nina.monamour il 09/03/16 alle 18:34 via WEB
Ciao Carlé, d'accordo, lo ammetto, ho una certa antipatia per il punto esclamativo, forse è una specie di trauma infantile, magari da piccola sono stata picchiata con un battitappeti a forma di punto esclamativo, dovrei chiedere a mia madre, ah, ah, ah!! Ma poiché io e la psicologia viaggiamo spesso su due binari paralleli, preferisco analizzare la questione. Il punto esclamativo è un'emergenza dei nostri giorni, in cui tutto è esclamativo; la pubblicità esclama, la politica esclama, il tifo sportivo non meno, la musica rock non parliamone. Esclamare, dal latino exclamare, cioè gridare ancora di più, comporta un rischio, non affidare la comunicazione alla parola ma all'urlo. Ecco, una delle malattie dei nostri giorni è che urliamo sempre. C'è il terrore del silenzio, si sa mai che ci dovesse far pensare, e c'è d'altra parte l'ossessione ansiosa di farci sentire. L'esclamativo, prima che un punto, è uno stato d'animo per cui ciò che ci piace da bello diventa fantastico, da fantastico diventa favoloso, e da favoloso diventa...petaloso, anche se è appena appena passabile. Per evitare ora di esclamare anche contro il punto esclamativo, limitiamoci a dire, "non abusiamone", non dimentichiamo che la sobrietà è quasi sempre più efficace di uno strepito. È forse superfluo, da parte mia, concludere che, se il punto esclamativo va usato con sobrietà, del tutto da evitare sono i mucchi, i grappoli di punti esclamativi, tanto cari agli e alle utenti di sms, "sei figo!!!!!! Non tu Carlè!!”. Forse voleva soltanto dire bravo, ma era incappata in una tempesta ormonale. Concludo scrivendo che di problemi in Italia ne abbiamo tanti e anche gravi, lasciamo il punto esclamativo ai Lord Inglesi!!! Bye, bye..
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