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Primo viaggio ad Altrove

Post n°2 pubblicato il 24 Settembre 2005 da Maycro

Maycro era a scuola, quella mattina aveva lezione di Economia. Una noia mortale. Era un’aula quadrata sull’angolo dell’edificio. Finestre sulla parete destra e dietro. Il sole illuminava la stanza, era un peccato star lì ad ascoltare un professore insulso che parlava solo per se. Il prof, un uomo sulla quarantina con i primi capelli bianchi, occhiali e sguardo assente biascicava le sue nozioni come ogni lezione; nulla poteva far pensare a quello che sarebbe accaduto. Maycro iniziò a pensare al film che la sera prima aveva guardato nel suo letto. Era un film che parlava di un’invasione aliena sulla Terra. Ad un tratto, poco prima che Maycro chiudesse gli occhi una luce verde irruppe con prepotenza nella stanza, durò due secondi e poi l’oggetto che amanava quella luce si fiondò verso il cielo. Tutti notarono la cosa escluso il professore che non notò nemmeno la distrazione in massa dei suoi allievi che si precipitarono alla finestra. L’uomo alzò gli occhi dalla cattedra e vide la situazione, richiamando all’ordine gli studenti. Uno di loro disse: “Ma professore non ha visto? Un.. un.. un U.F.O.!!”. Il professore si adirò e disse a tutti di tornare a sedersi. Ovviamente alcuni ascoltarono, altri restarono con il naso alla finestra. Tra loro c’era Maycro, un giovane dall’aria del classico ‘bravo ragazzo’. L’insegnante inveì ancora contro chi non lo aveva precedentemente ascoltato e li minacciò: “Se non tornate a sedervi metterò una bella nota di classe sul registro”. Maycro si rivolse ad un compagno alla sua destra dicendo: “Ecco bravo così viene fuori una bella musica sul registro, con tutte quelle note…”. Non si accorse però di aver parlato un po’ a voce troppo alta. “Bene signor Maycro lei sarà il primo a essere menzionato nel registro!” sbottò il professore. Quando l’insegnante aprì il registro però ne uscì una melodia da carillon e le pagine erano state sostituite con fogli di spartiti musicali. L’uomo andò su tutte le furie: “Non so come avete fatto ma è sicuramente opera vostra e ora ne risponderete al preside! Soprattutto lei signor Maycro!”. Ovviamente il ragazzo più che per quello che aveva dello il professore rimase stupito da quello che era accaduto al registro di classe. I compagni guardarono Maycro che non sapeva come giustificarsi. Mentre l’insegnante si affacciò nel corridoio della scuola per chiamare un bidello Maycro riprese a sedere come tutti i ragazzi. Il ragazzo seduto al banco vicino a Maycro gli chiese come aveva fatto ma non ottenne risposta. “Bene, ora il bidello sta andando a chiamare il preside! Intanto sentiamo se qualcuno di voi ha studiato la lezione di ieri, interroghiamo… Signor Maycro venga lei a raccontarci quello che sa.” Le parole furono pronunciate con sottile ironia dall’insegnante. Il ragazzo si rifiutò di andare alla cattedra per essere interrogato e il professore lo intimò di portargli il diario per scrivere una comunicazione per i genitori del ragazzo. Maycro accettò e portò il proprio diario sbattendolo sulla scrivania dell’insegnante che si adirò diventando quasi paonazzo dalla rabbia: “Ora basta!! La deve smettere di comportarsi così o finisce di corsa in presidenza!”. Maycro rispose a voce bassa, più per sé che per il professore: “Ma vacci tu in presidenza di corsa!”. L’insegnante ad un tratto si alzò, uscì dall’aula e si mise a correre per il corridoio, in direzione della presidenza. Maycro e tutti i suoi compagni rimasero stupiti. Non sapevano che spiegazioni dare; di sicuro, pensò Maycro, c’era qualcosa di strano. Trascorsero pochi minuti e l’insegnante tornò in aula come se nulla fosse accaduto e la lezione riprese con  la solita logorroica routine. Ad un tratto qualcuno bussò alla porta. Il professore girò la testa a sinistra e disse: “Avanti”. Entrò un uomo basso e leggermente gobbo, capelli grigi corti, vestito con un maglione in lana rossa e un pantalone di stoffa, le sue scarpe erano di pelle marrone. “Desidera?” domandò l’insegnante. “Ehm… Buongiorno, dovrei parlare al signor Maycro, può venire fuori?” chiese quello strano omuncolo. Il ragazzo chiamato in causa non sapeva più cosa pensare, ormai la giornata non aveva più ragione di essere considerata normale. Il professore si rivolse verso il giovane e disse: “Lei lo conosce?”