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Il ponte tra la disperazione e la speranza, è una buona dormita. Poi scopri che la speranza è una buona prima colazione, ma una pessima...cena!
Qualcuno ci rammenta che il tempo passa, ma non ci accorgiamo che siamo noi a...passare.
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Al festival, sono presenti circa un migliaio di dipendenti RAI che per una serie di ragioni e/o di impegni per conto dell'azienda, trascorrono l'intera settimana sulla riviera ligure. Tra costoro, comunque vi sono una ottantina di dirigenti che lavorano nei piani alti della sede RAI. Bene: le prime file, come avrete notato, sono tutte occupate da costoro che a parte le mogli, dividono le poltrone con personaggi televisivi. Poi, allargando la visuale in platea, la maggioranza dei posti, sono assegnati ai parenti stretti dei cantanti in gara. Il soppalco invece è stato occupato da persone più o meno imparentate con dipendenti comunali e dipendenti del teatro, che hanno il preciso compito di fare il tifo, il casino, ogni volta che vi sai l'input giusto. Pertanto, presumo vi chiederete chi paghi questi signori della RAI...in particolare. E' vero che vi siano incassi strabilianti per le pubblicità e gli sponsor pesanti, ma è anche vero che i costi aumentano sempre più anno dopo anno. Un tempo, prendere una poltrona in platea era roba da ricchi e si vedeva. Però avevano il piacere di agitare i fazzoletti bianchi quando qualcuno fosse molto apprezzato. Sapete che vi dico da italiano incazzato nero? Dopo 73 edizioni, perché non chiude questo baraccone? Possono farlo benissimo, mettano su un grande varietà televisivo e procedano come fosse un festival; invece insistono perché devono mangiare in tanti a quella tavola molto ben imbandita e non c'è nulla che possa concedere, tanto apertamente e spudoratamente, soldoni a destra e a manca. Peccato solo che una gran parte di quei soldoni per farli campare, siano nostri, rigorosamente sudati da noi e sciallati da loro, quelli che... Sanremo è Sanremo!
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