Tracce di vita

Immagini e pensieri in armonia; tracce di vita sparse tra le note stonate della vita quotidiana e tra le pieghe della memoria. Un inestricabile intreccio di realtà e fantasia, di desiderio ed inganno, che non sempre scivola addosso senza effetti collaterali inafferabili.

 

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« fiori di zucca in pastellaGli Ufo non esistono. »

Controllo l'orologioa, quest'ora è in pausa e gli telefono

Post n°866 pubblicato il 07 Dicembre 2005 da maschiosiculo1961
 
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«Pronto, ciao, sono io, tu dove sei?»
«In ufficio, perché?»
«Niente, avevo voglia di sentirti, oggi è una giornata di quelle…»
«Di quelle, quali?»
«Di quelle un po' noiose.»
«E cosa dovrebbe accadere perché non fosse un po' noiosa.»
«Magari se tu fossi qui, con me…»
«Se io fossi lì con te, sarebbe diverso?»
«Forse… sei tu che me lo devi dire.»
«Béh, se fossi lì con te, so che t'accarezzerei i capelli e poi li scosterei da un lato, in modo da liberare il collo, così potrei cominciare a baciarti. Lo sai che mi piace molto baciarti sul collo.»
«Lo vedi che sarebbe già tutto molto meno noioso con te qui… e poi…»
«Poi salirei a mordicchiarti il lobo dell'orecchio, perché so che questa cosa ti fa ridere e a me piace molto sentirti e vederti ridere.»
«A me piace molto quando mi mordicchi l'orecchio.»
«Poi farei ruotare la tua poltroncina. Sei seduta su quella nuova che ti ho regalato, vero?»
«Sì, grazie, è comodissima.»
«E dopo averti girato ti sorriderei, restando un attimo a fissare il tuo volto che mi sorride.»
«E chi ti dice che ti sorriderei?»
«Perché, non lo faresti? Sei arrabbiata con me?»
«No, è che tu dai tutto per scontato, comunque ti sorriderei, perché mi viene sempre da sorridere dopo che mi hai mordicchiato il lobo dell'orecchio.»
«Lo vedi, so che ti piace quando ti mordicchio l'orecchio.»
«Ad essere sincera, non è che mi piace, è che sei buffo.»
«Non importa, mi basta sapere che poi mi sorridi.»
«Resteresti a lungo a guardarmi e basta?»
«No, non ci riuscirei, non ci riesco mai a rimanere fermo a guardarti e basta, finirei per dirti: “ti amo” e poi ti bacerei.»
«Mmm, sono buoni i tuoi baci!»
«Anche i tuoi non sono affatto male.»
«La cosa comincia a farsi interessane, se tu fossi qui la giornata non sarebbe noiosa. Continua a dirmi cosa faresti.»
«Ti direi “ferma”, perché conoscendoti le tue mani sarebbero già corse alla cintura dei miei pantaloni.»
«Pensi questo di me?»
«Non ho mai pensato che sei una ragazza facile, anzi, credo d'averti dovuto corteggiare per un sacco di mesi, troppi… ma so anche che, una volta che hai scelto il tuo uomo, hai un temperamento istintivo, non sai godere delle lunghe attese e a me piacciono le lunghe attese e i lunghi preliminari.»
«Anche a me, sai… stuzzicarti fa solo parte del gioco, ma adesso vai avanti…»
«Mi inginocchierei davanti a te, ti toglierei le scarpe. Hai quelle nere di vernice, vero?»
«Sì, sei un osservatore attento.»
«No,conosco solo alla perfezione i tuoi gusti, ma torniamo a noi. Dopo essermi inginocchiato davanti a te, solleverei i tuoi piedi posandoli con le caviglie sulle mie spalle, quindi ti accarezzerei le gambe e, dopo averti dato dei caldi baci, lentamente, ti sfilerei le calze ad una ad una.»
«Mmm comincio ad aver caldo anche se qui c'è il climatizzatore in funzione.»
«Tu faresti leva sulle caviglie e sui braccioli, sollevando di quel tanto il sedere per farmi capire che potrei sfilarti le mutandine e io intrufolerei le mie dita lungo le cosce fino ad afferrare le tue mutandine sui fianchi e, gradualmente, farle scivolare lungo le gambe fino a togliertele.»
«Non ho le mutandine, ho le culotte, d'estate le preferisco. Lo vedi che non mi conosci poi così bene…»
«Il risultato non cambia, perché tu mi afferreresti ai capelli per chiamarti tra le tue cosce, ma io ti farei di no con il ditino… troppo presto mia cara, devi saper attendere…»
«Sei cattivo, ti piace farmi soffrire!»
«Mi dedicherei alle tue gambe nude, accarezzandole e baciandole, arrivando a sfiorare spesso il tuo inguine, ma lasciando sempre da parte, fissandoti in tralice per osservare i palpiti ad ogni mio indugiare.»
«Te l'ho già detto: sei cattivo.»
«Poi mi avvincerei al tuo volto, per baciarti nuovamente, a lungo, con passione. Per poi dedicarmi ai bottoni della tua camicetta. Liberando ognuno di loro dalla prigionia dell'asola.»
«Ti informo già che oggi porto il reggiseno…»
