MUSICA GENTEFEAR OF THE DARK |
Non ti turbare, non ti allarmare; ogni cosa si sistemerà».
Questa è la Via della legge naturale.
Quando i saggi nutrono il loro spirito, utilizzano con
delicatezza la loro energia e procedono sulla Via.
In questo modo seguono l'evoluzione di tutte le cose
e rispondono ai cambiamenti di tutti gli avvenimenti
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Post N° 937
Post n°937 pubblicato il 22 Gennaio 2007 da MR.finanza
Astaroth (Shining) Astaroth: da quanto tempo non leggete più notizie che li riguardano? Da più di quindici anni, più o meno. La band capitolina, dopo essere stata indicata come una delle punte di diamante della NWOIHM, dimostrò di avere due attributi così e si trasferì a Los Angeles per cercare di sfondare definitivamente. Poi però le cose non andarono come ci si aspettava e… Un po’ di storia. Il fatto di suonare live agghindati da legionari romani attira l’interesse dell’etichetta olandese Rave-On, che nel suo rooster ha appena lanciato i Mercyful Fate di King Diamond. I nostri firmano il contratto e nel 1985 esce The Long Loud Silence, finalmente un Lp ben prodotto che rende onore a un lavoro made in Italy, grazie al lavoro di tecnici preparati e di studi adeguati. Da lì in poi la strada sembra essere tutta in discesa: suonano a festival in Olanda, Belgio e Svizzera, in Italia aprono per Motorhead e Onslaught a Napoli, hanno passaggi televisivi su Videomusic e in Rai. Nell’ottobre del 1987 la decisione che molte HM band italiane avrebbero voluto prendere: trasferirsi armi e bagagli (nel caso degli Astaroth è proprio il caso di dirlo visto il loro look imperniato su scudi e daghe… ah,ah,ah!) a Los Angeles e tentare il colpaccio. L’inizio è beneaugurante: suonano nei più prestigiosi club del Sunset Strip (Gazzarri’s, Trobadour, Whiskey a Go-go e Roxy) e in taluni casi a supporto di band affermate come i Savatage. Esce il demo USA ’88 ma le cose non si sviluppano come si vorrebbe: il grande salto non avviene e piano piano la band si chiude su se stessa abbandonando per sempre il sogno tanto accarezzato. E’ scioglimento definitivo: alcuni membri tornano in Italia mentre altri rimangono negli USA, come Jan D’Amore, Shining e Max Cipicchia. Per saperne di più leggetevi la seguente appassionante intervista a Shining, il bassista della band capitolina, direttamente da Los Angeles… con colpo di scena annesso! Stefano “Steven Rich” Ricetti Nella foto: Shining "on stage" Prima di tutto: da dove deriva il tuo nickname Shining? Beh, c’è un bellissimo film con Jack Nicholson che di certo conoscerai… ma se ricordo bene durante i primissimi concerti mi furono fatte delle foto e per qualche motivo dagli occhi sembrava uscissero due raggi di luce e così credo nacque il soprannome. Sai, a Roma spesso ci si prende in giro con i soprannomi: a volte uno non si ricorda proprio più perché un nome gli viene attribuito e poi rimane a lungo, come nel mio caso… E il nome del gruppo? Come hai già giustamente detto Astaroth è un demone, gran duca dell’Inferno. La curiosità che spinge alla ricerca era forte in quei giorni ed è quasi naturale che un gruppo di ragazzi, in un certo senso etichettati come diversi e visti come “maligni” per via di capelli lunghi e giubbotti di pelle, vada alla ricerca di un’identità in letterature “contro”, quindi in antitesi rispetto alla religione imposta. In realtà sotto il monicker Astaroth si trovavano cinque “bravi ragazzi”, quello che in fin dei conti eravamo noi: non abbiamo mai sgozzato capretti o galline, il nostro forte era la creatività e l’inventiva, non di certo la follia… Oggi come oggi parlare di “diversi” in Italia fa ridere e pensare che