Creato da franztango il 07/09/2007

matantotango

Passione, forti emozioni, grandi illusioni, magica atmosfera, la memoria del corpo, il gioco dei ruoli. Tutto questo in una sola parola, Tango.

 

 

8 MARZO, si festeggia a passo di Tango

Post n°36 pubblicato il 07 Marzo 2008 da franztango
 
Foto di franztango

E' un 8 marzo importante per il tango a Napoli e, probabilmente, in Italia: "Un festival tutto al femminile".

L'iniziativa ricalca un evento realizzato per la prima volta a Buenos Aires, nel marzo del 2007 (Ladies Tango Week dal 2008 Tango Festival for Ladies).

L'evento è organizzato dall'Associazione Culturale "Mujeres del Tango" ed è veramente un festival (per chi ama questo genere di manifestazioni) tutto dedicato alle donne. Lezioni di tecnica, sfilate di moda tanguera ma anche dibattiti e tavole rotonde.

Ieri si è aperto ufficialmente con una serata di presentazione nella cornice del "Opificio" che non è nuova ad ospitare eventi legati alla cultura del tango e al suo sociale. Esibizioni di note "Mujeres" argentine accompagnate, stavolta, da "compagni" che ne hanno esaltato le qualità tecniche e creatività negli adorni.

Un tentativo di interpretare i ruoli del tango in modo diverso, laddove ce ne fosse stato il bisogno, poichè, io penso, resta nella donna la centralità del tango.

In bocca al lupo Mujeres

  

 
 
 

Las Mujeres de Neruda

Post n°35 pubblicato il 07 Marzo 2008 da franztango
 
Foto di franztango

TANGO DEL VEDOVO (Tango del viudo)

Oh maligna, avrai già trovato la lettera, avrai già pianto con furia
e avrai insultato la memoria di mia madre
chiamandola cagna putrefatta e madre di cani,
avrai già bevuto da sola, in solitudine, il tè della sera
guardando le mie vecchie scarpe vuote per sempre
e non potrai ricordare i miei malanni, il mio dormire, il mio mangiare
senza maledirmi ad alta voce come se io fossi ancora lì
a lagnarmi dei tropici dei coolies corringhis,
delle febbri velenose che mi hanno rifinito
e dei ripugnanti inglesi che odio ancora.

Maligna, in verità, com’è grande la notte, com’è sola la terra!
Sono tornato di nuovo nelle camere solitarie,
mangio nei ristoranti pietanze raffreddate, e di nuovo
butto per terra i pantaloni e le camicie,
non ho attaccapanni nella stanza né ritratti alle pareti.
Quant’ombra, di quella che albergo in cuore, darei per riaverti,
e quanto minacciosi mi sembrano i nomi dei mesi
e che suono di lugubre tamburo ha la parola inverno!

Sotterrato vicino al cocco troverai più tardi
il coltello che ho nascosto per timore che tu mi uccidessi,
e ora all’improvviso vorrei fiutare la sua lama da cucina
abituata al peso della tua mano e al fulgore del tuo piede:
sotto l’umidità della terra, tra le sorde radici,
delle umane parole il poveretto non saprà che il tuo nome,
ma la grossa terra non capisce il tuo nome
fatto d’impenetrabili sostanze divine.

Come mi angoscia pensare allo sfolgorio delle tue gambe
distese come ferme e dure acque solari,
alla rondine che dorme e vola nei tuoi occhi,
al cane di furia che alberghi nel cuore,
così vedo anche quanta morte c’è tra noi due da quest’ora
e respiro nell’aria cenere e distruzione,
il lungo, solitario spazio che mi circonda per sempre.

Darei questo vento del mare smisurato per il tuo brusco respiro,
che ho udito in lunghe notti senza oblio
congiungersi nell’aria come la sferza al cavallo.
E per udirti orinare, nel buio, dal fondo della casa,
come versassi un miele sottile, tremulo, argentino, ostinato,
quante volte darei questo coro d’ombre che è mio,
e il rumore d’inutili spade che mi sferraglia nel petto
e la solitaria colomba di sangue che sta sulla mia fronte
a invocare cose scomparse, esseri scomparsi,
sostanze stranamente inseparabili e perdute.

da “Pablo Neruda. Poesie (1924-1946). BUR, 1988” nella traduzione di Roberto Paoli.

