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Parole amichevoli e di verità.

 

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O Chiara clarissima,

sei per noi un chiaro esempio

di umiltà e santità.

Dona a noi il coraggio

di lasciare

tutto ciò che è del mondo

per seguire Cristo da vicino

come l'hai seguito tu

nella più grande povertà,

nella penitenza e nel digiuno,

fino ad uniformati

alle sue sembianze umane,

che tu sola hai potuto scorgere

nell'uomo fratello nostro,

nell'uomo della strada,

nell'uomo ammalato e sofferente.

In tutti hai visto il Cristo

che ha offerto la sua vita per noi.

Anche nelle povere

e semplici consorelle

hai avuto l'occasione e la capacità

di vedere l'amore grande di Cristo

per tutti gli uomini della terra.

Per tua intercessione,

fa' che abbandoniamo ogni cosa

per seguire il tuo esempio,

andando contro corrente,

e introdurci, così,

alla fine della nostra vita

nelle dimore eterne

dove tu già permani

per tutta l'eternità

Amen. E così sia.

Per Gesù e Maria.

 

 

 

IO CREDO

PROFESSIONE DI FEDE

 

Iniziamo a parlare di professione di fede secondo lo spirito della nuova liturgia eucaristica, che entrerà in vigore quanto prima, appena si potranno avere i testi del “Nuovo Messale”. Così come è accaduto per la pubblicazione dei “Nuovi Lezionari”, avverrà anche per il “Nuovo Messale”: lo si potrà usare appena si avranno in mano i testi ufficiali. I testi e il commento è prelevato da “A. M. Cànopi, Comm. Spir. al Rito della Messa.

 

«Quando, nella chiesa del mio villaggio, sento il Cre­do, esulto d'un entusiasmo interiore: mi sembra di as­sistere alla creazione del mondo... Ognuno dei suoi articoli, ognuna di queste gocce è vivificatrice e gene-ratrice in noi di luce, d'amore, di forza e di gioia» (Paul Claudel).

 

Iniziamo a parlare del “Primo Articolo della nostra fede”.

 

«Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, Creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili».

 

La professione di fede prende l'avvio da lontano, dall'immensità della vita divina, dall'eternità, facen­doci così percepire la sproporzione e nello stesso tempo (p. 47) l'inscindibile legame che esiste tra Dio e l'uomo: egli creatore, noi creature; egli onnipotente, noi fragi­li e deboli; egli eterno, noi mortali; tuttavia in comu­nione di vita.

 

Il Dio in cui crediamo ci pone davanti a un oriz­zonte che ci supera infinitamente: non si dovrebbero mai recitare queste parole del Credo senza lasciarsi in­vadere l'animo dei più puri sentimenti di santo timore e di gioioso stupore, come accadeva ai primi cristiani.

 

DISCORSI INUTILI

EVITARE I DISCORSI INUTILI

  1. «Per quanto possibile, stai lontano dall'agitarsi che fa la gente. Infatti, anche se vi si attende con purezza di intenzione, l'occuparsi delle faccende del mondo è un grosso impaccio, perché ben presto si viene inquinati dalle vanità, e fatti schiavi.
  2. Più di una volta vorrei essere stato zitto, e non essere andato in mezzo alla gente.
  3. Ma perché andiamo parlando e chiacchierando così volentieri con altri, anche se poi è raro che, quando torniamo a star zitti, non abbiamo qualche guasto alla coscienza? Parliamo così volentieri perché, con queste chiacchiere, cerchiamo di consolarci a vicenda, e speriamo di sollevare il nostro animo oppresso dai vari pensieri.
  4. Inoltre molto ci diletta discorrere e fantasticare delle cose che amiamo assai e che desideriamo, o di ciò che sembra contrastarci. Ma spesso purtroppo tutto questo è vano e inutile; giacché una simile consolazione esteriore va molto a scapito di quella interiore e divina.
  5. Non dobbiamo passare il nostro tempo in ozio, ma in vigilie e in orazioni; e, se possiamo o dobbiamo parlare, dire cose edificanti. Infatti, mentre il malvezzo e la trascuratezza del nostro progresso spirituale ci induce facilmente a tenere incustodita la nostra lingua, giova assai al nostro profitto interiore una devota conversione intorno alle cose dello spirito; tanto più quando ci si unisca, nel nome di Dio, a persone animate da pari spiritualità» (Imitazione di Cristo, c. X).

 

 

Manchevolezze e grazia

Post n°37 pubblicato il 15 Settembre 2009 da pasdgl10
Foto di pasdgl10

MANIFESTARE A CRISTO LE NOSTRE MANCHEVOLEZZE

E CHIEDERE LA SUA GRAZIA

 

Parola del discepolo

 

O dolcissimo e amorosissimo Signore, che ora desidero devotamente ricevere, tu conosci la mia debolezza e la miseria che mi affligge; sai quanto siano grandi il male e i vizi in cui giaccio e come io sia frequentemente oppresso, provato, sconvolto e pieno di corruzione.

Io vengo a te per essere aiutato, consolato e sollevato.

Parlo a colui che tutto sa e conosce ogni mio pensiero; a colui che solo mi può pienamente confortare e soccorrere. Tu ben sai di quali beni io ho massimamente bisogno e quanto io sono povero di virtù.

Ecco che io mi metto dinanzi a te, povero e nudo, chiedendo grazia e implorando misericordia.

Ristora questo tuo misero affamato; riscalda la mia freddezza con il fuoco del tuo amore; rischiara la mia cecità con la luce della tua presenza.

Muta per me in amarezza tutto ciò che è terreno; trasforma in occasione di pazienza tutto ciò che mi pesa e mi ostacola; muta in oggetto di disprezzo e di oblio ciò che è bassa creatura.