qualcuno possa rimanere scioccato da borchie e pelle nera è assolutamente ridicolo, ti assicuro invece che in quegli anni a Roma c’era un perbenismo estremizzato e noi e i trecento metallari capitolini eravamo proprio diversi dal resto della città, al punto che spesso si finiva a scazzottate con i pariolini o alla questura centrale in fermo dalla Polizia solo perché si girava in gruppo in una ventina tutti insieme cantando inni del metallo … Allora Shining, dai tempi di Los Angeles ne è passata di acqua sotto i ponti… inizio subito con una domanda che ti metterà KO ma che ogni kid italiano vuole che venga posta: racconta la “Los Angeles era” degli Astaroth e l’epilogo della storia della band. Ci provo… Gli Astaroth con LA c’entravano ben poco, sia come mentalità che come genere di musica. Lavoravamo dalla mattina alla sera come imbianchini, giardinieri, -io anche la notte come lavapiatti- ma non avevamo mai un soldo in tasca… poi li buttavamo in concerti al Whiskey a Go-Go con un sempre troppo piccolo pubblico. Così cominciarono i malumori, il sogno e l’entusiasmo furono rimpiazzati da una realtà che non ci soddisfaceva e da problemi interpersonali che vennero ad amplificarsi in oggettive condizioni difficili come quelle in cui vivevamo. Fu la fine di qualcosa di bellissimo che non si potrà comunque mai dimenticare. La nostra mentalità era vincente, non vedevamo o non credevamo negli ostacoli: Svizzera, Olanda, Germania, California, quando agli Astaroth nasceva un’idea allo stesso istante nasceva anche la materializzazione di essa. Fu così che uscimmo da Roma e arrivammo a fare il nostro disco con la Rave-On Records in Olanda, poi i tour in nord Europa e Italia. Se avessimo scelto New York forse le cose sarebbero andate diversamente, ma Los Angeles riuscì in poco più di un anno a fare ciò che dieci anni non erano riusciti a fare: separarci! E’ vero che nella città degli angeli la concorrenza fra band era spietata? Avete avuto qualche gruppo che vi ha dato una mano o eravate visti come gli stranieri usurpatori? No, non esistevano stranieri, tutte le band venivano da qualche altra parte del mondo: mi ricordo che c’erano gruppi Giapponesi, Francesi… e poi gli Stati Uniti sono grandi, quindi a parte la lingua, anche uno del Mid West poteva essere un pesce fuor d’acqua a LA. Noi diventammo amici con gli Hirax, ma anche loro stavano passando un periodo strano. Tengo a sottolineare che però, a Long Beach, avevano un buon seguito ed erano gente in gamba. Io avevo un loro demo fin dall’Italia e loro avevano il nostro disco… ci perdemmo comunque di vista dopo poco poiché da Long Beach a Hollywood è un ora di traffico e il nostro furgoncino del 1967 acquistato a $500 spesso si rompeva per strada e rendeva proibitive le uscite sulle lunghe distanze… Io divenni subito amico con Ray Gillen che mi offrì anche di unirmi ai Badlands con Jake Lee alla chitarra ed Eric Singer ex Kiss alla batteria, ma sinceramente ero appena arrivato e credevo nella mia band. Rimanemmo amici per lungo tempo… che riposi in pace. Hai conosciuto parecchie rock star o pseudo tali durante la vostra permanenza negli USA. Hai degli aneddoti a riguardo? Bastava andare al Rainbow la sera e c’erano veramente tutti: da Slash a Lemmy, da Alice Cooper a Steve Vai. Con quest’ultimo organizzai un suoi Clinic/Concerto a Roma alcuni anni dopo e furono eventi di grande successo. Forse uno dei personaggi più singolari è stato Mario Maglieri, il proprietario del Rainbow: un italoamericano di Chicago, la quintessenza del ritratto del boss dei film hollywoodiani sulla mafia. Era capace di prendere Axel Rose per le orecchie e di sbatterlo fuori quando beveva troppo e