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Post n°78 pubblicato il 20 Ottobre 2013 da splendore07
“È mia opinione che il colore bianco della pelle non sia naturale all'uomo, il quale, per natura, ha invece la pelle nera o scura, come i nostri antenati. Di conseguenza, dal grembo della natura non è mai nato originariamente un uomo bianco, e quindi non esiste una razza bianca, benché se ne parli tanto: ogni uomo bianco è solamente un uomo scolorito" (da "L'Arte di insultare"- Arthur Schopenhauer)
Concetto di straordinaria intuizione se si pensa che venne “formulato” dal grande filosofo durante la prima metà dell’ottocento, quindi, molto tempo prima che gli antropologi scoprissero che la “culla” dell’uomo è l’Africa. Molto tempo prima che l’attuale xenofobia, raggiungesse le vergognose becere “vette” che altro non sono, se non la summa di insultante imbecillità che sembra non avere fine, che non puo’ fare altro se non suscitare indignazione, vergogna e un’assoluta condanna per i continui “attacchi” attraverso i media, le scritte murali, “lordure” razziste, naziste.
Putroppo, la “paranoia” etnica ,sta conoscendo una nuova stagione. La paura del “negro”,quando la crisi economica”morde”, è una inesauribile risorsa alla quale attingere (Splendore) |
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Grazie per questo tua delicata, struggente, ma allo stesso tempo profonda “visione”
Sono un unico uomo che racchiude in sé tutte le sfumature dei colori della pelle. Mia madre, la terra, mi ha concepito e poi partorito con il suo colore: scura la pelle, scuri gli occhi. E il figlio generato appartiene ad una sola razza: l’uomo.
L’uomo è unico e dello stesso colore dell’amore, quello che nostra madre, la terra, ha per tutte le sue creature.
Rimanendo nell’ambito della nostra “italietta” che continua a dichiararsi non razzista, ma di fatto solo a parole. Lo dimostrano gli insulti, i vergognosi appellativi, riservati al ministro di colore, per l’integrazione. E’ ignominioso arrivare a paragonarla ad un orango.
Questi “signori” dimenticano dell’enorme numero di italiani sparsi per il mondo. In qualsiasi altro paese civile, gli insulti xenofobi e razzisti, avrebbero provocato un sollevamento popolare, costringendoli alle dimissioni, senza la possibilità futura di occupare altre cariche pubbliche. Ma in Italia esiste purtroppo nutrito gruppo che lo permette, il tutto “giustificato” per meri gretti fini elettorali.
Manca la piu’ elementare forma di rispetto, per il diverso, per lo “straniero” di colore, visto come invasore e “ladro” di lavoro.
L’uomo bianco, ha maturato nei secoli ,l’errata convinzione di essere la “razza” eletta, la migliore, quella che si è sentita investita del potere nell’imporre la sua “civiltà” come la piu’ progredita, invadendo, devastando, riducendo in schiavitù, le popolazioni di diverso colore, calpestandone, annullandola, la dignità di uomini, quella che ci distingue dagli animali.
Sei un giudice troppo severo ed inflessibile con te stessa, ma anch'io faccio parte del "club".
Vai a rileggerti le parole ,lasciate ai tuoi due post, oggi :-)
Grazie Paola, un bacio a te.
Come già dettoti, sono assolutamente convinta che a te non manchi la capacità e il talento nello scrivere: I tuoi post, sono lì a dimostrarlo.
Ho avuto modo di leggerti, in una "veste differente" a quella esclusivamente emozionale, "autobiografica" che caratterizza il tuo scrivere.
Hai idee proprie e proprietà di linguaggio nell'esporle.
Lo stupore è reciproco, allora :-). Se io riesco a dire "le cose e nel modo che tu vorresti", significa avere corrispondenza di sentire.
Quando sono gli altri a dirti di essere dotata di rara sensibilità, è l'apprezzamento piu' bello che si possa avere
Concordo con il tuo dire che la “paranoia etnica” trova terreno particolarmente fertile nella doppia crisi che il mondo sta attraversando, quella economica e quella ancora piu’ grave, che investe l’uomo.
La crisi dei valori, e la conseguente fragilità dell’uomo, sono elementi determinanti per esacerbare razzismo, xenofobia fino a raggiungere livelli dove l’intolleranza per il “diverso”, raggiunge la sua massima espressione.
Ma il razzismo, ha radici che affondano nella notte dei tempi. Possiamo accreditarne la paternità al cristianesimo che per primo, nelle vesti del teologo Origene, “vide” nel colore scuro della pelle, il legame con il peccato. Di questo, in tempi successivi, il cristianesimo se ne è fatto forte per giustificare, invasioni, schiavitù, per il lucroso commercio degli schiavi. Inculcando così, l’odio per non appartenenti “alla famiglia dei credenti”: il “negro”.