Innalza il mio cuore verso il cielo, a te, e non lasciare che mi perda, vagando su questa terra.

Sii tu solo, da questo momento e per sempre, la mia dolce attrazione, ché tu solo sei mio cibo e mia bevanda, mio amore e mia gioia, mia dolcezza e sommo mio bene.

Potessi io infiammarmi tutto, dinanzi a te, consumarmi e trasmutare in te, così da diventare un solo spirito con te, per grazia di intima unione, in struggimento di ardente amore.

Non permettere che io mi allontani da te digiuno e languente, ma usa misericordia verso di me, come tante volte l'hai usata mirabilmente con i tuoi santi.

Qual meraviglia se da te io prendessi fuoco interamente, venendo meno in me stesso, poiché tu sei fiamma sempre viva, che mai si spegne, amore che purifica i cuori e illumina le menti? (Dall'Imit. di Cristo, Capitolo XVI).

 
 
 

Riflessione sulla Domenica XXIV TO/B

Post n°36 pubblicato il 14 Settembre 2009 da pasdgl10
 

P.A.S.

Appunti

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Chi dice

la gente

che sia

il Cristo?

 

 

Lascia stare la gente.

 

Chi è per te il Cristo?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Personale PAS

Appunti per l’Omelia

 

(Opuscoletto n. 7. 13 settembre 2009)

 

Domenica XXIV TO/B

 

1.    La Colletta.

 

Chi dite che sia il Cristo?

 

Torna sempre la stessa domanda. Ciò sembrerà strano. Dobbiamo dare sempre e ovunque la stessa testimonianza, che è la presentazione del nostro Cristo, del Cristo che vive in noi, con le diverse sfaccettature che si sono formate nel nostro intimo.

Cristo è la nostra ricchezza. In lui troviamo tutto, troviamo le motivazioni della nostra vita, della nostra esistenza, del nostro modo di vivere, della nostra fede.

 

Ma, effettivamente, a cosa crediamo?

Qual’è il Cristo che noi, con la nostra vita, presentiamo ai non più credenti?

La gente può dire di Cristo tutto quello che vuole, ma noi, che immagine abbiamo di Cristo, del Cristo sofferente in croce, del Cristo sempre vivo e presente nella sua Chiesa di sempre.

 

Dopo duemila anni di storia, dopo i nostri anni trascorsi nella fede, fin dalla più tenera età, quale consapevolezza abbiamo di lui?

Ecco: «il ve­ro volto del Cristo è l’obbedienza al Padre, la via della cro­ce e della morte, come segno del dono totale di sé, dove il Figlio dell’uomo si rivelerà come Figlio di Dio».

 

Se la nostra fede non è seguita dalle opere, in se stessa è morta.

 

L’opera di Dio è il volto umiliato, povero e sofferente di Gesù, che sarà trasfigurato nella luce del Cri­sto.

L’opera di Dio è il volto della comunità ecclesiale, che, fedele alla Parola e all’Eucaristia, dovrà fuggire la tenta­zione del potere, delle divisioni: scegliere la via della dona­zione, del sacrificio e camminare nella costante legge dell’amore.

 

«A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere? Quella fede può forse salvarlo?» (Giacomo 2, 14-18).

Noi, i cosiddetti praticanti, diciamo di credere, di avere fede, ma poi abbiamo creato in noi un Cristo secondo la nostra misura. Non siamo noi ad adattare la nostra vita alla misura di Cristo, che è senza misura, una misurazione celestiale, una misura immensa, che sicuramente porta alla salvezza.

L’immagine che noi ci siamo fatti di Cristo, invece, è una misera immagine, piena di condizionamenti umani, di misurazioni terrene, piena di confronti col mondo, con la vita che conducono gli altri, anche se non credenti.

Pensiamo che il Cristo dovrebbe aggiornarsi, dovrebbe adattarsi alla mentalità del nostro tempo. Si pensa che sia già arrivato il tempo di cambiare il Vangelo, apportando quegli adattamenti necessari per essere capiti dal mondo e compresi nel mondo, cioè siamo disposti a convivere con Cristo, purché non ci crei problemi con le realtà terrene degli uomini del duemila.

Tutto questo non deve e non può accadere, perché, anziché predicare Cristo e dargli testimonianza, noi predicheremmo noi stessi, deponendo, inoltre, Cristo, fra le tenebre del mondo, oscurandone l’immagine, annullandone la presenza e riducendolo ad un ninnolo da appendere al collo, nella caratteristica forma di un crocifisso, più o meno prezioso, come ricordo di un passato ormai lontano.

Tutto questo significa che non accogliamo più il Cristo vero e vivo, il Figlio di Dio umanato per salvare tutti, utilizzando come mezzo e strumento di salvezza la croce e la sofferenza.

Chiunque vuole accogliere la salvezza è il Servo sofferente che deve accogliere e non altri.

Come dice sant’Agostino: «Ogni nostra speranza è posta in Cristo. E‘ lui tutta la nostra salvezza e la vera gloria».

 

Correggiamo, allora, la presenza di Cristo in noi: non un ricordo del passato, non una raffigurazione che ci fa onore o vergogna, a seconda della considerazione che ne facciamo, ma il Cristo vero, il Cristo autentico, che è sempre il Servo di Dio soffrente, che ci conduce alla casa del Padre, quando ci decidiamo ad incamminarci per la stessa via, la via dell’accettazione della croce e delle sofferenze di questa vita per salvarci e salvare gli altri, collaborando con il Cristo per completare l’opera della Misericordia voluta dal Padre.

