Post n°250 pubblicato il 21 Febbraio 2016 da Miliziano1
La pioggia li aveva sorpresi sulla strada del ritorno ed erano bagnati fino al midollo. Per fortuna Bob aveva pensato bene di accendere il camino prima di uscire per andare incontro a Linda. Arrivati a casa alimentarono il fuoco del camino e non solo… tolti gli abiti madidi di pioggia si strinsero vicino alle fiamme del camino per trovare tepore. Presero a baciarsi avidamente sul telo da picnic steso davanti al camino. Bob pareva uno che ci sapeva fare, Linda si morse le labbra eccitata. Era tutto perfetto: la musica della pioggia sui vetri, le candele e il camino acceso, il calore sulla pelle… Bob adagiò Linda, nuda, sul telo, poi afferrò il vasetto del miele e glielo rovesciò tra i seni, mettendosi a leccare. Presto entrambi furono ricoperti di miele e la passione incontrollabile li travolse. Ad un tratto Bob si fermò e la guardò fisso. Linda ebbe un brivido di eccitazione quando con pennello e inchiostro lui le tracciò sul corpo una lunga e ampia strada del piacere che partiva dalla spalla, scendeva verso i capezzoli, proseguiva a zig zag fino all’ombelico lo aggirava andando a lambire il sesso, per tornare indietro fino al punto di partenza. Poi Linda capì che le cose non si mettevano più tanto bene quando lui prese i suoi modellini di auto da rally e cominciò a emettere stupidi suoni di motori in corsa!! |
Post n°247 pubblicato il 01 Novembre 2014 da Miliziano1
“Eppure ho inteso da certi uomini dire: «Eh sono femmine e basta!» quale disprezzo massimo per le donne. Taci fellone: la femmina è la madre dell’uomo, la femmina è la moglie dell’uomo, senza di essa non vi è vita. La femmina è la figlia dell’uomo senza di essa non vi è padre contento; e finalmente la femmina è sorella dell’uomo e senza di essa non vi è fratello contento, né famiglia contenta. Pensa a quanto scrisse Guerrazzi: «rispettare la donna poiché sua madre fu tale» e se questo non senti profondamente in te, impugna l’aratro e zappa la terra, tu non meriti sorte migliore»
[Carmine Donatelli Crocco] |
Post n°246 pubblicato il 17 Ottobre 2014 da Miliziano1
|
Post n°245 pubblicato il 05 Luglio 2014 da Miliziano1
«Nella vita ci sono cose che ti cerchi e altre che ti vengono a cercare. Non le hai scelte e nemmeno le vorresti, ma arrivano e dopo non sei più uguale. A quel punto le soluzioni sono due: o scappi cercando di lasciartele alle spalle o ti fermi e le affronti. Qualsiasi soluzione tu scelga ti cambia, e tu hai solo la possibilità di scegliere se in bene o in male» [Giorgio Faletti] |
Post n°244 pubblicato il 15 Giugno 2014 da Miliziano1
|
Post n°243 pubblicato il 08 Giugno 2014 da Miliziano1
|
Post n°242 pubblicato il 02 Giugno 2014 da Miliziano1
|
Post n°241 pubblicato il 23 Maggio 2014 da Miliziano1
|
Post n°240 pubblicato il 09 Maggio 2014 da Miliziano1
|
Post n°239 pubblicato il 01 Maggio 2014 da Miliziano1
'O Giò che voglia 'e te vedè |
Post n°238 pubblicato il 27 Aprile 2014 da Miliziano1
|
Post n°237 pubblicato il 11 Aprile 2014 da Miliziano1
|
Post n°236 pubblicato il 02 Aprile 2014 da Miliziano1
|
Post n°235 pubblicato il 29 Marzo 2014 da Miliziano1
|
Post n°234 pubblicato il 23 Marzo 2014 da Miliziano1
|
Post n°233 pubblicato il 02 Marzo 2014 da Miliziano1
|
Post n°232 pubblicato il 09 Febbraio 2014 da Miliziano1
«Ma cantare, sognare, ridere, splendido... Da solo, in libertà … Aver l’occhio sicuro, la voce in chiarità, mettersi se ti va, mi sghimbescio il capello per un sì, per un no, fare un'ode o… fare un duello,… Fantasticare a caccia non di gloria o di fortuna su un certo viaggio a cui si pensa… … sulla luna... Se poi viene il trionfo … ebbene fatti suoi, ma mai Mai diventare un come tu mi vuoi … e se pur vero, quercia, tiglio, davvero ... insieme … Se vuoi proprio in un alto, ma... Farcela da se …» «Di Orgoglio ed Ironia, tu te ne fai un proclama, ma, almeno sotto voce, dimmelo che non t'ama...»
