Creato da mtbstefo il 17/01/2010

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100 km dei Forti: Brevetto Nobili 2011 molto sofferto...

Post n°120 pubblicato il 21 Giugno 2011 da mtbstefo

Levataccia alle 4:00… e già qui partiamo scomodi…
L'appuntamento è fissato per le 5:15 all'area di servizio di Pegognaga, ma ci riuniremo con il resto del Team per una "seconda colazione" solo al primo Autogrill dopo Affi. Il sole comincia a splendere e questa domenica di gara si accende con le immancabili battute e con gli azzardati pronostici del "Club Vintineuv" (29")…
Arriviamo a Lavarone poco prima delle 8:00: il tempo di parcheggiare, scaricare le bici e siamo già in fila per il ritiro dei pettorali e del sontuoso pacco gara (bottiglia di vino, pezzo di formaggio Vezzena, marmellate, bavette, funghi secchi e pure una maglietta!). I tempi sono strettissimi e si respira abbondantemente la tensione di chi, in fila per la regolarizzazione, deve ancora vestirsi e magari preparare la bici…
Da una parte la fretta mi fa temere di dimenticare qualcosa di importante, dall'altra invece mi aiuta a risolvere i dubbi: non ho avuto molto tempo da dedicare alla bici durante la settimana e sabato ho sfruttato le uniche due ore a disposizione per improvvisare un cambio gomme sulla Taurine. L'idea è quella di correre con le Karma 1.95" davanti e dietro… ma il fondo battuto dalla pioggia nel corso della notte non mi lascia tranquillo… Se avessi avuto mezz'ora in più probabilmente avrei cambiato l'anteriore con la fida Nevegal 2.10"… ma il tempo non c'è stato… e il dubbio si è risolto da solo!
Ore 9:00. Siamo tutti in griglia, nella bellissima conca verde di Pian Palù; l'elicottero dello staff televisivo si alza e il giudice sparla lo "start". Si parte subito con un bel "tappo" sulla salita erbosa che ci riporta sulla strada asfaltata: innesto il "padellino" e, scartando i biker a piedi e lasciando sfilare i più assatanati, risalgo con calma la prima erta. Sento da subito di non essere "in bolla": fatico a spingere e sento le gambe già gonfie… Da questo momento fino agli ultimi sofferti km non farò altro che "dosare" le non ben definite risorse a disposizione per questa prova alpina…
I primi 20 km sono veramente duri, non per le pendenze, non per difficoltà del percorso… ma per questa sensazione di pesantezza aggravata dal pensiero costante degli 80 km da percorrere. Mi hanno sempre spiegato che nei "lunghi" occorre un gran lavoro "di testa" oltre che "di gambe"… ora non posso che confermare!
A queste prime difficoltà si aggiungono due aggravanti: il dubbio di aver azzardato un po'  troppo con un pneumatico 1.95" all'anteriore (con conseguente tensione nelle prime discese sassose); la solitudine, interrotta solo da qualche km pedalato insieme a "Niger", da un paio di passaggi con lo scalpitante Gallo poco prima dl bivio e con un paio di biker della Bulgarnò al primo ristoro dopo il bivio…
Insomma… tutti gli elementi per rendere efficace questa "sfida" personale su un percorso "lungo" (o almeno più lungo del mio solito…) erano al posto giusto…
Al fatidico bivio svolto con riverenza verso il percorso marathon: scambio un paio di battute con alcuni biker più rassegnati di me, quindi continuo a ripetermi di andare avanti con calma, che l'importante è arrivarci in fondo… La fame lasciata da una colazione troppo distante (erano le 4:00…) comincia a far lampeggiare la spia della riserva, ennesima insidia di questa avventura. Al primo ristoro mi rifocillo con pane e marmellata e comincio a stare decisamente meglio. I volontari che curano i ristori ci riempiono pure di complimenti e di incoraggiamenti… la gratuità e la gentilezza di queste persone lascia sempre una bellissima sensazione!
Inizia la famosa salita del Cherle, che alcuni biker hanno battezzato "il mostro" pochi km prima: una salita lunga ed estenuante, ma che con la parola d'ordine "dosare" riesco ad affrontare con una certa "scioltezza". In cima al passo Coe guardo il Garmin: 64 km circa e 1.750 m di dislivello superato… Ma come è possibile che a 20 km dall'arrivo si sia già affrontato tutto il dislivello positivo della gara??? C'è qualcosa che tocca… Chiedo al servizio e mi sento rispondere che mancano ancora 16 km, ma che il più della salita è fatto, a parte una salitella in località San Sebastiano… Procedo fiducioso, correndo su scorrevoli discese interrotte ogni tanto da qualche insidioso "dentello". Al 73° km, pedalando su una breve sailtella, mi accorgo di una sospetta cedevolezza del retrotreno, quasi come se pedalassi su una bi-ammortizzata: butto l'occhio sulla ruota posteriore e vedo ciò che non avrei mai voluto vedere… almeno oggi! Decido di procedere, illudendomi di poter coprire gli ultimi km con la poca pressione rimasta nella camera d'aria… Quando però realizzo che le salite sono tutt'altro che finite e che questa lotta contro la perdita di pressione rischia di essere vana, mi fermo e tento di risolvere con il gonfia-ripara. La gomma si gonfia e tutto sembra a posto, tant'è che non mi preoccupo nemmeno di verificare le cause della perdita di pressione. Riparto di gran carriera e riesco a pedalare tranquillo per altri 3 km circa, finchè, con immenso sconforto, non mi ritrovo con la gomma nuovamente a terra. Mi fermo e, mentre medito sul da farsi, scorgo la punta di un poderoso chiodo che fuoriesce dal fianco del pneumatico… Inizia il calvario.
Il gigantesco chiodo che subito non avevo visto (!) ormai ha lacerato pneumatico e camera in maniera tale da comprometterne definitivamente la tenuta... Non mi resta che tentare di cambiare la camera d'aria... ma non ho la pompa e l'unica bomboletta di CO2 (la seconda l'ho prestata a LadyGaga una 50ina di km prima) è praticamente scarica... Imploro una bomboletta ai passanti… ma nessuno ne ha (?!)... l'unico "buon samaritano" impietosito dal mio rassegnato trekking è un generoso biker del Cesena Bike (alias Felix1 su MTB-Forum), che non esita a regalarmi una bomboletta di gonfia-ripara. Non ho molta fiducia, ma tento ugualmente il tutto per tutto per rianimare la ruota posteriore...
Alla fine, a parte qualche (raro) tratto non sconnesso degli ultimi 3-4 km pedalato con la ruota a terra... me la sono fatta a piedi fino al traguardo, mettendoci circa un'ora in più del previsto, ma comunque arrivando!
E' andata così… ma non sono bastati quei 4-5 km a piedi per rovinare una bella giornata e, soprattutto,  una bella gara, comunque sia, portata a termine!