 

La Colletta è la logica conclusione di questa riflessione che ci propone la Chiesa:

 

Il Padre ci aiuti

a seguire il Figlio,

nella certezza di salvare la nostra vita,

solo quando avremo il coraggio di perderla.

 

«O Padre, conforto dei poveri e dei sofferenti, non abbandonarci nella nostra miseria. Il tuo Spirito Santo ci aiuti a credere con il cuore, e a confessare con le opere che Gesù è il Cristo, per vivere secondo la sua parola e il suo esem­pio, certi di salvare la nostra vita solo quando avremo il coraggio di perderla» (Colletta TO/B).

 
 
 

Riflessione sulla Colletta della Domenica XXIII TO/B

Post n°34 pubblicato il 07 Settembre 2009 da pasdgl10
 

 

RIFLESSIONE DOMENICA XXIII TO/B

 

 

P.A.S.

Appunti

 

 

 

Dio ha ci ha scelti poveri e piccoli

per farci ricchi di gloria

perche’ l’umanità malata

canti con noi la sua eterna gloria

 

Personale PAS

Appunti per l’Omelia

 

(Opuscoletto n. 6. 6 settembre 2009)

 

Domenica XXIII/B

 

1. - La Colletta.

 

Leggiamo con attenzione la colletta di questa santa Domenica e vediamoci tutti proiettati nel senso e significato delle parole della Chiesa, di quelle parole che oggi vengono messe nelle nostre labbra, per invocare l’aiuto del Padre, per Gesù Cristo nostro Signore.

 

«O Padre, che scegli i piccoli e i poveri per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno, aiutaci a dire la tua parola di coraggio a tutti gli smarriti di cuore, perché si sciolgano le loro lingue e tanta umanità malata, incapace perfino di pregarti, canti con noi le tue meraviglie» (Colletta TO/B9).

 

2.  - Dio sceglie i poveri e i piccoli.

 

Ben volentieri noi ci lamentiamo che le nostre cose vanno male, in quanto c’è in tutti noi, soprattutto negli altri, poca adesione alla Parola e alla volontà di Dio. Ognuno di noi vorrebbe un Dio su misura, su quella misura umana che noi possiamo vedere, comprendere, capire.

Se noi, però, siamo deboli e incapaci, sappiamo che, dinanzi al trono del Padre, noi siamo stati scelti ad accogliere la sua Parola. Molti altri non hanno avuto questo grande dono di Dio e si trovano più lontani e si trovano senza amore, senza fini specifici, senza indicazioni umane precise per vivere in Dio. Essi sono quasi abbandonati da Dio, anche se la sua presenza e la provvidenza è costante verso di loro, verso tutti, credenti e non credenti, amanti e ribelli.

Altrettanto non si potrebbe dire di noi, perché noi siamo assistiti in maniera più completa, più abbondante. Manca in noi il segno della riconoscenza, quando ci lamentiamo per i pochi risultati che abbiamo raggiunto come comunità ecclesiale. E i risultati sono scarni, perché proprio noi ci troviamo talmente immersi nelle cose e nelle condizioni di questo mondo da non riuscire ad  uscirne. Dovremmo vivere per Dio, ma il risultato è che viviamo più per il mondo che per il nostro Dio.

Questa frase: «Viviamo per il mondo», quasi ci offende e subito ci inalberiamo, dicendo: «Non è vera questa affermazione, non corrisponde, cioè a verità». Certo, considerando la nostra conoscenza di Dio e la nostra buona volontà, la frase non si adatta. Però, confrontandoci con la Parola di Dio la cosa rimane problematica. E, per accogliere questa considerazione, bisognerebbe essere sinceri con noi stessi. Spesso non lo siamo, volgiamo piuttosto lo sguardo verso l’ideale, che crediamo di aver raggiunto. In qualsiasi caso ci indisponiamo, se non ci ribelliamo interiormente, annullando qualsiasi inserimento di una presenza di Dio correttiva della nostra vita.

Per accogliere la presenza di Dio in noi, dobbiamo accettare il fatto che Dio ha scelto noi, cioè ha comunicato con noi, ha parlato e parla con noi, proprio perché la sua scelta è per i poveri e per i piccoli. E, dinanzi all’eccelsa presenza di Dio, noi ci sentiamo tali, piccoli e poveri. Per questo, dovremmo essere contenti della scelta di Dio, diversamente noi non avremmo potuto far parte del dono di Dio della sua Parola.

 

 

3.  - Dio ha scelto i piccoli e i poveri per farli ricchi ed eredi.

 

In questa affermazione c’è tutta la storia della salvezza, dove Dio sceglie un popolo piccolo di numero, un popolo di pastori con la sua grande capacità in pastorizie, cioè «l’attività di allevare il bestiame, spec. ovino, e di utilizzarne i prodotti» (Petrini S.r.l. Garzanti Linguistica, 2004).

Dio ha prelevato ciascuno di noi, magari dalla sofferenza più atroce. Non possiamo negare che il nostro particolare incontro con la Parola è stato proprio la sofferenza. Qualcuno dice: «Io non ho sofferenze particolari, ma si sono incontrato lo stesso con la Parola».

C’è da considerare, però, che l’incontro nostro non è stato solo quello ordinario, quello semplice, ma ha rivestito l’eccezionalità. Facciamo parte di un popolo che ha una cultura, una capacità eccezionale di comprendere.

Allora la Parola è stata deposta in noi e, forse, l’abbiamo accolta, magari senza rifletterci. Oggi, però, ci viene ricordato che siamo stati chiamati alla realizzazione di una promessa, la promessa di diventare ricchi e eredi del regno di Dio.

Dio scende in mezzo a noi, parla a noi, ci promette la salvezza, ma ci chiede la nostra disponibilità per raggiungere felicemente questa meta. Lui, il Dio dell’universo, è lì pronto per dare tutto, per indicarci la via, per farci raggiungere la meta.

