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MONTI: TOLGA L’OSSIGENO ALLA SOCIETA’ PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA

Post n°12 pubblicato il 14 Agosto 2012 da mluccis
Foto di mluccis

MONTI: TOLGA L’OSSIGENO ALLA SOCIETA’ PONTE SULLO STRETTO DI MESSINA

 

Ad inizio 2012 la notizia che il Governo aveva deciso di eliminare il cofinanziamento (con i privati) di un miliardo e seicento milioni di euro assegnato per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina destinandolo a favore di altri interventi, aveva fatto tirare un sospiro di sollievo ai tanti scettici sull’utilità di quell’infrastruttura. E anche a quelli che, preoccupati per la gravità della situazione economica, avevano sperato in un accantonamento dell’intero finanziamento statale promesso (3,5 miliardi di euro), o in un suo impiego diverso.

 

Chi ha letto quella (buona) notizia sui quotidiani, ancora oggi ascriverebbe al merito del premier Monti l’aver messo una pietra tombale su quell’opera faraonica della quale in tempi diversi si sono invaghiti politici anche di opposte tendenze. Ma, purtroppo, guardando bene alle cose, non è proprio così.

 

Infatti, mentre da un lato sopravvive e prospera ancora oggi in spese la società (partecipata all’81,8% dall’Anas S.p.A.) che era stata costituita nel 1981 per guidare il complesso procedimento per la realizzazione dell’opera, dall’altro lato prosegue pure il lungo e costoso procedimento amministrativo di attuazione di un’opera i cui costi complessivi - per il ponte e le altre infrastrutture di collegamento in terraferma - sono intanto lievitati dai 6,3 agli 8,5 miliardi di euro.

 

Un procedimento che è arrivato alla valutazione di impatto ambientale del progetto definitivo pubblicato alla pagina internet http://www.va.minambiente.it/Ricerca/SchedaProgetto.aspx?ID_Progetto=1 del Ministero dell’ambiente. Lì si può visionare il progetto e lì si trovano le indicazioni per presentare le osservazioni entro il 15 settembre prossimo, trascorso il quale c’è chi si attende che il procedimento continui fino alla sua conclusione naturale, cioè la costruzione del ponte.

 

Né va trascurato che a seguito di ben quattro gare pubbliche internazionali, ad ottobre 2005 l’appalto dell’opera è stato aggiudicato all’Associazione temporanea di imprese Eurolink S.C.p.A. (costo di aggiudicazione del solo ponte 3,9 miliardi di euro). La Eurolink è partecipata, tra gli altri, da Impregilo S.p.A. (45%) e Cooperativa Muratori & Cementisti (13%), e il contratto stipulato con la Società Ponte sullo stretto di Messina prevede che all’appaltatore siano riconosciute le penali nel caso l’opera non venga realizzata per decisione dei soggetti pubblici coinvolti.

 

Da parte sua l’amministratore delegato della società Ponte dello Stretto - che è anche amministratore unico di Anas S.p.A. e al quale è riconosciuto uno dei compensi più alti fra quelli dei grandi manager pubblici, 750 mila euro annui - nei suoi interventi continua a sostenere che la società è stata costituita per realizzare il ponte e continuerà a lavorare con i sui dirigenti e dipendenti (sembra siano 56 ad oggi) per questo risultato.

 

A latere di questa situazione, che pare paradossale, i ministri del Governo Monti più interessati per competenza (Clini ambiente e Passera sviluppo), sostengono che l’opera non è fra le priorità del Governo e che, proprio per questo, le è stato tolto il finanziamento.

 

E sembra pure che il ponte sullo stretto di Messina sia stato eliminato dall’elenco delle grandi opere viabilistiche di interesse comunitario, le dieci reti di trasporto trans europee. Per intenderci quelle tra cui è compresa anche la linea ferroviaria ad alta velocità Lione-Torino-Trieste-Budapest.

 

Nonostante ciò, tutto marcia come se nulla fosse. Assistiamo a un traboccante spreco di denaro pubblico per un’opera che non siamo stati in grado di costruire in tempi meno difficili per l’economia nazionale. E rispetto alla quale vi è il giustificato sospetto che possano anche mancare gli investitori privati.

 

Mi chiedo se un Governo che sta tentando di ridurre la spesa pubblica e che costringe, ad esempio, i comuni a tagliare spese e servizi del welfare, con immediate conseguenze sulla qualità di vita delle famiglie, non dovrebbe del pari intervenire facendosi autorizzare lo scioglimento di una società, quella per il Ponte sullo stretto di Messina, alla quale ha tolto il finanziamento per la costruzione dell’opera. Ma alla quale non fa mancare l’ossigeno per sperperare, chissà fino a quando, centinaia di milioni di euro all’anno in spese correnti.   

 

Michele Luccisano

13 agosto 2012

Ranica

 

 

 
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