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"PALLA FAI...TU"

Post n°3035 pubblicato il 26 Ottobre 2018 da monellaccio19
 
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Non andrò troppo indietro nel tempo, mi fermerò al tempo del pallone "Supersantos", il pallone più ambito da noi ragazzi per giocare a calco. Non era di cuoio, quello ce lo potevamo solo sognare, era di plastica ma fatto ad hoc: non troppo leggero, non troppo grande, non troppo piccolo...era giusto! Allora il campo da gioco più usato era la strada, la piazza o se ci andava di lusso, il cortile interno di un casermone. Il più fortunato tra noi era il possessore o meglio, il titolare dell'ambito pallone: a lui spettava giocare di diritto pena il non fare la partitella e a prescindere se fosse una schiappa o meno, lui "doveva" giocare per "tacito  e ovvio accordo". Non avevamo regole, una volta fatte le squadre, una volta "montate" con esplicita fantasia le porte, si giocava a calcio pensando ai grandi calciatori del nostro tempo. Ecco, ciò che disattendevamo puntualmente, erano le regole del calcio, le applicavamo al momento, con un certo senso di giustizia e rispetto per ciò che ricordavamo delle norme. Perciò il nostro calcio aveva un nome: "Palla...fai tu", ovvero, un solo modulo di gioco: assenza di schemi, di impostazioni tattiche machiavelliche, posizioni da mantenere ecc.ecc. Per la foga del gioco, o si stava tutti in difesa o tutti all'attacco. Litigi, discussioni, parolacce, scontri, fino a quando, se malauguratamente il proprietario del pallone fosse immischiato direttamente, allora scattava la frase che ci faceva sudare freddo: "Allora non gioco più", prendeva il pallone, lo metteva sotto il braccio e andava via!  A nulla servivano i richiami, le promesse e le espressioni del tipo: "Me' non z' facenne u' piccininn'...sciuk e avast!. Che sarebbe la mortificazione per un coetaneo tra i 10 e i 12 anni che si sente giovanotto. "Dai, non fare il bambino, gioca e basta!". Macché, se era deciso, determinato, andava via! Adesso pensate che vi abbia raccontato una storia del mio tempo andato e magari comune a tanti di voi? In realtà, vi ho raccontato del momento critico che attraversa il nostro governo che non avendo altri sbocchi per uscire da un "impasse" imbarazzante, si sta cacciando in un "cul de sac" senza grosse speranze. Stiamo correndo grandi rischi, non si può da una parte sfidare L'Europa impuntandosi con il DEF approntato ma molto discutibile, e dall'altra, intestardirsi, precisando con fare provocatorio: " o così o niente!". Qui non c'è da fare distinzione tra stato sovrano ed Europa, qui c'è da prendere atto, volenti o nolenti, di regole e patti sottoscritti tra stati per il rispetto della vita comunitaria. Non si può transigere, non vanno bene i trattati sottoscritti nel tempo? Prima si cambiano e poi si agisce, prima si esce dalla comunità e poi si fai quello che si vuole. Non comprendere tutto questo ci sta mettendo in forte imbarazzo e un braccio di ferro estenuante, ci può solo far cedere perché non sarà mai l'Europa a mollare e lo vedremo. E' cambiato l'atteggiamento, se prima vi erano speranze, come accaduto nel passato per discutere e ottenere qualcosa, con questa situazione non avremo scampo: ci faranno pagare cara l'arroganza, la spocchia e la...sovranità! Palla...fai tu!

 
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