 
 
 

Et voilą...

Post n°119 pubblicato il 18 Giugno 2011 da mtbstefo

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... apparentemente una normalissima Scalpel 2011...

... ma andiamo ad "aprire il cofano"...

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La "base" è una Scalpel "1" del 2011 (immacolata), nella versione "white": inizialmente avrei preferito la versione "black-green"... ma quest'offerta non si poteva proprio rifiutare!
Aldilà del fatto che era "così o così" e che mi interessava più il contenuto del contenitore,
adesso mi piace quasi di più della sorella più gettonata...
... e poi ha gli stessi colori della mitica numerodue,
il che depisterà eventuali ficcanaso che si intrufoleranno nel mio garages!

Premesso che le Ruote Mavic Crossmax SLR le avevo già in casa (particolare non trascurabile nella trattativa...), queste sono le caratteristiche principali "di serie" di questa sofisticata macchina da guerra:

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L'ammortizzatore posteriore inserito nel Telaio BallisTec Hi-Mode Full Carbon, che combinato alla tecnologia Zero Pivot del carro posteriore, sviluppa un ecursione massima di 80 mm.

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La Forcella Lefty Speed Carbon PBR (il curioso sistema di bloccaggio/sbloccaggio... che, appena possibile, verrà up-gradato con il controllo remoto dedicato...).
100 i mm di escursione in questa versione 2011.

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Cambio posteriore XTR 2011 2x10v (così come quello anteriore): ebbene sì... doppia, con un bel 11-36 XTR nella cassetta pignoni...


Ed ora passiamo alle "personalizzazioni", meditate e scelte con cura... con un pizzico di fortuna nell'aver trovato gli ingredienti giusti al momento giusto... e, diciamolo, con uno chef d'eccezione (Giuliano, il mago di Costermano)... Il risultato è una ricetta decisamente esplosiva...

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Guarnitura Cannondale Hollowgram SL con Corone Truvativ 39-26 (per le mie salite dolomitiche...):
un concentrato di perfezione, leggerezza ed estetica.

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Freni XTR 2011 (al posto dei Magura Marta SL di serie): veramente sofisticati...

Guarnitura a parte... l'abito "XTR 2011" è al gran completo, così come sulla fedele numerodue, inseparabile compagna di scuderia... Era doveroso "mandarle avanti pari" (lo diceva sempre mia nonna...).

 
 
 

Successione al trono...

