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Sclerosi multipla: manifestazioni in Canada per la cura ferrarese - venerdì, 7 maggio 2010
In piazza tra Halifax, Vancouver e Ottawa gli ammalati lottano per la scoperta del professor Zamboni
Non si è trattato di una rivoluzione, ma di una forte mobilitazione sì. Quando si tratta di malattia, e in special modo di una malattia come la sclerosi multipla, gli ammalati non ci stanno, specie se hanno assaporato il gusto della speranza fornita loro dal professor Paolo Zamboni, Direttore del Centro Malattie Vascolari dell’Università di Ferrara, che ha messo in correlazione la Ccsvi (l’insufficienza venosa cerebrospinale cronica) all’insorgenza della malattia neurodegenerativa.
Nelle ultime ore centinaia di persone affette da sclerosi, molte delle quali in carrozzina, hanno manifestato ad Halifax, municipalità regionale del Canada orientale, nazione dove i malati sono stimati in oltre 70mila.
La manifestazione è stata allestita in internet che ha scelto la data del 5 maggio quale “giornata internazionale per la liberazione dalla Ccsvi”, scrive il Corriere Canadese. Ma altri cortei hanno interessato diversi punti nevralgici canadesi, da Toronto a Vancouver.
Al momento una risposta ufficiale è arrivata in merito alle richieste degli ammalati, che chiedono di accelerare le procedure per applicare la teoria del professor Zamboni: il ministro della Salute della Provincia, Maureen MacDonald, ha risposto all’appello – spiega il quotidiano – dicendo che la terapia non sarà introdotta fino a quando la medicina non sarà in grado di mettere in evidenza rischi e benefici.
“È una terapia ancora troppo sperimentale e richiede più ricerche – ha dichiarato in parlamento – dobbiamo condurre ulteriori studi per stabilire che impatto possa avere”.
Non più tardi del mese scorso il professor Zamboni era volato oltreoceano per presentare i risultati della teoria sul Ccsvi al 62° Congresso dell’American Academy Neurology, supportato dal Prof. Zivadinov dell’Università di Buffalo dove è stata confermata nei mesi scorsi la validità della scoperta del medico ferrarese.
A breve, inoltre, lo stesso Zamboni partirà con due studi controllati supportati dall’Aism, Associazione Italiana Sclerosi Multipla.
Ricordiamo che la sclerosi multipla colpisce oltre due milioni e mezzo di persone nel mondo. E’ una malattia infiammatoria cronica demielinizzante che colpisce il sistema nervoso centrale (cervello e midollo spinale) a patogenesi autoimmune.
La grande variabilità dei sintomi che la caratterizzano è conseguenza di un processo di degenerazione della mielina, da qui il termine demielinizzante (o mielinoclastica). La mielina costituisce la guaina che riveste parte del corpo dei neuroni permettendo la trasmissione rapida e integra degli impulsi nervosi. Se in uno stato di normalità le informazioni nelle fibre nervose sono trasmesse a 100 m/s, in un individuo affetto dalla sclerosi multipla la velocità scende gradualmente a 5 m/s. I problemi conseguenti ad una riduzione della trasmissione degli impulsi nervosi: affaticamento cronico, perdita del senso di equilibrio, perdita di sensibilità tattile, perdita di controllo delle funzionalità della vescica, solo per citarne alcune a livello fisico; nei casi avanzati si arriva a perdere tutte le funzioni legate alla sfera cognitiva, dalla difficoltà alla perdita della parola, alla difficoltà di apprendimento, attenzione e memorizzazione. Le cause di insorgenza della Sclerosi Multipla sono diverse, da quelle genetiche a quella ambientali. E qui arriva la ricerca che vede in prima linea il dottor Zamboni. Secondo cui nella maggior parte dei casi è il non corretto afflusso del sangue verso il cervello che porterebbe ai danni legati alla Sclerosi Multipla. Questo non corretto circolo del sangue verso il cervello è legato ad una precisa patologia, la Ccsvi (Chronic cerebro-spinal venous insufficiency) che, se diagnosticata, è risolvibile con un intervento chirurgico effettuabile in regime di day hospital. La ricerca verte sul fatto che i restringimenti venosi dati dalla Ccsvi oltre ad impedire un corretto scorrimento del sangue verso il cervello portano ad suo reflusso verso l’alto, che ne favorisce il ristagno nel cervello. Fatto che porta ad un eccessivo deposito di ferro, pericoloso perché alla base della produzione di radicali liberi, specie tra le più reattive in natura, che porta alla distruzione delle cellule che incontra, primo passo verso l’insorgenza o il peggioramento della malattia.
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Inviato da: wolfdixit
il 13/09/2010 alle 21:54