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Italia

Post n°728 pubblicato il 17 Marzo 2007 da luppo2
Foto di luppo2

Boss in carcere coi telefonini

Palermo, arrestato anche un secondino

Usavano tranquillamente i telefoni cellulari per comunicare con l'esterno e gestire i loro traffici illeciti. Si tratta di alcuni boss mafiosi detenuti nel reparto di massima sicurezza del carcere Pagliarelli di Palermo. Dopo un'indagine, la procura ha disposto una perquisizione nelle celle dell'istituto di pena e sono state eseguite sei ordinanze di custodia cautelare. Arrestata anche una guardia carceraria.

I militari sono alla ricerca di alcuni dei telefoni cellulari e delle ricariche da cui veniva gestito all'esterno il traffico di sostanze stupefacenti. Secondo quanto scritto dai magistrati della Dda, l'agente di custodia arrestato sarebbe stato "un vero e proprio tramite delle comunicazioni tra persone detenute e altri soggetti in libertà". Si sarebbe prestato a riferire messaggi, a portare al Pagliarelli marijuana, a fornire telefonini e schede sim. I carabinieri lo hanno seguito e ripreso mentre riceveva sacchetti da altri indagati.

Una situazione al limite del surreale, come alcuni dei retroscena emersi. La telefonata ricevuta per esempio da una donna che all'altro capo della cornetta si trova il genero, detenuto da molto tempo per traffico di droga. "Pietro sono", dice il genero. La suocera, che non lo riconosce, chiede: "Ma chi è questo Pietro?". E lui, di rimando: "Il marito di tua figlia, Giusi...".  La donna, ancora incredula, chiede al genero: "Come mai hai telefonato?". "Stai zitta, tu di' a Giusi che mi deve telefonare subito".

Messo in contatto con la moglie l'uomo spiega poi la situazione: "Ti dico, abbiamo il telefono in cella. Lo hai capito? E' imboscato questo telefono". "Ah, sì". E avverte la moglie di poterla chiamare solo quando può rivelandole di avere occultato in cella il telefono grazie al potere del suo compagno "una persona di certo rilievo". Ci sono poi le indicazioni alla moglie "su come fare entrare sostanze stupefacenti del tipo hashish - si legge nel provvedimento - all'interno del carcere durante i colloqui". Pietro spiega alla moglie Giusi: "Digli a Giovanni che si mette due canne in bocca...". E lei: "Sì, tranquillo". "Due belle canne... tranquilla, vita mia... anche se vede ai cani digli che non l'inghiotte... se i cani abbaiano, allora inghiotte... Ti amo assai, vita mia...".

 
 da: disonesti.com bloq

 
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