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Et bien

Post n°146 pubblicato il 08 Novembre 2013 da Disegnorupestre
 

Nel silenzio della mia carrozza, cullato dal suono cadenzato degli zoccoli dei cavalli, osservo un nuovo giorno affacciarsi.

 

Raggi obliqui. Il mio respiro quasi si condensa, nel freddo dell'alba. Mi avvolgo, ed affondo il viso nelle pieghe del mantello. Sono troppo stanco, persino per piangere.

 

Non ho mai pensato che il pianto fosse sinonimo di debolezza. Per quanto la convinzione comune sia completamente diversa.

 

Ed ora lasciamo la città. La vedo allontanarsi, ancora quasi completamente addormentata. Pochissime persone popolano le sue strade. Negozianti, perlopiù, piegati sotto il peso della loro merce. I loro cavalli, stanchi.

 

Mi sento uno di loro. Un cavallo sfinito. Una schiena piegata.

 

Condivido la loro frustazione.

 

Sono combattuto. Non so se chiudere le tende o rimanere ad osservare il panorama. Da un tempo piuttosto lungo non mi allontano da Parigi. La mia vita si snoda tra la nostra casa e la corte. La mia ultima vacanza è stata quasi sei mesi fa. Probabilmente, in campagna, da noi, ci saranno soltanto i ragni.

 

Spero non i topi.

 

Tra qualche giorno verrà aperta. La nostra luna di miele si svolgerà lì. Un intero mese, soltanto per noi.

 

E' il mio profondo desiderio. Trascorrerei il resto della mia vita soltanto abbracciandola. Tenendola accanto a me.

 

Campi quasi completamente ghiacciati. L'autunno si sta avvicinando. Canti e suoni di uccelli. Nuvole chiare.

 

Sonno. Un profondissimo sonno.

 

Ero atteso a casa. Pazienza.

 

Filari di alberi costeggiano un lungo viale. Stiamo arrivando, pare. Dato che i cavalli rallentano.

 

Si fermano. Qui.

 

"Gérard?"

 

"Sì? Dimmi... Qualcosa non va?"

 

"Dobbiamo fermarci qui... Devi procedere a piedi..."

 

E' uno scherzo.

 

"Come?"

 

"Sì. Le carrozze vengono fermate qui..."

 

E sia. Spero che non possiedano una muta di mastini feroci, addestrati per sbranare gli avventori...

 

E procedo. Un passo dopo l'altro. La casa non è poi così lontana.

 

E' bella. Chiara. Le finestre sono molto ampie. Dev'essere molto luminosa. Il cancello è aperto. Data l'ora improbabile, evito di suonare. Potrei svegliare il principe.

 

Solo tre colpi, alla porta.

 

"Buongiorno, signore. Entrate pure. Siete atteso. Prego..."

 

L'aspetto eccessivamente austero dell'uomo che mi accoglie mi incute una sorta di timore. A quanto pare, il mio biglietto da visita ha volato.

 

"Vi ringrazio, signore..."

 

Lo seguo, osservando appena l'ambiente circostante.

 

"Vi prego, signore. Entrate."

 

Apre la porta che introduce in un ampio salotto. La stanza è riscalata da un invitante fuoco. Accanto al camino, una donna, in piedi, pare attendere proprio me.

 

Si volta, verso di me. Mi viene incontro. Cammina lentamente, dolcemente.

 

Mi prendo qualche istante, per osservarla.

 

Lunghi capelli neri. Ricci. Gli stessi ricci di suo figlio. Grandi occhi neri. Lunghi. Ciglia folte, che le ombreggiano lo sguardo. Carnagione chiara. Labbra disegnate, carnose. Il naso è leggermente aquilino.

 

Seducente.

 

La sua figura è morbida.

 

E' vestita molto semplicemente. Un abito in velluto grigio, ed uno scialle posato alle spalle. I capelli sono raccolti, in parte. Indossa soltanto la fede nuziale, ed una collana da cui pende un crocefisso. Nessun altro gioiello. Nessun altro ornamento. Nemmeno gli orecchini. Soltanto il fermaglio che le trattiene i ricci pare essere in argento. Argento dipinto di verde e rosa.

 

Mi tende la mano.

 

"Buongiono, signore. Vi ringrazio per essere venuto. Vi attendevo."

 

La sua voce è un'onda vellutata.

 

Questa donna è il disegno della seduzione. E suo figlio le assomiglia. Come una goccia d'acqua. Comprendo, finalmente, Michelle. Dato che mi sento irresistibilmente attratto, da tanta bellezza. Incantato.

 

"Grazie a voi, signora, per non farmi notare il mio ritardo... Ne sono pienamente conspevole..."