«Aprirei la tua camicetta, spalancando alla mia vista il tuo ventre e la tua scollatura, rimanendo per qualche istante a contemplarti con uno sguardo malizioso pieno di premesse e promesse.»
«Mmm mi piace quando fai questi giochi di parole, sei il mio gattone.»
«Poi ti afferrerei stretta ai fianchi per baciarti una, due e tre volte, fino a lasciarti senza fiato, facendo scivolare la mia mano sulla tua coscia, fino ad avvertire tutta la tua eccitazione sulle mie dita.»
«Finalmente!»
«Scivolerei con un dito tra i tuoi morbidi tessuti, poi con due, con tre e infine con tutte, sentendo che nel frattempo i tuoi baci si fanno sempre più adenti, quindi mi staccherei da te.»
«Perfido!»
«Tu mi guarderesti languida, abbasseresti le coppe del reggiseno e ne faresti fuoriuscire il contenuto.»
«Mi conosci proprio bene…»
«Io comincerei a dedicarmi ai tuoi capezzoli, prima uno e poi l'altro, alternando le mie attenzioni, ma sempre tormentandoti con le mie dita nel tuo intimo e tu, afferrandomi i capelli e infilandomi le tue unghie nel cuoio capelluto mi avvertiresti di ogni tuo singolo fremito, finché con un gemito mi segnaleresti che ti ho portato all'orgasmo.»
«Continua, mi piace.»
«Non ti starai mica masturbando?»
«Sì, perché?»
«Sei sul lavoro, non è professionale.»
«Chi se ne frega, continua, ti prego.»
«Poi mi alzerei in piedi e questa volta ti lascerei giocare con la cintura dei miei pantaloni e anche con la cerniera.»
«Guarda che non sta qui il mio divertimento…»
«Lo so, infatti, dopo che tu mi hai abbassato i boxer, delusa del mio insufficiente stato d'eccitazione ti allungheresti per accogliermi in bocca, ma io ti afferrerei di peso, impedendoti di portare a termine i tuoi piani e ti sdraierei sulla scrivania.»
«Cattivo, sei un egoista, vuoi giocare solo tu.»
«No, mi piace condurre il gioco, il che è differente.»
«Il risultato non cambia…»
«Fatto sta che ricomincerei a stimolarti con le dita e baciarti su tutto il corpo, in particolare sui punti erogeni, mentre la tua mano, afferrata al mio polso, guiderebbe i miei movimenti fino a farmi stimolare i tuoi tessuti interni più sensibili.»
«Bravo, lascia giocare un po' anche me.»
«Un morso al labbro, mentre ti sto baciando mi segnalerebbe che per la seconda volta ti ho portato all'orgasmo e a quel punto scivolerei lungo il tuo corpo, fino ad affondare la mia testa tra le tue cosce e dedicare tutte le attenzioni delle mie dita e della mia lingua al tuo inguine. Lì assaporerei il frutto del mio lavoro.»
«E del mio desiderio. Lo sai che mi sono depilata?»
«Lo sospettavo…»
«Mmmmm»
«Cos'hai che mugoli così tanto.»
«Niente, sono venuta. Vai avanti che la cosa mi piace.»
«Ti costerà una fortuna, vedo che stai chiamando con il tuo cellulare.»
«Non importa, ne vale la pena, vai avanti.»
«Con le mie dita profanerei le tue aperture e con la lingua le esplorerei, dedicandomi con dovizia di cure al clitoride, lo titillerei e lo mordicchierei, mentre tu cominceresti ad urlarmi di prenderti, diventando sempre più oscena ed esplicita nelle tue richieste.»
«Mi conosci bene.»
«So che in quei frangenti perdi il controllo e non ti rendi nemmeno più conto di quello che dici.»
«Perché, la cosa non ti piace?»
«No, mi disturba un po', non sono quel tipo di uomo, te l'ho sempre detto.»
«Eppure la cosa ti eccita.»
«Sei tu che mi ecciti, non le tue frasi.»
«Mmmm, sono venuta una seconda volta… Se tu fossi qui ti direi “Sì, ti prego scopami, fottimi, sono la tua troia…”»
«Non prendermi in giro.»
«Non ti sto prendendo in giro, ma potrò giocare un poco anch'io, dopotutto lo sai che non sono così, sai quanto sia una ragazza per bene e fedele.»
«Lo sai che non mi piaci quando fai così e ti perdono solo perché so che in quei momenti perdi il controllo, ma adesso e diverso, adesso è un gioco e tu stai contravvenendo alle regole.»
«Pronto… pronto!»
Maledizione! Ha riattaccato, lasciandomi in uno stato d'eccitazione colossale.
Sento un rumore di passi fuori dall'ufficio e vedo la maniglia che si piega per far scattare la serratura. Estraggo la mano dalla mia biancheria, è intrisa dei miei umori. Precipitosamente l'asciugo con un fazzolettino di carta, quindi mi do una risistemata alle culotte e alla gonna.
Porto la mano al naso e l'odore delle mie dita è forte, spero solo di non dover stringere la mano a nessuno.
La porta si apre. É il mio principale.
Mi fissa severo.
Si avvicina a me e, senza dire una parola, mi accarezza i capelli, poi li scosta scoprendo il mio collo, infine comincia a baciarmi.
«Sei arrabbiato amore?»

Galabad

 
 
 
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