Primo viaggio ad Altrove »

Primo viaggio ad Altrove - Prologo

Post n°1 pubblicato il 24 Settembre 2005 da Maycro

Quel giorno Maycro aveva deciso di rivelare la verità a Ti. 

Ti si ritrovò così a camminare per il parco di Altrove. Gli alberi vibravano il soffio del vento che leggero passava tra le verdi foglie. Nel parco non c’erano  molte persone, qualche bambino che giocava a pallone e altri che passeggiavano con le loro madri. Ti arrivò alla fine del parco dove l’attendeva una macchina. Un uomo scese dall’auto e l’invitò a salire: “Signorina Ti, il signor Maycro l’attende”.“E ha mandato lei con questa cosa?” Disse Ti indicando l’auto “Ha deciso di fare le cose in grande stavolta! Ok… e saliamo”.
L’auto era una berlina di lusso di color blu scuro metallizzato. L’autista salì, mise in moto e la macchina partì.
Ti mentre guardava fuori dal finestrino il paesaggio scivolare dietro di se pensava cosa sarebbe accaduto questa volta.
Dopo qualche minuto l’auto si fermò, l’autista scese e aprì la portiera della… carrozza per far scendere Ti.
La ragazza, sebbene fosse quasi abituata ai cambiamenti di scena nel mondo di Altrove, rimase un po’ spiazzata nel vedere che stava scendendo gli scalini di una carrozza medievale trainata da due cavalli. L’autista che non indossava più un elegante vestito ma un abito servile del 1200, le fece strada.
Si trovavano in un sentiero costeggiato da entrambe i lati da alberi, abeti forse.
“Prosegua sempre in questa direzione e arriverà al Castello” disse l’uomo.
“Castello? Da sola? Ma perché devo sempre fare chilometri per arrivare da Maycro?” si domandò la ragazza.
L’uomo tornò alla carrozza e Ti si incamminò; intanto cominciò a levarsi un sottile velo di nebbia.
La strada sembrava proseguire all’infinito quando un’ombra iniziò a intravedersi in lontananza. Man mano che si avvicinava quella cosa diventava sempre più grande. Era enorme. Era… il Castelllo!
Ti arrivò all’entrata: un enorme cancello in metallo gli bloccava la strada. Ai lati dell’entrata due monumentali statue di cavalli accoglievano chi giungeva dal sentiero. Il sole era stato mascherato dalle nubi e la nebbia rendeva poco amichevole il benvenuto.
Ti guardò a destra e vide un citofono o almeno una cosa che poteva esserlo. Si avvicinò e premette il pulsante.
“Oh, la stavamo asppettando signorina, benvenuta” Una volta terminata la frase si undì uno scatto metallico e il cancello si aprì. Ti entrò lasciando dietro di se i due cavalli di pietra, si trovò di fronte a una fontana gigentesca. Una volta aggirata la fontana fece altri passi e finalmente ecco il portone di ingresso.
Un portone in legno massiccio a due battenti. Dei giri di chiave rivelavano che qualcuno stava aprendole l’ingresso. Il portone si aprì. Un signore non più giovane e molto basso l’accolse: “Salve signorina Ti. Il signor Maycro l’attende nel salone”.
Ti si sorprese nel rivedere quel personaggio che riconobbe subito: “Tu! Dovevo aspettarmelo che prima o poi saresti ricomparso. Ok andiamo nel salone!”.
Detto ciò Ti entrò e si fermò ad ammirare la maestosità di quell’edificio.
“Ah, Alfonso dov’è il salone?” chiese Ti.
“Il salone lo trova laggiù, a destra della scalinata principale.” Le rivelò quel basso uomo.
Ringraziando, Ti, si avviò verso il salone.
Aprì la porta e osservò quella stanza immensa con al centro un tavolo in legno massello molto spesso contornato da otto sedie dello stesso materiale. Un lampadario in legno scendeva dal soffitto intarsiato di ornamenti. Tappeti per terra e drappi alle pareti rendevano calda la stanza. Al fondo c’era un camino, un tavolino sempre in legno e ai lati di quest’ultimo due poltrone girate verso le fiamme.
Mentre si avvicinava al camino notò che sul piccolo tavolo tra le poltrone c’erano due tazze. A un tratto un braccio uscì da dietro la poltrona e prese una tazza che dentro aveva qualcosa di dannatamente caldo, lo si capiva dal fumo che emergeva.
“Ciao Ti, benvenuta nel mio Castello, il Castello di Altrove. Vieni siediti.” La voce era quella di Maycro che con la tazza in mano indicava alla ragazza di sedersi nella poltrona vuota.
“Ciao Maycro, ma da quando hai un castello?” chiese Ti mentre si avvicinava alla poltrona.
Superò la poltrona perché lo schienale alto di quelle poltrone potesse rivelarle il volto del suo amico; si sedette e attese un attimo, poi Maycro parlò: “Quello che vedi lo posseggo da sempre, ma ne sono venuto a conoscenza da alcuni anni”.
“Secondo me quella roba che stai bevendo ti fa male sai? Ehehe” disse Ti.
“A proposito prendi anche tu un po’ di cioccolata calda, ce n’è anche per te” disse il ragazzo.
“Preferivo un po’ di the al limone ma va bene lo stesso”.
M
aycro ascoltò la richiesta e disse “Ok allora prendi un po’ ti the al limone” e indicò la stessa tazza che pochi secondi prima conteneva la cioccolata calda.
Quando Ti guardò la tazza vide che dentro c’era del the al limone. Non se ne stupì più di tanto e sorrise chiedendo “Va bene ma almeno perché siamo qui?”.
Maycro poggiò i propri gomiti sulle ginocchia sporgendosi in aventi verso il calore del fuoco e tenendo a due mani la tazza fissò le fiamme e disse: “Ti ho invitata qui per rivelarti come ho conosciuto Altrove. Il mio primo viaggio in questo paese, questo mondo ‘magico’.”
In quel momento Alfonso entrò nella sale e chiese: “L’imperatore desidera dei biscotti?”.
Ti non sapeva se buttarsi a terra dal ridere o prendere la cosa seriamente; guardò il suo amico che disse: “Primo, sai che non mi piace essere appellato con quel nome; secondo potresti bussare la prossima volta? E terzo, si porta pure dei biscotti, magari al cioccolato”.
L’uomo che rivestiva il ruolo di maggiordomo rispose “Va bene, come desidera…signore”.
E Maycro aggiunse: “E Al… Grazie”.
“Di nulla signore, è un piacere” Rispose Alfonso.
Ti guardò fisso Maycro e chiese: “Imperatore??!!!!! … Ma allora lo conosci!! E lo chiami Al!!!”.
Maycro la guardò, si riappoggioò allo scienale e disse sorridendo: “Ecco perché voglio spiegarti del mio primo viaggio ad Altrove”.
Ti prese la sua tazza di the e disse “va bene, stiamo a sentire…” e sorrise.
Maycro allora cominciò: “ Avevo circa diciassette anni, ero a scuola, in classe quando…”

CONTINUA…

 
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