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BABY GANG O VERE COSCHE DELINQUENZIALI?

Post n°1650 pubblicato il 08 Febbraio 2016 da monellaccio19
 
Foto di monellaccio19

 

Io non so se il ministro Alfano l'abbia sparata grossa, tuttavia, pone e richiama l'attenzione su un grosso problema che ci coinvolge tutti perché potenzialmente, in un verso o nell'altro, siamo tutti partecipi anche se passivamente. Alfano in una recente intervista ha sottolineato la necessità che in Italia si abbassi a sedici anni il limite per essere perseguiti penalmente. Un problema serio questo perché purtroppo da noi il maggiorenne deve essere "adulto" ai diciotto anni. Sono due anni importanti che dividono il giudizio: a sedici non sei perfettamente cosciente (?) e quindi responsabili di cosa fai e a diciotto, comprendi bene ciò che fai e quindi imputabile di reato. Sottile differenza ma importante ai fini della punibilità. La decisione appena accennata da Alfano, è basata su situazioni di fatto che recentemente sono all'attenzione della cronaca: le baby gang, quella bande composte da giovanissimi sotto i diciotto anni, si moltiplicano e vanno ad infoltire le schiere tradizionali della criminalità. Nonostante gli arresti a ripetizione di grossi e noti esponenti della malavita (più o meno latitanti) e grazie al vuoto di potere che si sta creando in zone calde del paese, si moltiplicano casi di assassini e di reati come spaccio ed estorsione, commessi da giovanissimi. Sono appunto coloro che si prodigano per raccogliere l'infelice eredità: sostituirsi ai grandi boss resi inoffensivi e associati alle carceri, per occupare posti predominanti in seno alla cosche. La faida interna alla malavita sta assumendo proporzioni gigantesche specie in questi ultimi mesi, è un rapporto direttamente proporzionale: più boss si arrestano e più nuove leve salgono dal basso. Non sono sciocchi i malavitosi, conoscono bene le leggi e le loro applicazioni: investire e coinvolgere i giovanissimi, torna utile perché non sono perseguibili come gli adulti proprio per il dato anagrafico: se non si hanno diciotto anni, la nostra legge, al contrario di altri paesi europei, li "protegge", li tiene distanti dalle pene per adulti. Allora l'equazione è facile, servirsi dei giovani aspiranti delinquenti (definiti le fondine della mala), così non saranno mai puniti abbastanza. Ecco a cosa siamo andati incontro e cosa rischiamo a breve: i morti ammazzati si moltiplicheranno fino a quando questi giovani teppisti non saranno fermati. Il dibattito è aperto, l'associazione Antigone che si preoccupa dell'assistenza ai carcerarti, tramite il presidente Gonnella, si è precipitata a confermare il suo no perentorio per il cambio dell'età: "Nessuno tocchi i minori, i ragazzi vanno aiutati e non messi in galera". Sacrosanta posizione, prevenire è lo scopo di tutte le società civili ed evolute, ma nei casi che stiamo affrontando, parliamo di ragazzi ormai consumati e atti a delinquere ogni giorno della loro vita. Si possono recuperare? Si posso rieducare? Sarebbero riconducibili alla società civile? E il lavoro per loro ci sarebbe? Sono tanti i temi in discussione, ma la verità è che quando dobbiamo prendere decisioni, tutto facciamo tranne che "copiare", scimmiottare o ispirarsi a ciò che fanno altre nazioni avanti a noi: prendiamo spunto da Svezia dove si è perseguibili a quindici anni, o l'Inghilterra dove a dieci anni si rischiano pene severe. Insomma, con i no a priori non si va da nessuna parte... noi e l'Italia non andiamo da nessuna parte, loro i giovani malandrini invece, sappiamo dove vanno se non li fermiamo con leggi opportune e giuste.

 
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