 
 
 

Perso in fondo ad un binario

Post n°34 pubblicato il 25 Febbraio 2008 da franztango
 

L'avevo riconquistata da poco, giovedi siamo stati a cena insieme, sembravamo due fidanzatini (nell'imbarazzo ho dovuto precisare al maitre di sala che era mia figlia).
Mi ha parlato dei suoi progetti, della voglia di evadere e di cercarsi una nuova prospettiva "proprio come mi hai insegnato tu, papà" . Mi sarei sparato un colpo in testa, perchè non mi faccio i fatti miei?
Era vivace e loquace, argomentava e spiegava cosa avrebbe voluto fare. La mia matta bambina aveva lasciato un lavoro nel settore marketing (un terno al lotto se vogliamo dalle nostre parti), è uscita dall'azienda di famiglia cedendo le sue quote al fratellino (per modo di dire naturalmente, 22 anni per 175 cm per oltre 80 kili) e si è imbarcata in un'avventura nuova. Destinazione Bologna. L'unica promessa che sono riuscito a strapparle e che quel master in economia lo farà.
Alla fine della cena, davanti ad un caffè, le ho chiesto di stare attenta, di guardarsi sempre le spalle e di tenere duro, perchè, pontificavo, la strada delle scelte è sempre in salita e talvolta è più facile lasciare fare al caso (ma era una cazzata nella quale non ho mai creduto).
Le ho poi proposto di accamoagnarla alla stazione. Lei e Nicola (il suo ragazzo che rientrava a Mestre dopo un breve periodo di licenza) sarebbero partiti domenica mattina alle 10 e 23. Ok, ti faccio sapere, è stata la risposta, il "fratellino" si è già offerto prima di te e lo sai quanto sia permaloso. Beh, ho obiettato, con lui ci parlo io e poi con i bagagli che avete come pensate di sistemarvi nella "trappolella" (auto a spazio zero) di Lucio?.
Mi ha chiamato sabato sera "Wè male (lei mi chiama cosi non so quanto affettuosamente però) , allora mi accompagni tu? 9 e mezza sii puntuale".
Sembrava una polacca (con tutto il rispetto per quest'ultime), valigione formato king size più grande di lei, zaino a tracolla e borsone per le scarpe. E' scesa col "fratellino" che le ha dato una mano, poche battute e visibilmente emozionato Lucio (come suo solito) ha tagliato corto con un saluto e si è dileguato. "Passiamo a prendere Nicola", "ok", rispondo servile. In 5 minuti siamo li. Lei scende, va incontro al suo ragazzo che, per non essere da meno, ha una valigia, più o meno, delle stesse dimensioni. Ci sistemiamo alla meglio, Nicola è di poche parole, un saluto e qualche raccomandazione, in formato monologo, sono le uniche cose che siamo riusciti a scambiarci.
Stazione di Napoli centrale e li ho cominciato ad avvertire come un senso di fastidio.
Parcheggio e provo a darle una mano per quel valigione praticamente più alto di lei. "No, non se ne parla proprio devo abituarmi a portarla, grazie ma faccio da sola" E vabbè, penso, mi sembra giusto. Le estorgo i biglietti da obliterare, mentre Nicola è in edicola per il rifornimento di giornali e riviste. Mi accorgo del suo disagio o forse del mio che le ho passato. Una stretta forte, di quelle mie, di quelle che non si scordano, un nodo in gola ed io resto perso in fondo al binario 12 mentre loro si allontanano verso il vagone dove viaggeranno. Azz, ho pensato, chissà che c'è nell'aria ... mi lacrimano gli occhi.
3 lunghi minuti di assenza totale dove mi è passata davanti una vita intera. I codini del suo primo giorno di scuola, la rabbia rassegnata all'esame di maturità classica, il sorriso raggiante in occasione della sua tesi di laurea, a giugno sarà un anno.
Poi mi sono scosso, ho preso 2 bottigline d'acqua naturale al distributore automatico e sono corso in fondo, fino al primo vagone.
Fiatone e cuore in gola, sono salito.
L'ho acchiappata da dietro, "wè", le ho detto, "ti avevo avvisato che devi guardarti le spalle, hai dimenticato l'acqua".
L'ultimo saluto, il fischio del capotreno invitava i visitatori ad abbandonare il treno e cosi ho fatto.
Me ne sono andato, senza girarmi fino al bar della stazione .. "ma che ci sarà stamattina nell'aria? Ho ancora questo fastidio agli occhi".