Post n°118 pubblicato il 17 Giugno 2011 da mtbstefo

Mentre la Genius 20 sta preparando i bagagli per una nuova avventura tra scenari lontani dalle Dolomiti (in ogni caso decisamente più affascinanti della piatta e nebbiosa Pianura Padana...), fervono i preparativi per l'imminente incoronazione al gradino più alto della scuderia...

Facile scivolare nella "smania" e nelle scelte più o meno "scontate" basate su "blasoni", mode, impressioni altrui o semplicemente "voglia di cambiare"...

Decisamente meno facile conciliare ciò che si vorrebbe migliorare sulla fedelissima e sempre attuale numerodue, il non voler scendere al di sotto dello standard qualitativo della numerouno in congedo... e il non dover vendere qualche organo interno!

Prove, confronti, valutazioni, preventivi, sensi di colpa, occasioni, offerte difficili da rifiutare...

... alea iacta est, il dado è tratto !

numerouno

Non resta che presentare la nuova numerouno...

[continua...]

 
 
 

"Tabella Marino"

Post n°117 pubblicato il 12 Giugno 2011 da mtbstefo

Tabella Marino

 
 
 

Valcavallina Superbike: difficile dimenticare...

Post n°116 pubblicato il 22 Maggio 2011 da mtbstefo

Valcavallina Superbike… un campo di battaglia vero e proprio...

La mia prima volta a Carobbio deglia Angeli… forse non l'ultima.
Questa edizione in ogni caso... sarà difficile da dimenticare!
Purtroppo i fotogrammi indelebili saranno quelli delle ultime massacranti discese: la stanchezza per le ripetute salite "spaccagambe"  si sono rivelate il peggior nemico in discesa: questi scoscesi single-track pieni di radici e sassi appuntiti affrontati a mente poco lucida possono trasformare una bella domenica di gara in un vero e proprio calvario... con conseguenze non trascurabili!
Come dimenticare quello stretto sentiero dissestato in cui mi sono trovato Paola dolorante reggersi un polso apparentemente fratturato e, pensiero che ancora non mi molla… quel ragazzo a terra, immobile, in attesa di soccorsi che non arrivavano. Difficile purtroppo è dimenticare l'arroganza e la stupidità di chi, pur vedendo simili situazioni, oltre a non accennare la benché minima intenzione di fermarsi a dare una mano, pretende che gli improvvisati soccorritori si facciano da parte per farlo passare…

Ma ripartiamo dall'inizio di questa torrida domenica di Maggio...
Alle 6:30, dopo aver caricato bici e biker, siamo già in carovana verso Mantova guidati dal pick-up di Marino: il termometro dell'auto segna già 20°C... per cui già si immaginano temperature "ostili", soprattutto su quelle salite divenute ormai leggendarie su varie recensioni e video...
Alle 8:15, dopo un breve tratto di autostrada tra Brescia e Bergamo, siamo già nei pressi di Carobbio degli Angeli: fatichiamo un attimo a trovare la strada, visto che pure in prossimità del paese la segnaletica è quasi assente...
Finalmente, dopo un paio di tentativi, raggiungiamo il "campo base", installato nel parcheggio del cimitero di Carobbio. Superfluo ogni commento, ovviamente.

La consueta vestizione e allestimento dei mezzi sono conditi dagli immancabili ritornelli da bettola del mitico Busco e dalle solite "frecciatine", vero e proprio innesco di "amichevoli" sfide interne alla nostra formazione... C'è anche chi, insieme a qualche dente della doppia, cercherà di togliersi pure qualche sassolino dalle scarpe... ne vedremo di belle!

Ore 9:30. Ci dirigiamo verso il centro del paese e, dopo un caffettino al bar, entriamo nell'affollata griglia allestita nella strada principale del paese.
L'aria comincia a scaldarsi, sia per il sole cocente che per la tensione che elettrizza gli ultimi minuti prima del via... Un'ultimo controllo alla pressione degli pneumatici, un "in bocca al lupo" ai compagni e lo sparo dello start riecheggia tra le strade del paesino bergamasco... partiti!
Dopo una serie di dolci su e giù asfaltati, trainati da un vero e proprio fiume in piena, inizia la prima salita su sterrato (Grena): una forestale con fondo compatto, molto regolare e con pendenze massime del 7-8%. Facile trovare il ritmo e... la presenza di "insidiose" maglie nere a destra e a manca mi fa cedere alla tentazione di aprire il gas, nonostante la gara sia ancora lunga e la parola d'ordine di chi l'ha organizzata sia «amministrare!». Rischio e, tra un tornante risalito all'interno, qualche pertugio fortuito tra i bikers ammassati nei tratti più ripidi e qualche posizione recuperata nei frequanti "ingorghi" dei primi 15 km, mi ritrovo alle spalle del Mitch, vistosamente affaticato.
Nonostante la prima salita affrontata non proprio all'insegna della prudenza e del risparmio di energie... sento che le gambe girano bene e che l'insidioso mal di gola che mi ha accompagnato per tutta la settimana non mi dà da fare più di tanto. Mi sforzo di sorseggiare acqua in tutti i tratti in cui posso staccare le mani dal manubrio (manovra tutt'altro che scontata, soprattutto nella seconda parte del percorso!), un po' per bagnare la gola secca e soprattutto per combattere l'inevitabile disidratazione che potrà aprire le danze dei crampi nelle ultime salite... I ristori saranno per questo l'occasione di rabboccare una borraccia quasi sempre vuota: non ho visto ristori particolarmente abbondanti, ma l'acqua era sempre presente... e pure fresca! Ottimo!
Siamo al 22° km e inizia il tratto più temuto e più chiacchierato tra i biker durante l'avvicimamento: «Adesso vedrai cosa ci aspetta...». E' la salita del Faeto, una cementata che si inerpica sul versante del monte omonimo con rampe dritte aventi pendenza pressochè costante del 22%: mostruoso.... ma meno lungo della salita a san Zeno di montagna affrontata solo una settimana fa...