 

Le prendo la mano, e la sfioro. Emana profumo di viole. Mi sorride.

 

"Venite. Sedete."

 

"Dopo di voi, signora."

 

"Siete venuto, per quanto Michelle abbia rifiutato di farlo..."

 

"Sono qui per scusarmi. Da parte di entrambi, signora. Stavamo venendo qui, ieri sera, ma Michelle, a metà percorso, mi ha chiesto di tornare a casa... Si è addormentata... E' così stanca, in questi giorni... Non so come spiegarlo, altrimenti..."

 

"Piccola! Certo che i preparativi per le nozze devono averle riempito le giornate... Voi, come state, Gérard?"

 

Ha imparato il mio nome.

 

"Io... Bene. Sto bene, e mi scuso per essere stato costretto a comportarmi indegnamente... Lo faccio anche a nome di Michelle, signora. Sono certo che sarà molto dispiaciuta, al suo risveglio."

 

"La vostra presenza qui, ora, significa molto, per me."

 

"Signora?"

 

"Amo molto Michelle. E sono felice di conoscere voi."

 

"Vi ringrazio... Ah!... A proposito di Michelle... Suo padre mi chiede di scusarmi con voi, a suo nome..."

 

"Avete parlato con Antoine, recentemente?"

 

"Sì. Vengo da una discussione con lui."

 

"E siete sopravvissuto?"

 

Mi sorride.

 

"Ebbene... Sì. Ed ora sono qui."

 

"Così possiamo conoscerci, Gérard."

 

"Come sta vostro figlio, signora?"

 

Devo essere impazzito.

 

"Tenete. Dovete essere esausto. E' soltanto caffè, ma può aiutarvi. Ci sono anche dei pasticcini. Credo che qualche dolcetto potrebbe rinfrancarvi. Siete molto pallido. Scusate la franchezza... Ma... So che potreste essere mio figlio..."

 

"Vi ringrazio, signora."

 

"Mi sono permessa di zuccherarlo. Ho versato quattro zollette. E ci ho messo un po' di latte."

 

E' ciò che mi serve.

 

"Vi ringrazio molto, signora. Amo i pasticcini."

 

Ora sta a me, sorriderle.

 

"Mio figlio non sta affatto bene. La presenza di Michelle l'avrebbe aiutato. Adora i suoi amici. Sono pochi, sapete... Ma sono fidati. La piccolina è una di loro."

 

"Lo so, signora."

 

"Se poteste venire alla finestra, riuscireste a vederlo."

 

"Come?"

 

"Sì. Venite."

 

Scosta la tenda. Lungo il viale principale, una figura. Muove qualche passo, e si ferma. Poco lontano, uno splendido cavallo, nero come la notte.

 

"Quello è Charmant. Il suo cavallo."

 

"Sembrano, entrambi, molto sofferenti."

 

"Lo sono. Charmant si sta riprendendo molto più velocemente di mio figlio. Gli animali possiedono straordinarie capacità di guarigione. Sono attaccati alla vita, indefessamente. Mio figlio migliora, ma molto, molto lentamente. Temo che non veda un futuro."

 

"Da ciò che ho sentito, l'incidente è stato molto grave... Gli ci vorrà del tempo, credo... A me pare che si regga piuttosto bene..."

 

Lo credo. E qual cavallo è splendido.

 

"Mh... Voi mi perdonerete, lo so, per ciò che sto per dirvi. Venite. Torniamo a sedere."

 

"Cosa, signora?"

 

"Michelle gli manca. Speravo proprio che vi avrebbe accompagnato!"

 

"Non ho potuto fare diversamente, signora. Mi scuso. Di cuore."

 

Ora mi dirà di quanto siano innamorati. Di quanto sia ingiusto che Michelle ed io ci sposiamo, e che io dovrei farmi da parte, e lasciare che si amassero.

 

"L'aiuterò a rassegnarsi. Sarà un'altra prova, da affrontare. Ma... Ma mio figlio è forte. So che, probabilmente, comprenderà."

 

"A... Rassegnarsi?"

 

"Siete un uomo molto fortunato, Gérard."

 

"Credete, signora?"

 

"Sì. Conosco Michelle da lungo tempo. E' una persona adorabile. Ed è adorata da mio figlio, soprattutto. Non credo ami nessuno come ama lei. Per questo, e per l'amore che provo per lui, vi chiedo di renderla felice. Credetemi, ragazzo mio... Vi sto parlando da madre. Spero che la renderete felice."

 

"Signora..."

 

"Sì, caro?"