Noi ancora ci perdiamo in considerazioni troppo umane, guardiamo gli errori di coloro che stanno attorno a noi e che hanno ascoltato la stessa Parola, ma non riescono, come noi, a trasformarla in parola di vita. Però, quello degli altri è un errore da non perdonare, quello nostro sì, Dio lo deve perdonare, perché siamo deboli nell’errore che commettiamo, siamo forti nel giudizio sulle azioni degli altri, perché sappiamo quanto loro, abbiamo ascoltato quanto hanno ascoltato loro, ma facciamo la differenza. Noi siamo sulla strada giusta e gli altri no.

 

 

4.  - Abbiamo bisogno di coraggio per essere testimoni di Dio e della sua parola.

 

La Chiesa ci fa chiedere a Dio di avere sempre a portata di  mano quella parola adatta per incoraggiare gli altri, «per gli smarriti di cuore».

 

Nel mondo che ci circonda ce ne sono tanti di smarriti, di coloro che non sanno più cosa fare, perché si sono allontanati da Dio e si trovano in un mondo di tenebre che non fa loro vedere la strada giusta per raggiungere la meta, per ascoltare la parola e trasformarla in vita vissuta.

Noi ci sentiamo indegni di collaborare con Dio per riprendere gli smarriti di cuore, per  prenderli e condurli per mano verso la meta.

La Parola che noi abbiamo ascoltato è un bene immenso, che ci è stato, gratuitamente offerto da Dio e gratuitamente lo dobbiamo donare agli altri, perché non è cosa nostra, non ci appartiene, siamo soltanto dei depositari, perché, attraverso noi, Dio possa raggiungere il più gran numero possibile di uomini, perché egli vuole abbracciare tutti i figli prodighi e portarli nella sua casa, per partecipare alla sua mensa, dove ciascuno potrà trovare il cibo necessario per nutrirsi di un elemento divino, utile a vivere eternamente in Dio.

 

 

5.  - Una umanità malata canta con noi le meraviglie di Dio.

 

Le lingue dell’umanità nuova, creata da Dio anche per mezzo della nostra umile e attiva collaborazione, si sciolgano, alla fine della vita terrena, in un cantico di lode al Padre che li ha voluti salvare senza alcun merito.

Qualche volta sentiamo noi dire questa frase: «Ma io merito tutto questo? Merito il perdono di Dio? Merito di stare alla sua presenza? Merito di essere salvato».

Dio si dona gratuitamente, non guarda se meritiamo o no il suo amore, guarda soltanto la sua parte, perché egli è l’Amore per eccellenza, è l’Amore eterno, unico e irripetibile, è l’Amore per tutti gli uomini, senza eccezione alcuna.

La salvezza avverrà soltanto per coloro che hanno accolto, con buona volontà e generosa disponibilità, il suo grande amore.

Noi, tutti desideriamo la salvezza, desideriamo di ritrovarci un giorno in un mondo diverso. Questo lo desideriamo soprattutto alla fine della nostra vita. E’ qualcosa che appartiene propriamente all’uomo, che su questa terra non trova quella soddisfazione che cerca ed è «il piacere di vivere finalmente nella gioia e nell’amore eterno del Padre».

Finalmente la nostra lingua si possa sciogliere in un canto di lode eterna nella casa del Padre, dopo aver percorso con fatica i cammini indicati dal Padre attraverso il Figlio suo Gesù Cristo, fattosi uomo per noi, per la nostra salvezza e vivente da uomo trasfigurato e glorioso ancora con noi per realizzare in ciascuno di noi la salvezza operato da lui per mezzo della sofferenza della croce, perché questa è stata la strada scelta dal Padre per riavere gli uomini da lui creati, per riconquistare il regno terreno, derubato dall’angelo ribelle.

Il Cristo, il Figlio di Dio sceso in questo regno terreno, in questo regno di Satana per sconquassarlo, per ricostituire il Regno del Padre, per portarvi dentro tutti gli uomini, che, docili alla sua Parola e al suo amore, accolgono volontariamente le sue proposte di amore e di pace, di gioia, di felicità, di accondiscendenza.

 

 

 
 
 

Il fumo fa male. II puntata.

Post n°33 pubblicato il 03 Settembre 2009 da pasdgl10
 

Il fumo e il piercing

 

Il fumare danneggia la salute, va contro il quinto comandamento. Se è materia grave o materia leggera giudicatela voi da queste immagini.

Il fumo non è un cibo.

Il piercing non è un nutrimento.

Il fumo danneggia anche gli organi vitali ed è scientificamente provato, mi pare.

Il piercing può danneggiare, quando non si osservano le norme igieniche necessarie, ecc..

Il fumo e il piercing sono delle cose non utili al corpo per il suo sostentamento e non ci sono vere giustificazioni serie per poterli accogliere come cosa utile o necessaria.

Il cristiano che segue i comandamenti di Dio, non penso che possa così facilmente lasciarsi andare a compiere atti inutili e dannosi. E, quando dico inutili, lo dico perché non sono in alcun modo utili alla vita del corpo, dello spirito, alla propria vita morale e cristiana.

 

Il comandamento «Non uccidere» proibisce pure di danneggiare il proprio corpo arrivando al suicidio, cioè ad uccidere se stessi, per disperazione o per usanze inutili e vane, ma solo ed esclusivamente per vanità, per capriccio. Mentre il piercing è qualcosa di completamente inutile e senza senso, ma danneggia o può danneggiare il corpo dell’uomo, il fumo danneggia sicuramente le parti vitali del corpo umano.

