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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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La denuncia della dott.ssa Tomasini, ripresa da "Fanpage.it", sull'ipersessualizzazione precoce delle bambine e la riduzione del periodo dell'infanzia, è un grido d'allarme che merita la massima attenzione. L'idea che la normale maturazione del corpo femminile non sia più accettata e che si tenda a forzare le tappe naturali della crescita, è agghiacciante. Il riferimento ai bikini con il reggiseno imbottito per bambine non è un dettaglio da poco: è il simbolo tangibile di una tendenza che spinge le più piccole verso un'immagine artefatta e precoce di femminilità, rubando loro l'innocenza e la spensieratezza proprie dell'età. Questa accelerazione forzata verso l'età adulta, spesso dettata da logiche di mercato e da modelli culturali distorti, ha conseguenze nefaste. Espone i bambini e le bambine a pressioni e aspettative che non sono in grado di gestire, alterando la loro percezione di sé e del proprio corpo. Non possiamo accettare passivamente una "modernità" che, in nome di un presunto progresso, calpesti i diritti dei minori a una crescita serena e autentica. Un periodo cruciale per la costruzione dell'identità, il gioco e l'apprendimento spontaneo. La battaglia contro questa "società malata" non è solo della dott.ssa Tomasini, ma di tutti coloro che credono nel diritto dei bambini a essere semplicemente bambini.
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La Belen nazionale non si smentisce mai. Quando pensi che abbia tirato fuori l'ultima trovata per far parlare di sé, eccola che ti piazza la "mascherina" intima! C'è chi si fa la maschera al carbone, chi all'argilla, e lei? La maschera vaginale! Genio o disperazione? Forse un po' di entrambi. Ormai il sipario mediatico è una corsa a chi spinge l'asticella più in là. Non basta più la posa sensuale, l'outfit succinto o la dichiarazione piccante. Bisogna andare oltre, spingersi dove nessuno ha osato prima, anche a costo di far storcere il naso a qualcuno. Belen sa come mantenere la sua corona. Quando il rumore di fondo inizia a farsi troppo forte, lei tira fuori dal cilindro non il coniglio, ma... beh, la maschera. E noi, come pesciolini all'amo, ne parliamo, ne discutiamo, la "perculiamo", la osanniamo. L'importante è che se ne parli, giusto? E in questo, Belen è sempre una maestra. Intanto c'è un'altra vippona pronta alla immediata risposta "ad hoc": "la maschera del k***o", o se preferite la "maschera ad capocchiam". Insomma per colore che abbiano la faccia...prestante!
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Qual è il messaggio più importante che un giocattolo dovrebbe veicolare? Pare che la nuova Barbie con diabete di tipo 1 stia generando un bel po' di discussioni: dotata di monitor per il glucosio sul braccio, cerotto medico a forma di cuore e persino un cellulare con app per il monitoraggio, solleva interrogativi interessanti sull'evoluzione del concetto di "inclusività" nel mondo dei giocattoli. Vedere una bambola con il diabete potrebbe aiutare i piccoli affetti da questa patologia a sentirsi meno soli e più rappresentati. Potrebbe anche educare altri bambini alla diversità e all'empatia. L'idea è quella di mostrare che avere una condizione medica non rende un bambino "diverso" o "meno" degli altri, promuovendo un senso di accettazione e comprensione. Introdurre dettagli medici così specifici potrebbe, secondo alcuni, appesantire il gioco con temi che esulano dalla spensieratezza dell'infanzia. Non si rischia di proiettare sui bambini, anche quelli non affetti da patologie, una visione della realtà troppo incentrata sulle difficoltà? Cosa vogliamo che i giocattoli rappresentino? Devono essere specchi fedeli della realtà, con tutte le sue sfaccettature, comprese quelle mediche e fisiologiche? O dovrebbero continuare a essere strumenti che favoriscono principalmente la fantasia e la creazione di scenari idealizzati? Cosa pensate sia più importante per un giocattolo? La realtà o l'evasione?
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E' inutile che vi riporti le temperature che stiamo avendo qui in Florida (leggete Salento): sono cotto, disfatto, sfinito e grondo sudore. Ci sta tutto, figuriamoci se vado al mare e mi faccio coinvolgere dal carnaio vivente e pulsante. Stanno per arrivare i nipotini, pertanto mi è stato ordinato di procedere per approntare la piscina sul patio affinché, a prescindere dalla spiaggia, ne possano usufruire anche a casa. Ormai sono più di un pesce fuor d'acqua... sono un pesce dentro l'acqua! Anzi, in qualsiasi cosa contenga acqua. Pertanto, essendo da solo mentre gli altri (sto ospitando due miei cognati) sono in spiaggia, ho caricato la piscina e mi sono detto: "Tanto chi lo deve sapere? Chi mi deve vedere?". Mi sono attrezzato opportunamente e via mi sono calato nella tanto ambita acqua. Raga' che goduria, che freschezza, son tornato bambino e mi è piaciuto! Peccato che sul più bello ha cominciato a piovigginare e mi son detto: "Acqua sotto e acqua sopra...che cambia?". Non mi sono preoccupato di uscire e...sono rimasto fottuto: sono rientrati in anticipo dal mare e mi hanno beccato sul più bello. Non ho altro da aggiungere, attivate la vostra immaginazione, la vostra fantasia e traete le conclusioni. Sapete cosa abbia aggravato la situazione? Non mi hanno sorpreso solo nella piscina dei bambini, ma mi hanno beccato con questa roba addosso:
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Sarà il troppo caldo, l'assoluto silenzio "allietato" dal canto delle cicale, sarà la solitudine, certo è che alla mente tornano persone, fatti e avvenimenti del lontano passato. Questa mattina dopo il caffè, ero seduto al mio solito posto e tra una boccata e l'altra per godere del mio mezzo sigaro, mi è tornata alla mente una delle poche ragazze che ho frequentato prima del fatale incontro con il mio 55%. "Ma davvero ero così?". C'erano momenti in cui la sua dolcezza era tale che ti veniva il diabete (appunto) solo a guardarla... e altri in cui era così comprensiva che non capiva mai un'acca di quello che dicevo! E' stato un rewind veloce, fulmineo, ho subito riavvolto il nastro e cancellato....l'incubo. L'ultima riflessione è stata definitiva, un colpo di spugna per quella vecchia storia: "Ma l'amore è cieco o è solo un po' miope?".
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