20 minuti dopo ricevo dalla "bimba" un sms: "Grazie... ti voglio bene! E nn ti preoccupare, mi guarderò le spalle come mi hai insegnato! Un bacio".

In bocca al lupo Ale, "schiattala a' capa"

 
 
 

Un occasione da non mancare

Post n°33 pubblicato il 20 Febbraio 2008 da franztango
 




Non sono un "grillino" ma mi sento di aderire a questa iniziativa

Unica nota triste è che il Tango su quel palco non ci sarà .......

 
 
 

E mo' basta !!

Post n°32 pubblicato il 11 Febbraio 2008 da franztango
 

In un momento di grande difficoltà, oltre il consueto penare, Napoli perde.
Perde la sua immagine, l'economia legata al turismo (forse l'ultima rimasta), il suo grande fascino di città dai mille aspetti e dalle mille curiosità. Il Fastidio e l'impotenza di un napoletano verace come me sono indescrivibili e il solo sentirsi chiedere se si può venire, anche solo per poche ore, per partecipare ad un evento legato al tango e/o alla cultura mi lascia mortificato.
E mo' basta!!
E' giunto il tempo di darsi una mossa oltre le guerriglie urbane e le solidarietà becere di chi non capisce cosa vuol dire mortificare una città dalla cultura e la storia che fa invidia al mondo "civile".
E mo' basta!!.
Basta fare finta di niente, basta schivare i sacchetti che oramai invadono anche la nostra anima, basta pensare che bisogna aspettare, tanto la questione si risolverà, basta sentirsi "isole felici" perchè tanto da noi la ritirano, basta continuare a ballare felici se poi li fuori l'olezzo maleodorante dei nostri rifiuti ci appesta il cervello.
La comunità tanguera, se esiste, deve mobilitarsi deve, attraverso coloro che la compongono - uomini e donne che rivestono anche importanti ruoli sociali e civili - contribuire a che la "normalità" sia raggiunta nel più breve tempo possibile al fine di evitare che i danni già fatti non si mutino in tragedia per questa città.
Portiamo il tango in piazza, tra i sacchetti della spazzatura, sotto i riflettori delle telecamere, sulle soglie dei palazzi dove il potere e la politica sono stati esercitati con tanta maldestra e criminale superficialità.
Spero che questa iniziativa trovi i consensi che merita.
Franz







Napule è


Napule è mille culure

Napule è mille paure

Napule è a voce de' criature che
saglie chianu chianu

e tu sai ca' nun si sulo

Napule è nu sole amaro

Napule è addore e' mare

Napule è na' carta sporca

e nisciuno se ne importa

e ognuno aspetta a' sciorta

Napule è na' camminata int' e viche miezo all'ate

Napule è tutto nu suonno e a' sape tutto o' munno

ma nun sanno a' verità.

Napule è mille culure..

 
 
 

BENVENUTI

Le struggenti e corpose sonorità di un bandoneon, lo strumento simbolo del tango argentino (insieme alla chitarra ed al violino), emozionano chi ascolta e pratica tango. E' per questo motivo che ho voluto utilizzare questa immagine emblematica per il mio blog. Il bandoneon Alfred Arnold, in particolare (quello raffigurato nella foto), è per me ancor più che un simbolico emblema, è il mio bandoneon che espongo in bella mostra nel living di casa mia e che accarezzo con passione e dolcezza nella speranza di poter imparare a suonarlo. Questo blog vuole accompagnare il mio vivere il tango ma sopratutto vuole essere uno spazio di accoglienza e di discussione dove amici, vecchi e nuovi, appassionati o curiosi del tango possano esprimere le loro opinioni e raccontare le loro esperienze sulle rive del tango argentino. Franz
 

IL TANGO IN CAMPANIA -

Questo non è un blog di servizio.
Ma da più parti, specie dagli amici tangueros che sono qui sporadicamente, mi è stata sollecitata una lista delle miloghe con appuntamento fisso della Campania.
La lista la sto preparando, prego tutti quelli che sono nel "settore" di segnalarmi gli appuntamenti fissi e le eventuali serate. Sarà mia cura provvedere ad inserirle in questo spazio.
Franz
 
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