Creato da mjago il 09/12/2007

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Paura di volare?

Post n°45 pubblicato il 13 Aprile 2008 da mjago
Foto di mjago

"L'amicizia fra un uomo e una donna è sempre un poco erotica, anche se inconsciamente.”
(J.L. Borges)

Gennaio 2005

“ Mi potrebbe assegnare un posto lato finestrino, in prossimità delle uscite di emergenza sulle ali?”

L’impiegata al Check-in mi lanciò una occhiata commiserevole, e mentre cercava di accontentarmi, sono convinto che era lì che pensava “ma guarda tu questo, grande grosso e fifone”!
Scelgo quasi sempre quel posto, non per “aviofobia” ma per semplice comodità. Infatti la presenza delle uscite di emergenza fa si che ci sia più spazio tra le file dei sedili. Così si sta molto più comodi e si riesce persino ad accavallare le gambe!
C’è un solo inconveniente. In caso di emergenza è proprio il passeggero che sta vicino al finestrino che deve aprire quel portellone. Ora, ammesso che io possa sopravvivere ad un atterraggio di emergenza, cosa improbabile visto che sono convinto che morirei prima dallo spavento, è comunque molto difficile, vista la mia scarsa manualità, che io riesca ad aprire quel portellone!
Vivendo in uno degli “scogli” più grandi del mar Mediterraneo, l’aereo è oggettivamente il mezzo più comodo per raggiungere il “mondo civilizzato”. Se devo essere sincero non è però il mio mezzo di trasporto preferito. Per carità nessuna fobia particolare, solo una certa inquietudine che mi accompagna ogni volta che salgo sulla scaletta che mi porta verso la cabina, come se, per intenderci, avessi un “appuntamento con il destino”. Di questi “appuntamenti”, tra vacanze e impegni di lavoro ne ho in media una decina l’anno.
Quel venerdì tornavo a casa dopo un paio di giorni passati in viaggio per lavoro. Affidato il mio trolley alla “pancia” dell’aereo, rimasi in compagnia della mia borsa porta-documenti e mi avviai verso i controlli di sicurezza. Il solito spogliarello: via il cappotto, via la giacca, via l’orologio, cellulari e oggetti metallici, in mano carta d’imbarco, biglietto e documento d’identità. Mentre la mia borsa passava attraverso il metal detector, il mio cellulare,a cui imprudentemente non avevo messo la vibrazione, iniziò a squillare. Grande imbarazzo! E mentre mi rivestivo risposi:

- Ciao Mjago, dove sei? (Giulia)
- Ciao Giulia, sono in aeroporto (Mjago)
- Di già? Ma a che ora è l’aereo? (Giulia)
- Alle 21:10 (Mjago)
- Si ma sono le 19:30! (Giulia)
- Beh lo sai che non mi piace fare le cose di corsa! (Mjago)
- La tua precisione e puntualità alle volte rasenta la perversione. (Giulia)
- Ti dirò, arrivare in ritardo agli appuntamenti è un mio incubo ricorrente! (Mjago)
- Vabbè, lasciamo perdere, come è andata? (Giulia)
- Abbastanza bene, gli spagnoli mi sembrano contenti di come stanno procedendo i lavori (Mjago)
- Ti sei vestito in maniera decente? (Giulia)
- Giacca e pantaloni blu con camicia azzurrina. (Mjago)
- Sulla camicia azzurrina non avevo dubbi, cravatta?
- Non l’ho messa, non mi ricordavo come si faceva il nodo! (Mjago)
- Sei un disastro! (Giulia)
- E’ dalla laurea che non metto una cravatta ho delle attenuanti? Poi sai gli spagnoli non sono così “azzimati” come noi italiani,pensa che il direttore generale era in jeans! (Mjago)
- Si ma tu non sei direttore generale e sei italiano. Torni con i tuoi colleghi? (Giulia)
- No Marco e Francesco partono domani sera, io domani mattina devo essere in cantiere (Mjago)
- Il solito stakanovista, come te la sei cavata con lo spagnolo? (Giulia)
- Per fortuna c’era un’interprete...ed era davvero molto carina! (Mjago)
- Ah si? Racconta, racconta… (Giulia)
- Sulla trentina, mediterranea, morbida nei punti giusti, capelli neri lunghi fino alle spalle, occhi castani, truccata con gusto, due appetitosi nei sopra il labbro destro! (Mjago)
- Però gli hai dato giusto un’occhiata! Non gli hai lasciato il tuo numero di cellulare? (Giulia)
- Sai bene che non ho la faccia tosta per fare certe cose, e comunque la “fede” nella sua mano sinistra era un freno ad ogni ulteriore pensiero! (Mjago)
- Peccato, non sa quello che si è persa! (Giulia)
- Mia cara amica, avverto un retrogusto di gelosia nel tuo sarcasmo! (Mjago)
- Mio caro amico, visto che sei un così attento osservatore mi sto chiedendo quali genere di pensieri siano passati nella tua testolina quando ancora non ci conoscevamo e ci incontravamo facendo jogging! (Giulia)
- Non ne puoi venire a conoscenza! (Mjago)
- Perché? (Giulia)
- Erano pensieri piuttosto “impuri”! (Mjago)
- Ma quanto sei scemo! (Giulia)

Scemo? Chissà, forse. Un paio d’ore dopo mentre, sotto un diluvio universale, salivo la scaletta che mi portava verso la cabina, la mia tradizionale inquietudine era duplice. Perché, se come diceva Lord Byron l’amicizia è l’amore senza ali, c’era qualcuno che forse aveva paura di volare…

 
 
 
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