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diario di viaggio

(pensieri ed emozioni)

 

 

« Francesco II di BorboneQuando sarò capace d'amare »

Falco laqueo

Post n°216 pubblicato il 29 Novembre 2013 da Miliziano1

"Lei prese dal tavolo una candela. «Andiamo di sopra», disse «Ti faccio luce... Vieni»

Il templare la seguì su per le scale. E giunti che furono sulla porta della stanza la ringraziò sotto voce, in tono di commiato.

«Fammi entrare», mormorò lei, pianissimo. «Ti rifaccio il letto...»

Lui scosse la testa, con un sorriso malinconico.

«Te lo scaldo...» insisté lei, con un filo di voce. Senza sovrapprezzo»

«No»

C'era una pena sottile nello sguardo del templare, che rasentava il cedimento. Se ne rese conto e: «Mi dispiace», aggiunse, con una punta d'imbarazzo. «Davvero...»

Ma questo dovette ferire la locandiera più del rifiuto, perché gli volse indispettita le spalle, come per andarsene. Non fece però nemmeno un passo. Ci ripensò in un battito di ciglia e, giratasi nuovamente verso di lui, gli lanciò un'occhiata di sfida.

Lui ricambiò in tono interrogativo lo sguardo, conciliante, come per chiederle che cosa mai avesse in mente. Lei, senza rispondere, lo spinse con entrambe le mani verso l'interno della stanza. Con quella stessa risoluta violenza con la quale una donna, solitamente, respinge fuori dalla propria un malintenzionato.

«Siete delle bestie», inveì, non appena furono in camera, deponendo la candela su una mensola.

«Siete... chi?» chiese il templare, sgomento della situazione che andava profilandosi. «Di chi parli?»

«Di voi uomini», disse lei, tirandosi via il laccio che le stringeva il collo della tunica. «Siete delle bestie, sia quando c'imponete di sottostare ai vostri desideri che quando vi sottraete ai nostri...»

«Io, veramente, non ho mai imposto...» si schermì il templare, arretrando.

«Una violenza vale l'altra...» incalzò lei, lasciandosi cadere ai piedi la sopravveste a quadri. «Se tu ora fossi una donna, una viaggiatrice solitaria in terra straniera, non avresti nessuna possibilità di sottrarti al fuoco che hai provocato. Dovresti subire... Invece, da uomo, puoi prenderti la libertà di scegliere, di decidere se contraccambiare... o respingere... l'invito che ti viene rivolto. Solo perché hai la forza materiale per farlo... E non è violenza?»

Disse queste ultime parole moderando l'enfasi, quasi dolcemente, avvicinandosi a lui tutta bianca nella camicia che la ricopriva fino ai piedi, ultimo indumento rimastole.

«E' la forza... la forza, il vostro privilegio», continuò sottovoce, accarezzandogli le spalle e, poi, giù per le braccia, i muscoli e i polsi, le mani, le dita una per una. «La stessa forza che vi permette d'immobilizzarci e di oltraggiarci con la vostra lascivia, quando vi aggrada, vi dà licenza di respingerci e di oltraggiarci con i vostri dinieghi, quando non v'aggrada»

C'era del metodo in qeulla dialettica contorta, contro la quale il templare si dibatteva frastornato dentro di sé, inutilmente in cerca di una qualsivoglia buona ragione cui appigliarsi. C'era dell'apparente buonsenso in quel teorema insinuante, che con argomentazioni tutt'altro che astratte tendeva a snaturare in accenti di violenza il senso del suo casto rifiuto.

E c'era infine uno slancio accorato nelle parole della locandiera, un impeto di sincerità, che le rendeva quanto mai suadenti: «Le stesse mani che ci percuotono e frugano i nostri corpi contro la nostra volontà si tendono in avanti per allontanarci, sempre contro la nostra volontà, quando i vostri sensi sono indifferenti, placati...»

«I miei sensi... non sono indifferenti, non sono placati», disse piano il templare, stordito dalle sue carezze. «E' la mia anima ch'è altrove...»

«Allora non c'è nessun ostacolo tra noi», sospirò lei, sfilandosi su per il capo la tunica. «E' il tuo corpo che voglio, solo quello...»

«Ma io...» Disorientato e inerte, sforzandosi senza successo di trovare una qualsiasi verità da opporre all'avvolgente logica della locandiera, il templare non si avvide che lestamente lei richiudeva dietro di loro la porta.

«Tientela tutta per te la tua anima...» disse lei trascinandoselo a letto.

 
 
 
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