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Un pò di Whitman

Post n°44 pubblicato il 30 Gennaio 2010 da velenias

Canto il corpo eletttrico

Canto il corpo elettrico, le schiere di quelli che amo mi abbracciano e io li abbraccio, non mi lasceranno sinché non andrà con loro, non risponderà loro, e li purificherà, li caricherà in pieno con il carico dell’anima.

E' mai stato chiesto se quelli che corrompono i propri corpi nascondono se stessi? E se quanti contaminano i viventi sono malvagi come quelli che contaminano i morti? E se il corpo non agisce pienamente come fa l’anima? E se il corpo non fosse l’anima, l’anima cosa sarebbe?

II

L’amore del corpo di un uomo o di una donna è al di là di ogni descrizione, il corpo stesso ne è al di là, quello del maschio è perfetto, perfetto quello della femmina.

L’espressione del volto è aldilà di ogni descrizione, ma l’espressione di un uomo ben fatto non appare soltanto sul suo volto,

è anche nelle membra e nelle giunture, stranamente è nei suoi fianchi, nei suoi polsi, nel suo passo, nel modo di portare il collo, nel flettere la vita e le ginocchia, i vestiti non lo nascondono, la forte buona qualità che possiede erompe da sotto il cotone e il panno nero vederlo passare trasmette quanto la migliore poesia, forse anche di più, ti soffermi a guardare la sua schiena, la sua nuca, le spalle.

Il corpo morbido e pieno dei neonati, il petto e il capo delle donne, le pieghe delle loro vesti, il loro stile mentre attraversiamo la strada, la loro sagoma dall’alto in basso, il nuotatore nudo in piscina, visto mentre nuota attraverso il trasparente verde brillo, o fa il morto e dondola silenziosamente avanti e indietro sul sollevarsi dell’acqua, il piegarsi ritmico dei rematori sulle barche, il cavaliere sulla sua sella, ragazze, madri, massaie che fanno le loro faccende, il gruppo dei manovali seduti a mezzogiorno con le loro gamelle aperte, e le mogli che aspettano, la donna che calma un bambino, la figlia del fattore nel giardino o nel prato, il giovane che sarchia il granoturco, il cocchiere che guida i sei cavalli della sua slitta tra la folla, la lotta dei lottatori, due apprendisti, sviluppati, vigorosi, di buona indole, nati lì, su uno spiazzo vuoto al tramonto dopo il lavoro, gettati a terra giacche e cappelli, l’abbraccio di amore e di resistenza, la presa sopra la vita e sotto la vita, i capelli scompigliati che scendono sugli occhi e li accecano;

la marcia dei pompieri nella loro uniforme, il gioco dei muscoli mascolini attraverso i pantaloni puliti e le cinture, il lento ritorno dall’incendio, la pausa quando la campana riprende all’improvviso a suonare, il loro tendere l’orecchio all’allarme, le naturali perfette varie attitudini, la testa piegata, il collo curvo e il contare; cose simili io amo - io mi abbandono, passo liberamente, sono al seno della madre con il neonato, nuoto con i nuotatori, lotto con i lottatori, marcio in fila con i pompieri, e mi fermo, ascolto, conto.

V

Questa è la forma femminile, un nembo divino ne esala dal capo ai piedi, attrae con una fiera irresistibile attrazione, io sono spinto dal suo respiro come se non fossi niente più che un vapore indifeso, tutto scompare fuorché noi due, libri, arte, religione, tempo, la terra solida e visibile, e ciò che ci si aspettava dal cielo o si temeva dall’inferno, ora sono consumati, folli filamenti, ingovernabii germogli che ne promanano, altrettanto ingovernabile la reazione, capelli, petto, fianchi, gambe che si piegano, mani che cadono in negligente abbandono, come le mie, riflusso colpito dal flusso e flusso colpito dal riflusso, carne d’amore che inturgidisce e fa dolcemente male, getti d’amore senza limiti caldi ed enormi, tremante gelatina d’amore, biancofiorito, delirante succo, notte d’amore dello sposo che dura sicura e dolce sino all’alba prostrata che ondeggia sino al giorno compiacente e docile, perduta nella fessura del giorno che abbraccia ed ha tenera la carne.

Questo è il nucleo - dopo che il bambino è nato di donna, l’uomo è nato di donna, questo è il bagno della nascita, questo il fondersi di piccolo e grande, e lo sbocco di nuovo.

Non vergognatevi, donne, il vostro privilegio racchiude il resto ed è l’esito del resto, voi siete i cancelli del corpo, voi siete i cancelli dell’anima.

