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Parafrasando Dante e Kundera...
..."Conservate ogni speranza, o voi ch'entrate..." perche' qui forse troverete "La sostenibile pesantezza dell'avere"...
Hemingway non sbagliava quando sosteneva : "Gli italiani: una metà scrive e l'altra metà non legge" . Io, purtroppo, sono nella prima metà (ahimè) e cerco di mettermi in pari!
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Messaggi di Febbraio 2019
E mi sembra anche giusto oltre che inevitabile: il rapporto che c'era tra Chuopette e Lagerfeld era unico, esclusivo e basato su un feeling profondo e affettuoso. La gatta birmana cara al grande stilista, ha un suo account personale in rete che vanta 240 mila followers, il gatto Choupette è stato riconoscente a tutti coloro che hanno condiviso il suo stato per la perdita del compagno intimo e affettuoso. Tutte le condoglianze, i pensieri, i ricordi e le frasi di cordoglio, hanno emozionato il felino al punto che ha dovuto indossare la veletta per testimoniare il suo immane dolore. Quindi ha provveduto, sempre con un post scritto sul suo sito, a ringraziare tutti coloro che sono stati vicino al suo dolore e hanno preso parte al ricordo commosso del noto stilista. Una vera "persona" questo gatto: parla, scrive, si commuove, si emoziona e indossa la veletta quale segno del suo immenso dolore per la dipartita. In realtà alle sue spalle v'è Asheley Tschudin, una brava influencer che fa le veci del gatto e provvede a mantenere i contatti in rete in nome e per conto di Choupette. Beh scusatemi, ma con tutto il bene che voglio agli animali, 'sto "gatto personaggio" che conta tanti fans, fa il blogger e vive meglio di Fedez e Ferragni, mi fa un po' paura, mi impressiona e spero non legga mai questo post: non vorrei che indispettito, mi mandasse affan' cucolo! Comunque, il nostro amico in casa Lagerfeld sin dal 2011, potrà contare su una cospicua fetta della esorbitante eredità lasciata dal grande stilista. In dettaglio non sappiamo ancora, ma stando ad una dichiarazione rilasciata in una recente intervista, il buon Karl ebbe a dire: "Stessero tutti tranquilli i miei eredi, ce ne è abbastanza per tutti". Per cui Choupette e chi dovrà provvedere alla "ragazza ricca", così chiamava il gatto il suo padrone, staranno bene per tutta la loro vita! E ci credo...azz...se ci credo! "Che vita da cani...ops...da gatti!".
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E' un bel segnale, è da considerare anche se sarà visibile per poco tempo. Fiume, città croata ma con un passato di libera città in libero stato, fino all'otto marzo prossimo, festa della donna, ha per volere di Dunia Roìc consulente degli affari giuridici dell'associazione delle donne, ha invitato il sindaco Obersnel a cambiare la classica icona del uomo/pedone sui semafori, con una figura femminile con tanto di gonna svasata. Una sollecitazione visiva molto eloquente posta su quattro semafori della zona pedonale. Uno in particolare proprio difronte a Palazzo Mondello, sede della Comunità italiana di Fiume. Ricordo che Fiume è stata città italiana dal 1924 al 1945, indi poscia, è passata sotto la Jugoslavia nel 1947 e nel 1991 in Croazia. Città multiculturale, è abitata da tante comunità diverse tra cui quella italiana. Un segnale dicevo, che andrebbe considerato visto che in tutto il mondo, semafori con prospettive diverse dalle solite, se ne vedono tanti in giro. Perché non porre l'accento sulla donna invitata ad attraversare con il verde? Basta con gli omini, cambiamo prospettiva, mettiamo su le donne e avviamoci anche noi in Italia (non credo vi siano semafori con la donna sola in vista) ad allargare gli orizzonti femminili. Un piccolo segnale di qua, uno di là e pian piano, cambiamo cultura arricchendola con vedute molto più aperte. A Fiume ci sono arrivati....e noi?
