UNA PAROLA PER VOIParole amichevoli e di verità. |
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O Chiara clarissima,
sei per noi un chiaro esempio
di umiltà e santità.
Dona a noi il coraggio
di lasciare
tutto ciò che è del mondo
per seguire Cristo da vicino
come l'hai seguito tu
nella più grande povertà,
nella penitenza e nel digiuno,
fino ad uniformati
alle sue sembianze umane,
che tu sola hai potuto scorgere
nell'uomo fratello nostro,
nell'uomo della strada,
nell'uomo ammalato e sofferente.
In tutti hai visto il Cristo
che ha offerto la sua vita per noi.
Anche nelle povere
e semplici consorelle
hai avuto l'occasione e la capacità
di vedere l'amore grande di Cristo
per tutti gli uomini della terra.
Per tua intercessione,
fa' che abbandoniamo ogni cosa
per seguire il tuo esempio,
andando contro corrente,
e introdurci, così,
alla fine della nostra vita
nelle dimore eterne
dove tu già permani
per tutta l'eternità
Amen. E così sia.
Per Gesù e Maria.
IO CREDO
PROFESSIONE DI FEDE
Iniziamo a parlare di professione di fede secondo lo spirito della nuova liturgia eucaristica, che entrerà in vigore quanto prima, appena si potranno avere i testi del “Nuovo Messale”. Così come è accaduto per la pubblicazione dei “Nuovi Lezionari”, avverrà anche per il “Nuovo Messale”: lo si potrà usare appena si avranno in mano i testi ufficiali. I testi e il commento è prelevato da “A. M. Cànopi, Comm. Spir. al Rito della Messa.
«Quando, nella chiesa del mio villaggio, sento il Credo, esulto d'un entusiasmo interiore: mi sembra di assistere alla creazione del mondo... Ognuno dei suoi articoli, ognuna di queste gocce è vivificatrice e gene-ratrice in noi di luce, d'amore, di forza e di gioia» (Paul Claudel).
Iniziamo a parlare del “Primo Articolo della nostra fede”.
«Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili».
La professione di fede prende l'avvio da lontano, dall'immensità della vita divina, dall'eternità, facendoci così percepire la sproporzione e nello stesso tempo (p. 47) l'inscindibile legame che esiste tra Dio e l'uomo: egli creatore, noi creature; egli onnipotente, noi fragili e deboli; egli eterno, noi mortali; tuttavia in comunione di vita.
Il Dio in cui crediamo ci pone davanti a un orizzonte che ci supera infinitamente: non si dovrebbero mai recitare queste parole del Credo senza lasciarsi invadere l'animo dei più puri sentimenti di santo timore e di gioioso stupore, come accadeva ai primi cristiani.
DISCORSI INUTILI
EVITARE I DISCORSI INUTILI
- «Per quanto possibile, stai lontano dall'agitarsi che fa la gente. Infatti, anche se vi si attende con purezza di intenzione, l'occuparsi delle faccende del mondo è un grosso impaccio, perché ben presto si viene inquinati dalle vanità, e fatti schiavi.
- Più di una volta vorrei essere stato zitto, e non essere andato in mezzo alla gente.
- Ma perché andiamo parlando e chiacchierando così volentieri con altri, anche se poi è raro che, quando torniamo a star zitti, non abbiamo qualche guasto alla coscienza? Parliamo così volentieri perché, con queste chiacchiere, cerchiamo di consolarci a vicenda, e speriamo di sollevare il nostro animo oppresso dai vari pensieri.
- Inoltre molto ci diletta discorrere e fantasticare delle cose che amiamo assai e che desideriamo, o di ciò che sembra contrastarci. Ma spesso purtroppo tutto questo è vano e inutile; giacché una simile consolazione esteriore va molto a scapito di quella interiore e divina.
