Noblesse

Ora so che sarà necessario alzarsi.

Alzarsi, rientrare in casa.

I miei abiti sono bagnati, ma il mio mantello sta avvolgendo lei e, per me, questo conta molto più di qualunque altra mia necessità.

Un cenno. Non sono solo. Vicino a me, per quanto non accanto, tre persone. Osservano un rispettoso silenzio. Nella pace di questa campagna, possiamo ascoltare il nostro respiro.

"Per favore, entrate e riscaldate la sua stanza."

"La sua... Stanza?"

"Sì."

"Come desideri..."

"Grazie."

Ora siamo completamente soli. Le sciolgo i capelli, mentre continuo a tenerle la mano. Non so risolvermi a rientrare.

Rimango qui.

No, non posso. Sarei voluto rimanere, sì... Certamente, ma mai in questo modo. Non immaginavo...

Ed ora...

Ora l'avvolgo nel mantello. Varcheremo, insieme, la soglia di casa nostra. Esattamente come la sera delle nostre nozze.

Soltanto che ora, a differenza di quel giorno, indossa un abito nero. Un tono di colore è dato dalla mia camicia. Bianca. Bianca come la neve che ci circonda.

Ecco la scala. Scala... Sono quattro gradini... Ecco l'altra porta, che inonda la sala di luce invernale. E' avvolta dalla luce. La sua mano è abbandonata nella mia. Esattamente come allora. Solo che, in quel giorno, mi si stringeva contro e mi sorrideva. Gli occhi le brillavano, ed io ero ricchissimo, in quegli istanti.

Tenevo tra le braccia il più grande tesoro che avrei mai potuto sperare di possedere.

Il nostro possederci è stato quotidiano. Momenti di noi in ogni nostro istante. Eravamo l'uno dell'altra. E' sempre stato così.

Ora dorme, tra le mie braccia. I suoi occhi sono chiusi.

Non li riaprirà.

E' ancora, e sempre, bellissima. E' bellissima. Nel mio osservare il suo volto, adorato, rivedo le immagini dei nostri figli. Le nostre opere d'arte.

Come saprò parlarne, a loro? Come saprò parlare, alla mia Taty, di ciò che è accaduto? Come potrò sopportare? Come potrò confessare loro di sentirmi colpevole, per tutto questo?

Come sosterrò lo sguardo di Jacques? Come?

Come dirò a Béatrice che non potrà farle conoscere i nipotini? Come apprenderà la notizia? Comincerà ad odiarmi?

Dovrò essere forte per tutti loro? Per tutti noi?

Chi lo sarà, per me? Chi saprà ascoltare la mia voce?

Chi?

Ecco, amore mio... Siamo arrivati. Come quella sera, ti adagio al nostro letto. Soltanto che, ora, ti rimarrò accanto senza nemmeno sfiorarti.

Comprenderò come il tuo sonno sia immutabile. Nemmeno io posso cambiarlo. Ci sono stati innumerevoli momenti, che mi hanno visto giocare il ruolo dell'alba, con te, vita mia.

Aprivi il tuo sguardo su di me. Ed illuminavi il mio giorno.

Ora dovrò, prima o poi, accettare che non mi sarai più stesa accanto. Che non sentirò più la tua voce. Nemmeno quando mi riprendeva e mi rimproverava.

Apri gli occhi, tesoro! Certamente, avrò commesso qualche infrazione al nostro comune accordo di collaborazione! Non so... La camicia abbandonata sul letto... Le scarpe indossate nell'appartamento privato...

Non lo so...

La barba troppo cresciuta...

Sì... Non mi sono rasato... Alzati! Dimmelo!

No... Hai smesso di considerarlo come una grave mancanza...

Rimproverami per le lacrime che mi stanno rigando il volto!

Almeno per questo, fallo, amore!