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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Il simbolo è evidente: questa panchina rossa è significativo segno della battaglia ormai estenuante, contro la violenza sulle donne. Molti di voi sanno quale sia la mia posizione e poiché ritengo che altri miei colleghi oggi proporranno post su questo argomento, lascio a loro il compito di riempire pagine su pagine incentrate sul tema. Io cercherò di accennare alla violenza con una veduta più ampia, ma sempre pertinente. Vi sono due casi che stanno riempiendo le cronache nazionali: il caso Genovese dove sia implicata una ragazza diciottenne, stuprata tutta la notte dal padrone di casa che aveva messo su uno dei soliti festini dove pare partecipasse mezza Milano. La ragazza ha subito sevizie indicibili, drogata e sottoposta a un continuo assedio, ne è uscita scioccata e in lacrime, distrutta, seminuda e in preda al panico. Una esperienza incredibile e priva di ogni assoluta logica. "Se l'è cercata, ha subito in piena coscienza e se l'è meritato...", sono improntati a questo tipo di giudizio e orientati in tal senso le posizioni dei social e di molti "giornalai" in vena di ribadire come al solito le loro posizioni dure ma reali, puntigliose ma sincere. In realtà la ragazza, sapeva di non essere andata in gita, sapeva perché si trovava in quell'attico che domina il Duomo di Milano, ma era convinta come tante, che era lì per una bella e ricca festa, un intrattenimento che magari tra una bevuta e l'altra, forse sarebbe finito con una scopata. Niente di nuovo sotto al sole: ve ne sono a centinaia di ragazze che si divertono così. Ma essere stuprate, violentate per ore e ore, tanto da scappare appena possibile, non è da confondere con serata in allegria e una scopata, bensì, trattasi di violenza bella e buona. Atteniamoci ai fatti e non facciamo processi alle intenzioni. La sua confessione è completa e il suo stato d'animo è paragonabile a un inferno assoluto e di un aguzzino che abbia abusato di lei. Io sono come altri, dalla sua parte: la vittima è lei! Poi c'è la maestra d'asilo di Torino che è stata licenziata a causa di un video sessuale, diffuso vigliaccamente dal suo ex fidanzato. Fatto il giro, è capitato nelle mani di tanta gente e la direttrice, l'ha licenziata per scene proibite e censurabili. Beh, ma due persone adulte possono fare sesso se lo vogliono e sono d'accordo? Devono due adulti chiedere il permesso a qualcuno per farlo? Attribuire un reato alla donna mi sembra impossibile: non solo inibisce la sua libertà, ma le fa perdere il lavoro. E le responsabilità del bastardo che abbia sputtanato il video, contano o no? Se non avesse compiuto il misfatto, si sarebbe mai saputo del "reato"? Sono emblematici questi due casi che io abbia citato poiché sono ancora a far notizie con due scuole di pensiero: "Le due donne hanno sbagliato e quindi hanno torto" e l'altro che sottolinea: "Sono solo vittime delle circostanze, sono coinvolte in qualcosa di più grande del reato loro ascritto". Due modi di vedere i problemi e le relative posizioni: colpevoli o vittime? Io sostengo che sono vittime di violenza, non certamente quella violenza che si manifesta in attacchi orribili e a volte mortali contro le donne, ma una violenza pretestuosa e voluta per eccessi non prevedibili. Lo stupro non è farsi una scopata consapevole e via, il video non è "revenge porn", ma un voler fare male a una donna nella sua dignità e nella sua professione. Due facce di una stessa medaglia: violenza sulle donne!
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