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Come tutte le medaglie, anche questo problema ha due facce. Il contrassegno specifico per i disabili, è in pratica un lasciapassare molto utile che consente al possessore, di godere delle particolari condizioni a lui riservate in città. Emesso dal Comune in cui risiede, il titolare ha l'obbligo di tenerlo ben in vista sul cruscotto dell'auto oppure ben esposto sul parabrezza. Dispone quindi di accesso libero in ZTL, percorrere corsie bus, usufruire di posti riservati, parcheggiare in spazi limitati dalle linee blu senza pagare e tanti altri vantaggi che possano "alleggerire" il suo handicap. Pensate che in Italia si stimano circa 200 mila pass rilasciati negli ultimi 10 anni e mai restituiti dopo la scomparsa del titolare. Ossia, i parenti non si sono mai preoccupati di renderli, oppure, si sono smarriti tra le tante cose che siamo soliti riporre in casa e non vengono fuori se no per un puro caso. Ma non sempre è cosi, anzi, la maggior parte dei pass, volutamente non viene restituita per avvalersene in famiglia e godere delle libertà riservate all'ormai defunto parente. Quindi v'è dolo evidente: la legge non lo permette e si abusa di vantaggi non consentiti. Duecentomila è una bella cifra e oggi non è facile pescare coloro che posseggono un pass, ma è solo un mancato ritorno alla base di emissione. Pensate che a Verona sono stati calcolati 1738 pass mai restituiti, roba da scovare i possessori fasulli per porre fine allo sfregio tipico italiano. Pare che qualcosa si stia muovendo e la caccia ai furbi sta dando i suoi risultati e non sola nella città scaligera. L'altra faccia di questa medaglia è invece rappresentata dai soliti furbetti di cui l'Italia vanta un primato unico al mondo: quelli che trovano sempre il modo per fottere le regole e le leggi. Non ci stanno a soccombere, non accettano di farsi soverchiare dalle istituzioni e farebbero carte false pur di fregare il prossimo... e se è l'amministrazione pubblica, meglio ancora! Quante scuse per occupare un posto riservato agli invalidi con tanto di pass? Parlo di quelli veri e reali, gente che intravede un posto a loro riservato e...tac il posto è occupato! Il malcapitato scende, verifica magari che l'auto non disponga nemmeno dell'apposito talloncino e aspetta con pazienza il proprietario dell'auto "prepotente" che occupa il suo spazio. Arriva dopo una manciata di minuti e: "Mi scusi solo un attimo, vado via subito, la prego non me ne voglia, abbia pazienza!". Si rimette in macchina e via, fregato il poveraccio con due parole ad effetto e un sorriso smagliante a 64 denti. I furbi ci campano e se potessero farebbero di peggio. Come quelli che: "Ma lei aspetta che vada via?". E il possessore del tagliando: "Direi di sì, visto che lei ha occupato il posto riservato senza averne diritto". Arrabbiato l'usurpatore replica piccato: "Ma la smetta, non faccia la vittima, cosa sarà mai? Siete là a piangere per un posto; poteva girare e lo trovava da un'altra parte il suo bel posto del cavolo. Vada via, altrimenti la meno!". Beh, farsi menare proprio no, meglio abbozzare e lasciar perdere. Tra l'altro anche chiamando un vigile, il tempo di arrivare e il manesco opportunista è già sparito! Pertanto, smettiamola di mancare di rispetto ai portatori di handicap, non occupiamo i loro posti e rendiamo quanto prima, eventuali pass non spettanti. Dimostriamo la nostra civiltà e la nostra cultura. La società sarà migliore per tutti se ci rispetteremo tutti senza fare i furbi. Duecentomila (circa) pass in mani sbagliate, sono troppi per un paese civile, mentre fare i prepotenti con i più deboli è solo da pusillanimi cittadini incapaci e indegni di essere italiani.
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Ci confrontiamo quotidianamente con qualcuno: discutiamo, alziamo la voce, insistiamo nel confermare il nostro personale punto di vista e a volte l'astio, la contrapposizione, la verbosità accanita, ci inducono anche alle offese e all'uso...delle mani. Tutto ciò può accadere anche senza essere "on live" con l'altra parte: si può stare al PC, al telefono di casa o dell'ufficio, anche al cellulare; anzi proprio l'uso di sms o di what' up, essendo molto attuali, sono i più ricorrenti modi anche per litigare e talvolta offendere l'altra persona. E' singolare il caso capitato ad una donna che ha inveito e offeso ripetutamente un uomo, tramite messaggi telefonici. Una situazione non originale, chi non ha mai litigato con qualcun'altro per mezzo di SMS? I due avranno discusso e lei ha cominciato a massacrarlo con offese pesanti, lui per niente toccato e imperterrito, ha replicato. Bip dopo bip, le ingiurie reciproche mantenevano lo stesso livello offensivo. Insomma, hanno preso la mano entrambi e ci hanno messo un bel po' per chiudere la deliziosa conversazione. Un Vaffan'cucolo da una parte, un non rompere il caxxo dall'altra, i due non si sono risparmiati i "fioroni" che impostavano ad ogni smanettata, si inseguivano con le parolacce che era un piacere per entrambi. Insomma, una gara a chi ne conosceva di più di imprecazioni pepate e salate! L'uomo evidentemente, irritato e mal disposto per ciò che ha dovuto subire dalla donna che con stronzo ha cominciato e e con stronzo gli ha chiuso la conversazione, l'ha denunciata per "molestie telefoniche" e quindi comparsa in tribunale, dopo il dibattito senza bestemmie o parolacce, è stata giudicata colpevole e condannata alla ammenda di 200 euro più altri 200 euro per risarcimento all'uomo strapazzato di...coccole! L'avvocato della donna, tuttavia, non si è convinto ed è ricorso in appello poiché voleva giustizia per la sua cliente. Ebbene, prendete nota voi donne in particolare, e voi uomini pure, così vi date una bella regolata; la Cassazione è stata puntuale e precisa nella sua sentenza definitiva: in base all'accertato scambio di offese tra i due, ovvero, il botta e risposta continuo e reiterato, non consente di ravvisare il reato di molestie e il disturbo alla persone; pertanto proprio a causa della reciprocità, non è punibile il comportamento della donna". Una bella vittoria non c'è che dire, la reciprocità è stata la sua salvezza e quindi l'annullamento dell'ammenda e del risarcimento. Non sarebbe stato piacevole ascoltare i due attori in causa se il confronto fosse stato dal vivo, magari arrivavano pure a picchiarsi. Tuttavia, mi sarebbe piaciuto leggere tutti i messaggini teneri e sinceri che i due si sono scambiati. Inoltre se fossi stato giudice tignoso e puntiglioso, avrei appurato chi per primo abbia iniziato con le parole in libertà. In fondo chi inizia potrebbe essere più responsabile di chi subisce ed è costretto a scendere sullo stesso piano verboso e pesante. Comunque, sappiate che c'è una sentenza della Cassazione: se proprio dovete, date addosso liberamente all'uomo che vi irretisce, però ricordate la vignetta su in alto: non sempre va bene a chi intende far male ad un altro!
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