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Le proposte contenute nel ddl Liberiamo il lavoro

Post n°86 pubblicato il 23 Marzo 2009 da diegomenegon
 

Sabato 21 marzo è stata presentata a Milano la bozza di ddl "liberiamo il lavoro" del gruppo facebook "Io non voglio il posto fisso, io voglio guadagnare". A seguire i punti trattati dal disegno di legge.

FLEXCURITY

Sono due le grandi fratture che caratterizzano il mercato del lavoro: da un lato una spesa pensionistica di dieci punti percentuali più alta che nel resto d’Europa a fronte di una spesa a sostegno dei non occupati tra le più basse; dall’altro un dualismo del mercato del lavoro che offre protezione a quanti (in numero sempre più inferiore) hanno un contratto a tempo indeterminato, dimenticando una fetta crescente di lavoratori, in genere giovani, senza garanzie e con scarse possibilità di crescita.

La proposta di legge si ispira in buona parte al modello di flexcurity e alle idee dei più innovativi e coraggiosi giuslavoristi, come Pietro Ichino e Tito Boeri. Propone il superamento della distinzione tra contratto a termine e a tempo indeterminato, in favore dell’adozione di un contratto unico e della sostituzione delle attuali forme di garanzie contro il licenziamento (tra cui l’articolo 18), che oggi in genere portano ad un contenzioso davanti al giudice del lavoro, con una più certa forma di indennità proporzionale alla retribuzione percepita, corrisposta dall’impresa a chiunque perda il lavoro per affrontare il primo periodo di disoccupazione.

  

AMMORTIZZATORI SOCIALI E WELFARE TO WORK

Per la disoccupazione di media durata è prevista una rete di ammortizzatori sociali universale. Si prevedranno modelli di welfare to work per legare il sussidio alla formazione e al reinserimento nel mercato del lavoro. Le risorse necessarie saranno ricavate dall’innalzamento dell’età pensionabile a 62 anni, con possibilità di rinviare il pensionamento fino a 67 anni, come già previsto dalla proposta di legge Cazzola.

  

SOSTEGNO ALLA MATERNITA’ E ALL’INFANZIA

La proposta di legge prevede un sostanziale raddoppio delle detrazioni per i figli e la deducibilità delle spese sostenute per asili e a baby-sitter. In questo modo le donne che lavorano avranno qualche mezzo in più per non rinunciare alla propria realizzazione professionale. In un paese con una spesa sociale tutta riversa verso il fronte pensionistico e che per continua inavvedutamente a relegare la donna ai margini del mondo del lavoro è un piccolo ma significativo passo in avanti. Se non in questa proposta di legge, comunque in futuro si dovrà provvedere a recuperare risorse dalla parificazione dell’età pensionabile e dalla graduale normalizzazione della spesa pensionistica di reversibilità per potenziare il sostegno alla maternità e incoraggiare l’occupazione femminile.

  

ABOLIZIONE DEL VALORE LEGALE DELLA LAUREA

Oggi la scelta di iscriversi ad un corso di laurea e la scelta dell’ateneo è dettata dall’esigenza di possedere un titolo richiesto dalla legge per accedere a concorsi e professioni, a prescindere dagli sforzi compiuti per ottenerlo e dalla qualità dei servizi di formazione erogati dall’ateneo. Ciò consente alle università di godere di una rendita, assicurata anche se i canali di reclutamento del corpo docente e dei ricercatori non sono ispirati al merito e offrendo una preparazione scadente e non aderente a ciò che chiede la società e il mercato. Per questo la proposta di legge elimina le disposizioni che riconoscono un valore legale della laurea e prevedrà la puntuale abrogazione del requisito della laurea per l’accesso a determinate occupazioni.

  

LIBERALIZZAZIONE DEGLI ORDINI PROFESSIONALI

Pezzi del mercato dei servizi è chiusa ai giovani perché le norme vigenti limitano l’offerta di prestazioni erogate dagli ordini professionali, a danno degli utenti e dei consumatori. La proposta di legge elimina i limiti dell’offerta e apre gli ordini a nuovi talenti. Per l’accesso alle professioni si prevede come unico obbligo lo svolgimento del praticantato. Si rimuovono poi i vincoli che oggi non consentono, ai più capaci, di promuovere con spirito imprenditoriale i servizi che offrono e di esprimere liberamente il proprio talento.

  

GIOVANI IMPRENDITORI: MENO TASSE E COSTITUZIONE DI UNA SOCIETA’ CON L’ULTIMO STIPENDIO

Si prevede per i giovani che vogliono iniziare un’attività in proprio un’imposta sostitutiva dell’irpef del 10%. Si facilita anche la costituzione di una società a responsabilità limitata eliminando la necessità dell’atto pubblico e richiedendo un capitale di partenza pari a 1000 euro.

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