faceva casino. Mario mi raccontava di quando i Led Zeppelin stavano ogni sera lì davanti al caminetto a mangiare, allo stesso tavolo dove eravamo noi… Dopo qualche anno di vita Losangelena decisi di mettere fine io al Pay To Play e fondai una agenzia: la Crazy Horse Productions. Organizzai una serie di concerti al Roxy e al Whiskey sponsorizzati come NO Pay TO Play. Fu una sorta di disastro economico dove persi quei soldi che avevo messo da parte con gran cura. I promoter delle altre agenzie mi minacciarono e una notte sul Sunset mi seguirono in tre e fui spintonato. Il messaggio era chiaro: “non rompere i co…oni” e “fatti i ca..i tuoi, noi ci campiamo sul Pay To Play, quindi falla finita”! Dovetti dire che ero il nipote di Mario e allora indietreggiarono tutti… Da buon testardo continuai: gli altri promoter organizzarono in concomitanza delle mie serate degli eventi con gruppi che andavano per la maggiore come i Warrant, con l’ovvia conseguenza che io mi trovassi con il locale mezzo vuoto. L’ultima serata prima di smettere questa attività mi tolsi una grossa soddisfazione: organizzai un concerto di beneficenza per gli anziani delle tribù Lakota (Sioux), che erano in difficoltà a causa del tremendo inverno del Sud Dakota, stato nel quale risiedevano. Si trattava di una Jam al Whiskey dove oltre ai soldi per l’entrata la gente doveva pagare con del cibo in scatola. Parteciparono grandi come Ray Gillen, Robin McAuley, Randy Castillo, Rudy Sarzo, Frankie dei Four Horsemen e tanti altri. Fu un successone, una serata indimenticabile! Qual è il gruppo USA che in qualche modo vi ha scioccato? Per quanto mi riguarda i King’s X Dopo tanti anni cosa pensi sia mancato agli Astaroth per farcela sul serio? In tutta franchezza, percentualmente parlando, secondo te quante possibilità reali avevate di farcela e quante no? 99% No e 1% Si. So che nel vostro covo durante il periodo a L.A. sono passati Mario Riso dei R.A.F. , Morby dei Sabotage e AC Wild dei Bulldozer. Hai qualche racconto simpatico a riguardo? Hai elencato tutta gente in gamba e simpatica che ricordo con affetto. Ricordo che ci fu una serata storica al CatHouse insieme con AC Wild: alzammo un po’ il gomito e c’era Alex Solca che scattava delle foto (poi pubblicate su H/M). Nel giro di pochi minuti avevamo una comitiva di allegre e prorompenti groupie che ci si attaccarono, ma da un punto in poi della serata non ricordo più nulla… Con il senno di poi, prenderesti ancora una decisione di vita così importante come trasferirti negli USA per cercare di farcela? SI! – La più grande vittoria degli Astaroth è stata quella di fare quello che tutti volevano ma pochi avrebbero osato. Ci siamo scritti il nostro destino, nel bene e nel male, sfidando ogni evento e avversità. Ci siamo anche divertiti -e non poco-, siamo cresciuti, ci siamo separati ma poi ritrovati come grandi amici nella vita. Tutto questo non significa vincere? La delusione: la mancanza del metallo vero proprio nel posto dove avrebbero dovuto bere e mangiare metallo pesante all day & all night. Le soddisfazioni sono state tantissime e me ne sto cavando ancora molte. Ho un bellissimo studio di registrazione, da poco ho prodotto un disco Neo Soul di un’artista (Amana Melomè) e l’ho pubblicato sulla mia etichetta indipendente. Ora è in distribuzione in una catena di supermercati qui in America e mentre ero a fare la spesa lo hanno trasmesso tutto attraverso l’impianto del supermercato: per un’ora ero il cliente più felice del mondo e il mio carrello straripava di spesa… Da anni collaboro con Vasco, Pelù e altri nomi della Pop Italiana, con il tempo sono diventato amico di grandi musicisti come Vinnie Colaiuta