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« IL SOFFIO | UNA SERA D'OTTOBRE » |
“Sono mesi che andiamo avanti così, non ce la faccio più, credimi ci sto provando con tutte le mie forze, ma non riesco a sostenere oltre questa situazione”
“Perché? Per me non è cambiato nulla, sono quella di ieri, quella di un mese fa, quella del primo bacio, io non ho smesso di amarti”
“L’amore non è in discussione, anch’io ti amo”
“E allora cosa? Cosa?”
Gli prese il viso tra le mani, lo strinse forte e lo guardò dritto negli occhi. Rimasero così per qualche istante, sospesi in questa posizione penetrandosi con lo sguardo. Le labbra si unirono. Il bacio diede una scossa all’uomo che attirò a sé la donna. La stringeva forte mentre i secondi passavano sui loro corpi.
“Basta ti prego basta – le sussurrò all’orecchio – ti prego basta, non possiamo continuare a far finta di niente e passarci sopra ancora”
“Perché no? Cos’è cambiato? Se io tiamo e tu mi ami cosa ci può impedire di andare avanti?”
“Possibile che non riesci a comprendere, possibile che per te è tutto così normale?”
“Non lo è, ma quando sono con te dimentico tutto, esistiamo solo noi”
“E quando non sei con me?”
La donna allentò l’abbraccio, divenne pensierosa. I suoi occhi andarono oltre il viso dell’uomo, puntarono casa sua.
“Sapevi la mia situazione, la conoscevi perfettamente, e, l’hai accettata, l’hai condivisa, non puoi tirarti indietro ora”
“Non mi sto tirando indietro, ma credimi, è difficile seguitare ad accettarla”
“È difficile anche per me, ma non voglio perderti”
“Non mi perdi, ti amo troppo per rinunciare a te”
Lo abbracciò di nuovo, lo baciò e con un filo di voce gli disse all’orecchio.
“Non dire più niente, non consumiamo altro tempo, ne abbiamo così poco per sprecarlo con questi discorsi”
L’uomo le prese le braccia e l’allontanò, sembrava deluso.
“Quanto spazio c’è per me nel tuo cuore, quanto spazio per lui – disse scrollandola – quando sei con lui, io non esisto più. Questa è la verità”
“Non è vero”
“Quando lo baci, quando ci fai l’amore, dove mi metti?”
La donna si liberò e senza dir nulla andò verso la sua automobile. Aprì la portiera e ci entrò. Mise le mani sul volante e ci poggiò su la testa.
Speravo che la metro non arrivasse, non volevo perdere il finale della storia. Ho guardato l’orologio, era in ritardo di parecchi minuti. Una voce dall’altoparlante annunciò che per un incidente avvenuto nella stazione di Cimiano le corse della linea verde subivano forti rallentamenti. Bene pensai e rivolsi lo sguardo ai due amanti. L’uomo si era avvicinato all’auto di lei, era appoggiato al tettuccio e le parlava attraverso il finestrino.
“Non fuggire, non ho detto niente di offensivo, voglio solo sapere quando spazio ho nel tuo cuore”
La donna stava per rispondere ma squillò il cellulare.
“Pronto”
Rimase in ascolto qualche secondo.
“Va bene arrivo subito”
Poi guardò l’uomo e accennò un sorriso amaro.
“Il mio cuore è tutto tuo. Credimi solo tuo”
Avrebbe voluto spiegargli, parlargli di questa sua certezza, ma l’amore è anche dare fiducia e se questa manca crolla tutto. Mise in moto e andò via. L’uomo rimase lì a guardarla fuggire, il suo pensiero all’ultima frase – credimi solo tuo –.
Credere. I fatti erano chiari. Poi, questo suo scappare dopo la telefonata non lasciava ombra di dubbio: era lui che le intimava di tornare – pensava l’uomo – ma perché? Avrà capito tutto, l’avrà saputo da qualcuno che ci ha visto insieme, e lei cos’ha fatto? È corsa da lui, senza pensarci un attimo, altro che credere.
Una forte delusione assalì l’uomo. L’ho visto barcollare, come se stesse per perdere i sensi. L’ho visto appoggiarsi ad un auto parcheggiata e rimanere lì fermo.
Un rumore di ferraglia mi fece distogliere l’attenzione. La metropolitana stava arrivando, con venti minuti diritardo. Prima di entrare in stazione fischiò due volte. Rivolsi di nuovo lo sguardo giù verso il parcheggio, a quell’uomo distrutto dall’amara delusione. Però non lo vidi e mi posizionai al bordo della banchina.
“SI FERMI, DEVE PAGARE IL BIGLIETTO”
Qualcuno gridò. Vidi un uomo entrare di corsa e saltare verso il convoglio che stava entrando in stazione. Mi parve l’uomo del parcheggio. Tornai a guardare il parcheggio, non c’era. La metropolitana arrestò la sua corsa a pochi metri da me. Il parabrezza rotto testimoniava l’avvenuto impatto. L’unica traccia del suicida un pezzo di maglietta impigliata nel tergivetro. Il colore corrispondeva.
Il giorno dopo comprai il giornale. L’articolo era in quarta pagina nella cronica di Milano, poche righe.
Due suicidi in metropolitana: a distanza di pochi minuti due uomini si sono tolti la vita gettandosi sotto la metropolitana, nella stazione di Cimiano e Cassina De Pecchi. Nessun apparente collegamento tra i due casi. Nel primo la testimonianza della moglie, chiamata al cellulare dalla polizia poco dopo l’incidente, esclude che il suicida soffrisse di qualche forma di depressione. Nel secondo deve essere ancora accertata l’identità dell’uomo.
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