Noblesse

Il pomello scatta, permettendo alla porta di richiudersi.

Tento di orientarmi, e scendo le scale.

Ho lasciato il portone aperto. E' bene che tenti di dirigermi all'uscita e che lasci questa casa.

Dormiva. Spero che, se dovesse avermi sentito, mi abbia perdonato.

Le ho sciolto i lacci del corsetto. Ho lasciato scivolare lo sguardo tra le pieghe dell'abito. Mi sono perso, per qualche istante, ad osservare il suo busto sollevarsi ed abbassarsi, al ritmo del suo respiro.

Ed ora desidero soltanto uscire.

Allontanarmi da qui.

Scriverò alla signora di Montboisy. Potrei andare da lei, solo... Scusarmi personalmente... Credo d'avere, con me, qualche biglietto da visita...

Un momento... Pensiamoci...

Quale potrebbe essere il meno pietoso, tra i miei comportamenti possibili?

Bene... Stringiamoci nel mantello ed usciamo. Al buio, nell'aria fredda della notte.

"Gérard?"

Qualcuno ha chiamato me.

Qui.

Mi fermo e mi volto verso il suono.

"Signore?"

Suo padre.

"Potreste concedermi una parola?"

Lo credevo addormentato. Come, a quest'ora, dovrebbe, ogni cristiano.

"Certamente sì, signore!"

"Prego, entrate..."

Mi porto verso la porta della stanza che dev'essere il suo studio... La sua biblioteca... Qualcosa di solamente suo.

"Entrate, vi prego..."

"Dopo di voi, signore..."

Accenna e mi precede.

Entro, e richiudo la porta.

Mi trovo in un vasto ambiente, arredato nei toni del verde e del rosso. C'è un buon profumo di tabacco.

Osservo due bicchieri, sul tavolo. Ciò mi lascia pensare che mi abbia atteso. Si è già cambiato. La veste da camera copre ciò che indovino essere la biancheria intima. Stava andando a dormire, ed ha atteso me.

"Vi ruberò soltanto qualche istante, Gérard... Venite... Sedete, vi prego... Datemi il mantello..."

"Grazie, signore."

"Sedete..."

Credo sia la quarta volta che mi ripete l'invito. Non offendiamolo!

"Dopo di voi, signore..."

Accenna un sorriso e va verso la scrivania. Mi indica il mio posto. Siedo, senza opporre resistenza.

"Vi ho sentiti tornare... Un poco troppo presto... Come avrete potuto notare, stavo andando a dormire... Credevo fosse accaduto qualcosa di spiacevole..."

"Oh, no, signore... Vostra figlia mi ha chiesto di tornare. Eravamo a metà percorso, credo..."

"Tenete. Due sorsi di vino. E' tardi, mi rendo ben conto... Ma... Può aiutare a riflettere..."

"Riflettere, signore?"

"Perché siete tornati, dunque?"

"Mi è stato chiesto da vostra figlia, signore..."

"Credevo che non attendesse altro!"

"Ah!"

Allora è vero...

"Michelle ha sofferto moltissimo, a seguito dell'incidente accaduto a Maxime. Ha pianto come non sapevo fosse possibile... Gli è profondamente affezionata!"

"Voi... Lo conoscete, signore?"

"Oh, sì! Sono amici da sempre!"

"Amici... Comprendo... Sì."

"Andrete a rendere visita alla signora de Montboisy, Gérard? Vi scuserete anche a mio nome? Io ho visto quel ragazzo... Credo che la vicinanza delle persone che più gli sono care potrebbe aiutarlo... Non so se tornerà a camminare... Mi si è stretto il cuore... Un uomo così valido..."

"Così... Gli avete reso visita..."

"Sì... Avevo invitato anche la mia Michelle... Non ha voluto... Donne! Il più delizioso enigma che il Padre Eterno abbia fatto crescere sulla terra!"

"Vostra figlia..."

"Non amate il vino, Gérard?"

E' che la gola è chiusa...

"Oh, sì, signore... Perdonate... Mi sono lasciato prendere dalla conversazione..."

"Ditemi... Porterete le mie scuse ad Anaïs?"

"Chi, perdonate?"

"La madre di Maxime, ragazzo mio!"

"Se lo desideraste, signore... Ma... Io sono uno sconosciuto, in quella casa..."

"No... Non crediatelo... Non come potrebbe apparire..."

"Signore?"

"So che Michelle ha parlato molto, di voi, al suo caro amico... Forse potreste arrivare anche a parlargli..."

Perché mi trovo qui?

"Signore..."

"Sì?"

"Perdonatemi... Ma..."

"Ditemi, Gérard."

"Voi mi avete chiamato per chiedermi di andare a rendere visita a Montboisy?"

Scoppia a ridere. Chissà cosa potrò avere mai detto, di così spiritoso...

"No... No..."

"Posso chiedervene il motivo, quindi?"

"Michelle."

"Vostra figlia?"

"Sì. Vi sposerete, tra poco. Tra qualche giorno. La data si avvicina."

"Sì..."

"Gérard?"

"Signore?"

"Non consideratemi inaccettabilmente villano..."

"Dovrei, signore?"

"Credevo d'avere agito correttamente..."

"Non l'avete fatto?"

"Credevo che voi e Michelle vi sareste... Ecco... Attratti."

"Come? Come dite, signore?"

Sento un violento calore pervadermi il viso. Poso il bicchiere al tavolo. Mi porge dei sigari, che rifiuto. Non è il momento, ora.

"Immagino che voi non amiate la mia ragazza, Gérard. Che non possiate renderla felice."

Oh, mio Dio!

La voce mi è rimasta in gola.

"Non fraintendetemi, però. Intendo dire che non vi conoscete. Che Michelle non ha attratto la vostra attenzione. Oh, lo so! Ora... Mi chiedo se non sia il caso di annullare le nozze. Se voi, per qualunque motivo intendeste farlo, io sarei favorevole, signore."