e Michael Landau. Suonare anche jammando con gente così costituisce sempre grande piacere. In generale ho conosciuto persone bellissime di tante diverse culture, religioni e razze, tutto questo lo annovero fra le mie grandi soddisfazioni. Adesso, a Los Angeles, nei locali storici come il Whiskey o il Trobadour, che genere va? Beh… i locali ci sono ancora, solo che non sono più specializzati in un solo genere, quindi ti può capitare la serata Death Metal, quella Punk Rock oppure una Ska o Reggae. Comunque da un paio d’anni c’è un gruppo che fa covers famose degli anni Ottanta e riempie regolarmente il Roxy. Nell’ultimo anno sono riapparsi sulla scena gruppi come Warrant e Pretty Boy Floyd, ma mi facevano già ca..re all’epoca e quindi me ne tengo ben distante... Per quanto riguarda la follia dei party di quegli anni sono sicuro che ci sia ancora, magari si è trasferita un po’ in giro mentre prima era tutta concentrata sul Sunset Strip. Se vai al Rainbow di fine settimana c’è ancora gran movimento: molti nostalgici ma anche nuove leve; fra l’altro c’è senza dubbio più spazio ora per i generi del metal estremo di quanto ce ne fosse all’epoca. Io non amo necessariamente tutte le tendenze Horror però c’è da dire che ci sono dei gruppi compattissimi con grandi botte sonore. Per quanto riguarda le strafi..e bisogna dire che come il vino c’è quello che si mantenuto, quello che è divenuto più pregiato e quello che è andato a male! E poi c’è sempre il Novello... Raccontami le principali differenze fra la scena HM italiana e quella statunitense degli anni Ottanta. In generale credo ci fosse più fratellanza in Italia fra i gruppi e i metal kid. Io ero vicino a chiunque avesse la mia fede musicale in Italia o in Europa. Troppo individualismo invece negli States: il Cult of Personality era spinto in eccesso, non a caso i poser venivano tutti da qui. Quando firmaste per l’olandese Rave-On ricordi se foste il primo gruppo italiano a raggiungere un traguardo del genere (contratto con una label straniera)? Te lo chiedo perché c’erano anche i R.A.F. Credo fossimo tra i primi o i primissimi, ma non eravamo lì a far la gara a chi usciva per primo, l’idea era quella di riuscire a fare un disco. Con chi o dove era una conseguenza. Purtroppo io i RAF li conoscevo poco all’epoca, Mario lo conobbi solamente qui a LA. Corrisponde al vero la leggenda che in quegli anni le ragazze sul Sunset Strip fossero mediamente di una bellezza disarmante? E’ tutto vero! L’Italia in quegli anni era una fucina inesauribile di gruppi HM. A tuo giudizio quali erano quelli che potevano ambire a una vetrina internazionale? Moltissimi! La scena della capitale intorno agli anni Ottanta ha partorito parecchie realtà in ambito HM, dammi un tuo giudizio o forniscimi solo qualche pensiero sulle seguenti band: STIFF: Grande band e grandi amici THUNDER: Con Daniele eravamo come fratelli – un gruppo fondamentale per la moltissima attività e voglia di fare – io li apprezzavo agli inizi con Satana alla voce e poi alla fine con Suan come frontman – direi un punto di riferimento a Roma per moltissimi metal kid. RAFF: Parlando di punti di riferimento direi che la cantina dei Raff era tappa dovuta a tutti i metallari romani. Una botta sonora notevole, grande batterista e solidissimo bassista il fratello. Forse meno ricercato il genere nella scrittura e i troppi cambiamenti di line-up l’hanno resa una band con un potenziale mai espresso agli apici. FINGERNAILS: La banda di “Angus” Bidoli? Forti! Mi ricordo un bel concerto… molto Ac/Dc, un gruppo da birra e motocicletta. MISS DAISY: sono stato molto amico anche con loro ma io ero già qui quando si formarono e trasferirono