 

Il termine piercing (dall’inglese to pierce: perforare) indica la pratica di forare alcune parti superficiali del corpo allo scopo di introdurre oggetti in metallo, spesso arricchiti con pietre preziose, come abbellimento.

 

I piercing sono assolutamente da evitare. Esso comporta un elevatissimo rischio di infezioni. Virus e batteri sono in agguato. Ma essi possono contaminare anche in un secondo tempo, attraverso la ferita, che non si chiude mai.

Una ricerca condotta in Gran Bretagna nel 1999, che ha coinvolto il 95% dei medici generici, ha concluso che le complicazioni da piercing riguardano nel 43% dei casi l’orecchio, nel 40% l’ombelico, nel 12% il naso, nel 5% il seno.

 

 
 
 

Il fumo fa male. I puntata.

Post n°32 pubblicato il 03 Settembre 2009 da pasdgl10
 
Foto di pasdgl10

P.A.S.

Appunti

 

 Catechesi spicciola, op n. 1, 010809

 

V Comandamento:

Non uccidere te stesso o gli altri.

 

La radice del peccato è nel cuore dell’uomo.

Il cuore serve per amare e il peccato è

«amore di se stesso

fino al disprezzo di Dio».

 

Il fumo è sicuramente dannoso per la salute.

E’ gravemente

colpevole chi fuma

perché ha la certezza

dell’effetto della sigaretta

e deliberamente fuma.

 

Il fegato è il laboratorio chimico del nostro organismo e ha compiti fondamentali per la vita dell’uomo. Si dice, infatti, ci vuole fegato per compiere sempre e dovunque la volontà di Dio.

 

 

 

(Documenti)

(1 agosto 2009)

 

 

Questa è una mia opinione. Lasciatela tale. Ognuno consideri per se stesso e per gli altri e prenda le sue conclusioni.

Io presento, nella mia spicciola catechesi, un argomento utile per spiegare i comandamenti di Dio.

 

 
 
 

Testimonianza su Cristo

Post n°31 pubblicato il 01 Settembre 2009 da pasdgl10
 

La mia testimonianza

 

 Anch’io voglio testimoniare

 

Vorrei anch’io, come gli altri, rendere testimonianza della mia conversione.

Potrei definirmi un onesto lavoratore e un credente cattolico.

Dopo la mia conversione, però, le cose sono molto cambiate e ve ne voglio parlare.

 

 

Qual’era la mia vita?

 

Come sempre, il Signore ci richiama a conversione attraverso la sofferenza propria o quella dei propri familiare, soprattutto attraverso la sofferenza dei figli.

E’ proprio attraverso la sofferenza, piombata all’improvviso nella mia famiglia, che ha avuto inizio la mia conversione.

 

 

Inizio della mia conversione.

 

Visti inutili tutti i rimedi naturali e ordinari, e soprattutto il ricorso alla medicina, mi sono aggrappato alla

Misericordia di Dio.

Gesù misericordioso mi ha fatto cambiare idea, mi ha fatto convertire. E da quel momento ho indirizzato i miei passi sempre verso di lui.

Allora, posso dire semplicemente:

 

 

Chi è Gesù per me.

 

Gesù per me è amore .

Accostarsi a lui significa trovare pace e serenità e la forza di amare gli altri.

 

 
 
 

Serva di Dio Suor Elisabetta Ciraulo

Post n°22 pubblicato il 16 Agosto 2009 da pasdgl10
 
Foto di pasdgl10

 

La Serva di Dio Suor Elisabetta Ciraulo è nata a Castrogiovanni nel 1561 da Benedetto Ciraulo e Antonia Sant'Angelo.

E' morta il 6 febbraio 1627.

Al suo funerale, nella chiesa di Montesalvo, accorse una grande folla, che, per devozione, fece a pezzi la sua tunica, per trarre delle reliquie. E Dio, per mezzo di esse, operò molti miracoli.

Il suo corpo fu sepolto nel Convento di Montesalvo, in un luogo particolare «ab aliis seiuncto»).

 

IL MIO PROBLEMA?

Qual'è il mio problema?

Diciamo meglio: Quale è stato il mio problema di sempre?

Ecco. La mia domanda è stata sempre una:

Dov'è sepolta la serva di Dio, la mistica serva di Dio Elisabetta?

Ho fatto le mie indagini. Finalmente ho avuto la possibilità di controllare fisicamente i luoghi delle sepolture possibili, ho cercato di tirare delle conclusioni.

Ora attendo una data particolare: 5 e 6 settembre???? 

 

Quando hai un problema, che fai?

1. Risolvi il problema

Che aspetti? Quando un problema si presenta... fallo fuori. Perché continuare a farsi infastidire da lui? Toglitelo davanti con un colpo deciso e secco. E' la migliore strategia. Puoi stare sicuro: il problema non tornerà mai più.

 

 
 
 

Il tempo

Post n°19 pubblicato il 16 Agosto 2009 da pasdgl10

«Che cosa è dunque il tempo?

Se nessuno me ne chiede, lo so bene: ma se volessi darne spiegazione a chi me ne chiede, non lo so: così, in buona fede, posso dire di sapere che se nulla passasse, non vi sarebbe il tempo passato, e se nulla sopraggiungesse, non vi sarebbe il tempo futuro, e se nulla fosse, non vi sarebbe il tempo presente. Ma in quanto ai due tempi passato e futuro, in qual modo essi sono, quando il passato, da una parte, più non è, e il futuro, dall'altra, ancora non è? In quanto poi al presente, se sempre fosse presente, e non trascorresse nel passato, non più sarebbe tempo, ma sarebbe, anzi, eternità. Se, per conseguenza, il presente per essere tempo, in tanto vi riesce, in quanto trascorre nel passato, in qual modo possiamo dire che esso sia, se per esso la vera causa di essere è solo in quanto più non sarà, tanto che, in realtà, una sola vera ragione vi è per dire che il tempo è, se non in quanto tende a non essere?» [da Agostino, Le confessioni, XI, 14 e 18, Bologna, Zanichelli, 1968, pp. 759].