Innesto il preziosissimo e immancabile "rampichino" e, fissando la ruota anteriore per evitare di lasciarmi distrarre dagli altri, trovo il ritmo giusto... quello che mi porterà, sui pedali, fino in cima. Una brevissima sosta al ristoro idrico, il tempo strettamete necessario per rabboccare la borraccia e infilarmi nella tasca posteriore una bottiglietta d'acqua fresca... e inizia il terribile 2° tempo di questa impegnativa partita...

Dopo un breve tratto di single-track più o meno in quota, inizia una serie di discese impossibili: radici, sassi smossi, rocce appuntite, pendenze importanti; non è tutto così... infatti, questi tratti tecnici sono intervallati da cementate pseudo-verticali caratterizzate dall'acre odore di "ferodo": se non vuoi schiantarti o scivolare sul ghiaietto che ricopre le curve devi frenare... e spesso... almeno io ci sono saltato fuori così!
Aldilà dei continui sobbalzi, delle strisciate contro i rovi, delle tre o quattro cadute "schivate" miracolosamente... la fatica più grande l'ho provata a livello di concentrazione: si arriva sfiniti e disidratati in cima al Faeto; chi imbocca quelle discese un po' troppo rilassato rischia l'osso del collo... Basta un attimo: come quando, in prossimità di un bivio dubbio (freccia a sx.... ma le strade che andavano a sx erano due!) mi sono girato un attimo per vedere dove andavano gli altri e mi sono ritrovato con la ruota anteriore infilata in una di quelle canaline di scolo assassine... Non so come ho fatto... fatto sta che sono riuscito a sganciare il piede sinistro e a buttarmi giù dalla bici prima che fosse lei a catapultarmi in mezzo a un roveto!

Tra il 30° e il 35° km avviene ciò che ha inevitabilmente infranto il clima goliardico pre-gara: nell'ultimo tratto di quel terribile single-track mi ritrovo Paola a lato del sentiero che si sorregge una mano, mentre Marino sta cercando di recuperare la sua bici; qualche metro più in in là ci sono alcuni biker fermi vicino alla scarpata, mentre un uomo del servizio sta urlando alla radio per chiamare i soccorsi. Un biker è steso a terra a fianco del sentiero; è coscente, ma non riece a muoversi. Mentre Marino cerca di aiutare Paola ad incamminarsi verso la vicina strada asfaltata, mi metto a segnalare l'incidente, invitando i biker a rallentare e scendere dalla bici. Arriva anche Davide. Inutile citare l'inciviltà di quegli "assatanati dal 500° posto assoluto in su" che, pure lamentandosi, hanno cercato di proseguire senza nemmeno scendere dalla bici...
Ci incamminiamo a piedi con Paola, quindi a poche decine di metri dalla strada Marino ci dice di ripartire perchè ci penserà lui ad aspettare l'ambulanza con l'infortunata.

Riparto con il dubbio di aver fatto tutto quel che potevo in quella situazione e, soprattutto, con l'amara consapevolezza che la festa sia comunque finita...
Mancano ancora circa di 10 km e un paio di centinaia di metri di dislivello: numeri modesti sulla carta... ma tutt'altra cosa sul campo! Ancora strappi spaccagambe, ancora discese non banali e, soprattutto, tanto tanto caldo.
Arrivano pure i crampi: su un sentiero particolarmente sconnesso, mentre spingo per scavalcare un masso, mi si "inchioda" il quadricipite destro... Scendo e di colpo mi si contrae il polpaccio... non so come stare... Cammino massaggiandomi energicamente la gamba: mi sento ridicolo... devo rimontare in sella al più presto, solo una pedalata regolare può ovviare all'inconveniente...
Mi rimetto finalmente in sella e ricompare il Mitch, con il quale percorro alcuni km... fino all'ultimo "dentello" della giornata (una bella cementata al 20%...): ingrano il rampichino e pian piano riesco a recuperare il Mitch, partito decisamente più allegro su quest'ultima salita... ma probabilmente sgasando l'ultima goccia di benzina...

