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Disparità per i "primari": pagelle in Toscana, niente marcatempo a Napoli

Post n°17 pubblicato il 25 Agosto 2009 da pqr9

di MAURIZIO MOTTOLA.  Un buon sito blog

In Toscana sono in arrivo le pagelle anche per i "primari" (secondo l'attuale definizione i direttori delle strutture complesse). Dopo i manager, già sottoposti a valutazioni dal 2005, in tale regione anche il lavoro dei 1.100 direttori delle strutture complesse, che dirigono reparti o servizi territoriali, sarà analizzato in base ai risultati ottenuti. Il modello toscano è il primo in Italia a puntare sulla misurazione e valutazione delle prestazioni sanitarie del settore, con un set di indicatori che è stato perfino brevettato dal laboratorio di ricerca Management e sanità della Scuola superiore Sant'Anna di Pisa, che lo ha messo a punto. Come criterio si è scelto di partire da chi ha più responsabilità, quindi di cominciare dall'alto: prima il direttore generale, poi quello sanitario, adesso i direttori di struttura complessa. Invece all'ASL Napoli 1 Centro non tutti i "primari" timbrano il cartellino, potendosi sottrarre ad ogni forma di controllo con l'utilizzare a loro favore la prerogativa di non avere per contratto un orario minimo di lavoro. Mentre partecipando a corsi di aggiornamento al Nord ti capita di fare la fila - per ritirare l'attestato di partecipazione - con colleghi "primari", che ottemperano - insieme con i colleghi semplici "dirigenti" - agli obblighi di aggiornamento, ti capita invece raramente di condividere tale fila in un corso di aggiornamento svolto al Sud. Anche per quanto riguarda le malattie, pur essendo in media più anziani si ammalano di meno o non si ammalano affatto, mostrando di avere una salute di ferro e la capacità di essere sempre presenti. Avendo l'obbligo di controllare i loro colleghi ed il personale del comparto corrono il rischio questi "taluni primari" di essere poco evangelici se non addirittura "farisaici": fai come ti dico io e non come faccio io! Sono insomma Brunetta-esenti, a dimostrazione che la legge è uguale per tutti è nei testi di educazione civica e però nei fatti è un'opzione. Collocati spesso in strutture inadeguate - sia logisticamente che funzionalmente - però anche i "primari" patiscono con i loro collaboratori i disagi di scarsa luce ed areazione dei locali, angustia degli spazi, mancanza di privacy nel rapporto con i pazienti, però lo patiscono per molto meno tempo rispetto agli altri dirigenti e dipendenti ed è sicuramente per questo che si ammalano meno o non si ammalano affatto. Non avendo però un formale orario di servizio (con relativo riscontro ed eventuale controllo) possono entrare in contenzioso con l'ente nel cosiddetto infortunio in itinere, che è l'incidente sul lavoro che può capitare per l'appunto nel tempo e nel percorso per andare in servizio da casa o smontando dal servizio per ritornare a casa. Come si fa a stabilirlo in assenza di riscontri e controlli sull'orario di lavoro? Può sembrare una questione di formale accademia ed invece inerisce un aspetto importante della tutela del lavoratore, garantita normativamente. Che credibilità avrebbe l'affermazione che l'infortunio è accaduto alle ore 7 e 31 minuti, in quanto il "primario" sarebbe giunto sul posto di lavoro - semmai come sempre! - entro le ore 8? Comunque con nota prot. N. 6464 del 19 luglio 2006 dell'Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (ARAN), avente per oggetto Chiarimenti sulle clausole dei Contratti Collettivi Nazionali del Lavoro della Dirigenza del SSN, veniva tra l'altro fornito il seguente chiarimento: "I direttori di struttura complessa sono tenuti ad assicurare la propria presenza in servizio al fine di garantire il normale funzionamento della struttura cui sono preposti. Per tali dirigenti non vi è l'obbligo di orario minimo ma quello di articolare e correlare il proprio tempo lavoro all'orario degli altri dirigenti come attesta il riferimento all'art. 14 contenuto nel comma 1 della disposizione in esame. A tale scopo è necessario che il direttore di struttura complessa, con modalità condivise con le aziende, documenti la pianificazione della propria attività istituzionale e delle proprie assenze nonché dei giorni ed orari dedicati alla libera professione, al fine di rendere del tutto trasparenti le modalità delle proprie prestazioni lavorative". Già in precedenza, con nota prot. N. 11632 del 25 ottobre 2000 dell'Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni (ARAN), veniva fornito tra l'altro il seguente chiarimento: "Il dirigente responsabile di direzione di struttura complessa ha come finalità il raggiungimento degli obiettivi stabiliti dall'azienda e connessi all'incarico affidato. Il suo orario è, pertanto, articolato in modo flessibile per correlarlo alle esigenze della struttura alla quale è preposto. È demandato ad un accordo tra la direzione generale dell'azienda ed il dirigente interessato come debba svolgersi e con quali sistemi la rilevazione della sua presenza in servizio, rilevazione che non avendo più alcun carattere fiscale, deve, comunque, poter consentire all'azienda l'applicazione degli istituti contrattuali (quali aspettative, malattie, ferie, permessi etc.) o la verifica delle responsabilità ovvero ancora garantire al dirigente le tutele medico-legali, previdenziali, assicurative ed infortunistiche nonché, per i dirigenti sanitari, la distinzione dell'attività istituzionale da quella libero professionale intramuraria". Che la totalità dei "primari" (semmai tranne uno solo!) si comporti in maniera corretta non sminuisce lo portata di quanto finora evidenziato: anche se si trattasse di un solo "primario" (diciamo l'unico "furbo") vanno consolidate e rese operative procedure certe perché sia ottemperata l'uguaglianza sul posto di lavoro relativamente al rapporto di ogni lavoratore nei confronti dell'ente. Se anche i primari timbrassero il cartellino forse meno dirigenti ambirebbero spasmodicamente a diventarlo e la qualità del vissuto sul posto di lavoro e del rapporto con i pazienti certamente migliorerebbe

 
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