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Ancora loro....

Post n°46 pubblicato il 07 Aprile 2005 da lolamercury
Foto di lolamercury


Un altro articolino degno di nota viene dal Corriere della Sera...:

 ROMA - Inglesi, laici, iconoclasti e fedeli a uno dei loro classici («The Show Must Go On», lo spettacolo deve continuare), i Queen superstiti e redivivi hanno aperto ieri sera al Palalottomatica di Roma la loro tournée italiana che toccherà stasera Milano, il 7 Firenze e l’8 Pesaro.

In netto contrasto con l’atmosfera che regnava a San Pietro e nel resto del mondo, si è svolta una festa rock in piena regola. Il capo della protezione civile Guido Bertolaso aveva cercato di convincere gli organizzatori (Claudio Trotta di Barley Arts) a sospendere il concerto per rispetto alla morte del Papa.



Ma i Queen e gli organizzatori avevano fatto orecchie da mercante. «Non spostarlo è stata una scelta di pessimo gusto - ha commentato Bertolaso -. Si facciano pure il loro concerto e spero che non ci vada nessuno». In realtà l’affluenza è stata massiccia e il successo trionfale. E gli organizzatori hanno risposto a Bertolaso con un comunicato letto prima del concerto: «Al Papa piaceva la musica e non crediamo che la musica dei Queen sia un disturbo. Tuttavia con rispetto al mondo cattolico vi chiediamo un minuto di raccoglimento».

Reazione del pubblico, equamente diviso fra giovani e mezza età? «Se avessero sospeso il concerto sarebbe stato comprensibile, ma buttare un biglietto da 50 euro sembrava eccessivo».

Dopo il minuto di silenzio, il via allo show.

Paul Rodgers, il sostituto di Freddie Mercury, giacca bianca e pantaloni neri con banda argentata, scatena subito il delirio su «Tie Your Mother Down». Sulla carta l’idea di una tournée dei Queen senza Mercury appariva disastrosa: come pensare agli Stones senza Jagger, agli U2 senza Bono, ai Nirvana senza Cobain. Non è possibile fare un paragone fra Mercury e il suo sostituto che però non ha deluso. Sul piano tecnico l’ex cantante dei Free e dei Bad Company ha tutte le carte in regola: presenza, voce, cultura, storia e sa suonare anche bene la chitarra come ha dimostrato in «Crazy Little Thing Called Love». Non ha la personalità eclettica della «regina» Mercury. Ma nei brani fortemente caratterizzati come «I Want to Break Free» funziona alla grande pur nel dilemma irrisolto nello show fra essere artista originale e/o sosia.



Ha ragione chi vede nello show un patinatissimo karaoke. Già, ma che karaoke! Perchè fin da subito la gente dimentica che sul palco non ci sono più i Queen, ma due di loro Brian May e Roger Taylor, e viene travolta dalla bellezza di un repertorio da «Radio Gaga» a «A Kind of Magic» a «We Are the Champions». Una scaletta in cui non c’è niente da buttare. Rodgers ha cercato di assecondare il mito in tutti i modi: ha afferrato il microfono trasformandolo in un simbolo fallico come faceva l’originale, ha cercato di trasmettere alla gente quella follia contagiosa. Ma alla fine, su «Bohemian Rhapsody» lascia il posto a un Mercury in video.




 
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