Ultimo km... il cartello sembra quasi un miraggio! Catena sul "padellone" e via a spingere sull'ultimo pratone, quindi sulle vie lastricate di Carobbio... fino a tagliare il sudatissimo traguardo dei 45 km: 3h 22' che potevano essere 3h 15' senza la sosta... ma avrei decisamente preferito preferito metterci qualche minuto in più e sapere che tutti saremmo arrivati sani e salvi...

Che dire... un percorso veramente impegnativo, indubbiamente notevole sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista paessaggistico: fantastici i guadi e alcuni passaggi nel bosco... diciamo che la natura ci ha messo una buona mano!
Sinceramente su quelle discese "assassine" mi sarei aspettato maggior presidio: un ambulanza piazzata alla fine di quel tratto secondo me ci voleva...

 

Qui la traccia gps...

 
 
 

Il trono vacilla...

Post n°115 pubblicato il 17 Maggio 2011 da mtbstefo

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... una Regina in cerca di un nuovo regno ...

 
 
 

Last minute Garda... difficile sbagliare!

Post n°114 pubblicato il 15 Maggio 2011 da mtbstefo

Nonostante le incerte previsioni sulle possibilità ciclistiche del fine settimana, la proposta dell'ultimo momento di accompagnare Marco a ritirare il "cavallo" con la nuova "ferratura da montagna" (ergo nuova coppia di corone per salite agili e scattanti...) si è rivelata, come al solito, un successo.

Destinazione Costermano, una sorta di "paese dei balocchi", sia per i biker più accaniti alla ricerca di salite spaccagambe, discese mozzafiato e single-track incantevoli... sia per chi ha voglia di rifarsi gli occhi e fantasticare all'interno del mitico Bike Store di Giuliano & Matteo!

Arriviamo a Costermano verso le 12:00; il tempo di ritirare la Flash revisionata e di scambiare due chiacchiere con il simpaticissimo Matteo e poco prima delle 13:00 siamo già in sella verso la Valle dei Mulini...
Risaliamo con il cuore in gola una delle discese più belle della Granfondo Città di Garda e, cercando di by-passare alcune aree private recintate con filo spinato, ci ritroviamo ad attraversare un paio di campi coltivati e ad attraversare un paio di roveti piuttosto insidiosi...
Ritrovata la strada asfaltata, risaliamo fino ad Albisano, quindi ridiscendiamo verso Torri del Benaco per imboccare la salita del Crero.
La prima salita test per la nuova guarnitura del "cannibale" è stata forse un po' troppo dura, soprattutto per via di una carraia al 20% e oltre di pendenza ricoperta da ciottoli instabili e scivolosi... La lunga ed estenuante salita di San Zeno sarà il vero test della nuova rapportatura!

Sono le 13:30, l'aria è torrida... forse non è il clima ideale per affrontare la cementata di San Zeno.... ma siamo qui, le borracce sono ancora a metà e la voglia di provarsi in questa vera e propria palestra di salita supera sempre qualsiasi tentennamento...
Rampichino (per me) e rapporto equivalente per il socio... partiamo allegri... ed allegri (e decisamente provati) arriviamo in cima alla salitona: test superato, nonostante il caldo, e rimane pure un po' di benzina per continuare il giro fino alla riapertura del Bike Store...

Scendendo per il bosco, raggiungiamo la salita per il Luppia, quella affrontata lo scorso inverno in occasione del test Scalpel 2011 e Flash 29"... Sempre bella e piacevole per la frescura del bosco. Cercando una discesa alternativa alla solita ci imbattiamo in quella da SuperEnduro... Alt! Non se ne parla neanche... qui ci vuole del manico... non fa per me! Risaliamo quindi di poche decine di metri e imbocchiamo un bellissimo single-track piuttosto esposto che ci riporta sotto al Luppia.

A questo punto, anzichè scendere a Garda per poi risalire su asfalto fino a Costermano, ci portiamo di nuovo verso Albisano, per poi scendere a Costermano ed evitare quei 4-5 fastidiosi tornanti che separano Garda da Costermano...
Parto deciso sulla salita asfaltata verso Albisano... forse troppo deciso, tant'è che devo allentare il ritmo negli ultimi tornanti per cercare di non andare oltre i 190 bpm...