- Non dobbiamo passare il nostro tempo in ozio, ma in vigilie e in orazioni; e, se possiamo o dobbiamo parlare, dire cose edificanti. Infatti, mentre il malvezzo e la trascuratezza del nostro progresso spirituale ci induce facilmente a tenere incustodita la nostra lingua, giova assai al nostro profitto interiore una devota conversione intorno alle cose dello spirito; tanto più quando ci si unisca, nel nome di Dio, a persone animate da pari spiritualità» (Imitazione di Cristo, c. X).
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RIFLESSIONE DOMENICA XXIII TO/B
P.A.S. Appunti
Dio ha ci ha scelti poveri e piccoli per farci ricchi di gloria perche’ l’umanità malata canti con noi la sua eterna gloria
Personale PAS Appunti per l’Omelia
(Opuscoletto n. 6. 6 settembre 2009)
Domenica XXIII/B
1. - La Colletta.
Leggiamo con attenzione la colletta di questa santa Domenica e vediamoci tutti proiettati nel senso e significato delle parole della Chiesa, di quelle parole che oggi vengono messe nelle nostre labbra, per invocare l’aiuto del Padre, per Gesù Cristo nostro Signore.
«O Padre, che scegli i piccoli e i poveri per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno, aiutaci a dire la tua parola di coraggio a tutti gli smarriti di cuore, perché si sciolgano le loro lingue e tanta umanità malata, incapace perfino di pregarti, canti con noi le tue meraviglie» (Colletta TO/B9).
2. - Dio sceglie i poveri e i piccoli.
Ben volentieri noi ci lamentiamo che le nostre cose vanno male, in quanto c’è in tutti noi, soprattutto negli altri, poca adesione alla Parola e alla volontà di Dio. Ognuno di noi vorrebbe un Dio su misura, su quella misura umana che noi possiamo vedere, comprendere, capire. Se noi, però, siamo deboli e incapaci, sappiamo che, dinanzi al trono del Padre, noi siamo stati scelti ad accogliere la sua Parola. Molti altri non hanno avuto questo grande dono di Dio e si trovano più lontani e si trovano senza amore, senza fini specifici, senza indicazioni umane precise per vivere in Dio. Essi sono quasi abbandonati da Dio, anche se la sua presenza e la provvidenza è costante verso di loro, verso tutti, credenti e non credenti, amanti e ribelli. Altrettanto non si potrebbe dire di noi, perché noi siamo assistiti in maniera più completa, più abbondante. Manca in noi il segno della riconoscenza, quando ci lamentiamo per i pochi risultati che abbiamo raggiunto come comunità ecclesiale. E i risultati sono scarni, perché proprio noi ci troviamo talmente immersi nelle cose e nelle condizioni di questo mondo da non riuscire ad uscirne. Dovremmo vivere per Dio, ma il risultato è che viviamo più per il mondo che per il nostro Dio. Questa frase: «Viviamo per il mondo», quasi ci offende e subito ci inalberiamo, dicendo: «Non è vera questa affermazione, non corrisponde, cioè a verità». Certo, considerando la nostra conoscenza di Dio e la nostra buona volontà, la frase non si adatta. Però, confrontandoci con la Parola di Dio la cosa rimane problematica. E, per accogliere questa considerazione, bisognerebbe essere sinceri con noi stessi. Spesso non lo siamo, volgiamo piuttosto lo sguardo verso l’ideale, che crediamo di aver raggiunto. In qualsiasi caso ci indisponiamo, se non ci ribelliamo interiormente, annullando qualsiasi inserimento di una presenza di Dio correttiva della nostra vita. Per accogliere la presenza di Dio in noi, dobbiamo accettare il fatto che Dio ha scelto noi, cioè ha comunicato con noi, ha parlato e parla con noi, proprio perché la sua scelta è per i poveri e per i piccoli. E, dinanzi all’eccelsa presenza di Dio, noi ci sentiamo tali, piccoli e poveri. Per questo, dovremmo essere contenti della scelta di Dio, diversamente noi non avremmo potuto far parte del dono di Dio della sua Parola.