Grazie Luciano, per il tuo "pensiero"
E’ comunque questione che crea conflitti nella nostra interiorità, da una parte l’impossibilità della accoglienza di tanti troppi che nei loro paesi non hanno speranza di vita. Scappano da situazioni che tolgono la piu’ piccola speranza di futuro: schiavitu’,ferocia sui deboli, torture, morte. Dall’altra non possiamo assistere con indifferenza a queste stragi.
Inoltre, complice la crisi ,la xenofobia, sta conoscendo una preoccupante recrudescenza. Ho letto di recente che la Francia, paese “meticcio” e accogliente per antonomasia, si sta scoprendo, grazie alla crisi, razzista. Si sta assistendo alla fine del sogno “black-blanc-beur” in formato mondiale. Insulti razzisti , paragonabili a quelli destinati al ministro di colore per l’integrazione, di “casa nostra”, hanno colpito ministri di origine extracomunitarie. Vengono da rappresentanti di quello che potrebbe diventare il primo partito nazionale alle prossime elezioni europee. E l’intolleranza, quando monta è un virus che contagia tutti, addirittura i bambini, facendo reggere loro cartelli con scritte razziste, nelle manifestazioni. E’ questo il vero pericolo, il colpire persone che si credeva “integrate”, ed ora invece si scoprono guardate con sospetto perché viste come diversi, intrusi da scacciare. Una china nella quale è facilissimo scivolare con incredibile velocità. Concordo con il tuo dire : la strada per l’integrazione, l’accettazione, è ancora lunga e costellata di ostacoli.
L’Africa come “madre” dell’unica razza, quella dell’ uomo, dalla quale si sono originate, successivamente tutte le varie “colorate” etnie.
Se torni con la memoria a quando noi eravamo bambini, i genitori, per “correggere” comportamenti da loro ritenuti sbagliati, “si affidavano”, per rendere piu’ efficaci i loro rimproveri, allo spauracchio “dell’uomo nero”, che, immancabilmente sarebbe venuto a prenderci qualora, non avessimo smesso il cattivo agire.
L’occidente, sinonimo dell’uomo bianco, ha sempre sfruttato quei popoli ritenuti inferiori in tutti i loro usi e costumi. Con la globalizzazione si è assistito ad un “peggioramento”. Abbiamo cercato di esportare, credendola superiore, la nostra cultura, la democrazia, i diritti umani e il mercato. Di fatto, quando ci siamo accorti che la democrazia, i diritti umani, creavano conflitti con il mercato, non abbiamo avuto esitazione alcuna nel salvaguardare quest’ultimo, dando alla merci grande facilità di circolazione, ma negandola alle persone. E se corrispondono al vero, i dati forniti dalle Nazioni Unite per lo Sviluppo, che noi occidentali, pur essendo solo uno sparuto 17% della popolazione mondiale, per mantenere il nostro tenore di vita, utilizziamo l’80% delle risorse della terra, non possiamo esimerci dal sentirci “in colpa”, per essere vivi e vegeti alle spese dei disperati della terra. Disperati che scappano consapevoli della possibilità di andare incontro alla morte, ma è quella forza della disperazione che moltiplica le forze, che fa comunque intravvedere una possibilità, là dove l’unica “prospettiva” è quella di andare incontro a morte certa, in paesi dilaniati da guerre che si trascinano da anni, dove i piu’ elementari diritti umani sono calpestati, dove le torture sono tragica abitudine. E in ultima analisi, è davvero difficile saper cosa fare esattamente, per evitare il perpetrarsi di queste tragedie.
Grazie come sempre Catia. Orgogliosa che il mio esternare possa essere fonte di quel nutrimento, che io ritengo molto piu’ importante di quello meramente introdotto per alimentare il corpo, che va sotto il nome di nutrimento per la mente e l’anima.
Certo un’inversione di tendenza appare pura utopia, ma le utopie sono il “respiro” del mondo, guai se non ci fossero, nulla mai cambierebbe.
Come nulla cambierebbe se il dominio del mondo passasse da “mani bianche” a quelle “nere".Ma il bene che auspichiamo, non si raggiunge di certo con il “cambio della guardia”, ma con una conquista dell’uguaglianza e della garanzia dei diritti fondamentali che devono far capo ad ogni uomo.
Grazie Roby per i tuoi contributi
Con gli occhi serrati e lucchettati rivolti verso il Sole Splendente ...penso a ciascuno dei 7 miliardi di altre persone e non riuscendo a distinguerle per i colori le vado a classificare con gli altri sensi ...ed infine in ciascuno approdo dentro al suo cuore ove trovo ...potenziale ...lo stesso amore.
