforzo. Nella penombra della stanza cercò la bottiglia di vino rosso lasciata da lei sul tavolo con due bicchieri. Se ne servì direttamente dalla bottiglia, aveva la gola arsa. Si accorse poi di un piatto con formaggio pane e noci, divorò tutto, aveva fame come un animale digiuno da settimane. Sul tavolo anche una candela con un fiore stampato, gesto romantico di lei. La poggiò a terra accanto alla donna, si sdraio a sua volta vicino a quel povero corpo senza vita. Accese un'altra sigaretta e tirando lunghe boccate prese a parlare con lei. |