 
 
 

Buon uso del tempo

Post n°18 pubblicato il 15 Agosto 2009 da pasdgl10
Foto di pasdgl10

Fare buon uso del tempo

La vita di oggi trascorre fra le gozzoviglie e i piaceri mondani. Nessuno può più fare osservazioni, soprattutto ai giovani, perché si ritengono in diritto di fare quello che vogliono. Non c’è più alcuna legge che li trattenga. Non ci sono più genitori che vengono ascoltati dai figli.

Il principio che va avanti è:

«Ognuno faccia quello che crede».

Certamente questo non è un principio cristiano. Cristo ci esorta a far buon uso del tempo, perché il tempo è breve e bisogna utilizzarlo in maniera sapiente.

Dov’è, però, la sapienza umana?

Dov’è la sapienza divina?

Se vogliamo raggiungere l’altra vita, per vivere nella gioia, dobbiamo rinunciare alle cose che ci offre il mondo, dobbiamo rinunciare ai piaceri. Questo è molto difficile, perché è l’altro principio che va avanti:

«Fare quello che fanno gli altri».

Dove sono andati a finire i principi religiosi,

i principi sociali,

i principi della convivenza familiare e non?

Questo nessuno lo sa. E la II lettura di questa domenica (XX TO/B) suona alle nostre orecchie come

un rimprovero.

Dice infatti san Paolo:

«Fate molta attenzione al vostro modo di vivere, comportandovi non da stolti ma da saggi, facendo buon uso del tempo, perché i giorni sono cattivi. Non siate perciò sconsiderati, ma sappiate comprendere qual è la volontà di Dio.

E non ubriacatevi di vino, che fa perdere il controllo di sé. Siate, invece, ricolmi dello Spirito» …

 

 

 

 
 
 

MARIA HA VINTO SUL PECCATO E SULLA MORTE

Post n°17 pubblicato il 15 Agosto 2009 da pasdgl10
Foto di pasdgl10

MARIA CON LA SUA GLORIOSA ASSUNZIONE IN CIELO

CI RICORDA CHE NEL CRISTO E CON IL FIGLIO SUO

HA VINTO IL PECCATO E LA MORTE

  

Madre e Figlio appaiono sempre associati nella lotta contro il nemico infernale; lotta che, come era stato preannunziato nel protovangelo (cfr. Gn 3, 15), si sarebbe conclusa con la pienissima vittoria sul peccato e sulla morte, su quei nemici, cioè, che l`Apostolo delle genti presenta sempre congiunti (cfr. Rm capp. 5 e 6; 1 Cor 15, 21-26; 54-57). Come dunque la gloriosa risurrezione di Cristo fu parte essenziale e il segno finale di questa vittoria, così anche per Maria la comune lotta si doveva concludere con la glorificazione del suo corpo verginale, secondo le affermazioni dell`Apostolo: «Quando questo corpo corruttibile si sarà vestito di incorruttibilità e questo corpo mortale di immortalità, si compirà la parola della Scrittura: La morte è stata ingoiata per la vittoria» (1 Cor 15; 54; cfr. Os 13, 14).

 
 
 

Maria SS. Assunta

Post n°16 pubblicato il 15 Agosto 2009 da pasdgl10

 

Inno all’Ufficio delle Letture

 

«Vergine madre, figlia del tuo Figlio,

umile e alta più che creatura,

termine fisso d'eterno consiglio,

 

tu se' colei che l'umana natura

nobilitasti sì, che 'l suo fattore

non disdegnò di farsi sua fattura.

 

Nel ventre tuo si raccese l'amore

per lo cui caldo ne l'eterna pace

così è germinato questo fiore.

 

Qui se' a noi meridiana face

di caritate, e giuso, intra i mortali,

se' di speranza fontana vivace.

 

Donna, se' tanto grande e tanto vali,

che qual vuol grazia ed a te non ricorre,

sua distanza vuol volar sanz'ali.

 

La tua benignità non pur soccorre

a chi domanda, ma molte fiate

liberamente al dimandar precorre.

 

In te misericordia, in te pietate,

in te magnificenza, in te s'aduna

quantunque in creatura è di bontate».

 

 
 
 

Maria SS. Assunta nella tua vita. DOMANDA. DOMANDA. DOMANDA. Rispondi.

Post n°15 pubblicato il 14 Agosto 2009 da pasdgl10

Maria è stata assunta in cielo.

Questo è un domma di fede.

Più volte, di anno in anno, ne abbiamo ascoltato le spiegazioni, più o meno dotte.

Oggi, però, è il caso di uscire allo scoperto e porci una domanda personale.

Che significato ha per te la festa dell’Assunzione di Maria?

A me ricorda la vittoria di Cristo e di Maria sul Maligno e sulla morte. La loro glorificazione richiama la nostra attenzione sulla nostra glorificazione, sulla nostra gloria, sulla nostra risurrezione. Come Cristo è morto ed è risorto, anche noi moriremo e risorgeremo per la gloria. Però è necessaria per questo la nostra partecipazione attenta e fattiva. Non parole vuote ma viva e vera adesione al Vangelo, alla volontà del Padre e al cammino di fede.