. Maycro con aria sufficiente rispose: “Certo è mio zio”. Così fu concesso a Maycro di abbandonare l’aula senza troppe spiegazioni. “La conosco? Cosa vuole da me?” Chiese Maycro. “Oh, io la conosco e non voglio nulla da lei ma lei vuole tante cose da me… tanto per cominciare vuole una risposta a tutto quello che sta succedendo oggi.” Disse il piccolo uomo. Il ragazzo stupìto disse: “Lei è al corrente delle stranezze di oggi? E’ lei il responsabile? Perché io non ho fatto nulla! … Ma chi è lei?”.  “Io so tutto. No non sono io il responsabile ma lei. E può chiamarmi Alfonso. Venga con me le spiegherò tutto con calma”.Chiarì l’uomo con la gobba. “Io… io… io devo prendere prima la mia roba, il mio zaino, il mio giubbotto…” e continuò Maycro “…e poi perché dovrei seguirla signor Alfonso?”. La risposta fu semplicemente breve quanto convincente: “Perché lei vuole sapere.” E continuò “Mi segua e le spiegherò, intanto non mi chiami ‘Signor’”. I due si incamminarono tra i verdi muri screpolati della scuola. “Cioè non siamo nella mia scuola? E tutto quello che dico o penso si realizza?” Chiese Maycro a sèguito delle spiegazioni di Alfonso che si fermò davanti a una porta dicendo: “Esatto e ora se vuol aprire la porta…”. Maycro lo guardò con diffidenza: “No no prima lei, io so che dietro la porta c’è la segreteria… vada aventi lei.”. L’uomo un po’ sconsolato abbassò le spalle e aprì la porta che dava su… un immenso atrio che sembrava l’ingresso di un palazzo antico o forse un castello con due immense scalinate che portavano al piano di sopra. Alfonso attraversò la porta e Maycro si guardò indietro e poi rivolse diffidente lo sguardo alla porta appena aperta. “O hanno rifatto la segreteria o è un gran bel trucco, ma cos’è siamo su ‘Scherzi a parte?’”. L’uomo che attendeva dall’altra parte dell’uscio rispose “No gliel’ho detto non è uno scherzo e nemmeno la segreteria… si trova ad Altrove”. Alla fine Maycro si decise: “Beh tanto ormai…” e attraversò la porta che si chiuse dietro di se con un rumore molto forte, come se un enorme portone di legno fosse stato chiuso; si girò e vide le immense imposte in legno di quella gigantesca entrata. Ancora incredulo si rivolse ad Alfonso: “Ma senta… senti Al, questa storia di Altrove…”. L’uomo si irrigidì: “Al? Io sono Alfonso, lo sono da sempre e Altrove è la mia casa.”. Maycro continuò: “Cioè siamo in un mondo che è al mio comando giusto? Ma tu che ruolo hai?”. Il piccolo uomo cercò ancora di spiegare al giovane: “Altrove è un regno che è parallelo al suo, lei qui è in grado di cambiare le cose. Io sono il suo umile aiutante. Lei qui è l’imperatore”. A queste parole Maycro distolse lo sguardo dai muri di pietra adornati di drappi e quadri girandosi di scatto verso Alfonso: “Imperatore? Mah, non mi si addice molto come termine e non mi piace molto, sa di… dittatura… Quindi tu mi consigli mi aiuti e decidi se sbaglio e cambi a mio favore le cose?”. “In effetti no, è lei che cambia, io potrei consigliarla ma mi limito a gestire il suo Castello”. Spiegò l’uomo non più giovane. “Ahahah” rise il ragazzo e continuò: “Cioè se ora io voglio vedere una splendida ragazza nuda scendere da quelle…” mentre Maycro rivolgeva lo sguardo e il braccio sinistro a indicare la scalinata, arrivò da una porta in cima ai gradini una ragazza dai capelli lunghi e scuri, con occhi azzurri e la pella chiara, e senza vestiti. Si fermò a guardare i due e poi scese le scale. Maycro la seguì, incredulo stupito e con gli occhi sgranati, in ogni scalino che la ragazza scendeva. Poi si diresse a destra per sparire chiudendo dietro di se una porta. In questi lunghi attimi nessuno parlò, finchè Alfonso disse: “Visto? Ora ne è convinto?”