3. - Dio ha scelto i piccoli e i poveri per farli ricchi ed eredi.
In questa affermazione c’è tutta la storia della salvezza, dove Dio sceglie un popolo piccolo di numero, un popolo di pastori con la sua grande capacità in pastorizie, cioè «l’attività di allevare il bestiame, spec. ovino, e di utilizzarne i prodotti» (Petrini S.r.l. Garzanti Linguistica, 2004). Dio ha prelevato ciascuno di noi, magari dalla sofferenza più atroce. Non possiamo negare che il nostro particolare incontro con la Parola è stato proprio la sofferenza. Qualcuno dice: «Io non ho sofferenze particolari, ma si sono incontrato lo stesso con la Parola». C’è da considerare, però, che l’incontro nostro non è stato solo quello ordinario, quello semplice, ma ha rivestito l’eccezionalità. Facciamo parte di un popolo che ha una cultura, una capacità eccezionale di comprendere. Allora la Parola è stata deposta in noi e, forse, l’abbiamo accolta, magari senza rifletterci. Oggi, però, ci viene ricordato che siamo stati chiamati alla realizzazione di una promessa, la promessa di diventare ricchi e eredi del regno di Dio. Dio scende in mezzo a noi, parla a noi, ci promette la salvezza, ma ci chiede la nostra disponibilità per raggiungere felicemente questa meta. Lui, il Dio dell’universo, è lì pronto per dare tutto, per indicarci la via, per farci raggiungere la meta. Noi ancora ci perdiamo in considerazioni troppo umane, guardiamo gli errori di coloro che stanno attorno a noi e che hanno ascoltato la stessa Parola, ma non riescono, come noi, a trasformarla in parola di vita. Però, quello degli altri è un errore da non perdonare, quello nostro sì, Dio lo deve perdonare, perché siamo deboli nell’errore che commettiamo, siamo forti nel giudizio sulle azioni degli altri, perché sappiamo quanto loro, abbiamo ascoltato quanto hanno ascoltato loro, ma facciamo la differenza. Noi siamo sulla strada giusta e gli altri no.
4. - Abbiamo bisogno di coraggio per essere testimoni di Dio e della sua parola.
La Chiesa ci fa chiedere a Dio di avere sempre a portata di mano quella parola adatta per incoraggiare gli altri, «per gli smarriti di cuore».
Nel mondo che ci circonda ce ne sono tanti di smarriti, di coloro che non sanno più cosa fare, perché si sono allontanati da Dio e si trovano in un mondo di tenebre che non fa loro vedere la strada giusta per raggiungere la meta, per ascoltare la parola e trasformarla in vita vissuta. Noi ci sentiamo indegni di collaborare con Dio per riprendere gli smarriti di cuore, per prenderli e condurli per mano verso la meta. La Parola che noi abbiamo ascoltato è un bene immenso, che ci è stato, gratuitamente offerto da Dio e gratuitamente lo dobbiamo donare agli altri, perché non è cosa nostra, non ci appartiene, siamo soltanto dei depositari, perché, attraverso noi, Dio possa raggiungere il più gran numero possibile di uomini, perché egli vuole abbracciare tutti i figli prodighi e portarli nella sua casa, per partecipare alla sua mensa, dove ciascuno potrà trovare il cibo necessario per nutrirsi di un elemento divino, utile a vivere eternamente in Dio.
5. - Una umanità malata canta con noi le meraviglie di Dio.