La partecipazione di Maria alla gloria del Figlio comporta, non l’allontanamento dalla vita degli uomini, ma il contrario: Maria e Gesù son costantemente presente agli uomini per attirarli sempre e continuamente sulla via della salvezza, per realizzare a livello personale. Non possiamo dire semplicemente Cristo ci ha salvati e noi possiamo fare i nostri comodi, i nostri peccati, perché siamo già salvi. La realtà spirituale della glorificazione di Maria è bene diversa. Dobbiamo aderire al mistero della salvezza. Senza l’adesione personale nostra, non possiamo ottenere la salvezza, anche se Cristo ce l’ha messa a disposizione. ….

Sorge spontanea, quindi, la domanda:

Che significato ha nella tua vita la presenza di Maria SS. Assunta?

Rispondi per dare agli altri il tuo contributo di fede e di devozione a Maria Vergine Assunta in cielo.

 
 
 

Gesù è amore

Post n°13 pubblicato il 06 Agosto 2009 da pasdgl10
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GESU' E' L'AMORE GRANDE

 

 

 

«E’ Gesù, questo! Gesù non ha che una sola parola sulle labbra, nel cuore, e nella mente: amore.

E l’amore è smisurato.

L’ amore è trascendente.

L’ amore è suadente.

L’ amore è soave.

L’ amore è delicato

come la corolla dai petali rosa di un pallido fiore

dei primi giorni di primavera.

L’ amore è semplice.

L’ amore è condotto con delicatezza.

L’ amore sposta le montagne, ma senza farne accorgere.

L’ amore è silenzioso.

L’ amore è partecipe di ogni cosa, del dolore, della sofferenza, ma anche della gioia.

L’ amore è tutto ciò che di più bello può esserci nel creato, perché è proprio l’amore che ha spinto Dio a creare tutti voi e, insieme a voi, gli alberi, le piante, il focoso sole, la pallida luna, le splendenti stelle e le montagne e i fiumi e le correnti e tutto ciò che voi vedete e gli uccelli e i pesci del mare e gli animali selvatici e quelli domestici e tutto, tutto, proprio tutto, persino le foglie degli alberi, persino i ramarri, persino le tenere lucertole, persino le piccole formiche, persino i fili d’erba, che spuntano lungo i muri, persino le piccole, acciottolate pietruzze che si trovano in riva al mare. Tutto, tutto, tutto, proprio tutto egli creò» (Vox 160299L, 10).

 

 

 

 
 
 

AUGURI A PAS

Post n°10 pubblicato il 06 Agosto 2009 da pasdgl10
 
Tag: Varie
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AUGURI A PAS

(Dalle Br il 2 agosto 2009)

 

A Lei, Rev. Padre,

Pastore di un gregge un po’ sbandato

che non sempre ascolta e risponde

alle direttive spirituali,

gli auguri più cari

e mille ringraziamenti

per il dono di sé che fa a tutti noi

e a quelli che il buon di Dio

a lei fa incontrare.

Quattordici anni son passati

e noi chiediamo al Signore

di concederne tanti ancora.

Con Lei abbiamo condiviso

Gioie e sofferenze,

dubbi e speranze.

Le vogliamo bene.

 

Tutti i BR.

 

 
 
 

Insulteremo la morte?

Post n°9 pubblicato il 06 Agosto 2009 da pasdgl10
 
Tag: Varie

 

«Forte è la morte, che è capace di privarci del dono della vita.

Forte è la morte, che è capace di ricondurci ad un miglior uso della vita.

Forte è la morte, che è in grado di spogliarci del vestito di questo corpo.

Forte è l'amore, che è capace di strappare le nostre spoglie alla morte e restituircele.

Forte è la morte, a cui nessun uomo è in grado di resistere.

Forte è l'amore, al punto da trionfare su di essa, spuntarne il pungiglione, smorzarne la forza, vanificarne la vittoria.

Verrà il tempo in cui sarà insultata, quando si potrà dire: Dov'è, o morte, il tuo pungiglione? Dov'è la tua forza? (cfr. Os 13, 14; I Cor. 15, 55)» [Dai trattati di Baldovino di Canterbury, vescovo].

La morte

«E se Dio avesse inventato la morte per farsi perdonare la vita?»
Bufalino, Gesualdo Il malpensante, Bompiani, Milano, 2004, p. 13.


«La nostra morte non è una fine se possiamo vivere nei nostri figli e nella giovane generazione. Perché essi sono noi: i nostri corpi non sono che le foglie appassite sull'albero della vita» [Einstein, Albert Pensieri di un uomo curioso, Mondadori, Milano, 1997, p. 87].

«La morte, il più atroce di tutti i mali, non esiste per noi. Quando noi viviamo la morte non c'è, e quando c'è lei non ci siamo noi. Non è nulla né per i vivi né per i morti. Per i vivi non c'è, i morti non sono più. Invece la gente ora fugge la morte come il peggior male, ora la invoca come requie ai mali che vive» (Epicuro Lettera sulla felicità (a Meneceo), Stampa alternativa, Milano, 1992, p. 9).

 

 

 
 
 

Cuori accoglienti

Post n°8 pubblicato il 06 Agosto 2009 da pasdgl10
 
Tag: Varie

Cuore accogliente

 

Senza conversione non si ottiene niente.

Bisogna cambiare questo nostro atteggiamento di autosufficienza e di completezza, dove non si può aggiungere niente.

 

Il Signore chiede il vuoto interiore per poterlo riempire, chiede il silenzio per poter parlare, chiede il cuore disponibile ad accogliere la parola per chiamare gli uomini che sono lontani, chiede un cuore entusiasta per trasferire la parola in opere concrete di misericordia, là dove il Signore vuole deporre il suo cuore misericordioso. E sono i poveri di spirito, i perseguitati, gli abbandonati, i detentori della nullità, i contenitori dei rifiuti di tutti, perché, dove non c’è amore non ci può essere l’accoglienza degli amati del Signore, dove non c’è conoscenza non ci può essere amore. Il Padre buono accoglie il peccatore

Per questo il Signore si fa conoscere, chiama a lavorare nella sua vigna. Esige una risposta.