Giungiamo a Costermano dopo circa 2h 30' sui pedali, con 39 km e 1.170 m di dislivello scarsi... giusti in tempo per cambiarci, scambiare due chiacchiere con Matteo e coronare questa uscita "improvvisata" con l'immancabile weiss...

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Qui la traccia gps...

 
 
 

100 km panoramici...

Post n°113 pubblicato il 07 Maggio 2011 da mtbstefo

Altro week-end pusterese… con "licenza" lunga sui pedali, grazie ad una gita a Lienz del resto della comitiva.
Dopo una settimana di lavoro praticamente non-stop, a parte una ventina di km pedalati in compagnia di Goz e Gallo martedì sera, sebbene ne avessi una gran voglia, non mi aspettavo di poter avere questo privilegio… La proposta di trovarmi qualcosa da fare tra le 10 e le 18 mi ha colto quasi alla sprovvista!
Questa volta quindi… niente scuse! Il meteo promette solo bene… è giunto il momento di provare un "lungo"!
Non ci vuole tanto a pensare al percorso: sebbene il disgelo stia ripulendo le montagne, oltre i 2.000 si vede ancora neve; e poi ho già pronto un bel giro… lasciato incompiuto un paio di settimane fa causa meteo: il "giro del Cristallo", ovvero il periplo del massiccio omonimo, in senso orario.

Parto da Monguelfo alle 10 suonate da qualche minuto e mi porto, attraverso la solita ciclabile che solca l'Alta Pusteria, verso Dobbiaco; qui imbocco la Val di Landro in direzione sud e, piacevole sorpresa, noto che il percorso della DSB 2011 è già segnalato.

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Pedalo tranquillo sulla pista ghiaiata, costeggiando prima il Lago di Dobbiaco, poi l'incantevole Valle della Rienza (con il doveroso inchino al cospetto dell'altare delle Tre Cime), quindi il Lago di Landro: i soggetti sono sempre gli stessi, lo so, ma relegarli nelle "solite cose già viste" è peccato mortale!
Oltre il Lago di Landro, prima del cartello di Carbonin, imbocco la strada provinciale che, uscendo dall'Alto Adige, entra in Veneto attraverso la Val Popena: sono 8 km di rampe asfaltate perfettamente, con pochi tornanti e pendenze variabili tra l'8% e il 12%… Quei 300 metri di dislivello da salire per arrivare a Misurina sono sempre piuttosto indigesti… sempre.
A quota 1.700 l'ingresso nella Val Popena Alta è sempre un trionfo di cime e, in questo periodo, bianco di neve. Il cielo è limpido e le pareti rocciose sembrano a portata di mano… Spettacolare il gruppo dei Cadini di Misurina, si vede bene pure il Rif. Fonda Savio, in qualche libro citato come il "nido d'aquila"… azzeccatissimo!

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Mi sposto di poche centinaia di metri e mi ritrovo sul Lago di Misurina, completamente sghiacciato; caffettino, foto di rito… e si riparte.

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inizia il tratto rimasto incompiuto due settimane fa: scendo verso Auronzo, fino al bivio (1600 m circa), quindi virata verso ovest in direzione Cortina, attraverso il Passo Tre Croci (1.809 m). Qui "muore" l'Erge 705 (batteria scarica…): per il resto del giro sarò praticamente "solo", senza riferimenti chilometrici ed altimetrici, per non parlare dei battiti cardiaci…
La salita al Passo è piuttosto scorrevole e, a parte un paio di km con pendenza fino al 12%, me la cavo piuttosto bene. L'acqua comincia a scarseggiare… ma il Passo è completamente deserto…

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Inizia la discesa verso Cortina, 6 km al 12%! Mentre scendo incrocio diversi "stradisti" affannati in piedi sui pedali: sulla cartina avevo notato questo "salitone"… ma non immaginavo fosse così duro. Ho scelto bene…
La vista sulla meravigliosa Conca Ampezzana si apre sempre di più, mostrando massicci, guglie, torri di roccia…. uno spettacolo incredibile!

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Breve sosta a Cortina…. ma il concessionario Cannondale dove spero di riuscire a rimettere in carica l'Edge è già chiuso, quindi riparto in direzione Dobbiaco, riprendendo la mitica ciclabile Dobbiaco-Cortina in senso inverso.
La salita verso il Passo Cimabanche è un'infinito "falso-piano" con modeste pendenze (è il tracciato di una vecchia ferrovia) ma, per lo splendore del panorama, tutt'altro che noioso! A rendere ancora più affascinante la salita ci sono ben due gallerie (una completamente in roccia) e un ponte sospeso su un profondissimo "canyon"…
Breve sosta poco prima del Passo Cimabanche, presso l'Ospitale, per riempire la borraccia: acqua freschissima e buonissima… fondamentale in questa calda giornata!
Varco il confine regionale e rientro in Alto Adige, completando così il periplo del Cristallo. Sono abbastanza provato: i km, il caldo e la salita da Cortina praticamente senza acqua insidiano l'ipotesi della "variante Prato Piazza" spavaldamente ipotizzata nei programmi mattutini…
Arrivo a Carbonin: la tabella del percorso DSB (quest'anno si salirà a Prato Piazza da qui…) accende la tentazione irrefrenabile di salire al Rif. Vallandro per completare questo fantastico giro con altri 600 m di salita e…. una bella fetta di strudel con relativa weiss!