Le lingue dell’umanità nuova, creata da Dio anche per mezzo della nostra umile e attiva collaborazione, si sciolgano, alla fine della vita terrena, in un cantico di lode al Padre che li ha voluti salvare senza alcun merito. Qualche volta sentiamo noi dire questa frase: «Ma io merito tutto questo? Merito il perdono di Dio? Merito di stare alla sua presenza? Merito di essere salvato». Dio si dona gratuitamente, non guarda se meritiamo o no il suo amore, guarda soltanto la sua parte, perché egli è l’Amore per eccellenza, è l’Amore eterno, unico e irripetibile, è l’Amore per tutti gli uomini, senza eccezione alcuna. La salvezza avverrà soltanto per coloro che hanno accolto, con buona volontà e generosa disponibilità, il suo grande amore. Noi, tutti desideriamo la salvezza, desideriamo di ritrovarci un giorno in un mondo diverso. Questo lo desideriamo soprattutto alla fine della nostra vita. E’ qualcosa che appartiene propriamente all’uomo, che su questa terra non trova quella soddisfazione che cerca ed è «il piacere di vivere finalmente nella gioia e nell’amore eterno del Padre». Finalmente la nostra lingua si possa sciogliere in un canto di lode eterna nella casa del Padre, dopo aver percorso con fatica i cammini indicati dal Padre attraverso il Figlio suo Gesù Cristo, fattosi uomo per noi, per la nostra salvezza e vivente da uomo trasfigurato e glorioso ancora con noi per realizzare in ciascuno di noi la salvezza operato da lui per mezzo della sofferenza della croce, perché questa è stata la strada scelta dal Padre per riavere gli uomini da lui creati, per riconquistare il regno terreno, derubato dall’angelo ribelle. Il Cristo, il Figlio di Dio sceso in questo regno terreno, in questo regno di Satana per sconquassarlo, per ricostituire il Regno del Padre, per portarvi dentro tutti gli uomini, che, docili alla sua Parola e al suo amore, accolgono volontariamente le sue proposte di amore e di pace, di gioia, di felicità, di accondiscendenza.
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INFO
La lode, Chiara, accogli,
rischiara i nostri cuori,
tu che sei nata al mondo
per riempirlo di luce.
Già nei teneri anni,
nella casa paterna,
tu diffondi la luce
di virtù luminose.
Il misero soccorri,
in lui tu vedi il Cristo:
e il ristoro gli offri
di cui privi te stessa.
Tormenti col digiuno
le membra delicate,
e le notti trascorri
in unione con Dio.
BUONE VACANZE
VI AUGURO BUONE FERIE!
Le onde del mare in tempesta
alla vostra presenza si plachino
per accogliervi fra le loro spire
e rimescolandovi ben bene
possano togliere ogni vana sporcizia
accumulatasi al di fuori
della vostra nobile e straordinaria
Essenza umana e divina (pas090809).
Auguri!
Inno alle Lodi
in onore di Maria SS. Assunta
O Donna gloriosa,
alta sopra le stelle,
tu nutri sul tuo seno
il Dio che ti ha creato.
La gioia che Eva ci tolse
ci rendi nel tuo Figlio
e dischiudi il cammino
verso il regno dei cieli.
Sei la via della pace,
sei la porta regale:
ti acclamino le genti
redente dal tuo Figlio.
A Dio Padre sia lode,
al Figlio ed al Santo Spirito,
che ti hanno adornata
di una veste di grazia. Amen.
GIUSTAMENTE MARIA
E' STATA ASSUNTA IN CIELO
«Colei che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Colei che aveva portato nel suo seno il Creatore, fatto bambino, doveva abitare nei tabernacoli divin. Colei, che fu data in sposa dal Padre, non poteva che trovar dimora nelle sedi celesti. Doveva contemplare il suo Figlio nella gloria alla destra del Padre, lei che lo aveva visto sulla croce, lei che, preservata dalla spada del dolore quando lo vide morire. Era giusto che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio, e che fosse onorata da tutte le creature come Madre ed ancella di Dio».
MARIA SS. ASSUNTA E' TUTTA SPLENDORE
«Tu, come fu scritto, sei tutta splendore (cfr. Sal 44, 14); e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto empio di Dio. Per questo non poteva conoscere il disfacimento del sepolcro, ma, pur conservando le sue fattezze naturali, doveva trasfigurarsi in luce di incorruttibilità, entrare in una esistenza nuova e gloriosa, godere della piena liberazione e della vita perfetta» (San Germano da Costantinopoli).