 
 
 

Vi informo

Post n°7 pubblicato il 05 Agosto 2009 da pasdgl10
Foto di pasdgl10

Sono stati inseriti nel sito "comunicazione con PAS", dei nuovi files molto interessanti.

cordiali saluti 

PAS

 
 
 

Umiltà e grandezza

Post n°1 pubblicato il 27 Luglio 2009 da pasdgl10

 

Umiltà e grandezza

PAS190908. Quando volgi il tuo pensiero agli uomini di Chiesa, te ne allontani perché vedi i difetti. Il clero è a servizio di Dio, ma non abbandona per sempre le sue caratteristiche umane. E di esso il Signore si serve, così com’è. Gesù ha affidato la sua Chiesa a degli uomini, non perfetti, ma tendenti alla perfezione da raggiungere almeno alla fine della propria vita. Dio, infatti, alla fine della vita terrena, ne valuterà la buona volontà più che la riuscita. Impara anche tu ad essere retto e a non pretendere ciò che ciascuno uomo di Dio non riesce a darti.

Rifletti attentamente sulle parole del vescovo Pranzini.

Nella vita di Don Zeno leggiamo che il Vescovo Pranzini, in una pubblica adunanza disse: “Le cambiali di Zeno sono un atto di fede”. Di questi atti di fede Don Zeno ne faceva parecchi.

Solo una volta anche il mite vescovo perse le staffe con Ze­no. Ed è tutto detto, con un tipo esigente come il nostro. Alla Federazione giovanile c'era un grosso problema da risolvere. Zeno, come d'abitudine, ricorse a mons. Pranzini, che in quel periodo si trovava fuori sede. Zeno si mostrò vivacemente con­trariato e protestò con il vicario generale: "II vescovo dovrebbe essere a casa in certi momenti!"

Al suo ritorno il vescovo venne puntualmente informato del­la cosa. Così mandò a chiamare il giovanotto e quando l'ebbe davanti non nascose l'ira che gli lievitava in corpo, e lo apo­strofò: "Tu credi che un giovane possa scagliarsi contro un ve­scovo in quella maniera, per di più di fronte al vicario generale e ad altri?" Il vescovo s'era fatto rosso in faccia per l'ira, che tuttavia durò un attimo. Fece sedere il giovane accanto a sé e con voce calma soggiunse:

"Vedi quanto può essere cattivo un uomo, anche se vescovo!"

Quindi riprese a parlargli degli istinti difficili da dominare, che non si smorzano neppure sotto le vesti di un papa, perché "la natura si ribella alla virtù".

Un bell'esempio di umiltà e di grandezza d'animo.

PAS

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
 
 
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INFO


Un blog di: pasdgl10
Data di creazione: 27/07/2009
 

La lode, Chiara, accogli,

rischiara i nostri cuori,

tu che sei nata al mondo

per riempirlo di luce.

 

Già nei teneri anni,

nella casa paterna,

tu diffondi la luce

di virtù luminose.

 

Il misero soccorri,

in lui tu vedi il Cristo:

e il ristoro gli offri

di cui privi te stessa.

 

Tormenti col digiuno

le membra delicate,

e le notti trascorri

in unione con Dio.

 

 

 

BUONE VACANZE

VI AUGURO BUONE FERIE!

 

Le onde del mare in tempesta

alla vostra presenza si plachino

per accogliervi fra le loro spire

e rimescolandovi ben bene

possano togliere ogni vana sporcizia

accumulatasi al di fuori

della vostra nobile e straordinaria 

Essenza umana e divina (pas090809).

Auguri!

 

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Inno alle Lodi

in onore di Maria SS. Assunta

 

O Donna gloriosa,

alta sopra le stelle,

tu nutri sul tuo seno

il Dio che ti ha creato.

 

La gioia che Eva ci tolse

ci rendi nel tuo Figlio

e dischiudi il cammino

verso il regno dei cieli.

 

Sei la via della pace,

sei la porta regale:

ti acclamino le genti

redente dal tuo Figlio.

 

A Dio Padre sia lode,

al Figlio ed al Santo Spirito,

che ti hanno adornata

di una veste di grazia. Amen.

 

GIUSTAMENTE MARIA

E' STATA ASSUNTA IN CIELO

«Colei che nel parto aveva conservato illesa la sua verginità doveva anche conservare senza alcuna corruzione il suo corpo dopo la morte. Colei che aveva portato nel suo seno il Creatore, fatto bambino, doveva abitare nei tabernacoli divin. Colei, che fu data in sposa dal Padre, non poteva che trovar dimora nelle sedi celesti. Doveva contemplare il suo Figlio nella gloria alla destra del Padre, lei che lo aveva visto sulla croce, lei che, preservata dalla spada del dolore quando lo vide morire. Era giusto che la Madre di Dio possedesse ciò che appartiene al Figlio, e che fosse onorata da tutte le creature come Madre ed ancella di Dio».

 

MARIA SS. ASSUNTA E' TUTTA SPLENDORE

«Tu, come fu scritto, sei tutta splendore (cfr. Sal 44, 14); e il tuo corpo verginale è tutto santo, tutto casto, tutto empio di Dio. Per questo non poteva conoscere il disfacimento del sepolcro, ma, pur conservando le sue fattezze naturali, doveva trasfigurarsi in luce di incorruttibilità, entrare in una esistenza nuova e gloriosa, godere della piena liberazione e della vita perfetta» (San Germano da Costantinopoli).

 
 

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