. A Maycro comparve un sorriso strano sul volto: “Eheh aspetta cioè io qui posso organizzare cose…”. Alfonso lo interruppe prima che il giovane, preso dall’euforia, finisse la frase: “Ehm, lei qui può tutto, anche se preferirei non essere presente a queso tipo di fantasie”. Maycro guardò di nuovo Alfonso e disse: “ma questo non è il paese delle meraviglie… è meglio!!” ma venne preso da un dubbio: “Ma hai detto che sono l’imperatore, non è che c’è una fregatura… ho una compagna? C’è un’imperatrice? E’ gelosa? Lo so avanti deve esserci la fregatura, altrimenti sarebbe tutto troppo bello!” L’aiutante dell’imperatore scosse la testa e il ragazzo esultò: “Magnifico!! Allora mi trasferisco qui! Che sono scemo a tornare nella…” indicò il portone e continuò “…mia reltà?!”. Qui però Alfonso intervenne: “Ecco lei non può vivere qui, può passarci un po’ di tempo ma deve tornare alla sua ‘realtà’. Se vivesse qui non avrebbe più coscienza del mondo reale e del suo io e potrebbe morire e con lei tutti noi.”. Il giovane non capì e disse: “Non capisco, se posso fare quello che voglio allora non posso morire no?”. Elfonso spiegò: “Qui lei può morire, essere ucciso e ritornare in vita, ma se muore nella sua reltà, se perde senso della sua realtà vivendo solo più qui allora morirebbe. Se nella sua relatà impazzisce e muore qui noi non sopravviveremo. Quindi deve vivere nel suo mondo e quando vuole, può intrattenersi qui, vivere avventure, storie e quant’altro ma alla fine deve tornare alla sua relatà.”. “Ecco la fregatura, lo sapevo!” concluse Maycro. Quando si udì un forte rumore, il suono delle campane. Il giovane guardò il suo aiutante in modo interrogativo. “Oh, non deve preoccuparsi imperatore, è solo il campanile che ci avvisa che è pronto il pranzo” spiegò Alfonso. Maycro alla fine disse: “Senti Al non chiamarmi più iperatore, e nemmeno altezza o robe simili ok? Tutt’al più ti concedo di darmi del ‘lei’ o chiamarmi ‘Signor’ se proprio non puoi farne a meno. Che si mangia?”. Non saprei mi dica lei, intanto l’accompagno alla sala da pranzo. I due si incamminarono per le stanze del Castello parlando ancora sul funzionamento di Altrove. Maycro fu istruito, anche durante la cena, su cosa poteva fare ad Altrove e su come tornare alla sua reltà. “Quindi…” concluse Maycro “…io posso portare qui persone reali e fargli visitare questo posto, il Castello, altre città e poi loro possono tornare alla reltà anche ricordandosi di essere state qui?”. “Esatto” rispose Alfonso. Il ragazzo ebbe un’ultima curiosità e domandò: “Ma altre persone possono venire qui ad Altrove e cambiare le cose a piacimento?”. Alfonso rispose: “Quando vorrà rivelare l’esistenza di Altrove alla gente del suo mondo, chiunque potrà entrare e modificare le cose qui ad Altrove, anche senza di lei…” e continuò anticipando la successiva domanda di Maycro “…tutte le modifiche apportate verranno rese note nella ‘Gazzetta di Altrove’. Al suo ritorno poi lei potrà ripristinare le cose drasticamente o interagendo con le modifiche apportate.”. Il ragazzo disse: “Sembra interessante, per ora mi terrò l’esistenza di Altrove per me, poi chissà magari…”. Si alzò da tavola e si diresse all’uscita della sala: “Allora Al io ora torno a casa a riflettere sulla cosa. Se ho capito bene ora apro la porta della sala da pranzo e… voglio trovare l’entrata al mio mondo, giusto?” Alfonso rispose: “Perfetto, ah piccola precisazione: non arriverà a casa sua ma…in classe, poco prima dell’inizio della lezione di economia, durante la lezione di stamattina era già qui ad Altrove, solo che non lo sapeva”. Maycro sorrise e annuendo aprì la porta che dava sulla… sua aula scolastica, poco prima dell’inizio delle lezioni. Si girò indietro a salutare Alfonso: “Ci vediamo Al, stammi bene”. Al annuì e salutò il giovane che varcò la porta entrando nel suo mondo, sapendo che stavolta non ci sarebbero stati U.F.O. a rompere la monotonia delle parole del professore di economia.

CONTINUA…

 
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