a Londra… con il senno di poi forse loro sarebbero dovuti venire qui e noi a Londra! Sempre rimanendo a Roma e dintorni, dal 1985 il vostro quartier generale era un casale inoccupato nella campagna di Tarquinia (VT): vi riunivate dal venerdì pomeriggio fino alla domenica sera per preparare concerti e nuovi brani. Un uccellino mi ha fatto sapere di chiederti da chi venivate "alimentati" durante questi week end di musica all day long… ah,ah,ah! Quelle giornate comunque costituivano grande fonte di ispirazione ed erano foriere di bellissime esperienze… o no? Dopo il secondo furto subito nella nostra cantina di Monteverde dovemmo spostarci in campagna, a quaranta minuti di treno da Roma. Avevamo un casale fantastico dove poter vivere e suonare, l’allaccio della corrente abusivo e l’acqua del pozzo per bere e lavarci… Giorni ineguagliabili di grande creatività! Potevano venire gli amici a trovarci e si passavano dei fine settimana bellissimi. Ma come ti è giunta voce dello Sponsor? Lo Sponsor era un ristorante locale di un amico di Max Cipicchia che è tarquinense: ci passava delle teglie intere di Ravioli alla Contessa destinati a matrimoni e banchetti che spesso finivano nel nostro casale. Il giorno che sgomberammo il nostro covo ci fu un grande incendio per i campi lì attorno, i pompieri non riuscirono a frenare le fiamme che proprio mentre portavamo via gli ultimi Marshall raggiunsero il casale. Le finestre di vecchio legno presero fuoco subito e in un attimo la casa si riempì di fumo: fummo costretti ad abbandonare i letti e molte altre cose… fu una sorta di ribellione degli spiriti del posto che ormai ci amavano e non gradivano la nostra dipartita... ah,ah,ah! Parliamo ora dei vostri concerti in Europa, periodo pre-Usa. Metteste a ferro e fuoco città come Castricum in Belgio e Katwick (vicino a Rotterdam) in Olanda, -solo per citarne due di numero-, nel tour che vi organizzò la Rave-On Records di Jac Hustinx. Vai avanti tu… Era un tour promozionale del disco e a proposito di fuoco riuscimmo a mettere veramente quasi a fuoco un locale in Belgio quando Bob con la sua spada fiammante non notò che il soffitto del palco era piuttosto basso! In quei giorni capii che avrei seguito la musica per il resto della vita. Era la realizzazione di un sogno: essere in tournée e suonare ogni giorno in una città diversa, dividere il palco ai festival -che lì duravano anche tre giorni- con gruppi come Anthrax, Metallica e Manowar, sono emozioni che difficilmente si possono descrivere. L’unico rammarico l’avemmo quando la Roadrunner comprò la Rave-On Records e scaricò tutti al di fuori dei Mercyful Fate: gruppi validi come Black Widow, Evil, H-Bomb e Sortilege rimasero tutti senza contratto. In pochi sanno che subito dopo provammo una trasferta in Germania, precisamente ad Hannover, dove sostammo per un periodo sperando in un contratto con la SteamHammer, che era la sola altra casa semi indipendente europea. Il gruppo piacque, ma volevano che ci trasferissimo in Germania per un anno per fare promozione, il tutto a spese nostre. In ogni caso la richiesta di visto al consolato fallì, l’Europa era tutt’altro che unita all’epoca… Nel rooster della Rave-On c’erano anche i Mercyful Fate: che rapporto avevate con loro? Ottimo, una volta a Roma andai anche a cena con la mamma e la zia di King Diamond! In realtà non ci si conosceva bene, esistevano poche occasioni di frequentazione. Recentemente vi sono state delle reunion di gruppi storici della NWOIHM come Sabotage, Gunfire e Crying Steel, reunion vere di membri originali, non specchi per le allodole. Situazioni che hanno portato a concerti e scrittura di nuovo materiale. Non avete mai