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« L'EDITORIALE DI LUCE SERAFINIMAGLIE 2013/14 »

INTERVISTA A MARK HATELEY

Post n°484 pubblicato il 14 Novembre 2012 da Nessuno.ISCM

 

Hateley: "Il gol nel derby del 1984, la mia più grande gioia. Ho amato il Milan, ma con Gullit e van Basten dovetti andar via..."Per i milanisti di vecchia generazione rimane un idolo, colui che ha ridato la gioia ai tifosi per un epico gol nel derby. Una rete entrata nell'immaginario collettivo e nelle stanze di molti tifosi come poster: 28 ottobre 1984, un grande e grosso centravanti inglese salta in cielo, sovrasta il grande "traditore" Fulvio Collovati e con una frustata di testa la mette nel palo più lontano: il Milan vincerà 2-1 con i nerazzurri e Mark Hateley, il centravanti inglese in questione, entra nel mito. Rossonero dal 1984 al 1987, "Attila" si è concesso in esclusiva per MilanNews.it ricordando le gioie passate in rossonero e il suo punto di vista sulla squadra di oggi.Mark Hateley, segue ancora il Milan?“Certamente. Purtroppo la situazione attuale è conseguenza di quanti grandi calciatori hanno lasciato in estate, davvero delle grandissime perdite in fatto di esperienza e qualità”.Cosa fare per risalire?“C’è poco da fare, se si vuole ripartire bisogna prendere giocatori di qualità perché il Milan è un club dell’enorme spessore ed è un peccato che non sia dove il blasone vorrebbe. Il Milan di oggi troverebbe molta difficoltà a qualificarsi in Europa League”.Tra le note positive c’è El Shaarawy. I rumors inglesi lo vorrebbero al centro di uno scambio con Balotelli. Cosa possibile?“El Shaarawy è un grande giocatore, sta diventando l’uomo più importante e per quanto Balotelli sia forte il Milan non deve pensare di cederlo, anzi. Semmai deve pensare di affiancargli qualcuno”.Davanti Pazzini per l’abilità nel gioco aereo può essere paragonato a Lei?“Mi piace Pazzini, è bravo di testa ma pensando al fatto che è stato scambiato con Cassano dico che il Milan ci ha perso. E poi Pazzini non può rimpiazzare Ibrahimovic”.Cosa ne pensa del campionato italiano? Più in generale, che si dice nel Regno Unito della nostra Serie A? Viene considerata ancora noiosa?“La Serie A ci piace di più perché finalmente vediamo un calcio più offensivo, più reti. È difficile trovare partite che finiscono 0-0 e ciò è importante per lo spettacolo. Mi spiace però vedere l’assenza di pubblico sugli spalti”.Colpa degli stadi obsoleti. Italia ’90 è l’occasione fallita e il San Nicola di Bari l’emblema. Lo Juventus Stadium può aprire una strada nuova“Uno stadio non grandissimo e sempre pieno, che dà l’atmosfera ideale. A Torino sono riusciti nell’intento e questa è la strada che in Italia devono seguire. Non capisco infatti questi stadi enormi, che poi finiscono ad essere vuoti. Ciò che il calcio italiano ha bisogno è proprio queste strutture, che invoglino la gente ad andare allo stadio, come in Inghilterra ma anche in Germania”.Facciamo un tuffo nel passato. Lei è arrivato in Italia nel 1984 ed è rimasto fino al 1987. Che ricordi ha di quel periodo?“Una grande esperienza, arrivai molto giovane e imparai tantissimo a livello tattico. Rispetto all’Inghilterra su questo aspetto c’era grande differenza e per un attaccante come me fu davvero una scuola di tattica. Mi accorsi che una volta che se riuscivi a segnare in Serie A allora eri capace di segnare ovunque”.Al Milan l’aveva preceduto Luther Blisset, storico flop. Quel precedente non lo scoraggiò?“No, assolutamente. E sono felice di aver fatto questa scelta. Ho amato ogni momento in Italia, mi sono trovato benissimo con la gente, i tifosi: una bellissima esperienza”.Lei è ricordato soprattutto per una famosa rete in un derby contro l’Inter, saltando molto più in alto di Collovati e facendo un gran gol di testa. Per alcuni romantici rossoneri quel derby diede una soddisfazione ancora maggiore rispetto a dei trofei vinti successivamente“Quel gol è stato il momento culminante della mia carriera al Milan e sono orgoglioso di aver fatto felici i tifosi rossoneri. D’altronde quella gara era molto sentita, non si vinceva da anni contro l’Inter e per me era l’occasione di fare qualcosa di speciale. Non potevo credere neanche io di quello che avevo fatto, di quello stacco di testa: una gioia immensa”.È ancora in contatto con qualcuno del Milan?“Tempo fa il Milan è venuto a Glasgow e ho rivisto persone con le quali avevo condiviso l’esperienza in rossonero: c’era Ariedo Braida, poi Galliani che avevo lasciato 25 anni fa e me lo sono ritrovato con la stessa carica societaria che aveva allora, davvero incredibile. E poi Tassotti, che so adesso essere allenatore in seconda. Una persona davvero in gamba”.Lei ha vissuto l’era Farina e l’inizio dell’era Berlusconi. Che ricordi ha di quel cambio di proprietà?“Ricordo l’arrivo di Berlusconi che fu poi quello del mio ultimo anno. Aveva già deciso di prendere Gullit e van Basten e con la limitazione all’epoca degli stranieri in pratica sapevo già che a fine stagione sarei andato via. E questo mi deluse perché avevo instaurato un grande rapporto con la tifoseria, in più stavo migliorando di anno in anno e mi rendevo conto di questa crescita”.Nonostante non sia riuscito a portare a casa trofei è diventato un beniamino dei tifosi. Non facile per un pubblico esigente come quello rossonero“Io ho sempre dato il massimo, giocavo per vincere sempre e questo è stato apprezzato dai milanisti e mi rende felice”.

 
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