La femmina contiene tutte le qualità e le tempera, è al suo posto e si muove con perfetto equilibrio, e tutte le cose debitamente velate, è insieme passiva e attiva è fatta per concepire figlie e figli, allo stesso modo.

Come vedo la mia anima riflessa nella Natura, come vedo traverso la nebbia, un Essere dalla inesprimibile completezza, salute, bellezza, vedo il capo ricurvo e le braccia piegate sul petto, la Donna vedo.

VI

Il maschio non è né più né meno che anima, anche lui è al suo posto, anche lui ha tutte le qualità, è azione e potere, il traboccare dell’universo conosciuto è in lui, il disprezzo gli si addice, il desiderio e la sfida gli si addicono, le più vaste selvagge passioni, l’estrema felicità, l’estrema pena gli si addicono, l’orgoglio è per lui, l’orgoglio profuso dell’uomo calma l’anima, è ottimo per lei, la conoscenza gli si addice, lui l’ama sempre, sottopone ogni cosa alla prova di se stesso, qualunque sia la ricerca, qualunque il mare e la vela lui lancia i suoi scandagli alla fine soltanto qui, (dove potrebbe gettare scandagli, se non qui?)

Il corpo dell’uomo è sacro e il corpo della donna è sacro, non importa chi sia, è sacro - è il più umile nella squadra dei manovali? È uno degli immigrati dal volto inespressivo appena sbarcati sul molo? Ciascuno appartiene a questo luogo o a ogni luogo come i benestanti, come te, ciascuno ha il suo posto nella processione.

(Tutto è una processione, l’universo è una processione dal movimento regolato, perfetto.)

Ti conosci così bene che chiami i più umili ignoranti? Supponi di aver diritto a un buon posto, e che lui  non ce l’abbia? Credi che la materia si sia compattata dal suo fluire diffuso, e che il terreno sia alla superficie, e l’acqua scorra e la vegetazione germogli, soltanto per te, e non anche per lui, per lei?

Un'ora per la pazzia e la gioia

Un’ora per la pazzia e la gioia! Oh furioso! Oh, non richiudetemi!
(Che cos’è che mi libera così in tempesta?
Che cosa vogliono dire i miei urli tra i lampi e i venti rabbiosi?)

Oh bere i mistici deliri più in profondità che ogni altro uomo!
Oh sofferenze tenere e selvagge! (Io le trasmetto a voi miei figli,
io le racconto a voi, a ragione, sposo, sposa.)

Oh, abbandonarmi a te chiunque tu sia, e tu a me, sfidando il mondo!
Ritornare al Paradiso! Oh timido, femmineo!
Attirarti a me, porre su dite per la prima volta le labbra di un uomo determinato.

Oh l’enigma, il nodo triplice, il gorgo scuro e profondo, tutto senza lacci, illuminato!
Andare di corsa dove c’è spazio abbastanza e aria abbastanza alla fine!
Essere svincolati da anteriori legami e convenzioni, io dai miei e tu dai tuoi!

Trovare un nuovo sinora impensato accordo con il meglio della Natura!

Avere ciascuno di noi la bocca libera dal bavaglio! Sentire oggi e ogni giorno che io basto come sono.

Oh, qualcosa di mai provato! Qualcosa simile all’estasi! Sfuggire del tutto a ogni ancora e a ogni presa!
Andare libero! amare libero! precipitarsi incauto, pericoloso!
Corteggiare la distruzione con sarcasmi, con inviti!
Ascendere, saltare verso i cieli dell’amore indicati a me!
Salire sin lassù con la mia anima inebriata!
Perdermi se così deve essere!
Nutrire il resto della mia vita con un’ora di pienezza e di libertà!
Con un’ora breve di pazzia e gioia.

                                                       tratto da Foglie d'erba

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QUELLO CHE SENTO

potrei parlare, discutere, stringere i denti, sorridere
   mentire infinitamente dire e ridire inutilità
     mostrare falsa, ipocrita serenità
quando le parole si ribellano, favole fiumi, mari di
 perplessità non c'è una ragione per non provare
      quello che sento dentro
   un cielo immenso dentro
     quello che sento

ho bisogno di stare con te
 regalarti le ali di ogni mio pensiero
oltre le vie chiuse in me
  voglio aprire il mio cuore
       a ciò che è vero

potrei parlare, discutere, stringere i denti, sorridere
  soffrire infinitamente trovare un senso all'inutilità
     mostrare falsa, ipocrita serenità
quando le parole si ribellano, favole fiumi, mari di
 perplessità non c'è una ragione per non provare
     quello che sento dentro
        un cielo immenso dentro
     quello che sento
 

 
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