Noblesse

Se soltanto io sapessi parlare!

Se io sapessi parlarti come usavo fino a poco tempo fa... So che tu mi ascolteresti. Saresti ancora disposta a regalarmi il tuo tempo.

Non voltarti.

Non mi hai sentito entrare. Non importa. Oramai, sono specialista, nel muovermi, silenziosamente.

Siedo.

Ti guardo.

La luce che filtra dalle finestre diffonde un'atmosfera surreale. Credo che siano circa le sette.

I piccoli dormono. Devi essere riuscita a convincerli. Devi aver compreso come sia difficile convincere te, quando non vuoi ascoltare.

Ora, non stai ascoltando. Non ti accorgi della mia presenza, qui. Non ti accorgi del suono del mio respiro. Non hai notato i miei passi.

Forse sei troppo stanca.

Io ricordo ogni centimetro, di questa stanza. Ricordo d'averti stretta tra le braccia, per la prima volta. Qui.

Era una bella notte autunnale.

Le finestre erano aperte. Le tende si lasciavano portare dall'aria. Dal vento.

Leggere.

Mi hai chiesto di chiudere. Sentivi freddo.

Ora sembra che tu non noti. Niente. Nessuno.

So di essere uno dei tuoi motivi di preoccupazione. E, se io sapessi ancora farlo, ti rassicurerei.

In questi istanti so di non esserlo. So di sapere ben poco. So di sapere soltanto adagiarmi a te. Perché tu sei forte, non io.

Tu sai agire, non io.

Tu sai continuare a vivere, non io.

Non considerarmi un vigliacco, amore mio. Non lo sono.

Soltanto, sento mancare il coraggio. Tornerà, lo sento.

Mi sembri avvolta in una nuvola di pensieri.

Ecco, vorrei essere il vento di quella notte, per poter allontanarli tutti.

Le dita affondate nei capelli. Togli una forcina per volta, e le ciocche ricadono, lentamente, sulle spalle.

Nella nebbia che mi avvolge, indovino il tuo braccio, piegato, che mi lascia gustare la curva del tuo seno.

Ti credi sola.

Hai tolto gli abiti. Non hai ancora indossato la camicia.

Ringrazio ciò che ti impedisce di farlo. Posso osservarti, a mio piacimento.

Come sei bella!

Sei cambiata, sai? Forse non te ne sei accorta. Forse io non me ne sono accorto.

La tua esile figura di ragazza ha lasciato il posto ad una morbida, morbidissima figura di donna.

Di madre.

Gli anni trascorsi ti hanno regalato una dolcezza squisita, che mi era sconosciuta, nei primi tempi del nostro matrimonio.

Non so se io stia soltanto farneticando. Amo immaginare che non sia così.

Intravedo la tua schiena. Osservo il movimento delle tue gambe, mentre ti lasci cadere, nella vasca.

So che, ora, passerai le dita, bagnate, tra i capelli.

Ecco. Esattamente così.

Non so se tu mi serbi rancore. O non mi ami più. Penserei di chiedertelo, ma so che ti offenderesti.

Sento, come se io fossi lì, la carezza sulla tua pelle. L'acqua che ti scivola addosso.

Io non so cosa stia accadendo, e se io stia esagerando... Ma sento che, forse, da oggi sarà diverso.

Devo soltanto trovare un modo per parlartene.

A te, che hai definitivamente scelto me.

A te, che ti nascondi. Non te ne credevo capace.

A te, che ti lasci guardare.

Non so se tutto ciò sia frutto della mia immaginazione. O se sia reale.

Ti vedo.