«Taci...» |
Post n°231 pubblicato il 05 Febbraio 2014 da Miliziano1
Andava un giorno per una strada della sua città, seguito da due bravi, e accompagnato da un tal Cristoforo, altre volte giovine di bottega e, dopo chiusa questa, diventato maestro di casa. Era un uomo di circa cinquant'anni, affezionato, dalla gioventù, a Lodovico, che aveva veduto nascere, e che, tra salario e regali, gli dava non solo da vivere, ma di che mantenere e tirar su una numerosa famiglia. Vide Lodovico spuntar da lontano un signor tale, arrogante e soverchiatore di professione, col quale non aveva mai parlato in vita sua, ma che gli era cordiale nemico, e al quale rendeva, pur di cuore, il contraccambio: giacché è uno de' vantaggi di questo mondo, quello di poter odiare ed esser odiati, senza conoscersi. Costui, seguito da quattro bravi, s'avanzava diritto, con passo superbo, con la testa alta, con la bocca composta all'alterigia e allo sprezzo. Tutt'e due camminavan rasente al muro; ma Lodovico (notate bene) lo strisciava col lato destro; e ciò, secondo una consuetudine, gli dava il diritto (dove mai si va a ficcare il diritto!) di non istaccarsi dal detto muro, per dar passo a chi si fosse; cosa della quale allora si faceva gran caso. L'altro pretendeva, all'opposto, che quel diritto competesse a lui, come a nobile, e che a Lodovico toccasse d'andar nel mezzo; e ciò in forza d'un'altra consuetudine. Perocché, in questo, come accade in molti altri affari, erano in vigore due consuetudini contrarie, senza che fosse deciso qual delle due fosse la buona; il che dava opportunità di fare una guerra, ogni volta che una testa dura s'abbattesse in un'altra della stessa tempra. Que' due si venivano incontro, ristretti alla muraglia, come due figure di basso rilievo ambulanti. Quando si trovarono a viso a viso, il signor tale, squadrando Lodovico, a capo alto, col cipiglio imperioso, gli disse, in un tono corrispondente di voce: - fate luogo. |
Post n°230 pubblicato il 23 Gennaio 2014 da Miliziano1
Ecco, ed io gitto con grazia il cappello, poscia comodamente, pian pianino, mi libero del mio vasto mantello che mi attabarra, e lo spadon sguaìno. Di Celandone più gentil, più fino di Scaramuccia al gioco dello stocco, vi prevengo, mio caro paladino, che giusto in fin della licenza io tocco. Meglio v'era tacer, signor mio bello! Dove t'infilzerò, dimmi, tacchino? Sotto il giubbetto, al fianco, ti sbudello? nel cuor, sotto l'azzurro cordoncino? — Volteggia la mia punta: un moscerino! Tintinnano le cocce, odi che schiocco! Sì, certamente... in mezzo del pancino, giusto alla fin della licenza io tocco! Mentre io vò in cerca di una rima in ello... tu rompi, bianco come un pannolino! Vuoi forse darmi la parola: agnello? — Tac! e la punta io paro onde il festino ti pensavi di farmi, o malandrino! — Ecco: t'apro la via, — chiudo lo sbocco... Su, reggi bene, guattero, l'uncino! Giusto alla fin della licenza io tocco. Raccomàndati a Dio, bel principino! Ecco: io m'inquarto, io paro, io fingo, io scocco... Eh, là! prendi, piccino! Giusto alla fin della licenza, ho tôcco. |
Post n°229 pubblicato il 22 Gennaio 2014 da Miliziano1
|
Inviato da: ansa007
il 12/04/2014 alle 01:49
Inviato da: gabrielliluca
il 03/04/2014 alle 11:43
Inviato da: albachiara.b
il 04/12/2013 alle 16:21
Inviato da: puzzle bubble
il 03/05/2012 alle 14:00
Inviato da: dueoreper1Nick
il 10/11/2011 alle 23:08