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Imbocco la salita insieme a una coppia di biker tedeschi in divisa DSB: non è assolutamente nelle mie intenzioni sfidarli… ma mi sembra di riuscire a tenere il loro ritmo, per cui li inseguo fino a quota 1.750 m… dove inizia, per me, un vero e proprio calvario… Si accende la "spia rossa" e non riesco a evitare ripetute soste per riprendere fiato e per cercare di domare una sete infinita. Mancano ancora circa 300 m di dislivello: le gambe vuote e il caldo mi fanno sembrare il rifugio sempre più un miraggio… ma non mollo e percorro alcuni tratti a piedi. Stringo i denti e finalmente scorgo la bandiera del rifugio Vallandro. Ormai non riesco più a stare sulla sella… ma con un ultimo sforzo, e con un provvidenziale "rampichino", riesco a raggiungere la spianata del Rifugio: è fatta!!!
Indescrivibile il ristoro: una foto al posto delle parole…

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Ultima foto sul Cristallo, oggi "circumnavigato" sui pedali...

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...e poi giù per l'interminabile discesa (a parte un paio di insidiosi "dentelli" in Val di Braies… e la terribile rampa al 18% da percorrere per risalire a casa…).
Mentre percorro la ciclabile verso Monguelfo mi supera il trenino colorato dell'Alta Pusteria delle 17:00: il resto della comitiva sta rientrando… tempismo perfetto!!!

A casa, recuperando l'archivio delle mie tracce gps, riesco a ricomporre il giro completo: 105 km  e 2.115 m di dislivello circa... e 6 orette sui pedali!
Adesso ho capito tutta quella fatica nella salita a Prato Piazza…!

 
 
 

Campionato Italiano Marathon: un super week-end!

Post n°112 pubblicato il 02 Maggio 2011 da mtbstefo

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Tanto, tanto da raccontare... pian piano forse riuscirò a scrivere tutto!

Adesso non c'è il tempo, se non quello necessario e doveroso per ringraziare tutta la squadra: diciamo che la lacunosa organizzazione e l'incomprensibile intransigenza dei giudici federali di fronte a tanta ed evidente "apèprossimazione" nella gestione delle griglie e delle partenze... non sono riuscite a guastare questo spettacolare week-end. Percorso da 10 e lode (complimenti a madre natura...), buona ospitalità, meteo tutto sommato "clemente" (nonostante le previsioni) ma soprattutto splendida compagnia... con tanto di sosta all'Osteria del Pesce Povero di Gabicce.... spettacolo!

A breve il racconto completo...

Qui la traccia gps...

 
 
 

Ancora neve oltre i 2.100...

Post n°111 pubblicato il 26 Aprile 2011 da mtbstefo

Eh sì... a parte il mitico altopiano di Prato Piazza, c'è ancora parecchia neve in alta quota... e non solo su prati e rocce, ma anche sulle strade!

Dopo aver rinunciato Sabato all'ascensione del Monte Specie, proprio a causa della neve ancora abbondante sul sentiero, oggi è stato il turno della erta che da Misurina porta al Rifugio Auronzo...

Partito alle 10:00 circa da Monguelfo, mi sono subito diretto verso Dobbiaco attraverso la ciclabile: i primi km sono sempre piuttosto "indigesti"... ma mi sento particolarmente spossato e questo non fa che aumentare i dubbi sul percorso programmato per oggi. L'idea iniziale era infatti quella di una pedalata molto km, una sorta di ultimo treno per tentare una sorta di allenamento in vista dei prossimi "lunghi".
Arrivato a Dobbiaco imbocco la Val di Landro e con ritmo molto molto tranquillo mi porto pian piano verso il fondo della Valle, dove poi svolterò verso Est e, uscendo dal territorio della Provincia Autonoma di Bolzano, mi porterò verso Misurina.
Poco prima del bivio, dopo aver contemplato l'irrinunciabile scorcio sulle Tre Cime di Lavaredo, giunto sulle rive del Lago di Landro mi si presenta questo spettacolo:

01
Lago di Landro (Dobbiaco): vista sul Gruppo del Cristallo.

Mi sento subito rassicurato: se anche non riuscirò a completare i giro programmato, questa splendita mattina soleggiata mi regalerà molto di più...