pensato di rimettere insieme gli Astaroth? Colpo di scena: Jan D’Amore è stato qui a gennaio scorso. Io, lui e Max Cipicchia abbiamo delle prove e rimontato tutto il materiale da una cassetta registrata al Casale, fedelmente come per il disco che mai uscì dopo The Long Loud Silence. Mike Tacci, il fonico che ha registrato il Black Album dei Metallica ci ha fatto i suoni e quindi sono in possesso di un master fantastico registrato nel migliore studio al mondo (Henson Recording). Ora bisogna soltanto procedere con gli over dubs. Nasce però la domanda da un milione di dollari: CHI CANTERA’ ??? Bob lo abbiamo sentito ma dice di aver perso la voce per sempre, quantomeno non possiede più la potenza canora di un tempo, stiamo quindi valutando delle altre possibilità. Il dubbio è: come rimanere fedeli al sound con un cantante differente? Non che Bob fosse Ian Gillan ma aveva un suo timbro particolare e negli Astaroth c’erano sempre ampi spazi per parti strumentali… hai delle idee? Sei ancora coinvolto in qualche modo nel giro della musica? Non ne sono mai uscito. Ho un mio studio di registrazione, faccio produzioni dal Pop Rock alla Soul passando per il Jazz e persino Opera, raramente purtroppo mi capitano produzioni HM, anche se ho collaborato con Cristina dei Lacuna Coil per un disco di Battiato. Segui la scena HM italiana? Quali sono le band che ti piacciono di più? Purtroppo non ne so più nulla. I ragazzi dei Lacuna Coil mi hanno invitato all’Ozz Fest qui negli Usa e ci sono andato: loro senza dubbio sono fantastici dal vivo, possiedono un bel sound compatto e originale. Hai mai pensato di far uscire su un unico Cd tutto quanto realizzato dagli Astaroth nella loro storia? Si, ci ho pensato, però terrei di più a far uscire questo disco che è in registrazione perché è importante che la qualità sonora sia ad alto livello, i tempi sono cambiati così come le orecchie degli ascoltatori, bisogna che un disco suoni bene e quello degli Astaroth 2007 sarà una bomba sonora! Hai ancora contatti con gli altri membri della band? Cosa fanno oggi? Max è come un fratello, vive qui a LA e fa il grafico e ora si occupa anche di giornalismo; anche Jan lo considero come un fratello anche se è lontano, lo sento quando posso, lui vive a New York di base ma si sposta per il mondo in continuazione con gran disinvoltura, l’ultima volta che ci ho parlato era a Laos… Nella foto: Shining Beh Steven, intanto grazie per il tuo costante lavoro di recupero e valorizzazione di una parte di storia musicale italiana che io ritengo importantissima e che per colpa di cretini ottusi come Luzzato Fegiz non ebbe lo spazio e la considerazione che meritava. Assurdo pensare che a tutt’oggi si trovino copie del vinile degli Astaroth all’asta su internet per $110 o che qualcuno abbia “masterizzato” piratando il disco e ne abbia venduto magari qualche migliaio in Europa. Mi fa piacere che tu, sulle colonne di Metal Maniac, abbia fatto grandioso lavoro di riscoperta di quegli anni irripetibili e che costantemente su TrueMetal faccia interviste ai protagonisti italiani degli anni Ottanta. Per una decina d’anni noi siamo stati un gruppo che ha vissuto il metallo come forma di vita: caricavamo le finte colonne di marmo per i nostri concerti e le portavamo a spalla da una parte all’altra della città, Roma. Facevamo migliaia di chilometri in macchina in cinque con le chitarre sulle ginocchia per fare un concerto a Zurigo o una registrazione a Parigi. Facevamo in treno da Napoli a Milano sdraiati nei corridoi mentre il camion con la strumentazione viaggiava tutta la notte perché le nostre tournée auto-organizzate non permettevano di meglio. Siamo stati insieme a tanti gruppi cavalieri di un ordine mai riconosciuto, se non dai kids che ci seguivano con passione e a cui una serata di sano sfogo metallico di un concerto dava la forza di vivere situazioni familiari magari difficili oppure gli evitava di mettersi in qualche casino sfogando la rabbia adolescenziale in altre maniere. Grazie quindi per il tuo lavoro e grazie a tutti quelli che ci portano nella memoria e… WATCH OUT FOR ASTAROTH 2007 !!! |