...sta a ciascuna persona trasformare questo "amore potenziale" ...che viene regalato alla fonte, in concrete testimonianze di UMANITA' lungo il viaggio definito terrestre.
Cara Gio' ...hai così bene sceverato l'argomento ed al mio "sentire" non restava che sporsi verso il limite di quell'orizzonte infinito che sappiamo chiamarsi utopia che per tanti rappresenta sempre la retta via.
un abbraccio ed un grazie per i tuoi contributi sempre da ammirare, Mario.
Le “cose” piu’ importanti, quelle che rendono la vita quel viaggio meraviglioso, pieno di imprevisti, di vertiginose cadute e repentine risalite, degno di essere vissuto, sono invisibili agli occhi. Si vede bene solo con il cuore.
Il cuore, a differenza delle varie sfumature della pelle, che compongono “l’arcobaleno uomo”, è di un unico colore e quindi, il sentire, non puo' che essere medesimo per tutti.
L’amore, qui esteso in senso universale, non conosce distinguo alcuno, perché sono gli stessi i battiti che originano le emozioni che fanno capo a quel meraviglioso sentimento che a noi soli umani è riservato.
E forse, amare, è l’unico scopo per il quale l’uomo, compie il suo “viaggio”, su questo pianeta. Un compito tutt’altro che semplice.
Concordo caro Mario, l’argomento è stato sviscerato in modo approfondito, grazie ai vostri commenti che mi hanno dato modo di affrontarlo esaustivamente con le mie repliche. I vari "apporti" costituiscono inesauribile fonte di confronto e arricchimento.
Hai detto bene, le utopie sono orizzonte che si estende a perdita d’occhio, ognuno ha spazio per le proprie. Ma come ho già detto, le utopie sono il “respiro” del mondo, guai se non ci fossero. E se ci credi davvero, le utopie, diventano quella linfa vitale che ci permette di amare la vita, dandole un senso, senso che diventa il fine del nostro viaggio e grande sarà l’appagamento, quando giunti alla fine, avremo impiegato tutte le nostre forze perseguendola e vederla realizzata. Insomma, un altro "nome" dei sogni, dei quali ci nutriamo per tutta l'esistenza.
Grazie Mario, i tuoi apprezzamenti sono motivo di vanto. Se con i miei pensieri, riesco ad arricchire anche una sola persona, ho raggiunto lo scopo che io attribuisco all’avere a disposizione uno strumento che va sotto il nome di blog.
Fra i nostri amici comuni, cara Gio' abbiamo un vero "anello aperto" e soltanto difficoltà tecniche le rendono difficile ...ed a volte impossibile ...l'aggancio ad "anelli chiusi" che avrebbero bisogno di respiro vitale ...per riemergere dalla loro morte apparente. Un sentito grazie Gio' ...con profonda stima, Mario.
Ma ben piu’ grave è il fatto che, non riescano nemmeno a produrne.
Il “bocciolo” si forma solo se dentro quella terra che ,è il nostro sentire, c’è il seme. Seme ,che viene nutrito dalla linfa vitale derivante da quella complessa “mistura” che raccoglie emozioni, sensazioni ,sentimenti.
Troppi sono solo deserti, dove tuttalpiù si generano effimere passioni, destinate a bruciare in tempi brevissimi e che lasciano solo ceneri fumanti dopo il loro passaggio. Nulla giace sotto quella grigia spessa coltre, solo uno sterminata, uniforme sterile sabbia.
I tempi che ci troviamo a vivere investono e trascinano in un vuoto abisso anche l’essenza dell’uomo, attraverso quello che è ben piu’ grave della crisi economica, quella dei valori, che di fatto non esistono piu’, o, deviati verso falsi, immediati “valori”, per regalarci altrettante false soddisfazioni di bisogni nell’immediato.
“Le emozioni e i valori delle cose”, sono questi che hanno soppiantato gli altri e di cui avidamente ci nutriamo: facili, veloci, comodi. L’esatto contrario di quelli veri.
Credo, gli “anelli chiusi”, non necessitino di respiro vitale, perché non consapevoli della loro morte non quella biologica, ma quella molto piu’ grave: la morte dentro, perché subdola. Non fa rumore, non dà alcun segno di sé, ma si instaura e si impadronisce di noi poca alla volta. Ha lo stesso effetto di un veleno somministrato a piccole dosi: l’organismo lo assorbe senza danni.
Un grazie a te Mario
Siamo parte integrante dell’universo e costituiamo solo un piccolo frammento dell’intero creato, ma agiamo come se ne fossimo i padroni assoluti, dimenticando una regola fondamentale: siamo noi che apparteniamo alla terra, non viceversa, come la saggezza dei Nativi, insegna.
Grazie per la tua "sosta"