 

"Io... Io so che Michelle e vostro figlio si amano. Ho avuto il privilegio di vederli, l'uno accanto all'altra... Se ne avevo soltanto il sospetto, questa notte, il padre di lei me ne ha dato la certezza. Ed ora siete voi, a parlarmene. L'accetto. E non porto rancore. L'amore non è mai una colpa. Il vero, puro amore, non lo è mai."

 

"Lo sapete?"

 

"Non mi è stato difficile... Sospettavo, già... Ma non importa. L'amo. Saprò accettarlo. Quanto a vostro figlio, signora, gli auguro di non soffrire troppo. E di riprendersi completamente."

 

"Forse vi sarete chiesto come mai io vi abbia invitato qui..."

 

"No. Non esattamente. Ho immaginato che l'aveste fatto soltanto perché sono il fidanzato di Michelle. E' stata una cortesia che non mi ha lasciato indifferente, signora. Credevo, però, che Michelle sarebbe dovuta venire sola. Ha insistito tanto, affinché io accettassi di rendervi visita... Poi... Poi mi ha chiesto di rientrare... E non ho più compreso il senso della mia presenza..."

 

"No? Realmente?"

 

"Sì..."

 

"Allora permettete che io ve lo spieghi, signore."

 

"Prego..."

 

"Michelle ha finto di dormire."

 

"Come?"

 

"Una volta valutata la vostra disponibiltà ad accompagnarla qui, ha deciso di rientrare, soltanto per non ferire la vostra sensiblità. Per non darvi motivo di sofferenza. L'ha fatto soltanto per voi."

 

"Credete?"

 

"Lo so. Sono una donna. A volte, noi donne sacrifichiamo noi stesse. Per amore."

 

"Intendete che abbia rinunciato a vedere vostro figlio per me?"

 

"Sì. E credo che le sia costato moltissimo. Ma credo, anche, che l'abbia fatto di tutto cuore. Michelle è fatta di burro. Il suo cuore è buono. Si dà con amore. Non sa fare diversamente. Credo che questo possa essere un suggerimento che dovreste tenere a mente, Gérard."

 

L'ha fatto per me... Ama lui e vi ha rinunciato, per me...

 

"Sì. Ve lo prometto, signora."

 

"Volete scendere? Volete andare ad incontrare Maxime? Parlargli di lei?"

 

Mi sta chiedendo l'impossibile.

 

"Vi prego... Non offendetevi... Non saprei cosa dirgli... Poi... Sono talmente stanco che rischierei di rendere il tutto eccessivamente banale... Perché non parlargliene, voi? Voi, che la conoscete così bene? E che, ora, avete anche il mio parere?"

 

Mi sorride, nuovamente. Mi sfiora la mano, in una carezza. La sola cosa che io riesca a fare è finire di mangiare un dolcetto all'amaretto e di sorseggiare il mio caffè. Proprio una scena idilliaca.

 

"Va bene. Sarò io, a farlo. Vi ringrazio per essere venuto. E per non esservi offeso. Per questo groviglio di sentimenti."

 

"Io non posso niente, contro l'amore. E sarei ridicolo, se provassi a farlo."

 

"Sono certa che Michelle arriverà ad amarvi."

 

Le rivolgo uno sguardo che, a quanto pare, la fa esplodere in una fragorosa risata.

 

"Continuerà ad amare Maxime e s'innamorerà anche di voi. Sì. Se la conosco come credo, farà proprio così. Il mio piccolo cucchiaio di burro."

 

Anche lei! Anche lei la considera così. Un cucchiaio di burro. Zuccherato.

 

"Io spero, con tutto me stesso, che arrivi a maturare dei sentimenti d'amore, per me. Non attendo altro!"

 

"Mio marito ed io siamo stati invitati alle vostre nozze."

 

Non mi sorprende...

 

"Vi attendiamo, quindi..."

 

"Ricordate che una danza sarà riservata a me. Voi ed io danzeremo. Quando vorrete, ma ritenetevi impegnato. Già da ora."

 

Sorride. Mi stringe la mano.

 

Guiderò con somma gioia questa nuvola di seduzione!

 

"Ve lo prometto, signora."

 

"Vi consiglio di tornare a casa, ora. Andate direttamente a dormire. No, non contradditemi! Annullate i vostri impegni, anche i più importanti, e concedetevi un giorno ed una notte di sonno. Sognate la vostra bella. Siete esausto, ragazzo mio."

 

Provato. Indubbiamente.

 

"Sì. Va bene. Grazie. Grazie, di tutto, signora."

 

Viene verso di me e mi abbraccia.

 

"Auguro tutto il meglio, a vostro figlio. Di cuore. Restategli accanto."

 

"Non dubitare. Tu, ama Michelle. Non fare altro che amarla."

 

Nient'altro.

 

 

 

 

 

 

 

 

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