INFO
Artista: Metallica
Titolo: Master Of Puppets
End of passion play, crumbling away
I'm your source of self-destruction
Veins that pump with fear, sucking darkest clear
Leading on your death's construction
Taste me, you will see
More is all you need
You're dedicated to
How I'm killing you
Come crawling faster
Obey your master
Your life burns faster
Obey your master
Master
Master of puppets, I'm pulling your strings
Twisting your mind and smashing your dreams
Blinded by me, you can't see a thing
Just call my name, 'cause I'll hear you scream
Master
Master
Just call my name, 'cause I'll hear you scream
Master
Master
Needlework the way, never you betray
Life of death becoming clearer
Pain monopoly, ritual misery
Chop your breakfast on a mirror
Taste me you will see
More is all you need
You're dedicated to
How I'm killing you
Come crawling faster
Obey your master
Your life burns faster
Obey your master
Master
Master of puppets, I'm pulling your strings
Twisting your mind and smashing your dreams
Blinded by me, you can't see a thing
Just call my name, 'cause I'll hear you scream
Master
Master
Just call my name, 'cause I'll hear you scream
Master
Master
Master, master
Where's the dreams that I've been after?
Master, master
You promised only lies
Laughter, laughter
All I hear and see is laughter
Laughter, laughter
Laughing at my cries
Fix me
Hell is worth all that, natural habitat
Just a rhyme without a reason
Never-ending maze, drift on numbered days
Now your life is out of season
I will occupy
I will help you die
I will run through you
Now I rule you, too
Come crawling faster
Obey your master
Your life burns faster
Obey your master
Master
Master of puppets, I'm pulling your strings
Twisting your mind and smashing your dreams
Blinded by me, you can't see a thing
Just call my name, 'cause I'll hear you scream
Master
Master
Just call my name, 'cause I'll hear you scream
Master
Master
Fear Of The Dark
Traduzione di Fear Of The Dark
I am a man who walks alone
And when I'm walking a dark road
At night or strolling through the park
When the light begins to change
I sometimes feel a little strange
A little anxious when it's dark
Fear of the dark, fear of the dark
I have constant fear that something's
always near
Fear of the dark, fear of the dark
I have a phobia that someone's
always there
Have you run your fingers down
the wall
And have you felt your neck skin crawl
When you're searching for the light?
Sometimes when you're scared
to take a look
At the corner of the room
You've sensed that something's
watching you
Have you ever been alone at night
Thought you heard footsteps behind
And turned around and no one's there?
And as you quicken up your pace
You find it hard to look again
Because you're sure there's
someone there
Watching horror films the night before
Debating witches and folklores
The unknown troubles on your mind
Maybe your mind is playing tricks
You sense, and suddenly eyes fix
On dancing shadows from behind
Fear of the dark, fear of the dark
I have constant fear that something's
always near
Fear of the dark, fear of the dark
I have a phobia that someone's
always there
When I'm walking a dark road
I am a man who walks alone
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