Proseguo alla volta di Misurina: le ripide e rettilinee rampe asfaltate che salgono verso la Val Popena alta sono sempre piuttosto "pesanti" da digerire... ma in men che non si dica mi ritrovo al bivio tra Misurina e la strada che sale verso il Lago d'Antorno, quindi alle Tre Cime di Lavaredo. Salgo una cinquantina di metri su quest'ultima strada e di fronte alla vista di questo monumento naturale diventa irrefrenabile la tentazione di continuare a salire, fiducioso che almeno sulla strada asfaltata la neve sia ormai completamente sciolta.

02
Misurina (Belluno), parcheggio Monte Piana: vista sulle Tre Cime e sui Cadini di Misurina.

L'aria dei 1.800 m comincia ad essere decisamente freschina: indosso l'antivento, mi sparo una bustina di miele e... via! I primi tornanti che precedono l'incantevole Lago d'Antorno e il "casello" del tratto a pedaggio (ora chiuso) sono una botta da 15÷16 % di pendenza... non male!

03Lago D'Antorno (Misurina): vista sulle Tre Cime di Lavaredo.

04
Le Tre Cime di Lavaredo.

Proseguo convinto di arrivare al Rifugio Auronzo (ancora 6 km e circa 450 m di dislivello); in prossimità della Malga Rinbanco la strada è sbarrata, con tanto di assoluto divieto di transito per "qualsiasi tipo di veicolo". Anche lo scorso 28 Maggio 2010, nonostante la strada fosse ancora chiusa al traffico, ero riuscito a percorrere tranquillamente tutti i 6 km senza trovare insidie particolari... quindi decido di scavalcare la transenna e "trasgredire" il divieto. La salita si fa meno dura e, ciò nonostante, proseguo per un paio di km sbuffando e faticando come non mai...
A quota 2.000 intravedo una sospetta striscia bianca che taglia il versante che ho di fronte: è la strada... Mi illudo che sia la neve ammucchiata sulla riva della strada, ma poche centinaia di metri più avanti scopro che è tutta la carreggiata ad essere ivasa da una coltre di neve con spessore variabile tra i 20 e i 40 cm. Avanzo a fatica cercando di transitare sui pochi tratti puliti, ma poco più avanti la situazione si fa critica e la rinuncia all'ascensione è d'obbligo. Peccato... d'altonde salire altri 300 m in quelle condizioni, praticamente a piedi, non avrebbe senso. Sarà per la prossima volta.

05
Verso il Rifugio Auronzo: strada innevata.

Giro la bici e scendo nuovamente al bivio; qui decido di andare almeno a vedere il Lago di Misurina e di approfittare della sosta per un caffè. Verso Sud le nubi cominciano ad addensarsi sulle cime del Cristallo e farsi sempre più scure e minacciose: decido di cambiare programma e non scendere più a Cortina attraverso il Passo Tre Croci, ma di rientrare verso la Val di Landro e inserire, come variante, la salita a Prato Piazza da Carbonin.
In Val di Landro ritrovo il sole e, una volta rabboccata la borraccia, imbocco la rinomata salita (quest'anno l'ultima della DSB) in maniche corte. Non ho mai fatto così tanta fatica su questa salita e verso i 1.800 m di altezza la sosta al Rif. Vallandro diventa praticamente un miraggio! Stringo i denti e arrancando sugli ultimi tornanti... mi guadagno una portentosa "merenda" a base di fresca weiss e tiepido strudel alla ricotta, vera specialità dolciaria di questo angolo di paradiso!

09
Rifugio Vallandro: una merenda speciale...

Mentre scatto le ultime foto di questa breve ma soleggiata "fuga pasquale", penso a tutte le cose che vorrei fare su queste montagne... e inevitabilmente mi perdo: la consapevolezza di non riuscire a contenere nella mente tutta questa meraviglia e di non avere mai abbastanza tempo da una parte mi rattrista, dall'altra scatena il desiderio irrefrenabile di dare ritorno al più presto... Non vedo l'ora!

06
Rifugio Vallandro (Prato Piazza): vista sulla Croda Rossa.

07
Rifugio Vallandro (Prato Piazza): vista sull'altopiano e sul Picco di Vallandro.

Qui la traccia gps...

 
 
 

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• Telaio: Scalpel 29er BallisTec Hi-Mod
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• Guarnitura: C'dale Hollowgram SI 36-22
• Cassetta pignoni: Shimano XTR 11-36
• Cambio ant.: Shimano XTR 2011
• Cambio post.: Shimano XTR 2011
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